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ECCOVI ANCORA UN ALTRO ARTICOLO CHE CI PARLA DELLA THAILANDIA. QUESTO CI ILLUSTRA, FORSE IN MANIERA DIVERSA, ALCUNI DEGLI ASPETTI CULTURALI, RELIGIOSI, STORICI E FILOSOFICI, CHE DA SEMPRE ABBIAMO TENTATO DI DIFFONDERE SU QUESTE PAGINE ELETTRONICHE CON I TANTI ALTRI ARTICOLI DA NOI PRODOTTI. PER QUESTO IN OGNI ARGOMENTO GIA’ TRATTATO IN PASSATO, ABBIAMO AGGIUNTO DEI LINK DI APPROFONDIMENTO AGLI ARTICOLI CONTENUTI NEL NOSTRO GRANDE ARCHIVIO.

THAILANDIA:
Krengiai Namjai

Di: Maria Teresa Bergandi

Krengiai e namjai sono le due parole che meglio riassumono lo stile di vita dei popoli thailandesi e i loro rapporti con gli stranieri. Krengiai "il rispetto" permette al turista di non essere biasimato, spesso neanche quando sbaglia, quando ignora, quando a sua volta "non rispetta". Namjai "la generosità" fa essere i thailandesi sempre disposti al dialogo, al dono… anche se solo di un sorriso; ed è proprio un sorriso che accoglie ognuno di noi, non appena mette piede in quella terra, dopo le lunghe ore di volo intercontinentale.

(VEDI: La Thailandia  Thai massage al Po-Vei… un’esperienza personale e La mia esperienza in Thailandia )

    

La Thailandia

La Thailandia o il Siam, è l'unico paese del Sud Est asiatico a non essere stato colonizzato da qualche paese occidentale; fu invaso ripetutamente dai popoli vicini (birmani, khmer e dai giapponesi, durante la seconda guerra mondiale) ma nessuno si fermò così a lungo da poter imporre il suo stile di vita.

Grazie al rispetto e alla loro generosità, i thailandesi hanno sempre giovato dei rapporti con altri popoli, ma non hanno mai perso la loro autonomia e le tradizioni di una propria cultura millenaria. Se a qualcuno è capitato di viaggiare in altri paesi del Sud Est asiatico, avrà sicuramente incontrato un'alternanza d'ostilità e di servilismo, derivata dall'abitudine all'asservimento coloniale. In Thailandia entrambi questi atteggiamenti sono assenti, il thailandese tratta da pari, sia nel bene sia nel male.

Purtroppo la penetrazione di un capitalismo monopolistico ha recato molti più danni dei tentativi di conquista con le armi. Le grandi città, e in particolare Bangkok, sono soffocate dal caldo umido, da un inquinamento senza confronto, dal cemento e cristalli dei grattacieli e dai miti consumistici di catene di fastwood e ipermercati.

       

L'edilizia selvaggia e la chiusura dei canali, hanno trasformato Bangkok in una città a rischio per le inondazioni monsoniche dalle conseguenze devastanti, facendola abbassare ogni anno di dieci centimetri; le isole del Sud sono diventate Luna Park per turisti dalle mille esigenze (parchi acquatici, piscine, bar, discoteche, mega-alberghi con mega comfort, ecc.).

La Thailandia è il paese dalle molteplici sfaccettature, dai colori più belli a quelli più cupi. Ad una natura lussureggiante e ai paesaggi inconsueti, fa eco la devastazione ecologica del cemento e l'abbattimento delle foreste; alla cultura millenaria appassionante e affascinante, risponde il commercio dell'oppio che trasforma migliaia di persone in eroinomani.

Per capire il regno del Siam bisogna andarci, vederlo, parlare con la gente; è un paese che dà molto, molto più di altri, ma chiede anche molta comprensione e rispetto.

A.A.A. Elefante boscaiolo disoccupato offresi

L'elefante è il simbolo della Thailandia; per i sovrani dell'antico regno del Siam, se era bianco portava ricchezza e fortuna ed ora, se toccato sotto la pancia durante le festività, rende la famiglia prospera.

    

L'elephans maximus è il mammifero terrestre più grosso che ancora non sia estinto e per molti secoli è stato in Thailandia lo strumento di lavoro più adatto alla raccolta del legno nelle foreste del Nord. (VEDI:  I "tribali" Thailandesi )

Gli elefanti boscaioli hanno un unico padrone per tutta la loro vita, il mahout che vive quasi in simbiosi con l'animale: lo addestra da giovane, lo fa lavorare e lo accudisce da adulto. La pulizia degli animali è un rituale complesso: gli elefanti si immergono nell'acqua del fiume, i mahout sfregano con le mani la testa e la schiena dei loro protetti, liberandoli dai parassiti. L'addestramento nel lavoro dura sette anni, questi animali vivono in media 55-60 anni.

    

Ormai però i pachidermi non hanno un futuro come boscaioli. Una legge del 1989 vieta in Thailandia l'abbattimento degli alberi pregiati, in particolare del teak (pianta che può raggiungere anche i quaranta metri d'altezza). Tale legge è stata necessaria per fronteggiare il grave problema della deforestazione che, negli ultimi 50 anni, ha ridotto la superficie boschiva settentrionale di tre quarti. Oggi è necessario un permesso dello stato anche per il recupero del legname delle vecchie costruzioni. Ciò nonostante, il taglio e il commercio clandestino si dice sia molto attivo.

 

Così agli elefanti che aspirano 70 litri d'acqua il giorno e sono costretti a nutrirsi per diciotto-venti ore al giorno, sradicando fino a 350 chilogrammi di vegetazione, sono venuti a mancare contemporaneamente sia il lavoro che il loro pane quotidiano.

Fortunamente, bisogna dirlo in questo caso, lo sviluppo turistico è venuto in soccorso alla natura, convertendo tali enormi macchine agricole in attrazione per i gitanti. Gli elefanti delle numerose scuole d'addestramento del Nord - la più famosa è Tang Dao - perpetuano un costume ormai passato, trasportando tronchi e visitatori per i sentieri della foresta, con i mahout che pungolano gli animali con il caratteristico bastone a punta metallica ricurva, che suscita sicuramente orrore nel turista, dimentico forse dell'etimologia del sostantivo "Pachiderma" (animale dalla pelle grossa).

    

Purtroppo, come tutte le categorie lavorative in crisi, anche per gli elefanti thailandesi degli anni novanta, esiste il lavoro nero e lo sfruttamento della disoccupazione. Infatti, i contrabbandieri di legname che operano tra Birmania, Thailandia e Laos (VEDI: Sulle montagne del Nord Thailand) preferiscono utilizzare questi animali per sradicare e trasportare tronchi pregiati, essendo molto più silenziosi e maneggevoli dei trattori.

Il governo sta cercando di bloccare questo commercio, ma la strada è ancora lunga, essendo strettamente legato al traffico di stupefacenti.

Buddismo e vita quotidiana

Circa il 95% dei Thailandesi è buddista di ceppo theravada, cioè meridionale di derivazione indiana singalese, i thai sono gli unici popoli ad aver mantenuto un'ortodossia pura già dai tempi degli antichi regni, tanto che, quando in Sri Lanka, a causa delle persecuzioni olandesi, si spezzò la linea di ordinazione dei monaci, furono i thailandesi a ricostituire la confraternita buddista.

Per tradizione ogni thailandese maschio deve farsi monaco per un breve periodo della sua vita, generalmente tra la fine della scuola e l'inizio del lavoro, ecco perché vi sono moltissimi monaci giovani o giovanissimi nei 32.000 templi sparsi nel paese.

    

L'architettura religiosa è estremamente ricca, ogni oggetto, muro, tetto è ricoperto di lamine d'oro, che risplendono durante il tramonto, illuminando il giardino che li circonda. Un'offerta molto comune fatta nei Wat (templi) sono le foglioline d'oro, vendute all'entrata su pezzetti di carta cerata; sono applicate preferibilmente sul viso delle statue, sovrapponendone strati e strati fino a deformare i lineamenti.

Le statue ci appaiono tutte uguali, perché esistono regole per la rappresentazione del Buddha, tra le quali il totale annullamento della personalità dell'artista.

Ogni casa possiede il suo simulacro, cui destinare offerte, e il mercato delle rappresentazioni dell'illuminato è molto florido, anche se destinato solo al mercato interno, è, infatti, severamente vietata l'esportazione.

Songkran: un motivo in più per andare in Thailandia

fig.1C'è un motivo in più per scegliere il regno di Siam in aprile: il capodanno solare. Il SongKran è osservato anche in Birmania, Laos e Cambogia, la parola deriva dal sanscrito e significa "Nuovo anno solare", infatti, nel calendario tradizionale Thai, l'anno inizia il 13 aprile. In questa occasione la gente porta ai templi offerte di cibo e risuonano canti e musiche per le strade. Le donne fanno le pulizie dell'anno e buttano via le cose vecchie, perché vi è la credenza religiosa che se fossero mantenute si attirerebbe la sfortuna.

Durante il pomeriggio del 13 le immagini del Buddha sono bagnate ed i giovani cospargono d'acqua il capo dei loro genitori e degli anziani, in segno di rispetto, un tempo i giovani facevano loro un bagno totale e donavano vestiti nuovi.

fig.2Un altro uso del giorno del Songkran è la liberazione degli uccellini e dei pesci, dalle gabbie e dalle vasche. Si crede che grandi vantaggi derivino da tali azioni.

A Paklat (Pha Pradaeng) a Sud di Bangkok, le ragazze abbigliate con colori vivaci formano una processione, portando bocce con i pesci fino ai fiumi, dove poi li liberano. Questo costume deriva da un uso contadino delle pianure centrali della Thailandia.

 Durante la stagione delle piogge, si allagano i campi, quando cessano le precipitazioni, si formano delle pozze che gradualmente poi si seccano, intrappolando i pesciolini. I contadini allora catturano i pesci e li tengono a casa fino al giorno del Songkran quando li liberano nei canali, adempiendo al voto di non mangiarli.

Ovunque si festeggia il capodanno, ma è particolarmente sentito a Chiang Mai , dove gli studenti hanno anche tre giorni di vacanza. Si organizza una processione di donne e ragazze, c'è musica in ogni angolo; una regina del Festival dell'acqua è scelta per la sua simpatia.

Il Ping River che costeggia le mura della città di Ciang Mai è pieno di gente che prende l'acqua per lanciarla addosso ai passanti. I contadini arrivano da tutti i villaggi vicini, partecipando attivamente, anche perché la festa cade nella stagione secca, quindi nel periodo in cui i lavori dei campi sono rallentati.

In accordo con un'antica credenza i Nagas (i serpenti mitici) portano la pioggia estraendola dai mari; e più ne prendono, più pioggia ci sarà.

fig.3Nella festa di Songkran, si traduce la leggenda con: "più acqua si butta addosso, più ricchezza si avrà".

Così dal 13 al 16 aprile tutta la Thailandia, ogni città, villaggio, casa si trasforma in una piscina rituale ed ogni persona, bambino, posato adulto, anziano, diventa un sacerdote "benedicente" o meglio, in senso più esplicito "bene-innaffiatore".

La gente si riversa nelle strade munita di secchi, pistole ad acqua, bidoni, pompe e bagna chiunque passi e con qualunque mezzo di trasporto. Non si salva chi viaggia in pullman, in auto, in treno, in bicicletta o in moto. Il bagno rituale, purificante e di buon augurio non perdona. Ovunque c'è qualcuno in agguato che, con un "Good Luck", tira una secchiellata d'acqua in testa.

Tutti partecipano, e i turisti possono solo adeguarsi, comprandosi colorati Liquidator, e rispondendo al "fuoco". Le battaglie sono particolarmente frequenti la sera, al tramonto, ma in nessun momento del giorno o in qualunque attività si è in salvo  (si è anche bersagliati nei negozi o nei grandi centri commerciali della capitale).

Se si possiede sufficiente senso dell'umorismo e voglia di giocare, è un momento di grande divertimento e l'occasione giusta per fare conoscenza con i thailandesi; non importa se non si riesce a comunicare per problemi linguistici, basta un sorriso, grondante acqua.

Turismo sessuale: una triste invenzione occidentale

Quando, prima dell'estate, spunta su ogni rivista che si rispetti la guida alle vacanze, i giornalisti parlano della Thailandia come il paradiso terrestre del massaggio sessuale. (Body massage)

Quando per la prima volta siamo andati in Thailandia, molto probabilmente, tra amici e parenti si sono sprecate considerazioni ironiche sulla nostra vita sessuale, sui rischi e pericoli delle malattie sessuali, lasciando trapelare dubbi e ipotesi su presunte perversioni di coppia o di singolo.

Ciò che abbiamo incontrato invece, è una realtà ben diversa.

    

I thailandesi attribuiscono all'arrivo dei cinesi, nella metà dell'800, la nascita della prostituzione, anche se il Siam era propizio al mercato, praticando tradizionalmente la poliginia e soprattutto l'uso della mia nòi - moglie minore - esperta nelle arti dell'amore. Indubbiamente però il primo bordello nel quartiere di Sampeng, a Bangkok, nacque per opera dei cinesi; ci lavoravano solo donne di quella nazionalità e le thailandesi che iniziarono l'attività, a cavallo dei due secoli, adottavano un nome cinese.

Le prime vere e proprie prostitute, comparvero quando fu proibita la poligamia nel 1934. Durante la seconda guerra mondiale prima e la guerra del Vietnam dopo, il grande afflusso di truppe in licenza a Bangkok, fece però fiorire il mercato.

A tutt'oggi, il commercio del sesso a pagamento si dice sia in mano ai cinesi e la maggior concentrazione è a Chiang Mai  nel Nord, a Bangkok, Pattaya e nelle città a forte presenza cinese del Sud (Phuket, Yala). Nonostante la sua fama però, pare che la Thailandia si collochi solo al terzo posto fra i paesi asiatici a maggior diffusione della prostituzione, dopo Taiwan e le Filippine.

Le sale di massaggio (body massage) e di spettacoli erotici sono concentrati in quartieri ben precisi e chi tanto ne parla… deve essere per forza andato a cercarli.

      

C’è poi una infinità di sale massaggio thai… molto ben frequentate e che rappresentano un vero “toccasana” per lo stanco turista. (VEDI: Thai massage al Po-Vei… un’esperienza personale) Non a caso molte sale di foot massage ed oil massage, o traditional thai massage, sono situate sulle passeggiate più frequentate, nei luoghi turistici. (VEDI: La spiritualità del massaggio tailandese) Ci sono persino delle vere e proprie scuole di massaggio tradizionale thai, che è possibile frequentare anche per gli stranieri. (VEDI: A scuola di Thai Oil Massage  ;  Il massaggio tradizionale thailandese)

    

Non tutte le donne sono prostitute ed è molto triste che un certo genere di turisti, in prima fila gli italiani, trattino qualunque ragazza giovane, incontrata per strada, come una meretrice, solo per la facilità al sorriso, che viene frainteso. Le giovani thailandesi sono profondamente pudiche ed è difficile vederle anche solo in costume da bagno.

Le prostitute visibili sono destinate solo all'"esportazione", per i clienti occidentali; il mercato interno è pressoché invisibile e quindi il problema è davvero una creazione della nostra pubblicità che incita ad un turismo sessuale, anche se sembra non farlo.

La continua richiesta fa abbandonare le campagne a migliaia di ragazze con un basso livello di istruzione, che sperano così di cambiare in meglio.

Smettiamola una buona volta di parlare della Thailandia come di un paese del sesso a pagamento in ogni dove. Le prostitute ci sono, è innegabile, e nascondono storie di povertà e sfruttamento, come del resto fanno in tutto il mondo. Cerchiamo di non pubblicizzare questo mercato e soprattutto di non andarle continuamente a cercare.

    

TRATTO da:  http://www.comune.torino.it/infogio/rivista/archivio/02_99/a992p20.htm

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