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ASSISTIAMO CONTINUAMENTE AD UN GRAN PARLARE SULLA THAILANDIA E NOTIAMO COME ATTRAVERSO IL QUALE, OGNUNO PENSA, FORSE ANCHE ABBASTANZA RIDICOLAMENTE, DI RIUSCIRE A FAR CREDERE  A TUTTI GLI ALTRI, DI ESSERE IL MAGGIOR CONOSCITORE DEL SUO POPOLO E TRADIZIONI… NOI CREDIAMO INVECE, NESSUNO POSSA PER ORA CERTO ELEVARSI SU TUTTI A QUESTO. ALLORA ABBIAMO PENSATO BENE DI COMMISSIONARE UN SEMPLICE ARTICOLO DI APPROFONDIMENTO SUL BUDDHISMO AL NOSTRO COLLABORATORE ROBERTO FRAGALE. CREDIAMO INFATTI SIA NECESSARIO PARTIRE CORRETTAMENTE E MODESTAMENTE DA QUI… PER POTER IMMAGINARE POI, ANCHE DI RIUSCIRE A CONOSCERE FORSE MINIMAMENTE, LA LORO FILOSOFIA E QUINDI POI… ANCHE TUTTO IL RESTO DI QUESTI SORRIDENTI ED OSPITALI THAILANDESI.

IL BUDDHISMO… CHE COS’E’?

Di: Roberto Fragale

Non sono certo io, in grado di definirmi uno studioso o profondo conoscitore delle religioni orientali o loro tradizioni, credenze e culture… ma dovendomi documentare su questo tema… ho condotto una ricerca su vari testi religiosi e storici che la redazione mi ha fornito in quantità sufficiente. Di testi e notizie sul Buddismo infatti, se ne trovano molti e sembra che sempre più proseliti stia iniziando a cogliere anche in occidente. Credo personalmente che i testi migliori da leggere per iniziare il nostro viaggio conoscitivo attraverso il Buddismo e la sua filosofia di Vita, siano proprio i più semplici… quelli che raccontano e parlano della sua nascita in maniera elementare e quindi più facilmente comprensibili per noi elementari suoi curiosi. Come quando da bambini andavamo al catechismo… per iniziare a farci comprendere i concetti fondamentali del Cattolicesimo… non ci facevano certo complesse lezioni teologiche.. a noi sicuramente incomprensibili! Credo infatti che in Buddismo non sia così semplice da comprendere, anche se nella lettura dei suoi concetti fondamentali potremmo trovarci pienamente d’accordo…

FACILE DA LEGGERE.... MA DIFFICILE DA METTERE IN PRATICA.... CREDO PERSONALMENTE, SIA ESATTAMENTE  COSI'… IL BUDDISMO.

IL BUDDHISMO

Possiamo sicuramente cominciare con il dire, che il Buddhismo sia una delle religioni più diffuse al mondo, dato che la troviamo annoverata dalle statistiche, addirittura come la quarta comunità religiosa del Pianeta, dopo Cristianesimo, Islam e Induismo.  Si legge infatti che il Buddismo conta infatti, circa 450 milioni di seguaci… e non sono certo pochi! Questi sono concentrati prevalentemente in Asia ma possiamo sicuramente dire che questi siano presenti ormai in numero abbastanza significativo, in quasi tutti i Paesi della Terra.

LA NASCITA E LA SUA STORIA

Questa religione, che potremmo definirla, forse e persino anche più propriamente, come una “religione-filosofia”, prende i natali in India e considerata al tempo come una vera e propria “eresia” dell’Induismo Brahminico. Ma questa nuova “branca” si andò poi e via via, affermandosi sempre più tra il VII e VI sec A.C. Questa branca religiosa infatti, andò sviluppandosi come dottrina e soprattutto come un efficace e vero “riscatto” dal dolore e dalla violenza dell’epoca, presso tutte le popolazioni sofferenti socialmente di queste piaghe. Dobbiamo inoltre immaginare tutto questo… in un particolare contesto storico di tempi e luoghi di grande affermazione, lotta e poi infine scomparsa, della schiavitù. Come abbiamo detto… si trattò quindi, di un movimento di contestazione del Bramanesimo. Oltre a tante altre cose… gli si contestava soprattutto che esaltava inoltre, il rito e la mediazione dei suoi sacerdoti nella comunicazione con la divinità. Questo avrebbe consentito e permesso ai suoi rappresentanti popolari di rifugiarsi quindi,  su quelli che divennero purtroppo in seguito, solo puri e “meri” interessi di casta e soprattutto di potere. La nascita e lo sviluppo del Buddismo, oltre che mantenersi continuamente in pieno accordo con il naturale sviluppo del pensiero ideologico orientale, iniziò a provocare qualche cambiamento ideologico. Possiamo per esempio dire e comprendere come il Buddhismo incoraggiò, se non addirittura   provocò (come forse, anacronistica) la caduta del primato dell’intelligenza intuitiva e naturale, in favore invece, di una ideologia filosofica con un certo approccio logico-discorsivo e soprattutto razionale. Si ebbe quindi in essere… che, forse  per la prima volta nella storia dell’uomo, una dottrina religiosa cercava e trovava la verità delle cose, provocando ed utilizzando, solo ragionamenti deduttivi ed incoraggiando quindi al “disincanto”, all’interiorità e nel contempo alla razionalità. Era nata quindi una dottrina religiosa, che rifiutava le facili e semplicistiche scappatoie usate fino allora per la spiegazione delle cose. Queste infatti erano state date fino allora, solo dalle “spiegazioni mistiche” o addirittura da tradizioni “arcane” e da sempre perpetuate, che evidentemente e per l’evoluzione della mente umana cominciavano forse a dimostrarsi come anacronistiche. Naturalmente, per tutta questa serie di cose innovative ed elementi riformanti, maggiormente soddisfacenti… possiamo ben comprendere come il suo successo fu quindi al tempo, oltremodo immediato. Secondo quello che ci racconta la sua tradizione religiosa… la nascita del Buddhismo si lega strettamente alla storia e vita della figura di un grande principe indiano. Si legge che questo principe, aveva il nome di Siddharta. Anche e più propriamente conosciuto col nome di Gautama. Questo principe, era il figlio del governatore di un piccolo regno, stabilitosi tra il Gange ed il Nepal, situato quindi nel nord dell’India. Sappiamo, sempre dalla tradizione religiosa Buddista, che questo personaggio sia  nato intorno al 563 AC . Si dice inoltre, che Siddharta trascorse la prima parte della sua vita nel lusso e come facilmente possiamo immaginare, nella mondanità quotidiana della propria casa paterna. Immaginiamo e si legge quindi, che ricevette sicuramente una educazione appropriata al suo rango principesco, acquisendo inoltre e soprattutto, molte e precise nozioni di legislazione, amministrazione e quindi anche di arte militare. Si narra, sempre sui testi religiosi, che il padre lo fece sposare all’età di 16 anni. Finalmente poi, dopo ben 12 anni, ebbe un figlio maschio, riuscendo quindi a salvaguardare la discendenza, come da regole di tradizione. Ma sicuramente non sapeva ancora che il grande ed eccezionale evento della sua vita doveva ancora accadere di lì a poco… ed in seguito a questo quindi, come possiamo immaginare, la sua vita di “palazzo” condotta fino allora, cambiò radicalmente. Questo evento infatti, giunse in occasione di una sua uscita da quel palazzo genitoriale, che lo aveva continuamente e fino allora, riparato e tenuto completamente all’oscuro del flusso conoscitivo esterno e dalla realtà della vita. Si narra che la sua “folgorazione” e cambiamento, avvenne nel momento in cui rimase letteralmente “sconvolto”, durante la visita ad un villaggio di sudditi e vedendo la rapida successione di un vecchio decrepito, un malato grave e un corteo funebre. Ma personalmente credo e potrebbe darsi, che questo racconto abbia naturalmente soltanto un valore simbolico e rappresentativo. Si racconta quindi che in seguito a questa visione, egli si compenetrò improvvisamente e talmente tanto, nel dolore di tali situazioni… che comprese quindi in ultimo, come… malattia, vecchiaia e morte, non fossero certo anche per lui lontane e solo ipotetiche eccezioni, ma al contrario… un destino naturale ed immutabile di tutti gli esseri umani. In seguito a questa semplice rivelazione, si dice inoltre che abbandonò quindi il piacere spensierato della sua precedente vita sociale a palazzo e iniziò ad errare in cerca di serena pace, fino a quando si racconta che incontrò un eremita. Interrogatolo… questo asceta gli disse che aveva rifiutato volontariamente ogni ricchezza e piacere della vita… ed aveva però finalmente trovato, la serenità che ricercava. Incoraggiato sicuramente dal suo incontro… Siddharta decise quindi, di seguire il suo esempio. Con questa sua decisione… divenne quindi il primo di una lunghissima serie di maestri che, sottoponendosi prima naturalmente ad ogni tipo di rinuncia “materiale”… dedicarono poi la loro vita, alla meditazione. Credo personalmente che, si dimentica però… che prima di lui  forse, c’era il vecchio eremita! Ma sicuramente non era certo l’unico, al tempo… visto che proprio “questa” era una filosofia prevalente in quel momento storico e proprio in quel Paese. Si narra poi, che in seguito a questo incontro e decisione, Siddharta visse nella foresta come eremita, per sette lunghissimi anni. Durante questo periodo e continuamente alla ricerca della pace interiore e della conoscenza della verità… si sottopose a digiuni, sofferenze e continue privazioni. Si dice però, che in un primo tempo, le sue aspettative furono deluse. Allora abbandonò il proprio maestro e decise quindi di ricercare da solo la propria “Via Della Liberazione” (Mukti). Per farvela breve, la leggenda narra infine che, all’età di 35 anni, mentre era seduto ai piedi ed all’ombra di un albero, sprofondò nei suoi pensieri… e  raggiunse “l’illuminazione”. Per questo motivo divenne quindi il Buddha. (Buddha significa appunto: illuminato o risvegliato). Al momento del suo risveglio dal torpore meditativo, Siddharta aveva quindi compreso che la giusta Via, consisteva si, nel rifiutare la vita di piaceri che poteva avere, forse perchè effimera, ma sicuramente anche la vita di sofferenza volontaria, perchè sinonimo forse, di narcisismo masochistico. Continuando nella meditazione e per mezzo dell’illuminazione, mise quindi a fuoco…

“LE 4 VERITA’ FONDAMENTALI DELL’ESISTENZA”:

  1. Esistenza è anche sinonimo di dolore, che ci arriva e deriva da una serie di fattori sempre uguali a se stessi e quindi invarianti; e sono: nascita, morte, malattia, desiderio di ciò che non si ha, presenza di ciò che non si desidera;

  2. L’origine del dolore è il desiderio di esistere, il bisogno del piacere e persino anche del suo rifiuto; questa incolmabile ed inappagabile sete di esistenza va estinta nel Nirvana (quindi: eliminazione del desiderio);

  3. La via che conduce alla fine del dolore umano è il Dharma (cioè l’ottuplice sentiero). Questa giusta Via sta nel mezzo (Via Mediana) ed il segreto per ottenere felicità sta nell’accettazione del se e quindi nella rinuncia ai desideri. La consapevolezza dei quali, rende paradossalmente non meno infelici della loro completa realizzazione;

  4. Ogni desiderio soddisfatto porta, infatti, a farne nascere uno diverso ed ancora più grande. Rinunciare ai desideri significa quindi rinunciare ad una inutile sofferenza.  L’unica felicità è quindi quella del Nirvana. Questo è uno  stato psicologico e spirituale, nel quale l’assenza del desiderio è tale… che l’uomo è felice pur non desiderando. Tutto questo… solo perché ha vinto l’illusione cosmica (Maya).

Da quanto sopra trascritto, credo appaia chiaro quindi (come abbiamo detto all’inizio della presentazione) di come si tratti più che di una qualsiasi altra religione… di una filosofia di vita vera e propria. Alla base di questa filosofia e radici ideologiche, quindi come fondamento… rimane l’imposizione etica di liberarsi dalle opinioni precedentemente e passivamente ed inconsciamente introiettateci… e sfuggire a qualunque altro apparente dogma.  Il Buddha dice infatti che:

<<La dottrina è simile a una zattera, serve per attraversare agevolmente i fiumi, non per trascinarla sulle spalle>>.

Una volta quindi che ritenne intimamente di aver scoperto la sua “Vera Via”, il Buddha (Siddharta) cominciò a predicarla. Tenne quindi la sua prima “storica” predicazione a Benares (conosciuta più propriamente come: “il sermone di Benares”). Da questa città infatti Egli cominciò a predicare il Dharm (il Dharm è la legge che regola la dottrina Buddhista) diffondendolo poi con successive e continue predicazioni, per tutta l’India. Nelle sue predicazioni, il Buddha si rivolgeva alla gente comune, facendo naturalmente bene attenzione ad usare gli idiomi locali, penetrando così facilmente negli animi di chi lo ascoltava. Così facendo, andava quindi a coprire ed ovviare forse, un grande vuoto lasciato incautamente disatteso, dai Brahmini.

COSA PREDICO’ SIDDHARTA NEL SERMONE DI BENARES?

Esaminando ben attentamente quello che è contenuto nella prima predicazione del Buddha (Siddharta) nella città indiana di  Benares, comprendiamo facilmente come vi siano già e ben evidenti, i fondamenti principali di quella che sarà poi, la vera e propria dottrina Buddhista. In questo sermone infatti è praticamente negata l’esistenza di ogni cosa… ma partendo dal presupposto filosofico però… che ogni singolo elemento quotidiano, trae la propria ragione di esistere da altre cose che ne sono quindi, la sua causa reale e razionale. Quindi e paradossalmente… si arriva a desumere ed ammettere, che solo il Nirvana esiste per se stesso, e proprio perché a quanto parrebbe… in base a queste precedenti filosofie concettuali espresse… il Nirvana è fondato sull’assenza di tutto il resto. Persino lo stesso “io” si dice che non esiste…  Si dice infatti che questo non è che una illusoria successione di stati di coscienza, oltretutto fondati e rinforzati da un insieme di psichismi, sensazioni fisiche e parvenze ottiche. Da qui se ne dovrebbe evincere quindi, che forse tutta la vita è dolore e sofferenza. Si nega inoltre la convinzione che la realizzazione dei desideri… qualunque esso sia, porti  alla felicità. Si dice infatti che sembrerebbe che il loro appagamento faccia di volta in volta scaturire  altri desideri di grado superiore e con irrealizzabilità crescente. Credo pertanto che se ne possa dedurre perciò in ultima analisi, che “il succo” di tutta la predica o sermone di Benares potrebbe verosimilmente essere letto come: : “L’origine del dolore è il desiderio”. Quindi, forse anche: “Elimina il desiderio… ed avrai eliminato il dolore”. Ma Siddharta non si limita certo solo a questo… Lui passa anche ad analizzare il concetto espresso dal termine desiderio… questo può essere di tre tipi:

  • piacere,

  • voler esistere,

  • non voler esistere,

e come ancora tre, ci dice essere le radici del male:

  • concupiscenza, (brama)

  • ira (odio)

  • ottenebramento (miopia o cecità mentale) .

La dottrina di Siddharta quindi si presenterebbe come quella che insegnerebbe e permetterebbe di sfuggire a queste 3 origini e radici… e per questo quindi, renderebbe puri e naturalmente per questo… pronti per il Nirvana. Mentre invece… l’individuo che non riesce a sottrarsi a questa solo apparentemente ed allettate schiavitù (singolare e da notare la negazione della negatività usata, piuttosto che l’affermazione della positività) è destinato purtroppo a reincarnarsi continuamente (Sansara) e naturalmente, solo fino a quando sarà riuscito in ultimo di queste, a purificarsi interamente.

MA… CHE COSA E’ IL DHARMA?

Ancora secondo questa dottrina filosofica di Siddharta, l’individuo non è una entità a se stante ed immortale, ma è solo una combinazione di molte particelle diverse (non ultime o meno importanti, le sue reincarnazioni per esempio) tra loro (Dharma o qualità spirituali) di tipo:

  • sensitivo,

  • volitivo,

  • percettivo,

  • e di impulsi innati.

Ci dice ancora quindi, che l’individuo è  costituito da molti diversi aggregati (quali: materia, sensazioni, nozioni, preconcetti e coscienza)

Costituiti e suddivisi in :

  1. 6 BASI interne

  2. 6 BASI esterne

  3. ELEMENTI

A)- 6 BASI interne:

  • occhio,

  • orecchio,

  • naso,

  • lingua,

  • corpo,

  • mente

B)- 6 BASI esterne:

  • vista,

  • udito,

  • olfato,

  • gusto,

  • tatto,

  • pensiero.

C)- ELEMENTI

  • (i precedenti insiemi e le idee).

La somma di tutti questi Dharma messi assieme e naturalmente anche con tutte le variazioni ed accezioni possibili del caso, costituiscono uno per uno, l’infinita e mutevole variabilità della mutabile realtà individuale e non solo. Praticamente, tutti gli infiniti e potenzialmente possibili accadimenti di tutta la nostra esistenza, in ogni nostra reincarnazione, sia per quanto riguarda accadimenti ed azioni fatte o accaduteci in passato, che per gli accadimenti che si verificheranno sicuramente nel nostro futuro. Si giunge quindi al risultato deduttivo, che individualità, interiorità e mondo esterno, sono forse, solo il risultato di ogni unione possibile e possibilità di infiniti e mutevoli Dharma. Questi, che ci dice inoltre, fluiscono perennemente, si associano e dissociano, si fondono e si scindono… Ma ci dice anche che questi, sono naturalmente e misticamente guidati, dalla legge etica del Dharman.  Infatti, secondo questa legge etica, i Dharma sono condannati a reincarnarsi continuamente e conseguentemente ad ogni morte di ogni individuo… fino a che l’ultimo individuo, non sia finalmente ed in ultimo, riuscito a purificarsi completamente. Ovviamente possiamo dedurre che per la legge del Darman è valida e considera, sia la vita trascorsa… che naturalmente le reincarnazioni precedenti.

CHE COSA E’ L’ OTTUPLICE SENTIERO?

Si legge che la dottrina Buddhista inoltre, insegna ed individuerebbe, otto comportamenti (considerate quindi come le vie fondamentali da percorrere)  per poter riuscire ad arrivare infine… alla totale eliminazione di ogni desiderio:

  1. Retta visione: riuscire a contemplare la realtà per quello che realmente è, senza inquinarla con meccanismi cerebrali  inconsci, abitudini e pregiudizi.

  2. Retto pensiero: questo naturalmente è possibile solo con la retta visione e quindi con il pieno controllo e conoscenza dei propri processi e meccanismi mentali.

  3. Retta parola: questa ulteriore via… è in perfetta e precisa corrispondenza con il concetto precedentemente sopra enunciato.

  4. Retta azione: agire solo ed esattamente “quando” ed assolutamente solo nel “modo” esattamente necessario.

  5. Retta forma di vita: mediazione perfetta fra le necessità della vita fisica ed i propri fini spirituali.

  6. Retto sforzo: adeguatezza di ogni nostra iniziativa ed azione, all’importanza dello scopo da conseguire. Soprattutto risposte appropriate e non eccessive ad azioni altrui.

  7. Retta presenza di spirito: costante ricordo di quanto si pensa, si fa e si sente, non solo dopo ma anche e soprattutto nell’istante in cui si compie… essere continuamente coscienti e consapevoli di se stessi.

  8. Retta pratica della meditazione: assenza di stati d’animo depressi o esaltati…. Una vita insomma moderata in tutto.

MA CHE COSA E’ IL NIRVANA?

Potremmo forse considerarlo al Paradiso… ma non è proprio così… Siddharta ci dice quindi che l’individuo, seguendo scrupolosamente l’ottuplice sentiero sopra enunciato, giunge alla perfezione e “sprofonda” quindi ed infine, nel Nirvana. Se avete notato Siddharta ci dice “Sprofonda” (e non ascende…) questo Nirvana infatti, rappresenta il completo non essere… e se l’essere rappresenta il pericolo in agguato dell’infelicita… questo “non essere” dovrebbe rappresentare quindi, uno stato di pace totale. Ci dice inoltre… che è anche e soprattutto… lo stato in cui si manifesta l’interruzione della lunga e faticosa catena delle reincarnazioni (Sansara). Si dice infatti che lo stesso Buddha (Siddharta… ma qualunque altro Buddha) prima di nascere come la sua ultima e finale reincarnazione Gautama, sarebbe quindi passato da una lunga serie di morti, reincarnazioni, morti e reincarnazioni… fino a quell’ultima… prima della sua purificazione finale. Ma si dice anche e naturalmente… che Siddharta fu in assoluto il “primo” uomo a raggiungere l’illuminazione. Quindi,possiamo comprendere come la sua morte ha rappresentato per lui l’immediato passaggio al Nirvana… il primo di una lunga serie di Buddha… uno dei quali, prossimamente e riuscendo a purificarti… potrai anche essere tu! Nirvana= letteralmente significa estinzione, ma spiritualmente significa beatitudine.

Possiamo facilmente comprendere come con queste prerogative quindi, i discepoli crebbero  in brevissimo tempo e addirittura talmente tanto… da consigliare al Buddha (Siddharta) di creare un vero e proprio movimento ideologico dotato innanzitutto di regole ben precise, da poter diffondere su grande scala. Attraverso queste regole precise infatti, si andava identificando due modi principali di vivere il Buddhismo:

  1. L’appartenenza all’ordine dei monaci (Bhiksu) o monache (Bhiksuni)

  2. L’appartenenza alla confraternita dei laici (Upasaka).

 La storia di Siddharta, narra ancora che dopo 40 lunghi anni di suoi fruttuosissimi pellegrinaggi e successi, morì all’età di 83 anni, a causa di un avvelenamento sopravvenutogli per l’ingestione di cibi guasti. (nato 563 - morto 480 AC .)

E DOPO  SIDDHARTA?

Dopo la morte di Siddharta, si narra ancora che un altro monarca in lotta  (nel III sec. AC.) e con l’intento di riunificare tutta l’India (naturalmente sotto il suo benevolo dominio) si convertì convenientemente al Buddhismo e contribuì quindi, (altrettanto convenientemente) alla sua capillare diffusione, dentro e fuori il proprio paese, facendone quindi inoltre… (ancora altrettanto convenientemente) “la propria Religione di Stato”.  Infatti, questo “democratico” monarca, il re Asoka (della dinastia Mauria) dopo aver cacciato gli invasori greco-macedoni (nel 324 A .C.) si legge che sia riuscito ad “imporre” l’unificazione nazionale, anche se, naturalmente a prezzo di sanguinarie carneficine. Ma una volta riuscito nel suo “umanitario” intento unificatore, capì che aveva bisogno di poter essere in grado di mantenere questa unificazione in modo stabile e soprattutto… meglio se “pacifico”. (evidentemente le guerre costano…) Il re Asoka, si rese quindi conto di che cosa aveva bisogno per riportare pacificamente l’ordine. Per ottenere l’effetto desiderato… avrebbe dovuto “imporre” un’ideologia nazionale… meglio ancora se potesse servire oltretutto, a tenere tranquilla la popolazione. Con queste premesse forse… credo scelse convenientemente quindi, il Buddhismo. Si pensa che la sua scelta cadde sul Buddhismo, convenientemente per tutto ciò… ma anche per altri e vari motivi… Perché era lontano e molto diverso dai tanti culti locali esistenti al tempo, ma   soprattutto anche per la sua confacente dottrina della “non resistenza al male”. Fu  così quindi, che da allora, nacquero i primi missionari e predicatori Buddisti. Questi cominciarono a diffondere ovunque la legge del Buddha ed iniziarono persino ad esportarla con successo, oltre i confini dell’India. Questi si spinsero infatti in Asia (Kashmir, Imalaia, Birmania, Thailandia) e giunsero poi anche in Africa e lungo le sponde del Mediterraneo (Siria, Egitto, Macedonia, Epiro). Visti, ed in seguito a questi primi e pieni successi poi, il re Asoka (III sec. AC.) decise quindi di disciplinare ancora meglio ed organizzare persino “razionalmente” l’attività dei suoi monaci e predicatori, mandati come missionari presso altre lontane popolazioni. (pensava forse di potersene avvalere per espandere oltremodo il suo personale regno e tramutarlo addirittura pacificamente in un impero?) Questo non si sa con sicurezza… ma certamente avrebbero potuto essere state le basi eventuali. Emise quindi un intelligente e convenientemente diplomatico “editto” nel quale infatti e tra l’altro si legge:

<<“non si deve considerare con riverenza la propria religione, svalutando senza ragione quella di un altro… poichè le religioni meritano tutte riverenza per una ragione o per l’altra”>>.

Ma la “pratica” vera e propria, dell’ enorme comunità Buddhista sorta in seguito a questa razionale e capillare organizzazione, si configurò altrettanto sapientemente attraverso 4 concili:

  1. Il primo dei quali ( 483 A .C.) tenuto a Rajagriha, dove ci si propose di fissare un primo canone generale e provvisorio.

  2. Durante il secondo concilio di Vaisali ( 383 A .C.) però si giunse al più grande scisma della storia del Buddismo (tutto il mondo è paese a quanto pare) quello tra le scuole Hinayana e Mahayana. Questo fu un accadimento ed indebolimento molto pericoloso per il movimento dottrinale ed ideologico, perché partendo da questo primo scisma, 100 anni più tardi si contavano già altre 16 differenti scuole di pensiero… e naturalmente con altrettante diverse interpretazioni razionalmente “accettabili” della dottrina del Buddha.

  3. Nel 243 AC . il sovrano Asoka indisse il terzo concilio a Pataliputra. Questo infatti, ebbe lo scopo principale di arginare l’insorgere e contrastare potentemente, alcune influenze dottrinali Hindu che erano sorte a minacciare l’unità del movimento buddhista. Si dice che per ottenere l’effetto desiderato, furono oltre 1000, i monaci che lavorarono per “classificare convenientemente” le tradizioni tramandate e si legge inoltre che il loro continuo… lavoro durò per quasi un anno.

  4. Infine, ad Harvan si tenne il quarto concilio. Con gli stessi intenti “Reazionari”, questa volta si mise invece in discussione la pericolosa scuola di pensiero dei Sarvastivadin. Secondo questa scuola infatti, si legge che occorreva mantenere un minimo di realtà all’esperienza del mondo.

Fu soprattutto grazie a questi primi concili infatti, che la diffusione del Buddhismo fu comprensibilmente oltremodo rapida. Meglio di un esercito, conquistò la Cina e da cui passò quindi ed in breve tempo alla Corea. Poi lentamente ed a partire dal VI sec. fu anche timidamente e gradualmente introdotto… fino a giungere poi al pieno successo, in Giappone. Questo suo nuovo Paese infatti, sappiamo che gia nel VII sec, ne fece addirittura la propria Religione di Stato. Purtroppo però, a partire dal VII sec. si ebbe a registrare una prima fase del successivo processo di decadenza del Buddismo e per vari fattori e comprensibili motivi. In India infatti, si assisteva alla progressiva rinascita reazionaria del Brahmanesimo. Una seconda fase di decadenza in questo processo, la potremmo ravvisare poi nei secoli IX e XV. In questo periodo invece, le zone in cui perse progressivamente la propria influenza furono quelle dell’ Asia centrale, Afganistan, Indonesia. Ma il processo non si fermò affatto in India a causa e per mezzo delle invasioni Mussulmaniche. Queste infatti, con le loro occupazioni di conquista, andavano diffondendo la propria dottrina, soppiantandola con la forza a quella esistente sul territorio. Si legge che, secondo gli studiosi, questi riuscirono a convertire forzatamente oltre 200 milioni di Buddhisti. Sarebbe poi possibile parlare di un tentativo restauratore e considerare un certo risveglio del  Buddismo, solo a partire dalla seconda meta dell’ottocento. Si dice questo fosse stato  stimolato soprattutto, dall’interesse di alcuni notissimi studiosi occidentali, per il suo aspetto filosofico. Un esempio tra tutti: il filosofo tedesco A. Schopenhauer. Infine e finalmente poi, nel 1950 nacque la “World Federation of Budhist”, con sede a Bangkok. Questa, con la sua nascita e costituzione, annuncia subito che ha l’obbiettivo primario di diffondere gli scritti sacri del Buddha. Si propone di ottenerlo, riprendendo con estrema forza e determinazione, soprattutto l’attività predicatrice missionaria, per diffondere lo spirito di fratellanza universale, la non violenza e combattere fanatismo e guerre. E siamo così arrivati in breve e sommariamente, al momento attuale. Nella sola vecchia Europa si contano ormai circa 2 milioni di Buddhisti, di cui 700mila solo in Francia. Ma dobbiamo anche considerare che negli USA però, si raggiungono i 12 milioni di fedeli. Tra questi vi sono anche molti famosi divi di Hollywood e che oltretutto fungono da testimonial. Nella nostra piccola Italia, i Buddhisti  sono solo (ma non pochissimi) circa 100 mila. Dislocati nel nostro Paese esistono infatti, più di 60 centri Buddhisti. Questi sono in gran parte collocati nel nord del Paese. Ma nel Mondo ed al giorno d’oggi,  il Buddhismo è Religione di Stato in Thailandia ed in Buthan.

 MA QUANTE SONO LE VIE DEL BUDDHISMO?

Come gli scritti ci dicono… esistono molte e diverse Vie che portano al Buddhismo… vediamo di percorrerne alcune poche di queste (le più diffuse e conosciute… tra quelle che abbiamo trovato) attraverso la loro classificazione.

  1. Il Buddhismo Hinayana o “Piccolo Veicolo” (Stretta Via Della Salvezza) si dice che questa richiede una rigorosa osservanza delle “8 Vie”. Ma si dice però che queste, possono essere percorse fino all’illuminazione, solo dai monaci. Solo questi infatti… sono gli unici a quanto pare, ad avere accesso all’illuminazione che porta al Nirvana. Anche per gli insegnamenti di questa “Via”… il Buddha non è paragonabile certamente ad un Dio. Si dice invece e piuttosto, che questo è solo un maestro di perfezione morale… Per questa ragione e motivo quindi, qualsiasi  rito di devozione, simboli e sentimenti religiosi, sono assolutamente inefficaci. Il Buddhismo Hinayana si è diffuso capillarmente soprattutto in Birmania, Thailandia, Laos, Cambogia e Srilanka.

  2. Il Buddhismo Mahayana invece, o “Grande Veicolo” (Larga Via Della Salvezza) conduce alla salvezza non solo il monaco, ma potenzialmente anche chiunque altro. Quindi anche un qualsiasi laico e costituisce in senso filosofico, il vero e proprio “sviluppo” della Religione Originale. Ma il Buddhismo Mahayana invece, riconosce un gran numero di divinità, fra le quali lo stesso Siddharta Gautama appunto. (ma questo non sarebbe che un Buddha, fra diverse altre centinaia) Possiamo ben comprendere quindi… come questa accezione ha permesso, permette  e forse permetterà ancora al Buddismo, di assimilare abbastanza agevolmente, anche altre Religioni.

  3. Il Buddismo Vajrayana, detto anche “Veicolo Del Diamante” o (Via dei Tantra) è invece quella meno diffusa nel Mondo e consiste di diverse ramificazioni. I suoi due rami principali sono:

a)- Il Lamaismo

b)- Lo Zen.

  1. La corrente del Lamaismo ha di particolare, che è l’unico ramo gerarchicamente strutturato. Del Lamaismo si sa che nacque verso il 750 nel Tibet e si espanse in seguito in Mongolia e Siberia. Per i suoi fedeli praticanti, il Tibet rappresenterebbe addirittura una sorta di “Terra Promessa”.  La sua capitale (Ihasa) sarebbe persino da loro  considerata come una Città Sacra. Di questa corrente religiosa, si legge che dà moltissima autorevolezza a cose e rituali, come per esempio gli scongiuri magici, la conoscenza mistica e la musica. Si dice che vi si insegna inoltre, che  con per mezzo di tali elementi… sia addirittura possibile abbreviare i tempi di raggiungimento del Nirvana. Per avere un esatta dimensione della sua diffusione nel Tibet, basterebbe pensare che prima dell’unione forzata con la Cina comunista, un tibetano su 4 apparteneva ad un ordine religioso del Buddismo e proprio di questa corrente di pensiero. Questa insegna e dice inoltre che quando il Dalai Lama muore, Egli si incarni immediatamente in qualche altra parte del territorio. Inizia quindi una minuziosa ricerca statistica e di censimento tra tutti i neonati maschi che rivelino segni particolari. Successivamente poi, si dice che i loro nomi scritti su foglietti, siano introdotti in un’ urna d’oro… e da qui poi… ne venga estratto uno a sorte. Questo sarà il nuovo Dalai Lama ed immediatamente tolto alla famiglia… viene iniziato alla sua nuova esistenza ed educato dai sacerdoti. Questo bambino condurrà quindi da quel momento una esistenza privilegiata e dovrà astenersi da qualunque forma di impurità umana e di rapporto sessuale. L’attuale Dalai Lama che tutti conosciamo per le sue sporadiche (ma neanche troppo) apparizioni in TV è il rappresentante della XIV incarnazione del Buddha. E’ stato insediato come guida spirituale del Tibet e del Lamanesimo nel 1940. Ma a causa dei noti problemi politici con la Cina … dal 1959 vive in esilio forzato in India. Per il suo comportamento e meriti, ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 1990.

  2. L’altra corrente religiosa o ramificazione del Buddismo Vajrayana è Lo Zen. È questa una corrente caratterizzata da ancora maggiore misticismo. Lo Zen fu introdotto e diffuso in Giappone nel XII sec, dove divenne ben presto la religione per eccellenza dei samurai. Lo Zen afferma invece, l’indivisibilità del Buddha da tutto il resto dell’esistente. Secondo questa concezione di indivisibilità,  l’uomo dovrebbe quindi raggiungere in vita, l’unità con la divinità. Questa unione si otterrebbe solo attraverso una particolare illuminazione interiore. Si dice inoltre che questa, giungerebbe istantaneamente e naturalmente, ma solo in condizioni di eccezionalità fisica o mentale. Questa particolare illuminazione interiore non può essere raggiunta o compresa razionalmente, ne può essere racchiusa in concetti oggettivi o trasmessa ed insegnata agli altri in alcun modo. Una delle particolarità preferite come “stimolanti” lo stato di grazia… è il piacevole “senso del bello”, che include inoltre, l’arte di disporre i fiori, la sobria raffinatezza della casa, la cerimonia del the e tante altre conosciutissime, piacevoli ed estetiche occupazioni nipponiche.

COME VIVE OGGI IL MONACO BUDDHISTA?

È credo risaputo, come il monaco buddista non possa esercitare alcun tipo di occupazione o mestiere renumerato e che questo quindi, possa ricevere solo doni in natura. Particolari attenzioni e norme sono anche riservate alla sua presenza e cura della propria persona… il monaco buddhista deve infatti avere sempre la testa perfettamente rasata, non deve mai portare barba o baffi, deve sempre indossare solo una tunica di colore giallo-ocra. (sull’arancione scuro.. si direbbe quasi) e deve avere sempre una ciotola appesa alla sua cintura. (questo ad indicare e ben evidenziare, che le sole elemosine, sono il suo unico mezzo di sostentamento). Gli unici oggetti che sono ammessi di considerare come proprietà personale sono: le scarpe, un rasoio, un ago pèer riparare eventualmente la tunica ed un filtro per rendere l’acqua potabile. L’alimentazione del monaco Buddista dovrebbe essere costituita solo da: pane, brodo e riso cotto. Inoltre… gli è fatto divieto assoluto di ingerire alimenti solidi tra il mezzogiorno e l’alba del mattino successivo. Naturalmente inoltre… è fatto loro tassativo divieto di provocare in alcun modo dolore a qualunque essere vivente, animali inclusi. Come possiamo facilmente immaginare da queste rigide regole, il loro celibato è d’obbligo e necessario. Una volta al mese, si dice siano chiamati a  confessare pubblicamente le proprie colpe, rispetto ai 27 precetti fondamentali del Buddhismo. I monaci dovrebbero essere in viaggio perenne per diffondere il Buddhismo e non possono quindi avere una  fissa dimora. Ne risulta quindi, che per loro i monasteri sono luoghi di incontro per i giorni di ritiro e naturalmente di riparo durante il periodo delle piogge che va da luglio a  ottobre. Ma durante questo periodo… hanno la proibizione assoluta di uscire dal monastero. Solitamente infatti… è proprio questo il periodo in cui si svolgono i lavori di manutenzione ed ampliamento dei monasteri.


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