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Massaggio Tailandese

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VI PROPONIAMO ADESSO UN BELLISSIMO E PARTICOLARISSIMO ARTICOLO SULL’ASPETTO SPIRITUALE DEL MASSAGGIO THAILANDESE, INVIATOCI DA CRISTINA RADIVO; L’ ULTIMA PERSONA CHE ABBIAMO AGGIUNTO CON GIOIA, ALLA GIA’ NUTRITA LISTA DI NOSTRI COLLABORATORI REDAZIONALI.

IL THAI MASSAGE

Cristina Radivo, italiana, vive a Trieste, dove è nata nel 1953. Affascinata da sempre dall'Asia, durante un viaggio in Thailandia, entra in contatto, per la prima volta, con il massaggio thailandese.  In Italia inizia il suo percorso di formazione e di studio dello Shiatsu e della Medicina Tradizionale Cinese e si appassiona all'Aromaterapia, inoltre approfondisce la propria conoscenza nel metodo dei Fiori di E. Bach. Inizia a studiare il Massaggio Yoga Tradizionale Thailandese a Bangkok, alla “Thai Traditional Medical School” del Wat Pho.  Approfondisce la sua pratica a Chiangmai, nel nord della Thailandia, alla “Foundation of Shivago Komarpaj” all'Old Medical Hospital, all'I.T.M., alla “Nerve-Touch” di Lek Chaiya. È allieva di Asokananda (Harald Brust) in Italia, Croazia e Thailandia.  Istruttrice di Thai Yoga Massage, integra costantemente, con grande passione, le diverse esperienze nella sua pratica. Socio fondatore e Presidente di A.T.T.Y.M.I., l'associazione di “Traditional Thai Yoga Massage” Italia. VISITA IL SITO: www.waithai.it

L’articolo da lei inviatoci è a firma di una sua amica e collaboratrice: la Dottoressa Anna Carla Possanzini, che vi presentiamo brevemente:

Dott. Anna Carla Possanzini Asokananda’s Authorized Teacher

Da moltissimi anni pratica e insegna il Nuad Boran, sia in Italia che all'estero. Nel 1993 ha tradotto il primo libro in italiano di Massaggio Thailandese di Asokananda. Ed. Mediterranee. È co-fondatrice di A.T.T.Y.M.I., l’associazione di Traditional Thai Yoga Massage Italia sorta a garanzia di una corretta divulgazione e a tutela della qualità dell’insegnamento di questa bellissima arte. (attualmente vive e insegna a Roma).

LA SPIRITUALITA’ DEL MASSAGGIO TAILANDESE

Di: Dott. Anna Carla Possanzini  Asokananda’s Authorized Teacher

Sembra un controsenso cercare spiritualità in un massaggio, specialmente se tailandese. Ma proviamo a pensare semplicemente a questo:

Perché il massaggio ci fa sentire bene?

Recentemente ho fatto un massaggio ad un amico il quale ha riassunto le sue sensazioni con l’espressione: ‘pura felicità’….

Si possono usare parole molto diverse, ma credo che questo sia la sintesi dell’esperienza di ogni massaggio ben fatto.

Perché? 

Significa che il massaggio non è un lavoro limitato al livello del corpo, perché la felicità non è solo una sensazione muscolare, ma coinvolge il nostro essere in tutte le sue componenti. Il Massaggio Thailandese in particolare è un lavoro sull’energia vitale e questa riguarda gli aspetti più profondi del nostro essere.

Come si può spiegare questa felicità?

Un massaggio ben fatto va oltre le sensazioni del corpo, raggiunge la psiche meglio delle parole, come una musica. (Quando usiamo le parole per spiegare qualcosa, vi saranno sempre delle lacune. Ciò di cui si chiede è esso stesso la risposta più completa.) Ma siccome non posso offrire un massaggio a tutti voi, io adesso devo servirmi delle parole per spiegarvi qualcosa di più.

Principi e storia del massaggio tailandese

La tecnica del ‘Massaggio Antico’ - Nuad Phaen Boran, com’è chiamato in Tailandia - deriva da una tradizione millenaria. Sembra che il leggendario fondatore di quest’arte sia stato un medico dell’India settentrionale, un certo Jivaka Kumar Baccha, che dovrebbe aver raggiunto la zona che attualmente è la Tailandia, insieme al propagarsi del Buddismo, intorno al 3° o 2° secolo a.C. Kumar Baccha non solo fu amico personale del Buddha e medico del Sangha, l’ordine monastico buddista, ma è anche ricordato nei Pali Canon, le scritture del buddismo Theravada, la forma attualmente praticata in Sri Lanka, nella Birmania, nel Laos, in Cambogia ed in Tailandia. La relazione tra Buddismo e massaggio è infatti molto stretta in Tailandia. Fino a tempi abbastanza recenti, che coincidono più o meno con l’arrivo del turismo di massa, il massaggio non era considerato un lavoro, ma era semplicemente l’applicazione pratica del ‘Metta’, termine pali e tailandese usato per indicare ‘gentilezza amorevole’. Era insegnato e praticato nei templi ed ancor oggi una delle scuole più importanti si trova nel Wat Pho, a Bangkok. Comunque, le citazioni sui Pali Canon sono i soli riferimenti scritti rimasti relativi al Massaggio Tailandese, per questo le origini di quest’arte sono piuttosto oscure. La tradizione si è mantenuta oralmente, da maestro a discepolo, ed è ormai impossibile stabilire se e quanto alcuni concetti cinesi, come l’agopuntura o l’agopressione, o altri aspetti della medicina tradizionale, abbiano potuto influenzare la teoria e la pratica del massaggio tailandese. Infatti il lavoro è basato sulla pressione su punti d’energia ma anche su esercizi di stiramento ed allungamento dei muscoli (stretching) che richiamano chiaramente esercizi di Hata Yoga (Yoga fisico). In India esiste tuttora un massaggio Yoga, ma, anche se l’origine è comune, le due tecniche si sono evolute in maniera diversa, perciò non è possibile trovare somiglianze con il massaggio Tailandese, anche se, come abbiamo detto, è chiarissima in quest’ultimo l’influenza dello Yoga. Sicuramente alcuni aspetti della medicina Ayurvedica indiana, come i bagni di vapore o i trattamenti con erbe, si possono trovare ancora oggi in Tailandia, spesso abbinati con il massaggio. (a Chiang Mai, per esempio, nell’ospedale di massaggio della ‘Fondazione Shivago Komarpaj’, si può fare una sauna con l’aria impregnata dell’aroma d’erbe particolari; nel tempio Doi Saket si può ricevere un massaggio fatto con ‘pacchetti’ di erbe aromatiche scaldati a vapore).  Anche se gli eventuali rapporti con la medicina tradizionale cinese e la medicina Ayurvedica non sono chiari, è molto probabile che la tradizione del massaggio Tailandese derivi dalla seconda, come si può dedurre sia dalla terminologia, che si riferisce chiaramente al sanscrito, l’antica lingua spirituale dell’India, sia dal significato stesso del massaggio che, seguendo la filosofia yoga, agisce su cinque livelli, chiamati guaine o corpi- uno dei quali è il corpo fisico- ed ha lo scopo di ripristinare l’equilibrio a tutti i livelli. Secondo la filosofia yoga, infatti, siamo formati da cinque corpi, sempre in continua interazione tra loro, di cui uno solo- il corpo fisico o Anna-maya Kosha- è materialmente visibile. Gli altri quattro sono il Prana-maya Kosha o corpo energetico, il Mana-maya Kosha o corpo mentale, il Vijnana-maya Kosha o corpo delle emozioni e l’Ananda-maya Kosha o corpo della coscienza cosmica, dell’amore. Durante il massaggio si lavora sul corpo fisico, ma si agisce sul corpo energetico in cui circola il Prana, l’energia vitale, influenzando tutti gli altri corpi. Il Prana è distribuito lungo linee d’energia, le Prana Nadi, che nulla hanno a che vedere con l’anatomia, ma che circondano il corpo come un’invisibile rete. Sembra che siano 72000, ma le principali, quelle su cui si agisce durante il massaggio, sono solo 10 (chiamate Sen dai tailandesi) e su queste sono situati i principali punti d’agopuntura. Attraverso i punti d’agopuntura è possibile uno scambio con l’energia cosmica, per far sì che il corpo si mantenga in equilibrio con l’universo e di conseguenza mantenga il benessere. Sono infatti i blocchi d’energia, dovuti per esempio a stress sia fisico sia mentale, a provocare una diminuzione del flusso del Prana e quindi uno stato di malattia. Anche nella medicina occidentale si fa sempre più strada la convinzione che lo stress abbassa le difese immunitarie. Il MassaggioTailandese non è dunque solamente un lavoro sul corpo, anche se una parte del benessere che si sente durante e dopo il massaggio è legato allo sciogliersi delle tensioni muscolari che sono a loro volta create dalle tensioni psichiche. Tutte le nostre frustrazioni quotidiane, le piccole e grandi aggressioni che subiamo nel contatto con gli altri, il doversi forzare in schemi non rispondenti al nostro vero essere, le incomprensioni, i compromessi continui tra ciò che siamo e ciò che dobbiamo apparire, contraggono momento dopo momento il nostro corpo. Ogni sentimento represso e non agito nel momento giusto si annida e si nasconde in qualche parte del nostro corpo sotto forma di tensione, di contrazione della muscolatura volontaria o involontaria, di iper- o ipo-attività ghiandolare, che quando diventano importanti e percepibili generano malattie psicosomatiche. Ormai è nota questa relazione ed esiste una precisa ‘mappa’ che collega i disturbi alle relative tensioni emozionali (massaggio biodinamico, massaggio bioenergetico, malattie psicosomatiche, ecc.) Anche in Tailandia il massaggio tradizionale non è utilizzato solo per disturbi fisici, ma anche per alleviare disturbi psichici, come depressione, isteria, schizofrenia ed altri disordini mentali.

Ma dove è la spiritualità in tutto questo?

Cominciamo a guardare la situazione dalla parte del massaggiatore. Il massaggio è un rapporto tra due persone, massaggiatore e paziente, ed è quindi logico considerarlo da due diversi punti di vista.

Dalla parte del massaggiatore:

Come si diventa un buon massaggiatore?

Imparare la giusta tecnica è sicuramente il primo importante passo, ma solo il primo passo. Infatti per diventare padroni della tecnica del massaggio sono necessari alcune settimane o alcuni mesi di pratica, dipende dal talento individuale e dalle esperienze precedenti ed a questo livello il massaggio può già essere un’esperienza piacevole e rilassante, ma non diversa da un normale massaggio estetico. A questo punto si può, e si deve se si vuole praticare un buon massaggio, fare un salto di qualità. Un buon massaggiatore non è solo padrone della tecnica, ma è anche capace di praticare la qualità spirituale del ‘Metta’.

IL METTA

Bisogna quindi entrare nel vero significato del MassaggioTailandese, bisogna saper praticare consapevolmente il ‘Metta.

Che cos’è il Metta?

Un tentativo di traduzione potrebbe essere ‘gentilezza amorevole’. La pratica del massaggio è per tradizione un esercizio di ‘donazione’ di benessere. Il massaggiatore trae la propria soddisfazione dalla consapevolezza di donare e di fare il bene dell’altro. Sappiamo tutti quanto sia piacevole fare un regalo ad una persona che amiamo, avere l’idea giusta, cercare l’oggetto adatto, immaginare il piacere che l’altro ne trarrà, sono cose talmente gratificanti che, per occuparcene, impieghiamo ore del nostro tempo a volte prezioso. Perché la soddisfazione è implicita nell’atto del donare, in questo ci sentiamo potenti, ricchi tanto da poter dare.

(Marnati-Schnoller 1999 - “...imparo ad amare... a donare... per il piacere d’amare e di donare... per la gioia di amare pienamente! Saper amare e poter amare è pienezza che va oltre la ricompensa...").

Se pensiamo a questo è facile capire la soddisfazione del massaggiatore. Non è un lavoro, la persona che si affida a lui è una persona da amare e in quel momento si può dare il meglio di se stessi, ci si immedesima con le sue sensazioni per sintonizzare il proprio lavoro su di lui, si è sensibili ad ogni minimo segnale per capire se si sta andando nella giusta direzione. E’ un rapporto molto simile al rapporto madre-neonato o al rapporto tra amanti, il superamento della dualità io-tu ed il divenire un essere unico, con la stessa sensibilità condivisa da due persone contemporaneamente. E in questo momento avviene quel miracolo di unità in cui sentiamo che più si dà, più si riceve, ogni cosa che facciamo per l’altro è una nostra intima soddisfazione.

LA MEDITAZIONE

Come si può arrivare con consapevolezza a questo stato d’animo?

Con la pratica della meditazione. Questa parola fa a volte paura, richiama immagini di santi o eremiti, di privazioni e rinunce, quando non sappiamo quanto sia semplice e quanto spesso la mettiamo in pratica inconsapevolmente. Il primo gradino della meditazione consiste semplicemente nell’essere completamente concentrati su ciò che si sta facendo, un’adesione totale al presente, essere in grado di controllare la propria mente in modo di poter scegliere a cosa dare la nostra attenzione. A livello molto semplice è la situazione del bambino talmente intento nel gioco che non sente il freddo o la fame. Ognuno può ricordare una situazione in cui era talmente preso dall’attività del momento da perdere il senso del tempo o della realtà circostante. Questa concentrazione pura è uno stato meditativo.

- (Claudio Lamparelli 1995 pag.16) “La meditazione può essere definita come un lavoro su di sé, una coltivazione della mente, una tecnica della coscienza, un addestramento della sensibilità, una disciplina psichica, che si pone innanzi tutto due obiettivi: l’acquisizione di un maggior grado di consapevolezza e il recupero del senso dell’essere, continuamente oscurato dalle vicende della vita e dalle attività mentali.

Il problema è come rendere questo processo consapevole in modo da poter creare un tale stato in modo cosciente.. La pratica della meditazione è un vero e proprio esercizio. Andiamo in palestra per allenare i muscoli con metodici e ripetitivi esercizi, diventando consapevoli dei nostri limiti e delle nostre possibilità fisiche e si trova soddisfazione in questo perché si sa che ci godremo di più la gita in montagna o in bicicletta, o, comunque, ci sentiremo meglio nel rapporto col nostro corpo. Così ci si dedica a quotidiani esercizi della mente per diventare consapevoli del suo continuo lavorìo, per imparare ad eliminare i disturbi del canale principale d’attenzione, per essere in grado di utilizzare meglio le sue potenzialità, e si supera la noia di esercizi ripetitivi perché si sa che ci sentiremo più capaci di utilizzare la mente, godremo dei benefici di una memoria più pronta, di una concentrazione più facile, di una maggior capacità di discernimento dei problemi ed un senso generale di benessere.

(Claudio Lamparelli 1995 pag.15) “Non esiste solo il grande e mirabolante potere di capire e cambiare tutto in un colpo solo, ma anche il ‘piccolo’ potere di capire e cambiare qualcosa nella propria vita, giorno dopo giorno. E questa è la funzione della meditazione quotidiana....è più importante comprendere qualcosa della propria vita che levitare in aria o camminare sulle acque.

Arnold Mindell (1990) a proposito della meditazione dice: “Il suo obiettivo è essere chi si è… e vivere la propria natura di Buddha, il che tradotto in termini psicologici equivale più o meno a conoscersi ed essere coerentemente se stessi in ogni momento

CREAZIONE ARTISTICA

Non possiamo poi dimenticare un importante aspetto della soddisfazione di fare un buon Massaggio, che è la ‘creazione artistica’. Ogni massaggio è un’esperienza unica ed irrepetibile, come un’opera d’arte; dipende dalla persona che abbiamo davanti, dal suo stato di salute e relativo stato d’animo, dalla nostra disponibilità in quel momento e da come ci sentiamo in rapporto con lei, ed ogni volta queste componenti saranno diverse, con risultati diversi. La creatività del massaggiatore si può esprimere come quella di un artista nella sua opera.

Dalla parte del paziente:

Passiamo adesso ad analizzare l’esperienza del paziente.

SENTIRE IL CORPO

La prima sensazione nel momento in cui si comincia a ricevere un massaggio, che è a volte anche la più difficile da accettare, è quella di dover lasciare la responsabilità del proprio corpo ad un altro, di dover essere completamente passivi e ricettivi, come se si tornasse nella condizione del neonato. Durante il massaggio dobbiamo stare con noi stessi, non possiamo cercare distrazioni nel fare, non abbiamo scuse, non ci sono telefono, colleghi, bambini che richiedono la nostra attenzione, non possiamo trovare niente di improvvisamente urgente che ci distolga da noi stessi. Siamo ‘obbligati’ a dedicare un determinato tempo a noi stessi, senza fare niente. Per qualcuno all’inizio è molto difficile abbandonare il controllo, ma nel momento in cui ci riesce e si lascia andare subentra il benessere. La riscoperta del proprio corpo attraverso l’attenzione e la cura da parte di un altro, attraverso il contatto, è un’esperienza primaria paragonabile solo all’esperienza dell’essere nutriti. Per mezzo delle sensazioni risvegliate dal contatto si riscopre il proprio corpo, la sua forma, i suoi limiti; attraverso le mani dell’altro ci si sente di nuovo plasmati ed il corpo ‘ricorda’ le prime carezze, risvegliando la certezza di essere amati. Come nel contatto con la madre o con la persona amata. Molto spesso il corpo nella società attuale è considerato solo per il piacere che può dare: si cura la bellezza, l’eleganza e si gode del riflesso di noi che vediamo nell’ammirazione degli altri, Il massaggio è un piacere ‘privato’, interiore, profondo, che non è necessario condividere; siamo  ‘dentro’ noi stessi. (Questa è una soddisfazione interiore che rende meno dipendenti dalle soddisfazioni esterne). Lasciarsi andare al massaggio vuol dire accettarsi e sentirsi accettati nella propria totalità, per quello che si è in quel momento, anche con gli aspetti negativi, i difetti, i malanni, i malesseri...

ARMONIA PSICHE-SOMA

Si ritorna ad amare il proprio corpo perché lo si sente amato, e questo rinforza l’autostima, ma quanto più amo me stesso tanto più posso dare agli altri, quanto più la mia autostima aumenta tanto più equilibrate possono essere le mie reazioni agli eventi della vita quotidiana. Questo recupero del rapporto col proprio corpo porta, come in molte pratiche orientali di meditazione (Yoga, Tai Chi Chuan, Qi Gong, Tantra, ecc.) a ritrovare l’armonia tra psiche e soma, a sedare l’iperattività di corpo e mente, a spostare l’attenzione dentro di noi, per poi osservarci con obiettività, ed a ‘prendere distanza’ da tutto ciò che normalmente ci disturba. La consapevolezza del corpo e del benessere al di fuori del contatto sessuale è considerata stranamente ’colpevole’ nella convenzionalità del pensiero comune, che condanna la singolarità ed il piacere non finalizzato a qualcosa di ‘utile’. Durante il massaggio si può abbandonare questo senso di colpa e godere della propria individuale completezza, nel piacere del corpo e dello spirito.

(C.Lamparelli 1995 p. 17) “Recuperare questa sensazione di piacevolezza, questo sentimento di essere a proprio agio qui e ora, d’essere parte integrante del tutto, è uno dei compiti fondamentali della meditazione

‘La consapevolezza di essere parte integrante del tutto’. Non è solo una bella frase, ma è una ‘bomba’ di significati: il senso di unità, il superamento della solitudine, del dualismo.....

(Marnati/Schnoller - 1999) “Assaporo la purezza e la leggerezza dell’energia dell’aria che penetra in me... mi risveglio alla vera realtà della vita... dell’Universo... Vivere per il piacere e la gioia d'amare è il senso profondo della Vita!”.

Un episodio personale: ero a Bangkok ed ho offerto un massaggio ad una ragazza tedesca incontrata in albergo, con la quale avevo fatto lunghe chiacchierate. Prima di iniziare lei mi ha chiesto il prezzo ed io le ho spiegato che dipendeva dalla mia soddisfazione. Da qualche mese infatti non praticavo, per vari motivi, e non ero sicura di poter fare un buon lavoro, se fossi rimasta soddisfatta poteva pagarmi quanto voleva, altrimenti non avrei accettato niente. Si mise a ridere e mi disse che era la prima volta che sentiva che un lavoro poteva essere pagato secondo la soddisfazione del lavoratore e non del cliente, ma alla fine del massaggio aveva capito. Io ero soddisfatta e lei mi ha detto che non poteva valutare in denaro quel che avevo fatto e mi ha regalato un ciondolo che aveva al collo che aveva un significato speciale per lei.

BIBLIOGRAFIA

  • Asokananda : Il Massaggio Thailandese - Mediterranee (1990)

  • O.Botto : Buddha e il buddismo – Mondadori (2001)

  • G.Feuerstein : Yoga – filosofia e pratica di un’ascesi – Mondadori (2000)

  • Lamparelli Claudio : Manuale di meditazione - Mondadori (1995)

  • L.Marnati /A.Schnoller : Meditazioni nella natura - Xenia (1999)

  • Mindell Arnold : Lavorare da soli su se stessi - Astrolabio (1990)

  • Tsai Chih Chung : Dice lo Zen -Feltrinelli (1999)


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