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Tailandia

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LA MIA ESPERIENZA IN THAILANDIA

Un insegnante italiano di kick boxing, dopo aver effettuato uno dei tanti corsi da istruttore di Muay Thai nel nostro paese e appassionatovisi oltremodo, decide di andare a vedere come stanno veramente le cose e ci racconta la sua esperienza.

DI: PAOLO BERNARDINI

Per chiunque ami o segua la muay thai, per ogni appassionato e soprattutto per ogni praticante… ma specialmente per ogni insegnante… la visita in Thailandia è una esperienza agognata e passaggio obbligato credo, nel proprio percorso cognitivo. Avevo sempre sognato di fare un viaggio del genere nella madre patria dello sport che tanto mi affascina, ma non sapendo da che parte cominciare, dove recarmi, che cosa fare… il poco tempo a disposizione per via del lavoro e l’attaccamento viscerale alla mia bella famiglia, ma soprattutto le infinite difficoltà raccontatemi da chi  vi si era già recato da solo, mi avevano sempre prudentemente consigliato di rimandare ad una occasione maggiormente propizia. Ma finalmente questa occasione mi si presentava davanti. Uno dei miei primi insegnanti Roberto Fragale, vi si recava per una settimana (giusto il tempo che avevo intenzione e potevo  dedicarvi) a causa del suo lavoro. Risponde con gioia alla mia richiesta, dicendomi che mi avrebbe ospitato a casa sua e che avendo  del tempo disponibile me lo avrebbe dedicato con gioia, felice di avere una compagnia amica in uno dei suoi frequenti viaggi. Devo dire fin da subito che andare con una persona che sa il fatto suo si è mostrata una scelta felice, già all’aeroporto infatti, un taxi-minibus inviatoci da Cristian Daghio (un italiano che vive e combatte li) è  ad aspettarci e senza fastidiose e lunghe contrattazioni ci prende i bagagli e ci libera immediatamente dai meandri caotici di Bangkok, dirigendo verso la verde periferia ed il mare. E’ infatti a Pattaya che ci stiamo dirigendo, una località marina a sud-est della capitale. Arriviamo quindi senza ulteriori perdite di tempo a destinazione… e che destinazione! Un residence turistico condominiale a Jomthien (la zona residenziale di Pattaya) totalmente recintato e vigilato dalle guardie della sicurezza che ci salutano militarmente  alla sbarra d’ingresso. Formato da due enormi palazzi con circa 600 mini-appartamenti ed una “enorme” piscina centrale con curatissime aiuole verdi ed alberi di cocco e palme che hanno dell’incredibile. Scendiamo al condominio “B” e un'altra guardia ci saluta e ci chiama l’ascensore! L’ appartamento è un grazioso monolocale di circa 40 mq con ogni comfort: bagno, frigo, aria condizionata, deumidificatore, TV satellitare, angolo cottura e terrazza, mi affaccio e… ma siamo a una cinquantina di metri dal mare! Non ho ancora finito di complimentarmi per la sistemazione che arriva Cristian a darci il benvenuto. Ci consegna le schede tailandesi per i nostri cellulari e le chiavi dello scooter che ha noleggiato per noi… cacchio che organizzazione! A pochi minuti dal nostro arrivo, siamo già in grado potenzialmente di sfrecciare liberi per le vie ed il lungomare di Pattaya.

Cristian ci dice che è sotto allenamento per un match che deve disputare prossimamente e che deve seguire un gruppo di “farang” (così chiamano gli occidentali) al suo boxing camp e non ha molto tempo da dedicarci ma in caso di bisogno, ci assicura che  un “colpo” di cellulare lo renderà immediatamente disponibile. Una doccia veloce e data l’ora, decidiamo di andare a pranzo sebbene in ritardo. Uno dei tanti ristorantini tipici, la mia paura sulla diversa alimentazione viene subito fugata da un appetitoso piatto di riso (per il quale vado pazzo) con gamberetti, ma ci sono anche altri i piatti che Roberto mi consiglierà durante la mia permanenza e tutti eccezionalmente buoni, come per esempio i “noodols” , una specie di tagliatelle di soia o riso (anche all’uovo) che i thai condiscono in tutte le maniere: gamberetti, pollo, maiale, manzo e tante, tante verdure dal sapore particolare. Devo dire che una volta fugata la mia paura per l’alimentazione… anche quella del “conto” mi viene particolarmente congeniale ed ora capisco anche perché paga volentieri sempre lui… spendiamo in media poco più di un euro a testa! Un euro… anche il costo di un pieno di benzina per lo scooter… caspita che pacchia! Un primo ed immediato giro al “cambio valute” e per farmi vedere parte della città… ma il meglio mi dice, lo si vede alla sera. Ormai è l’ora dell’allenamento e dirigiamo verso il camp di Cristian… non molte persone, un camp molto spartano ed esattamente come immaginavo dovesse essere un vero camp tailandese. Non molti atleti ma tutti sudati ridono e scherzano in continuazione, quattro farang anche tra loro che sudano in clinch, sbatacchiati da ogni parte dai piccoli thai sul ring. Purtroppo però nel camp vige la regola ferrea che non prendono in considerazione programmi di allenamento per meno di 15 giorni e credo che perciò, mi sarà precluso. Ma Cristian e Roberto mi dicono di non preoccuparmi e che se voglio fare qualcosa… troveremo il modo di farmi allenare ugualmente… ci sono molti camp qua a Pattaya e domani Roberto mi porterà a visitarli. Ma per il momento pensiamo anche a fare i turisti dico io… che mi dici del massaggio thai? Calma, calma, una cosa alla volta… stasera faremo un programma dettagliato, ci sono molte cose che credo ti farà piacere vedere ma non potremo farle tutte… comunque faremo il possibile. La mattina dopo siamo in viaggio verso Satthaip, un villaggio di pescatori ad una ventina di chilometri da Pattaya.

Nella parte interna del luogo c’e’ una montagna con un immenso Budda scolpito in oro sulla sua parete, meta di pellegrinaggio obbligata per chiunque giunga in quei luoghi. Sarà sicuramente di buon auspicio per il tuo viaggio mi dice Roberto… che sia divenuto buddista anche lui? Comunque la vista di quell’immensa opera dell’uomo e pensare che sia stata fatta con tecniche primitive mi rapiscono assieme alla perfetta cura di tutto il luogo circostante… sembra di essere in un enorme giardino con giochi cromatici della natura perennemente in fiore di quei luoghi. Naturalmente il pranzo lo consumiamo in una specie di ristorante sulla spiaggia e visto il mio entusiastico atteggiamento per la cultura del posto, abbiamo modo  di accordarci per una visita al giorno dopo, in un  bellissimo monastero-museo che, dice Roberto, ti introdurrà piano piano nella realtà storica della zona. Intanto nella strada del ritorno una gradita sorpresa… trovo una caserma dei vigili del fuoco e una visitina ai colleghi tailandesi per qualche foto per mostrarla orgoglioso a quelli italiani mi sembra il minimo. Nel ritorno a Pattaya ci fermiamo ad un mercatino rionale dove inizio gli acquisti dei tanti souvenir che mi hanno raccomandato di portare al mio ritorno. Cedendo alle mie insistenze, Roberto mi porta a visitare il Sytiodtong boxing camp. Questo è situato un po’ fuori Pattaya e mai da solo sarei riuscito a trovarlo, come mai avrei immaginato di riuscire un giorno a visitarlo… ma mai mi sarei aspettato di trovare un accoglienza così festosa! Roberto è conosciuto ed il primo che ci viene incontro è Antonio Patella (Tony) un tipo che vive otto mesi l’anno in Thailandia e si allena in pianta stabile a quel camp. Ma inaspettatamente Yoddesha viene a salutare… e poi Neung Pichit e persino mr. Yodtong in persona mostra di conoscere Roberto. Poi mi confiderà che i due atleti li ha arbitrati in Italia e che ogni volta che viene in Thailandia ha occasione di incontrarli o al camp, o allo stadio, o comunque in giro con Cristian.

     

 Per quanto riguarda mr. Yodtong poi, mi confida che nonostante l’età ha una buona memoria e che usa salutare cordialmente tutti quelli che vede spesso bazzicare nel camp. Ma non sono i soli che mostrano di conoscerlo, si avvicina un italiano, un certo Francesco dal forte accento marchigiano… sono sei mesi che è in quel camp ad allenarsi… Poi più in là un altro italiano Falcini Simone, ci saluta… lui stà addirittura allenando un ragazzetto thai! Ma… siamo in Thailandia? Mai mi sarei aspettato di trovare così tanti italiani in un camp thai. Un altro allenatore thai ci saluta, Roberto mi dice essere “Thie” un thai che venne in Italia anni fa (chiamato da lui e Franceso Cantagalli) accompagnando Hittipol  Akkasrivorn (Kyo) la prima volta. (Il thai che adesso vive in pianta stabile a Viareggio) Mi dice che è un ottimo tecnico e che è  sempre rappresentato nelle foto tradizionali nei tanti libri di muay thai e boran.Poi Roberto mi presenta “Tia” un piccolo e scuro allenatore tailandese del camp e mi dice che sarà felice di allenarmi, ormai è sabato e alla domenica il camp è chiuso… prendiamo quindi appuntamento per il lunedì.

Mi mostra “Yosanan” il campione del mondo di pugilato W.B.A. che si stà allenando proprio sotto i miei occhi. Ancora frastornato dalle eccezionalità riscontrate in così poco tempo sono già sulla strada del ritorno e dato che Roberto ha le sue cose da fare mi scarica in piscina, dove passo tutto il pomeriggio a crogiolarmi al sole. Per la cena faccio conoscenza con un ristorante coreano e con il suo tipico “Moukkaoly” … una sorta di braciere che viene portato in tavola e sul quale si cuociono autonomamente pezzi di carne e pesce insaporiti da particolari salsine piccantissime. Ma la sua vera particolarità è che contemporaneamente alla cottura, i grassi di scolo finiscono in un apposito recipiente che assieme all’ acqua, verdure, alghe e spaghettini di riso… formano un ottima minestrina di fine cena, molto saporita. Bhè, qui il conto è un po’ più caro e considerando le bevande e la frutta fresca, spendiamo poco più di due euro a testa…

Per il giorno seguente il programma è già fatto, nonostante l’ora tarda andremo ad una trentina di chilometri ad est di Pattaya, dove nell’interno si trova un antico monastero cino-thailandese ora trasformato in parte in museo e dove sono rappresentate le culture tradizionali di quella terra.

             

E’ quindi per me un autentico piacere scoprire quelle che ho sempre immaginato essere le tradizioni culturali thailandesi  in maniera così scolastica e de visus con i molti elementari modellini rappresentati nelle apposite bacheche delle sue sale.

     

Elementari forse nella loro esposizione e composizione, ma ritengo la cosa migliore per meglio comprendere la realtà del paese che stiamo visitando e scoprendo, poi sicuramente la vita quotidiana non solo dell’elite, ma soprattutto del popolo, ci può insegnare e far comprendere cose che difficilmente in altri modi riusciremmo ad introiettare ed intuire.

   

Come per esempio le raffigurazioni del quotidiano e la composizione del villaggio tradizionale tailandese, ma anche le narrazioni storiche delle leggende e divinità dell’antico regno sono ben evidenziate e spiegate le varie e famose battaglie storiche dei dignitari di turno, rappresentandone le gesta anche con quadri e raffigurazioni “plastiche” .

   

Naturalmente anche statue di varie divinità religiose con la loro storia e leggenda spiegata per sommi capi nelle apposite schede messe di fronte alle stesse.

   

Un viaggio ed una visita molto stancante, anche se oltremodo istruttiva per il mio breve soggiorno ed un massaggio tradizionale thai sarebbe proprio quello che ci vorrebbe per “ricaricare le pile”.

Non è certo un problema e tornati in Pattaya entriamo nel primo centro massaggi, uno dei tantissimi  che troviamo a disposizione in ogni via della città. Offrono tutti  vari servizi massaggio e ho solo l’imbarazzo della scelta: dal foot massage (dove ci si prende in cura le gambe del cliente e si rende sollievo alle loro estremità) all’oil massage (una specie di massaggio occidentale misto a tecniche orientali di pressione sui meridiani energetici) al thai massage (il tipico massaggio tradizionale tailandese che si basa sulle manovre per liberare i blocchi energetici dai meridiani di scorrimento e con molte manovre che ricordano lo stretching assistito) Dato che ho preso molto sole ed ho dimenticato la crema a casa… opto per l’oil massage, sperando possa idratarmi quindi anche la pelle ed evitarmi fastidiosi problemi derivati dal fortissimo sole tropicale del luogo.

Alla sera faccio conoscenza con una piacevole consuetudine di molti farang… andiamo a cena in uno dei grandi centri commerciali di Pattaya. Qui infatti si possono gustare tutte le specialità che è possibile trovare nei tanti ristorantini tradizionali, ma al contrario di questi, almeno per l’occhio la pulizia e l’igene sono gli  la stessi a cui siamo abituati in Italia. Forse un po’ troppa confusione, ma i prezzi sono i soliti e con poco più di un euro si mangia un buon piatto  bevanda inclusa! Decido quindi che diventeranno il nostro punto di riferimento per le pause ristorative della giornata.

  

Siamo alfine arrivati al giorno fatidico… oggi avrei fatto il mio primo allenamento in Thailandia al Sityodtong boxing camp, Roberto mi dice che ci aspettano per le 15,30 e fino a quell’ora me ne starò in piscina del residence, in attesa che lui sbrighi alcune sue cose. Fortunatamente mi sono portato da leggere e quale posto migliore di quello… completamente silenzioso e tranquillo sebbene ad un tiro di schioppo da tutto… dalla spiaggia, dai camp, dal centro cittadino e da ogni cosa si possa desiderare di fare. E si… si era proprio sistemato bene il mio amico! Passa il tempo e proprio quando cominciavo a preoccuparmi, arriva in ritardo e con la moto sfrecciamo nel caos cittadino per assolvere le sue ultime incombenze e poi verso il boxing camp. Il mio allenatore, il piccolo “Tia” era impegnato a fare i pao con Yoddesha e mi dice di iniziare a scaldarmi ad uno dei tanti sacchi del camp. Dico a Roberto di spiegargli e non farsi troppe illusioni perché sono fuori forma e voglio solo allenarmi per fare qualche foto ricordo… niente di più! Siamo pronti… si parte e inizia a farmi colpire i pao, mi corregge un po’ l’impostazione e poi comincia a chiedermi i colpi. Mi costruisce le azioni e me le richiede, mi attacca e mi costruisce la risposta. Mi aiuta naturalmente nelle tecniche e mima continuamente un combattimento… è come fare sparring, spesso agisce di sua iniziativa e risponde alle mie tecniche sui pao, io devo difendermi con gli schemi che ha appena spiegato e l’allenamento diventa addirittura divertente! Fine del primo round e doccia gelata! Si, si, proprio così.. afferra una bottiglia di acqua gelata e mi fa una doccia per raffreddarmi. Effettivamente sono sudatissimo, ma una doccia gelata era l’ultima cosa che mi aspettavo di ricevere. Lui ride e l’atmosfera si fa subito amichevole.

        

Il suo inglese è persino peggio del mio… ma ci capiamo alla perfezione… o almeno credo! Si parte col secondo round, stessa metodologia del primo… ogni tanto mi anticipa persino di ginocchiata saltata, mostrando una agilità insospettata. E’ molto abile nella scelta dei tempi e si diverte assieme a me a farmi sognare di allenarmi con un preparatore di campioni. Il preparatore è vero… ma è il campione che manca. Comunque con un po’ di immaginazione riesco a vedermici ed il divertimento continua. Mi costruisce tecniche ancora più difficili e spettacolari come la gomitata girata e vari spostamenti di anticipo sull’attacco avversario. Saluta ogni tecnica con un oooeee! Chiama ogni tecnica con uuhi! E così fan tutti al camp… potete immaginare una trentina di persone che si allenano con la stessa metodologia che confusione che generano… un “ometto” seduto al centro del camp indica col fischietto la fine di ogni round e mi viene a salvare proprio mentre stavo rendendo l’anima al Signore dallo sfinimento. Roberto capisce il mio stato e sfottendomi mi dice: coraggio, ce la puoi fare, ha già piegato le gambe, adesso lo butti giù! Non ho neanche il tempo di cominciare a ridere per la mancanza di fiato che… un altra doccia gelata mi fa riprendere istintivamente aria a pieni polmoni… forse serviva proprio a questo?

     

 Nel terzo round oltre a farmi lavorare le tecniche precedenti inizia ad accennare l’entrata in clinch con gli eventuali sbilanciamenti e proiezioni. Dopo essere stato sbattuto da una parte all’altra del ring, credo di averne appresa una e inizia a farmela lavorare con lui. La tecnica è fluida e ben si adatta alla situazione che mi prospetta, ma ogni volta mi mostra un modo per uscire dalla posizione che poco prima mi aveva fatto vedere ed insegnato. Ormai sono troppo stanco per imparare qualsiasi cosa… il fischio dell’ometto giunge a proposito e felice gli faccio il saluto tradizionale, lui rivolgendosi a Roberto… credo che gli dica: Un campione della Heineken. Forse non ho fatto un figurone, ma mi sono divertito molto. Ringrazio e subito ripartiamo per il residence dove rimango fino a che non mi telefona Roberto dicendomi che andremo a cena con Cristian (che è riuscito a liberarsi) in un villaggio di pescatori poco lontano da Pattaya e ceneremo al lume di petrolio, serviti proprio sulla battigia del mare! La mattina seguente ci alziamo di buon ora per andare a NONG NOOCH, un giardino tropicale con molte specie animali della zona, Roberto mi dice che  vale la pena visitarlo, non fosse altro che per fare delle foto particolari… ed in affetti è un vero e proprio parco-giardino  molto ben curato con una estensione immensa e con molte specie animali al suo interno, comprese le tigri e varie specie di scimmie, ma la cosa che mi ha sorpreso maggiormente sono state le tante specie di giganteschi uccelli che popolano quelle latitudini…

 

Naturalmente gli elefanti la facevano da padrone nella terra che ha come simbolo proprio un elefante… ma non ci scordiamo che l’altro simbolo rappresentante la Thailandia è l’orchidea… questo per cercare di rendere l’idea dei colori che si potevano ammirare nelle composizioni naturali del parco… altra nota di colore è che era possibile visitarlo dall’alto tramite delle lunghissime passerelle sopraelevate che rendevano meglio l’idea dell’immensità di quel paradiso tropicale, la bellezza e maestosità delle piante che vi si trovano all’interno.

   

La grandezza del parco non ci consente di visitarlo nella sola mattinata, decidiamo perciò per una sosta all’interno per il pranzo, naturalmente rigorosamente in tema naturalistico. La frutta è estremamente saporita oltre che “curiosamente” appropriata e finanche il cocco (che qui viene consumato fresco e raccolto all’interno del frutto con un cucchiaio, dopo averne bevuto il succo di cui risulta pieno zeppo!

     

Il proseguo della visita non manca di riservare sorprese, come spettacoli folcloristici sugli usi e costumi tradizionali tailandesi, ma la cosa che più affascina è la presenza di quegli strani animali che solo nei documentari naturalistici televisivi, siamo abituati a vedere con sempre maggiore frequenza ed interesse.

    

Ma ormai la giornata volge al termine ed anche l’allenamento programmato presso un altro camp è purtroppo saltato… non è che mi dispiaccia molto per la verità… la visita al parco è stata interessantissima ed avvincente, oltretutto ho ancora addosso i dolori per l’allenamento del giorno passato ed abbiamo camminato molto oggi … tempo ed impegni permettendo ci proveremo domani.

Il mattino seguente mi vede dormire sino a mezzogiorno (evidentemente ero proprio stanco…) Roberto  era già  uscito ed al suo ritorno mi comunica che mi ha fissato un allenamento per le 15,30 al Sith Pho Lek boxing camp di Pattaya. Abbiamo quindi appena il tempo di uscire  a mangiare qualcosa (fare colazione o pranzare?). Roberto mi spiega che questo camp è gestito da un certo Frank, un olandese che vive da tempo a Pattaya e che ha aperto questo camp dove ha messo degli istruttori thai ad insegnare per lui ai compatrioti che arrivano anche per questo. Mi dice ed avverte che è il camp più occidentale che ci sia in città e di non aspettarmi quindi grandi cose… ma un allenamento anche in quest’altro camp non mi dispiace di certo.

    

Il camp infatti è collocato in un hotel ed utilizza proprio i locali  della palestra riservata ai clienti dell’albergo e naturalmente ai frequentatori del boxing camp. In effetti l’ambiente non è certo quello che ci si aspetta di trovare in Thailandia ed una prima sala per il bodybuilding in tutto e per tutto uguale a quelle in uso da noi, me lo fa comprendere immediatamente. Un’altra sala altrettanto grande, ma senza l’aria condizionata è riservata alla muay thai. Un ring su di un lato e molti specchi alle pareti, moquette per terra e alcuni bambini che giocano a pallone nel mezzo. Ci sono altri avventori occidentali, facciamo due chiacchere con un francese che ci dice venire ogni anno ad allenarsi lì e ci comunica che la palestra è piena di campioni e che i più forti atleti tailandesi sono usciti da li… insomma, io non so se sia vero o no, ma credo sia  proprio un ambiente che rispecchia la nostra accidentalità! Roberto mi presenta al mio allenatore di quel giorno, il quale un po’ svogliatamente e con aria di professionale sufficienza inizia a farmi colpire sui pao. All’incirca l’allenamento è simile a quello fatto al Sityodtong boxing camp e stavolta riesco a fare ben 4 round di pao… mi chiedo se forse stia già migliorando, ma Roberto mi dice che l’intensità richiestami era stata inferiore… peccato, mi piaceva l’idea del miglioramento. Finita la prova al Sith pho lek, andiamo da Cristian che ci ha procurato (a metà prezzo) due biglietti del Pattaya Muy Thai stadium per i match di quella sera.  Non posso certo andare via senza aver visto gli incontri allo stadio. Non è una grande serata, perlopiù ragazzi e bambini, ma sono bravissimi secondo me e sono proprio i bambini che mi lasciano sconvolto! Anch’essi si battono per 5 round con i gomiti ammessi e sono strabiliantemente bravi! Rimango a bocca aperta a guardare tutti gli incontri ed osservo la riverenza che tutti usano verso il grande “guru” mr. Yodthong seduto in prima fila sugli spalti.

   

Nessuno che osi passargli davanti senza fare il saluto rituale tailandese di rispetto… ma presto la bravura di quei mini-atleti mi rapisce di nuovo e mi gusto tutto l’intero spettacolo serale senza battere ciglio.

     

Il pubblico è rumorosissimo ed incita i piccoli guerrieri scommettendo persino su di essi… la cosa mi inquieta un po’ ma come giustamente mi fa comprendere Roberto, ogni cultura ha i propri usi e costumi  e nessuna è giudicabile e raffrontabile con quelle di altre. Con due euro mangiamo pollo arrosto direttamente sugli spalti dello stadio, abilmente preparato all’apposito banchettino situato appena fuori e confezionato in maniera eccellente in appositi contenitori di polistirolo, con il riso “laotiano” a fungere da pane e persino provvisti di pacchettini con le salsine piccanti in diversi gusti ed aromi. I giorni passano in fretta qua… e dato che non è possibile allenarsi al Pedh Rung Rang di Cristian chiedo a Roberto se è possibile un altro giro al Sytiodtong. L’indomani, dopo una mattinata passata sulla spiaggia di Pattaya ed un pranzetto volante sotto l’ombrellone a base di gamberoni e cocco fresco, reperibile presso i tanti ambulanti che si avvicendano presso di noi, Roberto mi porta al Sytiodtong. Questa volta , dicendomi che tanto ormai mi conoscono, mi lascia lì dicendomi che tornerà tra un po’ a riprendermi. Faccio due chiacchere con gli italiani che sono al camp e poi “Tia” mi chiama per i pao. Anche questa volta mi diverto molto, le tecniche e gli schemi cambiano continuamente… solo la doccia gelata, rimane un evento fisso nel menù della casa! Questa volta riesco a farne 4 di round e aspettando il ritorno di Roberto mi metto a lavorare un po’ al sacco.

      

 Subito qualcuno mi si avvicina e mi corregge alcune cose, poi ne arriva un altro (stavolta un farang) e mi chiede se voglio fare un po’ di clinch. Accetto volentieri e inizio a farmi sbatacchiare un po’… fintanto che il ritorno di Roberto non mi toglie da quella spiacevole e imbarazzante situazione. L’indomani è l’ultimo giorno e mi congedo salutando e ringraziando tutti.

Roberto mi dice che è riuscito a convincere Cristian a fare una eccezione per me e l’indomani potrò fare un allenamento “tipo” al suo camp, ma mi avverte che sarà molto stancante, quindi mi dice: stasera a letto presto! Per l’ultimo giorno abbiamo un programmino di tutto relax: l’intera giornata in piscina, dalle 10 del mattino fino alle 17,30… ora in cui inizia l’allenamento da Cristian!

La piscina del residence è infatti dotata di un piccolo bar  ristorante e dalla colazione, al pranzo, alle frequenti bibite che sei costretto a bere per il caldo del periodo, alle sdraio e asciugamani… non devi muovere un dito… o meglio basta un battito di mani per far accorrere il personale addetto e vederti recapitare in un attimo tutto quanto ti possa abbisognare nella permanenza. Non deve essere affatto a buon mercato per i thai… ma dopo una giornata intera trascorsavi   in due, il conto è di circa 5 euro!

     

 Ridendo, comincio a pensare di trasferirmi con la famiglia…  il sorriso mi muore in bocca quando Cristian che era venuto per l’occasione, mi dice che devo andare al camp di corsa… è così che inizia l’allenamento. Sono circa 3-4- chilometri, ma possono bastare come inizio mi dice lui… La corsa mi piace e non mi abbatto. Arrivo al camp e mi accolgono indicandomi una vecchia gomma di camion, dicendomi di saltarci sopra per almeno 20 minuti. Dopo appena 10, sento i polpacci legnosi e mi graziano.

    

Il camp non è bellissimo, anzi è molto spartano ma credo che non manchi niente per la conduzione di un buon allenamento. Forse però un po’ più di luce non guasterebbe… Un round al sacco per i calci in linea bassa di dx ed un round di sx, poi si inizia il lavoro sul ring ai pao con Cristian. Mi dice che di solito se ne fanno di più, ma per le mie condizioni attuali tre possono bastare.

   

Si passa ai focus di pugilato e due round sono più che sufficienti a farmi tirare fuori l’impossibile!

Mi fanno riposare un po’ e poi si passa subito al lavoro del clinch. Questo lo si lavora tutti assieme e cambiando spesso compagno. Mi dicono che l’atleta deve arrivare a lavorarlo per un’ora di seguito cambiando avversario, ma i dieci minuti che riesco a lavorarlo prima di avvertire un senso di stress sul collo, iniziano a farmi comprendere perché Cristian pretende minimo un periodo di allenamento di due settimane. Qua un allenamento discontinuo o casuale… non ha assolutamente senso! Il tempo di lamentarmi un po’ con Roberto, che Cristian mi chiama al sacco per i calci. Qua imparo un ottimo metodo per lavorarli con maggiore enfasi che decido di adottare anche in palestra con i miei ragazzi. L’istruttore tiene il sacco e due atleti lo colpiscono doppiando i calci (due calci doppiati a volta) prima l’uno, poi l’altro… ed il suono che producono stimolano ognuno di essi a colpire più forte dell’altro! Qui vengono lavorati in serie da 50 calci doppiati sx e 50 di dx…

   

Ugualmente per i colpi di ginocchio al sacco (per condizionare movimento e parte del ginocchio) poi si passa ai frontali al sacco pesantissimo per rinforzare il colpo e la caviglia. Infine, lavoro di boxe ad uno speciale attrezzo ottimale per i montanti e ganci. Tutto l’allenamento avviene sotto la supervisione del capo del camp, il padre di Nu che interviene spesso per correggere personalmente ed indicare le metodiche migliori per questo o quell’atleta.

         

Infine un round al sacco di calci e pugni combinati “per sciogliere” mi dicono… Sono esausto, ma mi conforta il fatto che Cristian mi conferma che sono alla fine. Flessioni sulle braccia, addominali e sbarra! OK… non hai fatto molto, ma hai seguito tutte le tappe di un corretto allenamento tipo qui al camp. Ti mancherebbe lo sparring, che qua facciamo molto leggero… ma te lo risparmio perché sei troppo stanco e non vorrei tu prendessi qualche “distorsione” alle caviglie o ginocchia.

Ho passato più di tre ore al camp, ma sono soddisfatto per essere riuscito finalmente a vedere le metodiche di un allenamento vero… in un vero camp tailandese! La mattina dopo saremmo partiti e Roberto prende accordi con Cristian per il taxi che verrà a prenderci fin sotto casa e per lasciare le chiavi dello scooter e le schede dei nostri cellulari al personale di sorveglianza del residence. Sono stanchissimo e l’idea lanciatami da Roberto per un buon massaggio thai… è subito  ben accetta!

Finisce così la mia avventura in Thailandia, è durata poco… ma sono convinto che in una sola settimana, sono riuscito a fare e vedere cose che forse non sarei riuscito venendo da solo per un mese intero e forse anche più! Sono pertanto riconoscente a Roberto che mi ha permesso tutto questo e naturalmente a Cristian, che ci ha sempre guidato dall’alto della sua ben maggiore e provata esperienza in terra siamese. E’ senz’altro un’ esperienza che non posso che consigliare a tutti coloro che sono appassionati di Muay Thai! Ma io sicuramente tornerò molto presto a ripeterla e questa volta forse per un periodo un po’ più lungo spererei!


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