TUTTO GRANDIOSO SALVO GLI ARBITRI
Di: Ennio Falsoni
(Tratto da:
www.fikb.it)
Nella
mia doppia veste di presidente della federazione italiana e mondiale, cerco
sempre, per rispetto del ruolo che ricopro, di stare alla larga dalle
contestazioni che nascono da errati giudizi arbitrali. Sono anni ormai che sto
anche lontano dai quadrati o dai ring di gara e cerco di evitare di restare
impegolato in discussioni su questo o quel giudizio.
Nella WAKO
ho creato dei “chief referees” – capi arbitro – in ogni campo di gara che si
occupano di portare avanti i vari incontri , di scegliere i vari giudici e
arbitri centrali e di occuparsi delle eventuali contestazioni a questo o quel
giudizio che molto spesso ricevono. (Quello che hanno fatto anche Roberto
Fragale e Flavio Brivio – unici “arbitri italiani” nei Mondiali di Belgrado-)
.Nel caso non riuscissero a dirimere i problemi, la protesta viene trattata da
una speciale commissione formata da membri del Direttivo della WAKO che prende
poi le decisioni finali. Insomma, non devono arrivare a me. Ma, udite udite, a
Belgrado sono sbottato anch’io: mi sono alzato dal mio scranno e sono andato ad
incazzarmi coi giudici e arbitri per dei verdetti che mi sono parsi veramente un
insulto al buonsenso e ai regolamenti (che io ho scritto, si badi bene!).
Purtroppo le nostre specialità non sono misurabili né col
cronometro, né col metro e pertanto sono soggette ad errori causati o dalla
scarsa applicazione dei criteri di giudizio, oppure da vere e proprie sviste o
incompetenze - leggi partigianerie- degli addetti ai lavori.
Va detto però che mediamente i 60 arbitri/giudici utilizzati
ai Mondiali, hanno lavorato 8/9 ore al giorno ininterrottamente ,quindi che sono
stati anche condizionati dalla fatica, dal problema inevitabile dalla tenuta
della concentrazione, e in quelle condizioni è chiaro che sbagliare è possibile
visto che non sono macchine.
Tutto ciò per dire che i 2 argenti con Ivan Sciolla di Cuneo
e Mimma Mandolini di Pescara e le 8 medaglie di bronzo con Gaetano Verziere
(Salerno), Barbara Plazzoli (Bergamo), Eleonora Leprini (Roma) , Gianpiero
Marceddu (Firenze) , Manuele Raini (Roma) , Donatella Panu (Sassari), Paola
Cappucci (Prato), Valeria Calabrese (Catania), messi insieme dall’Italia in
questa 16° edizione dei Campionati del Mondo di Light contact, Low-kick e K1
Rules svoltisi nella “Pionir Hall” di Belgrado dal 24 al 30 settembre scorsi
avrebbero potuto essere bottino molto più pingue e di maggior valore per i
nostri colori, anche se l’Italia è sempre tra le prime 10 nazioni al mondo.
E a Belgrado ne sono arrivate 55!
Barbara Plazzoli, che a Belgrado era la campionessa del mondo
uscente, un’atleta esperta che già vedevo sul gradino più alto del mondiale, è
stata data perdente in semifinale contro la kazakistana Valerija Kurluk (che poi
ha puntualmente vinto in finale). Partita lenta nella prima ripresa, che aveva
perduto, Barbara ha recuperato nella seconda e vinto nettamente la terza. Alla
lettura dei cartellini , era data perdente per “split decision” , ossia 2-1 per
la kazaka.
Mimma Mandolini, in finale, contro la polacca Kamila Balanda,
stesso film. Persa la prima ripresa, vinte bene le altre due è stata data
perdente per 2-1.
E la stessa cosa è successa a Gianpiero Marceddu,
campione
d’Europa in carica (Skopje), contro il turco Ridvan Kurt in semifinale di K1; ad
Andrea Primitivi per l’accesso alle semifinali contro il polacco Robert Matyja
nei 79 chili di light contact; a Marco De Paolis nella low-kick (63,5) contro il
kirgistano Mirlan Ibraimov e potrei andare avanti di questo passo.
Insomma, possibile che tutti gli incontri degli italiani, che
si battevano come leoni nel ring o sui quadrati, tenendo testa ai migliori
atleti del mondo, finissero sempre per essere dati perdenti per 2-1?
Sembrava una maledizione, sembrava un disegno premeditato da
qualche mente perversa. Ma purtroppo, anche se non c’era premeditazione di
certo, è tutto vero. E’ andata così, un po’ storta.
Bastava forse un pizzico di sorte in più e l’Italia avrebbe
potuto essere tra le prime cinque nazioni al mondo e non fra le prime dieci!
Chi non si è lamentato invece è stato il piccolo grande uomo
di Cuneo, quel Ivan Sciolla che non finisce di stupirci. Milita in una
categoria, quella dei 51 chili, dove ci sono pochissimi avversari. In Italia non
riesce a combattere se non gareggiando in categorie molto più pesanti della sua
naturale.
Per questo pratica light contact, full contact e da qualche
tempo, e con grande successo, anche low-kick. Sulla carta aveva un torneo
infernale: combatteva al primo turno col russo,Angel Evertov, e conoscendo il
valore dei russi lo davo perdente, almeno sulla carta. Invece Sciolla ha vinto e
con grande autorità e sciorinando tecniche da manuale.
Quindi ha incontrato il bielorusso Maxim Tulai ( e te li
raccomandi i bielorussi!).
Altra grande prestazioni di Ivan che si porta in semifinale
(12 gli atleti in gara in questa categoria). Qui giunto trova il temibile
kirgistano Utkin Hudoyanov che era la testa di serie numero uno del torneo!
Sciolla è inarrestabile, macina anche questo terzo
difficilissimo concorrente e giunge in finale con l’azerbaijano Zaur Mammadov.
Avendo battuto tutti i più forti, mi aspettavo a questo punto
una sonante vittoria. Invece Ivan è arrivato un po’ acciaccato e mentalmente un
po’ meno brillante dei giorni precedenti. Il torneo è lungo e difficile e cali
di tensione sono sempre dietro l’angolo. E’ partito un po’ meno pimpante ma,
soprattutto, era molto più impreciso dei precedenti incontri. Ha finito per
perdere, anche se per 2-1 (anche lui!), ma ha ammesso sportivamente la
sconfitta. Almeno per lui, nulla da recriminare.
E pensare che c’erano quest’anno tutte le premesse per fare
davvero bene.
L’organizzazione offerta dalla federazione serba è stata
superba, ottimale nelle coreografie e pronta a sopperire a qualunque necessità.
Pensate che avevamo cominciato i Mondiali con 2 ring soltanto
per 450 atleti degli sport da ring (oltre 200 nel light) e notoriamente il
torneo dura solo 5 giorni. Si possono fare 80 incontri al giorno solo se si
resta al palasport per 15 ore ininterrottamente. Sicchè si è capito subito che
non sarebbero bastati. Detto fatto.
Dopo il primo giorno, ecco smontato tutte le varie strutture
e rimontati i campi di gara con l’aggiunta di un altro ring supplementare.
Gentilissime, all’aeroporto stuoli di hostess accoglievano le varie delegazioni
e le accompagnavano nei vari alberghi. Puntuali ed efficienti i trasporti.
Sufficientemente accoglienti gli alberghi e nessuno ha protestato per la qualità
del cibo.
Bella e importante il gala serale del sabato sera, con 3000
spettatori, ripreso in diretta dalla televisione nazionale per 3 ore (purtroppo
c’è stata la concomitanza del derby calcistico locale tra la Stella Rossa e il
Partizan di Belgrado che ne ha tenuti lontano parecchi !).
I nostri tecnici, Federico Milani e Silvano Cosentino (che
poi non ha potuto venire all’ultimo momento per motivi professionali) per il
light, Massimo Rizzoli e Riccardo Bergamini per la low-kick,
Claudio Alberton e
Giorgio Iannelli per il K1, si erano davvero impegnati mettendo insieme una
squadra competitiva.
Rispetto poi ad un recente passato, c’era anche un grande
affiatamento tra gli atleti , una tifoseria della squadra tutta che sosteneva i
vari compagni impegnati nella competizione, insomma era piacevole vederli
sgolare dall’alto delle tribune o appoggiati alle transenne a sostegno dei loro
amici .
Peccato solo per alcuni risultati, perché avremmo potuto fare
festa grande.
Inutile comunque piangere sul latte versato, come si dice.
Occorrerà ovviamente da una parte che la federazione internazionale adotti dei
correttivi per superare il cattivo momento arbitrale e dall’altra che i nostri
azzurri e i loro tecnici continuino a lavorare bene e ad allenarsi duramente e
seriamente come hanno dimostrato di aver fatto.
Nulla da rimproverarsi dunque. Hanno tutti dato il massimo.
E questo è quello che conta. Per vincere poi, a volte, non ci
vuole solo la bravura tecnica, ma anche un po’ di…fortuna, che a Belgrado, però,
non c’è stata. Speriamo allora che a Coimbra, per seconda parte dei Mondiali
WAKO 2007 la “dea fortuna” guardi un po’ anche dalla nostra parte.
BOX A LATERE:
ENNIO FALSONI RIELETTO ALLA PRESIDENZA
(Ennio Falsoni con la delegazione cinese per la prima volta a
un Mondiale WAKO)
Il 26 settembre scorso si è tenuta , nella City-Hall di
Belgrado, l’Assemblea Generale dei paesi WAKO che all’unanimità hanno rieletto
alla presidenza Ennio Falsoni. E’ il suo sesto mandato consecutivo. Celebrati
altresì gli ultimi 30 anni di storia della WAKO, esattamente da quando Ennio
Falsoni ne entrò a far parte, con uno speciale filmato scritto e diretto proprio
dallo stesso che è stato particolarmente apprezzato, così come apprezzati sono
stati gli speciali award che lui ha consegnato ai membri del suo Direttivo e a
molti presidenti di federazioni nazionali che si sono particolarmente distinti
nel corso della storia di questa organizzazione.
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