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IN CHIUSURA DELLA RECENSIONE, CI GIUNGONO IN REDAZIONE DIVERSE EMAIL DA PARTE DI ALCUNI D.T.N. CON LORO PROPRIE CONSIDERAZIONI SUI 16° CAMPIONATI MONDIALI WAKO DI BELGRADO. LE INSERIAMO NELLO SPECIALE COME IMPORTANTE CORREDO COMPLEMENTARE DI TUTTO IL NOSTRO SERVIZIO.OPINIONE DI RICCARDO BERGAMINIDi: Riccardo Bergamini (D.T.N. Low Kick)Quello che segue è il bilancio, alla fine di una settimana travagliata, di un mondiale di kickboxing che ci ha visto protagonisti, mai così, prima d'ora. Il consuntivo, sarà però fatto parlando degli atleti, delle emozioni, dei piccoli drammi e non della parte politica, organizzativa e quant'altro non riguardi noi, atleti e tecnici, senza i quali tutto questo non sarebbe possibile. PER UNA VOLTA E' BENE RICORDARLO. Essendo, insieme al M° Massimo Rizzoli, responsabile del settore low kick, mi limiterò all'analisi dei risultati di questa disciplina, rimandando ai tecnici preposti le considerazioni per ciò che riguarda il k1. Bene, ci siamo presentati quest'anno con una nazionale competitiva come non si ricordava da anni. Abbiamo lavorato per due anni, grazie anche all'aiuto dei tecnici di società, sia da un punto di vista tecnico, sia soprattutto dal punto di vista mentale. Inutile negare che di fronte alla strapotenza delle nazioni dominanti (Russia ed ex U.R.S.S. Croazia, Marocco) negli ultimi anni avevamo subito una sorta di sudditanza psicologica, anche a fronte dei nomi e delle medaglie mondiali ed olimpiche (nel pugilato) di questi atleti. Questa volta i nostri atleti sono arrivati con una determinazione ed un orgoglio sportivo da veri campioni, non c'è stato un match, dico uno, dove i nostri non si sono distinti per la voglia di combattere e di vincere.
Alla fine delle competizioni Massimo ed io, li abbiamo riuniti e gli abbiamo esternato il nostro orgoglio, la nostra felicità e la nostra soddisfazione per un gruppo di ragazzi che davvero ha mostrato la faccia migliore della nostra nazione e tutte le qualità, tecniche e caratteriali che talvolta , agli italiani, vengono contestate. Purtroppo però i risultati, per quanto confortanti, sono stati al disotto dei meriti. Marco de Paolis, 63,5kg, dopo aver battuto due fortissimi atleti dell’ est, veniva scippato nei quarti di finale di un verdetto sacrosanto, togliendogli dal collo una medaglia sudata e guadagnata.
Rita De Angelis 52kg, incredibilmente fermata da un giudizio assurdo nei quarti di finale del quale nonostante le mille domande, non siamo riusciti a venire a capo.
Andrea Andrenacci,71kg, che dopo aver eliminato il fortissimo azero, veniva punito da un verdetto pazzesco, che seguiva una condotta arbitrale vergognosa a favore dell'atleta serbo. Le due ore di lacrime e di singhiozzi di questo atleta italiano ancora riecheggiano nelle mie orecchie.
Barbara Plazzoli, la più titolata degli atleti italiani in gara, 60kg, dopo essere arrivata alle semifinali veniva buttata fuori in modo inspiegabile, dall'ateta Kazaca. Abbiamo provato di tutto fino all'occupazione del ring, ma nulla è servito per cambiare il verdetto. Mimma Mandolini, 65kg, campionessa mondiale uscente, dopo aver battuto la bielorussa in semifinale veniva eliminata dall'atleta polacca, nonostante due atterramenti inflitti alla sua avversaria ed una conduzione di gara perennemente all'attacco.
Siamo stanchi di dover recriminare, stanchi di dover dire che i nostri atleti valgono di più di ciò che vincono. Ci hanno detto che gli incontri andavano stravinti per avere il verdetto, e noi li abbiamo stravinti, ma non è bastato neanche questo. Solo chi ha potuto vedere ciò che ora sto raccontando, può capire quanta rabbia, quanto dispiacere, quanta disperazione si cela dietro le mie parole. LE COSE DEVONO CAMBIARE, ne va della credibilità del nostro sport. Non si può chiedere, chiedere, chiedere e non restituire almeno qualcosa. Mi ero riproposto di essere breve e così sarà, ma voglio citare tutti gli atleti che ci hanno regalato delle emozioni incredibili e ci hanno fatto sentire ....RUSSI.......noi!
Un ringraziamento speciale a Roberto Fragale, chief referee, che ha fatto tutto ciò che era nelle sue possibilità per cercare di rendere onesti i verdetti, che ci è stato vicino oltre le sue responsabilità e che secondo me, dopo questa esperienza ha perso 5 anni di vita!
Il mio non voleva essere un resoconto dettagliato del torneo, che altri faranno sicuramente meglio di me, ma un atto di stima, di affetto e di giustizia, verso i nostri fortissimi atleti. |