QUEST’ANNO NON AVEVAMO ANCORA RICEVUTO NIENTE DAI NOSTRI
BLACK & WHITE E NONOSTANTE ALCUNI LETTORI NE LAMENTASSERO LA LATITANZA ED
ALCUNI ALTRI CREDEVANO FORSE, AVESSERO ESAURITO LA VENA ISPIRATRICE PER LE LORO
PERIGLIOSE DISSERZIONI, DI OLTREMODO DIFFICILE COMPRENSIONE AI PIU’… ECCOLI
INVECE DI NUOVO CON UN'ALTRA DISCUSSIONE RIGUARDO LA VITA E LE SCELTE CHE
OBBLIGATORIAMENTE SIAMO PORTATI A PENSARE DI DOVER CONTINUAMENTE FARE. PRENDONO
SPUNTO PER IL LORO DIALOGO DA UN POST APPARSO SUL NOSTRO FORUM E NE ANALIZZANO
IL CONTENUTO APPARENTEMENTE SEMPLICE, MA CHE CI DIMOSTRANO ESSERE INVECE
COMPLICATO E CARICO DI DIFFICILI CONDIZIONAMENTI CHE NOSTRO MALGRADO FORSE
ABBIAMO. MA ORMAI DOVREMMO AVER IMPARATO CHE CON LORO, DISCUTERE DEL SEMPLICE…
E’ SEMPRE COMPLICATO!
HO TROVATO UN
POST ANTICO
(…o forse lui ha trovato me…)
White: Ho trovato un post antico, o forse lui ha
trovato me?
Black: Ma…! Dipende forse, da chi era che cercava…
White: Ahahah sarebbe come dire… non è colpa mia ma
del post…
Black: Forse i post ne potrebbero avere colpa in relazione
all’intenzione di chi li aveva scritti… o in relazione a quella di chi li ha
letti.
White: Sembrerebbe quindi, che possa essere stata
intenzione di chi l’ha scritto che io poi rispondessi, o forse che io volessi
rispondere… per cui è stato scritto. Non siamo forse noi e solo noi a decidere
se dare seguito o meno a quest’incontro?
Black: Certo… ma l’importante è che non sia uno scontro…!
White: E allora perché mai dovrebbe essere stato il
post a trovare me? O io a trovare lui?
Black: Il fatto è… che vi siete trovati…!
White: Esatto, ci siamo trovati. Anche se da tempo lo
avevo letto, solo adesso sembra ci siamo trovati. Forse ognuno capita proprio
dove vuole capitare e agisce per come sente di voler agire… nel momento che
ritiene… cmq giusto
Black: Come a dire che ognuno di noi è libero di scegliere
e fare ciò che vuole?
White: Forse che no? Se poi il suo agire è
condizionato, confuso o naturale e spontaneo… lo si vedrà per come vivrà ciò che
gli accade, per come reagirà o agirà conseguentemente.
Black: Quindi ognuno fa solo ciò che pensa di dover fare
per vivere meglio i problemi?
White:
Dando per presupposto che questi ci siano, potrebbe essere anche così. Ma i
problemi sono forse la manifestazione di conflitti interiori, non certo
esteriori.
Black: Quelli esteriori sono maggiormente visibili?
White: Forse quando non vogliamo vedere quelli
interiori allora i problemi esteriori diventano maggiormente visibili. Ma può
mai l’esterno contaminare l’interno?
Black: Io credo spesso di si, purtroppo…!
White: Dipende da cosa anche qui si intende. Un
problema esteriore non è forse l’interpretazione che ognuno dà di una certa
situazione? Per cui potrebbe essere che l’interno possa contaminare l’esterno,
proprio in relazione a ciò che vorremmo che fosse… D’altra parte dovremmo anche
chiederci come si è arrivati a tale interpretazione. Forse proprio in relazione
a quello che ci hanno detto gli altri e quindi l’esterno, ma se ciò è accaduto è
forse anche perchè ci conveniva che ciò accadesse e dopo non abbiamo fatto altro
che continuare a pensare che fosse quello che doveva essere. Per cui anche se
siamo il risultato del condizionamento sociale, credo anche che sia quello che
pensiamo ci conviene che sia, vedendo quindi la situazione per come crediamo
sia, quindi contaminando la situazione con ciò che in quel momento siamo…
Black: Sono d’accordo anche su questo punto… e non solo
per farti contento.
White: Questo che dici è qualcosa che va al di là dei
complimenti ma non tutti ne possono cogliere la profondità. E questo credo sia
quanto ognuno dovrebbe poter essere per amico…
Ad ogni modo credo che come cappello non sia male, anzi… a me piace! Ahahah
Black: Come cappello potrebbe andare, se poi a te piace…
va ancora meglio!
White:
Ma vediamo adesso cosa è che ho trovato e per cui ci siamo incontrati:
Devi: Tempo fa un amico
mi disse che, secondo il suo punto di vista, la vita poteva essere
paragonata ad un anello.
White: Credo invece che la vita non possa essere
definita, non possa essere classificata.
Black: Assolutamente… no!
White: Per cui definendola ne daremmo una
classificazione e classificandola la limiteremo proprio perché dovrà essere
contenuta in quella classificazione. Limitandola essa si muoverebbe solo e
soltanto entro quei limiti.
Black: Se per classificazione intendiamo assiomaticamente
limitare in maniera precisa… credo di si.
White: Credo che per sua natura, ogni definizione
limiti il contenuto entro i limiti della definizione stessa. Ma può essere
limitato qualcosa che non ha limiti? Può la vita avere limiti?
Black: Conosco chi dice che starebbe a noi, stabilire e
dargli i limiti…
White: … forse per giustificare ciò che fanno e
vivono, altrimenti perché imporsi dei limiti? Se quindi non avesse limiti non
sarebbe possibile dargli alcun nome, perché il nome non può contenere
l’incontenibile, ma forse attraverso le immagini e le metafore potremmo cercare
di avvicinarci a quella che credo sia la sensazione di ciò che forse potrebbe
essere… l’intuito
fuggente?.
Black: Forse si… ma non sarebbe più semplice imparare
forse a comprendere che il termine Vita è illimitato di significati?
White:
E proprio per questo penso anch'io che la vita non avrebbe limiti, come credo
non li abbia.
Devi: L’origine della
Vita e la sua fine sono su un punto qualunque dell’anello e coincidono;
coincidono nella struttura del cerchio stesso, perché per tracciare il
cerchio occorre necessariamente tornare esattamente dal punto in cui si è
partiti; ma coincidono anche nella struttura metafisica, perché i due punti
rappresentano entrambi una “non-scelta”.
White: Se da quel punto, sino a quel punto si torna...
allora forse non si è mai partiti e non partendo non si è mai arrivati, ma forse
siamo sempre stati dove siamo… nella vita! Ahahah
Black: Ti vedo di buon umore… ma se siamo partiti, forse
il punto non è proprio lo stesso… forse potremmo trovarci li… ma su di un altro
piano…quello temporale per esempio.
White: Se la vita è quella presente, nel presente non
esiste il tempo, per cui forse potrebbe essere che nel presente partenza a
arrivo coincidano? Possiamo partire pur stando fermi, così come possiamo stare
fermi pur partendo. Possiamo
cambiare le
situazioni della vita, ma se gli schemi con cui viviamo sono i soliti, non
avremo cambiato niente. Così potremmo vivere sempre la solita situazione, ma
cambiando i nostri schemi questa risulterà sempre nuova… sempre qualcosa da
scoprire, non la situazione, ma noi stessi.
Devi: La Vita comincia
con una non-scelta (nessuno di noi, infatti, può dire di aver scelto di
vivere in questo mondo…) e finisce con la non-scelta della morte (anche il
suicidio – per alcuni la suprema affermazione dell’Ego – è solo un
anticipare l’ineluttabile…).
White: Se quindi l’inizio e la fine sembrano essere
una non-scelta perché dover scegliere?
Black: A bhè.. allora non partiamo… o non fermiamoci…
oppure non dovremmo voler fare il punto? Tanto ci troveremmo esattamente dove
vorremmo mostrare di credere di trovarci… no?
White: Intendendo il partire con il divenire… divenire
qualcosa rispetto a quello che siamo. E sappiamo cosa siamo? E non sapendo cosa
siamo come possiamo divenire? Così come potremmo fare il punto se non sappiamo
da dove siamo partiti?
Black:
Certo…! Ma perché dovrebbe poi essere proprio così importante dover fare il
punto?
Devi: Nel mezzo, nella
circonferenza del cerchio, la Vita si snoda in un’infinità di scelte…
White: Apparentemente forse è la direzione che ognuno
vorrebbe poter prendere…
Black: Io non sono d’accordo sulla infinità di scelte nel
mezzo dell’anello.. perché sarebbe sempre un’area limitata… piuttosto le
collocherei fuori dall’anello… li si che sarebbero forse infinite… dico forse..
perché sarebbero infinite si… ma certamente, meno quelle dell’interno del
cerchio e più è grande il cerchio, meno infinite sono le scelte!
White: Quante rette passano per un punto?... infinite
mi sembra. Se quindi le rette fossero le scelte queste potrebbero essere
infinite, ma finite in termini di lunghezza, determinata dalla circonferenza del
cerchio, ma se questa circonferenza fosse infinita… anche le rette passanti per
quel punto avrebbero lunghezza infinita, ma può esistere un cerchio di raggio
infinito?
Black: Certo… sarebbe un cerchio senza la circonferenza…
il nulla.. o il tutto… allora queste due cose apparentemente opposte… potrebbero
essere la stessa cosa?
Devi: L’uomo, se posto al
centro dell’anello, rimane distante, distaccato dalla propria vita.
White: Crede forse di poterne diventare il centro su
cui ruota la vita, e quindi che la vita sia quanto l’uomo crede di dover
meritare.
Black: Oppure cerca di stare al centro per potersi
illudere di essere uno dei nuclei deputati al controllo della propria vita?
White:
E forse controllare che la vita sia quanto egli crede di dover meritare
Devi: Se si pone sulla
circonferenza, è travolto dal fluire della Vita e dalla miriade di scelte…
White: Travolto perché forse non vorrebbe che la vita
sia come essa è ma per come egli crede dovrebbe invece essere.
Black: Già.. e forse crede di essere in bilico… tra
l’esterno e l’interno… non deve andare ne nell’uno e ne nell’altro.. piuttosto
faticoso, credo!
White: Per questo forse si sente travolto, e non si
lascia invece trasportare dal fluire della vita, e proprio per questo resistere
alla vita diventa.. faticoso, diventa sacrificio…
Devi: Questo è un punto di
vista filosofico e teoretico…un tentativo di rappresentazione di ciò che forse
non è rappresentabile in sé, ma solo intuibile…
White: Certo… solo un tentativo per spiegare la vita.
Black: Una spiegazione semplice… o troppo complicata?
White: Forse siamo noi a complicare una semplice
spiegazione per poterla comprendere semplicemente per quella che forse sembra.
Mi domando però se il tentativo di spiegare la vita non nasconda invece il voler
poi scegliere quello che pensiamo sia meglio, in relazione a ciò che crediamo di
aver compreso essere la vita. Altrimenti perché voler spiegare cosa sia la vita?
Black: Potrebbe anche essere così… ma forse ci hanno
insegnato che dobbiamo riuscire a spiegarci tutto, per essere sereni … e forse
è nel vano tentativo di raggiungere la serenità che ci cominciamo ad incupire
per non saperci spiegare proprio tutto?
White: Proprio per questo spesso mi sento dire da
taluni che devono prima capire per poi agire, scegliendo sulla base di quello
che credono di aver capito. Ma cosa capiscono? E soprattutto con cosa capiscono?
Forse con ciò che conoscono, vero? E quindi capiscono solo quello che conoscono.
E quello che conoscono non è il passato? altrimenti non lo conoscerebbero, ma lo
scoprirebbero, vero? E allora come è possibile capire con il conosciuto… con il
vecchio? Ma attenzione, stiamo parlando di livelli di comprensione diversa dal
ricordare… “dove ho infilato il documento su cui stavo lavorando”….
Devi: E’ un punto di vista
che mi ha affascinato, ma, al tempo stesso, lasciato un senso lato di
disaccordo, di critica, una serie di puntini di sospensione….
White:
Credo che questo sia il modo corretto per poter vedere... dentro. Attraverso
l’esterno possiamo vedere l’interno, quindi conoscere noi stessi, ma non
possiamo conoscere l’esterno attraverso l’interno se non conosciamo chi guarda
l’esterno.. vero? Ma allora cosa mai potremmo vedere? Forse solo ciò che siamo…
Black: Quindi... noi siamo l’interno o siamo l’esterno?
Siamo forse la somma di tutti e due? Il prodotto? O il risultato, la differenza
di ciò che resta dalla sottrazione… ?
White: Forse la matematica è il risultato della
separazione, quando invece, forse potrebbe non esistere, a questo livello,
alcuna separazione, per cui forse non siamo diversi da tutto ciò che siamo e
viviamo
Devi: La Vita è davvero un
susseguirsi di scelte?
White: Forse la vita no, ma l’uomo probabilmente si…
Black: Quindi la vita e l’uomo sono cose distaccate… ma se
forse l’uomo può distaccarsi dalla vita.. può la vita distaccarsi dall’uomo?
White: Credo un punto importante sia proprio questo,
l’uomo che si distacca dalla vita, volendo che questa sia come egli crede debba
essere
Devi: La contrapposizione
scelta/non scelta è immune dal giudizio positivo/negativo?
White: Forse dipende da come ognuno vive e per come
questa crede debba essere. Scegliamo ciò che crediamo sia migliore per noi,
vero? La non scelta è forse comunemente intesa come un non prendersi le proprie
responsabilità, è così? E se invece prendersi le proprie responsabilità fosse
proprio non scegliere? Solo se lo si comprende allora non ci sarà scelta…
altrimenti ci vedremo costretti a dover ogni volta scegliere… Ma che fatica… ma
senza, non potremmo dire che sia vita… ahahah
Black: Credi anche tu che la vita sia faticosa? In questo
senso.. ce la saremmo scelta noi cosi? Sarebbe stata frutto di una scelta o una
non scelta?… o la scelta di non scegliere?
White: Scegliere di non scegliere è forse come darsela
ad intendere…
La non scelta accade quando non ponderiamo secondo quello che sono le nostre
convinzioni, i nostri ideali, la nostra fede, allora forse liberi dal conosciuto
non ci sarà alcuna scelta, perché non esisteranno termini di paragone per cui
scegliere.
Devi: Forse si tratta di
una dicotomia paragonabile all’essere – non essere, ma allora viene da pensare
che i c.d. momenti di non-scelta (nascita e morte) possano in realtà esprimere
una costante della Vita stessa.
White:
Quindi potrebbe sembrare che la vita stessa non è scelta, ma… semplicemente
quello che è?
Black: Forse si.. ma non è semplice arrivarci…
Devi: Quelle che vengono
definite scelte, forse sono anch’esse delle non-scelte, nella misura in cui
agiamo in modo spontaneo, naturale.
White: Può l’agire spontaneo e naturale essere oggetto
di scelta? Credo che se quell’agire fosse spontaneo e naturale potrebbe solo e
soltanto… essere giusto, proprio perché non si contrappone a nessun altro agire
se non solo quello. E non contrapponendosi non ci sarà conflitto alcuno, per cui
quell’agire sarà il naturale fluire della vita… per come essa è.. e cos altro?
Black: Sono d’accordo per quanto concerne il naturale… ma
non troppo per quanto riguarda quello che comunemente definiamo come spontaneo…
perché questo potrebbe non essere naturale, ma solo istintivo e quindi frutto
del vissuto.
White: Se quella spontaneità non fosse anche naturale
allora sarebbe solo la conseguenza di condizionamenti introiettati e non ancora
visibili, per cui non potrebbe essere naturale. E non essendo naturale, allora
sarebbe frutto di scelte e le scelte come ho detto sono sempre conflittuali.
Devi: La scelta presuppone
un intervento razionale, uno sforzo forse morale, forse etico, magari talvolta
necessario, ma in un ‘ottica, semmai, di maggiore comprensione di noi stessi,
dei nostri limiti, delle nostre paure….
White:
Si credo anch’io che la scelta sia solo razionale, proprio perché essa
presuppone la comparazione, altrimenti non ci sarebbe scelta… Se comprendessimo
noi stessi e quindi quelle che sono i nostri intimi timori e paure, forse, non
esisterebbero i limiti, proprio perché li avremmo compresi, e comprendendoli, i
limiti stessi si dissolverebbero nella comprensione stessa di ciò che è.
Resteranno limiti quando continueremo a volere che sia come crediamo debba
essere, ma in questo caso allora non avremmo compreso… una mazza, come forse chi
sta scrivendo… ahahah
Black: Se ci dobbiamo sforzare di scegliere… sicuramente
non è spontaneo… e più che meno… naturale! Ma.. le scelte devono sempre e per
forza far perdere qualcosa… come mi sembra di leggere tra le righe? Non sarebbe
forse possibile, scegliere senza pensare di dover perdere niente?
White: Credo che per definizione, la scelta sia
ponderare, paragonare e quindi rinunciare e la rinuncia è perdita di qualcosa.
Se non pensassimo di perdere qualcosa non sceglieremo, ma semplicemente agiremo
per quello che è… giusto fare, in quella situazione.
Devi: Quando visualizziamo
l’avversario in un combattimento (Tao Lu) non è forse esso un’immagine, un
pensiero, un….fantasma?
White: Tutto ciò che è contenuto nel pensiero forse lo
è… ma basta saperlo per poi utilizzarlo per quello che è… e non per quello che
crediamo sia la realtà, solo perchè lo pensiamo… Può essere il pensiero reale?
Basta non prendersi troppo sul serio e forse allora potrebbe essere anche ciò
che pensiamo, ma non solo…
Black: Certo che lo è… ed esiste anche quindi… ma dovremmo
essere consapevoli che è quello che è… un’immagine, un pensiero… un fantasma…
una visione.
Devi: Combattiamo ogni
giorno contro i nostri demoni interiori e più combattiamo più ci sentiamo
sconfitti perché ogni combattimento ha un vincitore ed un vinto….l’arte della
spada è oltre il combattimento…
White: Intendendo il combattimento come scontro,
certamente ci dovrà essere un vincitore e un perdente, ma come forse intuisci il
combattimento, l’arte della spada è oltre lo scontro… Quell’oltre il
combattimento, non è forse il cedere?
Non è forse essere come l’acqua, che si adatta sempre al recipiente che la
contiene? pur rimanendo sempre acqua? E il cedere è scelta? O forse è muoversi
per come è naturale che sia, per cui.. non-scelta?
Black:
Ma perché mi sembra che ci vogliamo convincere che quelli che combattiamo siano
i demoni? Non potrebbero essere gli angeli.. o qualsiasi altra cosa.. ma perché
li classifichiamo come demoni? Se ci sentiamo sconfitti noi… forse è perché
vorremmo sconfiggere qualcun altro? Forse sarebbe meglio impegnarci solo per
fare in modo di non essere gli sconfitti, non essere i vincitori… e così pur non
vedendo la sconfitta dell’altro o la vittoria nostra.. credo non ci sentiremmo
forse sconfitti… non ne avremmo motivo!
Devi: Il grande paradosso
della Vita forse sta nel fatto che finché viviamo la dualità vita morte,
cercando di sconfiggere la morte, non riusciremo mai a deporre la spada.
White: La
spada è il
simbolo del guerriero e senza di essa forse non esisterebbe il guerriero (sono
un romantico di antiche storie). Cercando di capire cosa sia la morte, in realtà
vorremmo che non accadesse ciò che è... naturale e quindi non possiamo che
scontrarci con l’inevitabile divenire, mentre vorremmo forse divenire tutt’altro.
Ciò che vorremmo è forse ciò che crediamo di dover meritare sulla base di
condizionamenti, del pensiero, della memoria, del conosciuto. Ma oltre questo,
oltre la spada e c’è forse la Vita, proprio perché andando oltre, non si teme la
morte in se stessa, non si teme di perdere ciò che è il conosciuto e che
crediamo di avere, per cui comprendendo di essere niente, di essere vuoti,
possiamo essere riempiti di tutto… l’incommensurabile. Come potremmo
combattere
se siamo limitati nei movimenti? Allo stesso modo come potremmo vivere se siamo
limitati nel pensare? Se siamo condizionati? Ecco che la libertà di movimento
non può essere diversa dalla libertà di vivere. E l’amore può esistere senza
libertà? Ma allora quando il guerriero combatte… sta in realtà forse.. amando?
Ecco perché un guerriero non può mai uccidere, è chi si contrappone al guerriero
che si suicida, e può il guerriero impedirglielo se vuole suicidarsi? E’
possibile far comprendere qualcosa a chi non vuol comprendere? È possibile
svelare la verità o questa deve essere ogni scoperta? E come può essere scoperta
se non conoscendo il guerriero? Ma allora chi conosce il guerriero conosce anche
la verità? No, perché altrimenti si vorrebbe conoscere il guerriero per
conoscere la verità, e questa non può essere voluta, ma solo scoperta. E allora
come? Forse…. Morendo al conosciuto.
Bello vero? Se fosse solo bello, allora non avremmo capito
niente, però a me piace… allora non ho capito niente? E’ possibile dal momento
che non l’ho scritto io, ma l’energia che ho sentito trovandomi di fronte a
questo post… non è colpa mia se ho scritto questo… credetemi… ahahah
Black: Credo che il paradosso sia nel credere nella
dualità vita-morte come se fossero i due opposti.. ma forse la morte è l’opposto
della nascita.. ed entrambe sono contenute nell’infinita vita.. così non
tornerebbe meglio? E la spada… forse rappresenta la vita? Morendo al conosciuto
piace anche a me… non so se intendiamo la stessa cosa.. ma piace!
White: Perché mai dovremmo essere sempre in accordo?
Anche pensando diversamente, comunque arriveremo sempre dove dobbiamo arrivare…
Devi: Forse, compenetrando
e accettando Vita e Morte come compagne giornaliere, vivremo la Vita non in
termini di scelta, ma di Consapevolezza.
White:
Ma come poter comprendere se continuiamo a temere… noi stessi? Temiamo forse
perché conosciamo, se non conoscessimo cosa mai potremmo temere?
Black: Forse crediamo che la consapevolezza ci dia
fastidio…
Devi: Forse, allora, ogni
giorno si può scegliere se vivere o morire, se essere o non essere…oltre tale
scelta c’è la consapevolezza che vivere è anche morire.
White: E quindi forse, vita e morte potrebbero mai
essere diversi se per poter vivere forse dovremmo... morire? Ma morire a cosa?
Al timore di poter perdere quello che crediamo di dover possedere. Non
possedendo non possiamo perdere niente, ma se posseggo devo pensare che potrei
anche perdere e quindi fare di tutto per non perdere ciò che credo di avere.
Ecco quindi che liberi dal conosciuto, potremmo forse vivere la vita per come
questa è, e non per quella che vorremmo fosse.
Black: Se vivere è anche morire… abbiamo iniziato a farlo
sin dalla nascita… se è il suo contrario abbiamo smesso con la nascita e
ricominceremo con la morte.. e la vita… la vita allora sarebbe solo il suo
riavvicinarsi… andare verso… il cammino! Forse allora comprendiamo anche che
l’importante non è tanto arrivare.. non è tanto sapere dove siamo… non è tanto
sapere dove andiamo… quanto invece il viaggio in se stesso e le esperienze che
facciamo.
Devi: Quando c’è una tale
armonia, forse, non si sceglie: semplicemente si fa ciò che deve essere fatto.
White: Il non agire, per cui non interferendo nel
fluire della vita, si vive in
armonia con la
vita stessa, proprio perché forse si è compreso che non siamo diversi dalla
vita, in quanto forse noi siamo la Vita. Interessante, forse potrebbe anche
essere così…
Questi concetti non credo siano estranei ad un guerriero. Ma non perché li abbia
compresi, ma perché, credo, egli sa dell’esistenza del conflitto. E sapendone
l’esistenza si adopererà per la comprensione del conflitto, al contrario di
molti che si lamentano soltanto, il guerriero agisce nella sua vita per la
comprensione del conflitto e quindi per aprirsi alla vita. L’utilità è
il vuoto della
tazza…
Ecco perché molti non capiranno, ma forse solo i guerrieri potranno comprendere
ciò che è oltre il combattimento, oltre le parole…
Black:
Può darsi… ma come essere sicuri di aver fatto oppure no… proprio quello che
doveva esser fatto… se non lo si fa? Per essere più sicuri… dovremmo fare quello
che pensiamo dovrebbe essere fatto? Se tutto va bene… non siamo affatto sicuri
che sarebbe andato altrettanto bene o meglio… se avessimo fatto come pensavamo
che non dovesse essere fatto e rimaniamo nel dubbio.. se al contrario avessimo
fatto come non pensavamo che dovevamo fare… se ci troviamo male.. siamo proprio
sicuri che avevamo ragione…quella cosa non doveva essere fatta… ma non siamo
sicuri che non facendolo saremmo stati felici… come vedi la vita ce la possiamo
raccontare come meglio vogliamo credere che sia…
Come è per ognuno di noi… appunto!
White: Meglio o peggio… sempre di paragoni si parla,
perché forse volevamo o non volevamo che andasse in un certo modo… e quindi
meglio o peggio è solo frutto del pensiero e quindi del condizionamento…
Ma forse anche questo è un modo per darsela ad intendere come dici… ahahah
Devi: Un saluto a tutti.
Devi
White: Grazie dell’opportunità.
Black: Grazie a chi ci ha letto…
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