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QUEST’ANNO NON AVEVAMO ANCORA RICEVUTO NIENTE DAI NOSTRI BLACK & WHITE E NONOSTANTE ALCUNI LETTORI NE LAMENTASSERO LA LATITANZA ED ALCUNI ALTRI CREDEVANO FORSE, AVESSERO ESAURITO LA VENA ISPIRATRICE PER LE LORO PERIGLIOSE DISSERZIONI, DI OLTREMODO DIFFICILE COMPRENSIONE AI PIU’… ECCOLI INVECE DI NUOVO CON UN'ALTRA DISCUSSIONE RIGUARDO LA VITA E LE SCELTE CHE OBBLIGATORIAMENTE SIAMO PORTATI A PENSARE DI DOVER CONTINUAMENTE FARE. PRENDONO SPUNTO PER IL LORO DIALOGO DA UN POST APPARSO SUL NOSTRO FORUM E NE ANALIZZANO IL CONTENUTO APPARENTEMENTE SEMPLICE, MA CHE CI DIMOSTRANO ESSERE INVECE COMPLICATO E CARICO DI DIFFICILI CONDIZIONAMENTI CHE NOSTRO MALGRADO FORSE ABBIAMO. MA ORMAI DOVREMMO AVER IMPARATO CHE CON LORO, DISCUTERE DEL SEMPLICE… E’ SEMPRE COMPLICATO!

HO TROVATO UN POST ANTICO

(…o forse lui ha trovato me…)

Testo a due mani di: Black & White

White: Ho trovato un post antico, o forse lui ha trovato me?

Black: Ma…! Dipende forse,  da chi era che cercava…

White: Ahahah sarebbe come dire… non è colpa mia ma del post…

Black: Forse i post ne potrebbero avere colpa in relazione all’intenzione di chi li aveva scritti… o in relazione a quella di chi li ha letti.

White: Sembrerebbe quindi, che possa essere stata intenzione di chi l’ha scritto che io poi rispondessi, o forse che io volessi rispondere… per cui è stato scritto. Non siamo forse noi e solo noi a decidere se dare seguito o meno a quest’incontro?

Black: Certo… ma l’importante è che non sia uno scontro…!

White: E allora perché mai dovrebbe essere stato il post a trovare me? O io a trovare lui?

Black: Il fatto è… che vi siete trovati…!

White: Esatto, ci siamo trovati. Anche se da tempo lo avevo letto, solo adesso sembra ci siamo trovati. Forse ognuno capita proprio dove vuole capitare e agisce per come sente di voler agire… nel momento che ritiene… cmq giusto

Black: Come a dire che ognuno di noi è libero di scegliere e fare ciò che vuole?

White: Forse che no? Se poi il suo agire è condizionato, confuso o naturale e spontaneo… lo si vedrà per come vivrà ciò che gli accade, per come reagirà o agirà conseguentemente.

Black: Quindi ognuno fa solo ciò che pensa di dover fare per vivere meglio i problemi?

White: Dando per presupposto che questi ci siano, potrebbe essere anche così. Ma i problemi sono forse la manifestazione di conflitti interiori, non certo esteriori.

Black: Quelli esteriori sono maggiormente visibili?

White: Forse quando non vogliamo vedere quelli interiori allora i problemi esteriori diventano maggiormente visibili. Ma può mai l’esterno contaminare l’interno?

Black: Io credo spesso di si, purtroppo…!

White: Dipende da cosa anche qui si intende. Un problema esteriore non è forse l’interpretazione che ognuno dà di una certa situazione? Per cui potrebbe essere che l’interno possa contaminare l’esterno, proprio in relazione a ciò che vorremmo che fosse… D’altra parte dovremmo anche chiederci come si è arrivati a tale interpretazione. Forse proprio in relazione a quello che ci hanno detto gli altri e quindi l’esterno, ma se ciò è accaduto è forse anche perchè ci conveniva che ciò accadesse e dopo non abbiamo fatto altro che continuare a pensare che fosse quello che doveva essere. Per cui anche se siamo il risultato del condizionamento sociale, credo anche che sia quello che pensiamo ci conviene che sia, vedendo quindi la situazione per come crediamo sia, quindi contaminando la situazione con ciò che in quel momento siamo…

Black: Sono d’accordo anche su questo punto… e non solo per farti contento.

White: Questo  che dici è qualcosa che va al di là dei complimenti ma non tutti ne possono cogliere la profondità. E questo credo sia quanto ognuno dovrebbe poter essere per amico…
Ad ogni modo credo che come cappello non sia male, anzi… a me piace! Ahahah

Black: Come cappello potrebbe andare, se poi a te piace… va ancora meglio!

White: Ma vediamo adesso cosa è che ho trovato e per cui ci siamo incontrati:

Devi: Tempo fa un amico mi disse che, secondo il suo punto di vista, la vita poteva essere paragonata ad un anello.

White: Credo invece che la vita non possa essere definita, non possa essere classificata.

Black: Assolutamente… no!

White: Per cui definendola ne daremmo una classificazione e classificandola la limiteremo proprio perché dovrà essere contenuta in quella classificazione. Limitandola essa si muoverebbe solo e soltanto entro quei limiti.

Black: Se per classificazione intendiamo assiomaticamente limitare in maniera precisa… credo di si.

White: Credo che per sua natura, ogni definizione limiti il contenuto entro i limiti della definizione stessa. Ma può essere limitato qualcosa che non ha limiti? Può la vita avere limiti?

Black: Conosco chi dice che starebbe a noi, stabilire e dargli i limiti…

White: … forse per giustificare ciò che fanno e vivono, altrimenti perché imporsi dei limiti? Se quindi non avesse limiti non sarebbe possibile dargli alcun nome, perché il nome non può contenere l’incontenibile, ma forse attraverso le immagini e le metafore potremmo cercare di avvicinarci a quella che credo sia la sensazione di ciò che forse potrebbe essere… l’intuito fuggente?.

Black: Forse si… ma non sarebbe più semplice imparare forse a comprendere che il termine Vita è illimitato di significati?

White: E proprio per questo penso anch'io che la vita non avrebbe limiti, come credo non li abbia.

Devi: L’origine della Vita e la sua fine sono su un punto qualunque dell’anello e coincidono; coincidono nella struttura del cerchio stesso, perché per tracciare il cerchio occorre necessariamente tornare esattamente dal punto in cui si è partiti; ma coincidono anche nella struttura metafisica, perché i due punti rappresentano entrambi una “non-scelta”.

White: Se da quel punto, sino a quel punto si torna... allora forse non si è mai partiti e non partendo non si è mai arrivati, ma forse siamo sempre stati dove siamo… nella vita! Ahahah

Black: Ti vedo di buon umore… ma se siamo partiti, forse il punto non è proprio lo stesso… forse potremmo trovarci li… ma su di un altro piano…quello  temporale per esempio.

White: Se la vita è quella presente, nel presente non esiste il tempo, per cui forse potrebbe essere che nel presente partenza a arrivo coincidano? Possiamo partire pur stando fermi, così come possiamo stare fermi pur partendo. Possiamo cambiare le situazioni della vita, ma se gli schemi con cui viviamo sono i soliti, non avremo cambiato niente. Così potremmo vivere sempre la solita situazione, ma cambiando i nostri schemi questa risulterà sempre nuova… sempre qualcosa da scoprire, non la situazione, ma noi stessi.

Devi: La Vita comincia con una non-scelta (nessuno di noi, infatti, può dire di aver scelto di vivere in questo mondo…) e finisce con la non-scelta della morte (anche il suicidio – per alcuni la suprema affermazione dell’Ego – è solo un anticipare l’ineluttabile…).

White: Se quindi l’inizio e la fine sembrano essere una non-scelta perché dover scegliere?

Black: A bhè.. allora non partiamo… o non fermiamoci… oppure non dovremmo voler fare il punto? Tanto ci troveremmo esattamente dove vorremmo mostrare di credere di trovarci… no?

White: Intendendo il partire con il divenire… divenire qualcosa rispetto a quello che siamo. E sappiamo cosa siamo? E non sapendo cosa siamo come possiamo divenire? Così come potremmo fare il punto se non sappiamo da dove siamo partiti?

Black: Certo…! Ma perché dovrebbe poi essere proprio così importante dover fare il punto?

Devi: Nel mezzo, nella circonferenza del cerchio, la Vita si snoda in un’infinità di scelte…

White: Apparentemente forse è la direzione che ognuno vorrebbe poter prendere…

Black: Io non sono d’accordo sulla infinità di scelte nel mezzo dell’anello.. perché sarebbe sempre un’area limitata… piuttosto le collocherei fuori dall’anello… li si che sarebbero forse infinite… dico forse.. perché sarebbero infinite si… ma certamente, meno quelle dell’interno del cerchio e più è grande il cerchio, meno infinite sono le scelte!

White: Quante rette passano per un punto?... infinite mi sembra. Se quindi le rette fossero le scelte queste potrebbero essere infinite, ma finite in termini di lunghezza, determinata dalla circonferenza del cerchio, ma se questa circonferenza fosse infinita… anche le rette passanti per quel punto avrebbero lunghezza infinita, ma può esistere un cerchio di raggio infinito?

Black: Certo… sarebbe un cerchio senza la circonferenza… il nulla.. o il tutto… allora queste due cose apparentemente opposte… potrebbero essere la stessa cosa?

Devi: L’uomo, se posto al centro dell’anello, rimane distante, distaccato dalla propria vita.

White: Crede forse di poterne diventare il centro su cui ruota la vita, e quindi che la vita sia quanto l’uomo crede di dover meritare.

Black: Oppure cerca di stare al centro per potersi illudere di essere uno dei nuclei deputati al controllo della propria vita?

White: E forse controllare che la vita sia quanto egli crede di dover meritare

Devi: Se si pone sulla circonferenza, è travolto dal fluire della Vita e dalla miriade di scelte…

White: Travolto perché forse non vorrebbe che la vita sia come essa è ma per come egli crede dovrebbe invece essere.

Black: Già.. e forse crede di essere in bilico… tra l’esterno e l’interno… non deve andare ne nell’uno e ne nell’altro.. piuttosto faticoso, credo!

White: Per questo forse si sente travolto, e non si lascia invece trasportare dal fluire della vita, e proprio per questo resistere alla vita diventa.. faticoso, diventa sacrificio…

Devi: Questo è un punto di vista filosofico e teoretico…un tentativo di rappresentazione di ciò che forse non è rappresentabile in sé, ma solo intuibile…

White: Certo… solo un tentativo per spiegare la vita.

Black: Una spiegazione semplice… o troppo complicata?

White: Forse siamo noi a complicare una semplice spiegazione per poterla comprendere semplicemente per quella che forse sembra. Mi domando però se il tentativo di spiegare la vita non nasconda invece il voler poi scegliere quello che pensiamo sia meglio, in relazione a ciò che crediamo di aver compreso essere la vita. Altrimenti perché voler spiegare cosa sia la vita?

Black: Potrebbe anche essere così… ma forse ci hanno insegnato che dobbiamo riuscire a spiegarci tutto,  per essere sereni … e forse è nel vano tentativo di raggiungere la serenità che ci cominciamo ad incupire per non saperci spiegare proprio  tutto?

White: Proprio per questo spesso mi sento dire da taluni che devono prima capire per poi agire, scegliendo sulla base di quello che credono di aver capito. Ma cosa capiscono? E soprattutto con cosa capiscono? Forse con ciò che conoscono, vero? E quindi capiscono solo quello che conoscono. E quello che conoscono non è il passato? altrimenti non lo conoscerebbero, ma lo scoprirebbero, vero? E allora come è possibile capire con il conosciuto… con il vecchio? Ma attenzione, stiamo parlando di livelli di comprensione diversa dal ricordare… “dove ho infilato il documento su cui stavo lavorando”….

Devi: E’ un punto di vista che mi ha affascinato, ma, al tempo stesso, lasciato un senso lato di disaccordo, di critica, una serie di puntini di sospensione….

White: Credo che questo sia il modo corretto per poter vedere... dentro. Attraverso l’esterno possiamo vedere l’interno, quindi conoscere noi stessi, ma non possiamo conoscere l’esterno attraverso l’interno se non conosciamo chi guarda l’esterno.. vero? Ma allora cosa mai potremmo vedere? Forse solo ciò che siamo…

Black: Quindi... noi siamo l’interno o siamo l’esterno? Siamo forse la somma di tutti e due? Il prodotto? O il risultato, la differenza  di ciò che resta dalla sottrazione… ?

White: Forse la matematica è il risultato della separazione, quando invece, forse potrebbe non esistere, a questo livello, alcuna separazione, per cui forse non siamo diversi da tutto ciò che siamo e viviamo

Devi: La Vita è davvero un susseguirsi di scelte?

White: Forse la vita no, ma l’uomo probabilmente si…

Black: Quindi la vita e l’uomo sono cose distaccate… ma se forse l’uomo può distaccarsi dalla vita.. può la vita distaccarsi dall’uomo?

White: Credo un punto importante sia proprio questo, l’uomo che si distacca dalla vita, volendo che questa sia come egli crede debba essere

Devi: La contrapposizione scelta/non scelta è immune dal giudizio positivo/negativo?

White: Forse dipende da come ognuno vive e per come questa crede debba essere. Scegliamo ciò che crediamo sia migliore per noi, vero? La non scelta è forse comunemente intesa come un non prendersi le proprie responsabilità, è così? E se invece prendersi le proprie responsabilità fosse proprio non scegliere? Solo se lo si comprende allora non ci sarà scelta… altrimenti ci vedremo costretti a dover ogni volta scegliere… Ma che fatica… ma senza, non potremmo dire che sia vita… ahahah

Black: Credi anche tu che la vita sia faticosa? In questo senso.. ce la saremmo scelta noi cosi? Sarebbe stata frutto di una scelta o una non scelta?… o la scelta di non scegliere?

White: Scegliere di non scegliere è forse come darsela ad intendere…
La non scelta accade quando non ponderiamo secondo quello che sono le nostre convinzioni, i nostri ideali, la nostra fede, allora forse liberi dal conosciuto non ci sarà alcuna scelta, perché non esisteranno termini di paragone per cui scegliere.

Devi: Forse si tratta di una dicotomia paragonabile all’essere – non essere, ma allora viene da pensare che i c.d. momenti di non-scelta (nascita e morte) possano in realtà esprimere una costante della Vita stessa.

White: Quindi potrebbe sembrare che la vita stessa non è scelta, ma… semplicemente quello che è?

Black: Forse si.. ma non è semplice arrivarci…

Devi: Quelle che vengono definite scelte, forse sono anch’esse delle non-scelte, nella misura in cui agiamo in modo spontaneo, naturale.

White: Può l’agire spontaneo e naturale essere oggetto di scelta? Credo che se quell’agire fosse spontaneo e naturale potrebbe solo e soltanto… essere giusto, proprio perché non si contrappone a nessun altro agire se non solo quello. E non contrapponendosi non ci sarà conflitto alcuno, per cui quell’agire sarà il naturale fluire della vita… per come essa è.. e cos altro?

Black: Sono d’accordo per quanto concerne il naturale… ma non troppo per quanto riguarda quello che comunemente definiamo come spontaneo… perché questo potrebbe non essere naturale, ma solo istintivo e quindi frutto del vissuto.

White: Se quella spontaneità non fosse anche naturale allora sarebbe solo la conseguenza di condizionamenti introiettati e non ancora visibili, per cui non potrebbe essere naturale. E non essendo naturale, allora sarebbe frutto di scelte e le scelte come ho detto sono sempre conflittuali.

Devi: La scelta presuppone un intervento razionale, uno sforzo forse morale, forse etico, magari talvolta necessario, ma in un ‘ottica, semmai, di maggiore comprensione di noi stessi, dei nostri limiti, delle nostre paure….

White: Si credo anch’io che la scelta sia solo razionale, proprio perché essa presuppone la comparazione, altrimenti non ci sarebbe scelta… Se comprendessimo noi stessi e quindi quelle che sono i nostri intimi timori e paure, forse, non esisterebbero i limiti, proprio perché li avremmo compresi, e comprendendoli, i limiti stessi si dissolverebbero nella comprensione stessa di ciò che è. Resteranno limiti quando continueremo a volere che sia come crediamo debba essere, ma in questo caso allora non avremmo compreso… una mazza, come forse chi sta scrivendo… ahahah

Black: Se ci dobbiamo sforzare di scegliere… sicuramente non è spontaneo… e più che meno… naturale! Ma.. le scelte devono sempre e per forza far perdere qualcosa… come mi sembra di leggere tra le righe? Non sarebbe forse possibile,  scegliere senza pensare di dover perdere niente?

White: Credo che per definizione, la scelta sia ponderare, paragonare e quindi rinunciare e la rinuncia è perdita di qualcosa. Se non pensassimo di perdere qualcosa non sceglieremo, ma semplicemente agiremo per quello che è… giusto fare, in quella situazione.

Devi: Quando visualizziamo l’avversario in un combattimento (Tao Lu) non è forse esso un’immagine, un pensiero, un….fantasma?

White: Tutto ciò che è contenuto nel pensiero forse lo è… ma basta saperlo per poi utilizzarlo per quello che è… e non per quello che crediamo sia la realtà, solo perchè lo pensiamo… Può essere il pensiero reale? Basta non prendersi troppo sul serio e forse allora potrebbe essere anche ciò che pensiamo, ma non solo…

Black: Certo che lo è… ed esiste anche quindi… ma dovremmo essere consapevoli che è quello che è… un’immagine, un pensiero… un fantasma… una visione.

Devi: Combattiamo ogni giorno contro i nostri demoni interiori e più combattiamo più ci sentiamo sconfitti perché ogni combattimento ha un vincitore ed un vinto….l’arte della spada è oltre il combattimento…

White: Intendendo il combattimento come scontro, certamente ci dovrà essere un vincitore e un perdente, ma come forse intuisci il combattimento, l’arte della spada è oltre lo scontro… Quell’oltre il combattimento, non è forse il cedere?
Non è forse essere come l’acqua, che si adatta sempre al recipiente che la contiene? pur rimanendo sempre acqua? E il cedere è scelta? O forse è muoversi per come è naturale che sia, per cui.. non-scelta?

Black: Ma perché mi sembra che ci vogliamo convincere che quelli che combattiamo siano i demoni? Non potrebbero essere gli angeli.. o qualsiasi altra cosa.. ma perché li classifichiamo come demoni? Se ci sentiamo sconfitti noi… forse è perché vorremmo sconfiggere qualcun altro? Forse sarebbe meglio impegnarci solo per fare in modo di non essere gli sconfitti, non essere i vincitori… e così pur non vedendo la sconfitta dell’altro o la vittoria nostra.. credo non ci sentiremmo forse sconfitti… non ne avremmo motivo!

Devi: Il grande paradosso della Vita forse sta nel fatto che finché viviamo la dualità vita morte, cercando di sconfiggere la morte, non riusciremo mai a deporre la spada.

White: La spada è il simbolo del guerriero e senza di essa forse non esisterebbe il guerriero  (sono un romantico di antiche storie). Cercando di capire cosa sia la morte, in realtà vorremmo che non accadesse ciò che è... naturale e quindi non possiamo che scontrarci con l’inevitabile divenire, mentre vorremmo forse divenire tutt’altro. Ciò che vorremmo è forse ciò che crediamo di dover meritare sulla base di condizionamenti, del pensiero, della memoria, del conosciuto. Ma oltre questo, oltre la spada e c’è forse la Vita, proprio perché andando oltre, non si teme la morte in se stessa, non si teme di perdere ciò che è il conosciuto e che crediamo di avere, per cui comprendendo di essere niente, di essere vuoti, possiamo essere riempiti di tutto… l’incommensurabile. Come potremmo combattere se siamo limitati nei movimenti? Allo stesso modo come potremmo vivere se siamo limitati nel pensare? Se siamo condizionati? Ecco che la libertà di movimento non può essere diversa dalla libertà di vivere. E l’amore può esistere senza libertà? Ma allora quando il guerriero combatte… sta in realtà forse.. amando? Ecco perché un guerriero non può mai uccidere, è chi si contrappone al guerriero che si suicida, e può il guerriero impedirglielo se vuole suicidarsi? E’ possibile far comprendere qualcosa a chi non vuol comprendere? È possibile svelare la verità o questa deve essere ogni scoperta? E come può essere scoperta se non conoscendo il guerriero? Ma allora chi conosce il guerriero conosce anche la verità? No, perché altrimenti si vorrebbe conoscere il guerriero per conoscere la verità, e questa non può essere voluta, ma solo scoperta. E allora come? Forse…. Morendo al conosciuto.

Bello vero? Se fosse solo bello, allora non avremmo capito niente, però a me piace… allora non ho capito niente? E’ possibile dal momento che non l’ho scritto io, ma l’energia che ho sentito trovandomi di fronte a questo post… non è colpa mia se ho scritto questo… credetemi… ahahah

Black: Credo che il paradosso sia nel credere nella dualità vita-morte come se fossero i due opposti.. ma forse la morte è l’opposto della nascita.. ed entrambe sono contenute nell’infinita vita.. così non tornerebbe meglio? E la spada… forse rappresenta la vita? Morendo al conosciuto piace anche a me… non so se intendiamo la stessa cosa.. ma piace!

White: Perché mai dovremmo essere sempre in accordo? Anche pensando diversamente, comunque arriveremo sempre dove dobbiamo arrivare…

Devi: Forse, compenetrando e accettando Vita e Morte come compagne giornaliere, vivremo la Vita non in termini di scelta, ma di Consapevolezza.

White: Ma come poter comprendere se continuiamo a temere… noi stessi? Temiamo forse perché conosciamo, se non conoscessimo cosa mai potremmo temere?

Black: Forse crediamo che la consapevolezza ci dia fastidio…

Devi: Forse, allora, ogni giorno si può scegliere se vivere o morire, se essere o non essere…oltre tale scelta c’è la consapevolezza che vivere è anche morire.

White: E quindi forse, vita e morte potrebbero mai essere diversi se per poter vivere forse dovremmo... morire? Ma morire a cosa? Al timore di poter perdere quello che crediamo di dover possedere. Non possedendo non possiamo perdere niente, ma se posseggo devo pensare che potrei anche perdere e quindi fare di tutto per non perdere ciò che credo di avere. Ecco quindi che liberi dal conosciuto, potremmo forse vivere la vita per come questa è, e non per quella che vorremmo fosse.

Black: Se vivere è anche morire… abbiamo iniziato a farlo sin dalla nascita… se è il suo contrario abbiamo smesso con la nascita e ricominceremo con la morte.. e la vita… la vita allora sarebbe solo il suo riavvicinarsi… andare verso… il cammino! Forse allora comprendiamo anche che l’importante non è tanto arrivare.. non è tanto sapere dove siamo… non è tanto sapere dove andiamo… quanto invece  il viaggio in se stesso e le esperienze che facciamo.

Devi: Quando c’è una tale armonia, forse, non si sceglie: semplicemente si fa ciò che deve essere fatto.

White: Il non agire, per cui non interferendo nel fluire della vita, si vive in armonia con la vita stessa, proprio perché forse si è compreso che non siamo diversi dalla vita, in quanto forse noi siamo la Vita. Interessante, forse potrebbe anche essere così…
Questi concetti non credo siano estranei ad un guerriero. Ma non perché li abbia compresi, ma perché, credo, egli sa dell’esistenza del conflitto. E sapendone l’esistenza si adopererà per la comprensione del conflitto, al contrario di molti che si lamentano soltanto, il guerriero agisce nella sua vita per la comprensione del conflitto e quindi per aprirsi alla vita. L’utilità è il vuoto della tazza
Ecco perché molti non capiranno, ma forse solo i guerrieri potranno comprendere ciò che è oltre il combattimento, oltre le parole…

Black: Può darsi… ma come essere sicuri di aver fatto oppure no… proprio quello che doveva esser fatto… se non lo si fa? Per essere più sicuri… dovremmo fare quello che pensiamo dovrebbe essere fatto? Se tutto va bene… non siamo affatto sicuri che sarebbe andato altrettanto  bene o meglio…  se avessimo fatto come pensavamo che non dovesse essere fatto e rimaniamo nel dubbio.. se al contrario avessimo fatto come non pensavamo che dovevamo fare… se ci troviamo male.. siamo proprio sicuri che avevamo ragione…quella cosa non doveva essere fatta… ma non siamo sicuri che non facendolo saremmo stati felici… come vedi la vita ce la possiamo raccontare come meglio vogliamo credere che sia…
Come è per ognuno di noi… appunto!

White: Meglio o peggio… sempre di paragoni si parla, perché forse volevamo o non volevamo che andasse in un certo modo… e quindi meglio o peggio è solo frutto del pensiero e quindi del condizionamento…
Ma forse anche questo è un modo per darsela ad intendere come dici… ahahah

Devi: Un saluto a tutti.
Devi

White: Grazie dell’opportunità.

Black: Grazie a chi ci ha letto…

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