Due istruttori discutono e si interrogano nel tentativo di
trovare in sé le risposte ai tanti quesiti che nascono in loro… leggendo un
post lasciato sul forum de “ilguerriero.it” che riportava una citazione di
Lao Tzu. Ma forse nelle domande sono contenute già le risposte?
NON COMBATTERE
Testo a due mani
di: Black & White
Il
buon vecchio saggio Lao -Tzu diceva: "se non competi con nessuno,
nessuno competerà con te" e credo che questo riassuma egregiamente
l'essenza del guerriero....
Bella frase, vero? Ma, come giustamente
osservi, non è tanto bella (sarebbe un giudizio, che tradirebbe un latente
senso di frustrazione nel riconoscere di non essere davvero in grado di tradurre
il concetto espresso nella frase nel nostro agire, giudicandoci negativamente
per questo) quanto ovvia, se la si comprende. (da un testo del forum)
White: Forse per questo è stimolante,
quanto eccitante, indagare dentro noi stessi su ciò che spesso ci appare essere
solo un luogo comune, senza alcun proprio fondamento reale…
Black: Già… sono molte le frasi, i
detti o le massime che ”tacciamo” solitamente e superficialmente come luoghi
comuni… ma che, forse, ad una più attenta osservazione e riflessione, si
rivelano avere mille diverse sfaccettature, significati, applicazioni ed
accezioni…così da farci rivalutare, in maniera credo inusuale e inaspettata,
proprio quel” luogo comune” e ce ne svela, forse, ad una successiva lettura,
i nascosti quanto palesi significati, ma su un piano di osservazione e
comprensione a volte diverso…
White: …dipendendo questo dal nostro
stato emozionale in quel momento…
Non dobbiamo commettere, però, l’errore di pensare che, dicendo di non
competere, vogliamo dire che non si debba combattere, nel comune senso con cui
siamo soliti definire il combattimento.
Black:
Sì… trovo che spesso, siccome con il termine competizione, forse, intendiamo
superficialmente solo lo scontro “attivo e bivalente” di due o più parti…
con il suo contrario intendiamo, forse, ancora più semplicisticamente, la
negazione del confronto.
White: … per cui, quello che credo debba
essere colto è… l’atteggiamento mentale. Qual è il nostro atteggiamento
mentale con il quale solitamente ci “confrontiamo”… e quale è l’
atteggiamento mentale con cui invece solitamente ci “scontriamo”? Confronto
e scontro potrebbero sembrare la stessa cosa, ma sono forse, profondamente
diversi.
Black: Senza ombra di dubbio adesso…
confronto e scontro potrebbero sembrare cose diverse… e forse lo sono anche…
ma, ad un attenta e più approfondita riflessione, potrebbero anche apparire
molto più, simili di quanto potremmo pensare… infatti da entrambi, per
esempio, non credi possa uscire un vincitore ed un vinto… o due vincitori… o
due sconfitti?
White: Quindi, anche se il risultato
potrebbe essere lo stesso, il percorso, cioè l’atteggiamento mentale, è,
forse, profondamente diverso… per cui, anche se apparentemente simili, non
significa che siano… uguali. Ed è riuscendo a cogliere questa diversità che
potremmo iniziare ad indagare sul significato della frase di Lao Tzu.
Il concetto espresso da Lao Tzu, come del
resto tutti i concetti, deve poter poi essere espresso esteriormente, altrimenti
quel concetto non ha alcun senso, per bello che possa sembrare, rimarrà sempre
una frase senza senso.
Black: Credo sia vero… purtroppo
sempre più spesso, noto che sembriamo affascinati da una frase per le sue belle
parole ed accostamenti enfatizzanti e sibillini…tanto che, a volte, non
riusciamo neanche a comprenderne il vero, reale e pratico significato nella vita
di tutti i giorni… addirittura,forse, a volte, più è incomprensibile più ne
subiamo maggiormente il fascino…
White: .. fascino che ci distoglie
l’attenzione da quello che, forse, è il concetto di tale frase. Dunque, cosa
è un concetto? E,’ forse, un principio che si estranea dalla situazione, ma
che, allo stesso tempo, rappresenta anche quella situazione. Così che quella
situazione lo rappresenta, ma non solo quella situazione è l’espressione di
quel concetto.
Black: Quindi, semplificando con il
sistema matematico degli insiemi… potremmo forse paragonarlo ad un insieme
contenente una infinità di sottoinsiemi (situazioni) che, pur diverse tra loro,
si possono collocare e ravvisare (comprese) al suo interno…
White:
Direi che l’esempio si inserisce bene nel contesto… Quanto, secondo te, è
diversa la frase di Lao Tzu da quella che certamente hai letto o sentito… a
proposito di essere come l’acqua, sempre tratta dal Tao Te Ching….
Nulla al mondo è più morbido e
cedevole dell’acqua
Eppure nulla è superiore ad essa nello scavare ciò che è duro e
forte.
In questo essa è insostituibile
Riesci a coglierne la somiglianza? Non
pensi possa esprimere il solito concetto? E perché no? In fondo neanche
l’acqua combatte, ma ha una sua specificità che potrei definire come
adattamento alla situazione. Dunque possiamo dire che, forse, esprimono il
solito concetto?
Black: Sicuramente potremmo dirlo… ma
non sarebbe forse un modo “induttivo” di ragionamento...? Ma ho compreso
quello che vuoi dire e credo che potrebbe anche rientrare nell’ insieme del
solito concetto!
White: Potremmo, allora, anche sostenere
che esistono diversi modi di “dire” il solito concetto, vero? Ma allora,
cosa è ciò dal quale hanno origine i vari modi di “dire” il solito…
concetto? Può essere, forse, quello che, impropriamente, a volte chiamiamo…
intuizione?
Black: Effettivamente, un concetto,
forse, non nasce sempre da un ragionamento, come siamo portati comunemente ad
intendere… forse, molte volte è il concetto stesso che nasce spontaneo in noi
e che ci induce ad un certo ragionamento… credo che, a volte, il concetto sia
già dentro di noi… forse abbiamo bisogno di ragionare per farlo
affiorare alla coscienza… quindi potremmo anche definirlo, a volte, come una
intuizione.
White: Vedi bene che, se per esprimere un
concetto troviamo serie difficoltà verbali,a maggior ragione ne potremmo
trovare per esprimere l’intuizione …
Black: L’intuizione… dovrebbe essere
forse, un qualcosa che un attimo prima credevamo non esistesse… e poi,
improvvisamente, ci appare chiara… forse ciò accade proprio nel momento in
cui prende forma e vita nei nostri pensieri?
White: Forse potrebbe essere come dici e
chissà non possa essere simile al … vuoto?, ma penso anche che non si possa
esprimere a parole l’intuizione perché, più di ogni altra cosa,
l’intuizione non può essere pensata. Ma chi ha intuito… in qualche modo ci
comunica questa intuizione? Intendo il contenuto dell’intuizione. E come? Ciò
che fa, il suo agire è quello che egli ha intuito, è l’intuizione.
Semplicemente, chi ha intuito è l’intuizione stessa. Agire e intuizione
diventano la stessa cosa. E i suoi modi di muoversi nel mondo, di relazionarsi
nel mondo saranno quelli di chi ha intuito…. Forse l’energia stessa!
Black: Quindi, intendi forse dire che
potremmo anche non essere coscienti di aver intuito e, ciononostante, se questo
e’ avvenuto… potremmo modificare i nostri modi di agire e comportamenti
senza conoscerne consciamente il motivo?
White: Forse! Chi ha intuito non può
comunicare verbalmente l’intuizione ma, penso, certamente lo comunica con il
suo modo di agire, in quanto agire è… consapevolezza!
Ed infatti, anche l’energia non ha definizioni, ha solo modi di esprimersi, ma
rimane sempre energia, quella che qualcuno ha definito come… “purezza”.
Cosa è ciò che è puro? E’ qualcosa privo di ogni sorta di
“contaminazioni” che possono essere, nel nostro caso, i condizionamenti, gli
schemi precostruiti, i pregiudizi di ogni tipo; potremmo forse dire: ciò che è
puro è ciò che è libero! Non libero di fare, ma libero di Essere! Cosa vuol
dire? Egli è ciò che E’, non ciò che pensa di dover essere.
Black:
Fermati un attimo… fammi incamerare il concetto. Quindi, forse, vuoi farmi
comprendere che noi tutti siamo inibiti all’ intuizione perché non
“puri”… ma condizionati da schemi precostituiti… praticamente… ostaggi
di noi stessi! Forse crediamo di dover essere quello che pensiamo di “dover”
essere… combattendo per questo, proprio quello che invece in realtà forse
siamo… forse per illuderci (o pensare di far credere) di essere quello che
vorremmo essere diventati…
White: forse, dal momento che lo
neghiamo… credo per il motivo che hai detto… Come vedi, nel dare dei nomi
facciamo ancora più confusione, vero? Possiamo vedere, quindi, come con le sole
parole siamo limitati nel cercare di comunicare qualcosa che, forse, non è
definibile a parole. Ma, forse, in due riusciamo a fare quello che da soli,
credo, non riusciamo, ma solo perché apparentemente siamo due… realtà di una
sola… Essenza!
Black: Sicuramente non e’ semplice
comprendere un concetto così vasto e intimamente penetrante come questo di cui,
credo, stiamo parlando… ma, forse, ripensandoci con calma o rileggendo queste
cose alla luce di più ampie esperienze in questa direzione… potremmo, forse,
chissà… anche iniziare ad accettare l’idea che niente è chiaro (e non
potrebbe essere altrimenti) a chi (ancora fortemente inibito) non è pronto per
comprendere.
White: Ma, al contrario, queste parole sono
invece comprensibili, penetranti, a colui che è andato oltre le tecniche, oltre
gli schemi,a chi ha già esperienza con i concetti e cosa questi siano, forse
con chi ha avuto la solita… ” intuizione”. Ciò non vuol dire abbandonare
le tecniche, abbandonare gli schemi, ma comprendere cosa essi siano, cosa
rappresentano nel… cammino del guerriero!
Black: Secondo quanto e’ stato detto
sin ora… questi dovrebbero rappresentare il suo “modo di essere”… e,
quindi, di agire.
White: … e quindi l’Essere
consapevole? Ciò da cui la mente attenta elabora un concetto che può essere
adattato a svariate situazioni, ovverosia a tutti gli eventi che si susseguono
nelle nostre vite è quello che ho definito il concetto! Dietro un concetto c’è
un intuizione. Altrimenti, se dietro ad un (apparente) concetto ci fosse solo la
paura e di conseguenza, il desiderio/bisogno di aggrapparsi a qualcosa di fermo,
immutabile, stabile, a cui poter fare sempre riferimento, si avrebbe non più un
concetto, ma un principio, nel senso di dogma, di ciò che vogliamo credere sia
una realtà immutabile e dunque un punto di riferimento costante.
Black: Sicuramente un punto fermo e
immutabile… potrebbe rappresentare per noi un riferimento rassicurante sul
dogma interiore dell’Essere.
White: Se questo non crei poi
dipendenza…..Non crediamo, però, che le persone che hanno intuito siano poi
diverse da noi. Esse si comportano come noi, fanno le stesse cose che facciamo
noi…. Forse, più semplicemente, queste persone hanno la consapevolezza dei
loro comportamenti, di ciò che fanno.
Ma quando dico “semplicemente” non voglio dire che sia facile. Ma
semplicemente in quanto persone semplici. Non confondiamole, però, con persone
c.d. “alternative”.
Black:
Ma sicuramente una mente semplice, potrebbe essere catalogata anche come
alternativa, in questa complessa società che premia - anche e soprattutto- con
l’assegnazione del merito… forse la complicatezza dell’azione.
White: Già… anche se, normalmente, con
alternativo intendiamo contrapposto, in opposizione , mentre con il termine
semplice intendo le persone, o meglio gli Esseri, semplici in quanto hanno una
mente semplice, non complicata da quello che il cervello ha assimilato e
memorizzato in tutto questo tempo. Una mente attenta, vigile su quello che
accade intorno alla propria persona, osservandola al di là di quelle che forse,
sono solo interpretazioni della realtà… una mente che vede!
Black: Piano, piano… la mente non
vede… forse ragiona, si interroga, discerne ed elabora criticamente anche la
propria funzione, si interroga interiormente ricercandone le “primarietà”
esistenziali… forse intendi questo con una mente che vede.
White: E cosa altro poteva essere se non
quello che hai compreso… già prima di scriverlo? Forse, la mente che vede
riconosce la frustrazione, la tristezza, l’angoscia, la sofferenza di quanti
si affannano a voler dimostrare qualcosa agli altri per dimostrare a se stessi
di essere qualcosa.
Black: Questa teoria o concetto mi
sembra molto vicino per esempio, a quello della “ maschera” di Pirandello
credo…
White: Credo di si, perché, se ci pensiamo
bene, forse, è anche questo che accade in un combattimento, dove ciò che
contrapponiamo è la nostra voglia di sopraffare l’altro. Be’ diremo, se
questo guerriero si trovasse a doversi difendere… non cercherebbe di
sopraffare e vincere l’aggressore? Dipende da cosa intendiamo per
sopraffazione. Forse esteriormente apparirebbe tale, ma pensiamo che avrebbe il
solito atteggiamento mentale di chi vuole determinare la sconfitta
dell’avversario per affermare se stesso?
Black: Se ho ben compreso, quindi,
vorresti dire che, pur non esistendo forse tecniche di combattimento diverse,
che contraddistinguono chi si difende da chi aggredisce, esisterebbero invece
diversi atteggiamenti mentali…
White Infatti… potremmo dire
ancora: come è possibile combattere se non c’è la voglia di vincere, di
sopraffare, di far vedere quanto siamo migliori….Pensiamo per un momento di
voler colpire una palla ferma davanti a noi ma in continua rotazione…. Siamo
in grado di colpirla, di spostarla?
Black: Sicuramente si… anche se,
forse, non siamo sicuri di “quanto” (sicuramente meno di quanto lo faremmo
se fosse ferma) ma, soprattutto, non potremmo prevedere con sicurezza
quale direzione prenderà… per esempio.
White: .. o forse saremmo solo sicuri di
entrare in contatto, ma non sapremo che direzione poi prenderemo, venendoci così
a trovare in una situazione non certamente prevedibile…. Ma questo è, forse,
un esempio limite per spiegare l’atteggiamento mentale del guerriero. Ancora
una volta ci troviamo in difficoltà nel cercare di spiegare un concetto come
quello espresso dal Lao Tzu, ma che di questo si tratta. Comunque ci proviamo…
Come combatte il guerriero? Forse contrapponendosi all’avversario? Il più
forte vincerebbe… Colui che vince è certamente il più forte. Dunque, in un
combattimento, come inteso comunemente, dovremmo accettare il fatto di poter
essere sconfitti. Diverso è l’atteggiamento del guerriero che può, forse, a
volte non vincere, ma certamente sarà invece ogni volta vincente.
Black:
Questo è quello che si usa dire, infatti, per cercare di spiegare con le
parole l’atteggiamento mentale del guerriero durante il combattimento.
White: Allora possiamo dire che il
guerriero certamente combatte, ma diciamo anche che il piano del combattimento
si è spostato ad un altro livello. Non importa se questo sia più alto o più
basso: è un altro livello, dove cessa la contrapposizione. Contrapposizione
intesa come divisione, voler dividere, voler separare. Ricordiamo cosa abbiamo
detto a proposito dell’intuizione… Il guerriero che ha intuito ha forse
compreso che non è mai stato separato dall’avversario, ma che è unito a lui,
in quanto parte della solita sostanza (possiamo chiamarla Vita? Forse…)
Pertanto, non si scontra, non si contrappone, non si confronta, ma ritorna ad
unirsi a chi invece gli si contrappone. E nell’unione diventano una cosa sola.
Ma se di questo il guerriero ne è consapevole, quello che era l’avversario ne
è inconsapevole, tanto da determinare egli stesso quello che poi ritiene essere
la propria sconfitta.
Black: OK… ma, naturalmente, stiamo
considerando il fatto che l’avversario non sia un guerriero come intendiamo
debba essere un guerriero… altrimenti, forse, non ci sarebbe né scontro, né
confronto… dato che siamo partiti dal concetto-presupposto che il vero
guerriero non compete mai con nessuno… se non con se stesso.
White: si, non compete perché è con se
stesso, non contro se stesso… Ma perché, allora, la persona comune viene
sconfitta? Se pensiamo a cosa sia il confronto, lo scontro la contrapposizione,
potremmo allora capire cosa vogliamo dire quando diciamo che ha già perso per
il solo fatto di combattere con questo atteggiamento. Questo atteggiamento
porterà sempre questa persona a confrontarsi con gli altri, a scontrarsi, a
contrapporsi per i motivi che abbiamo detto sopra: sostanzialmente per
determinare il proprio senso di esistenza, di vivere. Ha bisogno di confermare
ogni volta questa impressione: senza questo atteggiamento egli pensa di non
esistere, di essere niente.
Black: Quindi, forse, compete, si
scontra e combatte nel tentativo di dimostrare a se stesso che quella sensazione
di sconfitto non ha ragione di essere.
White: si, se non sentisse questo non
avrebbe ragione la competizione. Ogni nostro avversario nella vita, in realtà,
è la nostra paura e, quindi, la voglia di affermarsi individui e di poter di
conseguenza primeggiare in qualcosa. Ma ci accorgiamo presto che, così facendo,
restiamo soli. Soli perché distaccati da ciò che fa parte di noi. Le nostre
paure fanno parte di noi: cerchiamo di combatterle, di sconfiggerle e ne saremmo
annientati e perseguitati all’infinito. Il combatterle per non accettarle non
fa che alimentarle.
Al contrario, il guerriero è consapevole e cosciente di Essere, per cui non ha
bisogno di confrontarsi con nessuno con cui determinare il proprio senso di
Vita: egli è parte della Vita, quindi potremmo dire che il guerriero è la Vita
Black: Potremmo allora forse dire… che
il guerriero combatte continuamente senza mai farlo.
White: Si, mi piace questa apparente
contraddizione, che racchiude il concetto di cui, credo, ma non ne sono sicuro,
stiamo parlando….. Ma non limitiamoci a considerare lo scontro, la
contrapposizione ed il confronto, solo nel combattimento fisico. Possiamo vedere
come anche nella nostra vita quotidiana i nostri atteggiamenti siano e seguano i
medesimi schemi. Parliamo delle relazioni. Ogni volta che ci relazioniamo con
l’altro, qual è il nostro atteggiamento mentale? Il guerriero non è tale
solo quando combatte su di un ring o per strada, ma è tale sempre! Proprio
perché il suo atteggiamento mentale è quello di chi è consapevole di ciò che
è… e quindi consapevole di ciò che fa! Non esiste una tecnica o tecniche che
possiamo descrivere e con cui potersi allenare a combattere, ma solo la
comprensione dei concetti… che poi potranno concretizzarsi successivamente
esteriormente nelle tecniche. Ma, se abbiamo compreso il concetto, naturalmente
la loro applicazione sgorgherà come una sorgente dentro di noi, per poi fluire
verso l’esterno ed in armonia con quello che è il concetto stesso, in maniera
del tutto…. naturalmente consequenziale!
Black:
Quindi, forse, il guerriero, nelle sue relazioni interpersonali, non litiga mai
con nessuno… forse sono gli altri che litigano con lui.
White: Non è poi diverso da quello che
abbiamo detto sopra… ma non pensiamo di dover capire, perché non capiremmo…
dovremmo semmai cercare di comprendere e allora potremmo, forse, dire o pensare,
di aver capito! Anche in questo caso spesso facciamo confusione tra capire e
comprendere. Comprendere è prendere dentro, sì, dentro di noi quello che è il
concetto, reso possibile dall’intuizione. L’intuizione non va capita, non va
compresa, l’intuizione semplicemente è… ciò che siamo!
Black: Credo che se abbiamo compreso…
non abbiamo bisogno di sforzarci a capire… ma, in caso contrario, credo non
potremmo mai riuscirvi.
White: Perché facciamo arti marziali?
Forse perché abbiamo intuito di Essere, ma forse e’ possibile che non ne
siamo consapevoli. Come per le arti marziali, così anche per qualsiasi cosa
facciamo… la Vita stessa. Senza consapevolezza di ciò che facciamo, di ciò
che siamo, continuiamo a scontrarci con gli altri, pur pensando di relazionarci.
La relazione è un’altra cosa, la relazione non è scontro, ma incontro, non
è chiusura, è apertura. Se siamo aperti, siamo anche disponibili ad unirci
all’altro per entrare in quello stato di fusione al di là dei pregiudizi, per
vedere l’altro per quello che è e non per quello che ci può sembrare. Quello
che abbiamo detto essere la purezza, la libertà, è il fondamento per l’agire
in armonia con il fluire della Vita stessa. La Vita può essere sconfitta?
Dobbiamo allora riflettere su cosa sia la vita e cosa sia invece la Vita. Già,
possiamo dire che non tutto quel che sembra… è ciò che è!
Black: Forse, quindi… nel caso
pensassimo di aver capito… potremmo anche non aver compreso?
White:… Forse!... ma, allora…
l’illusione esiste?
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