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ANCORA UN ARTICOLO SULLA ATTIVITA’ GIOVANILE NELLO SPORT. DOPO I PRIMI DI FEDERICO FRAGALE (Accrescimento corporeo e apprendimento motorio L'allenamento sportivo giovanile) ECCOVENE UN ALTRO REDATTO DALLA NOSTRA GIOVANE COLLABORATRICE BEATRICE GUARDATI. QUESTA DIFFICILE QUANTO IMPORTANTE E DELICATA MANSIONE E’ SPESSO LASCIATA ERRONEAMENTE AI GIOVANI ISTRUTTORI (PER FARSI LE OSSA) MA NOTIAMO INVECE E CON PIACERE, CHE SONO PROPRIO QUESTI CHE PER PRIMI NE COMPRENDONO E CE NE RICORDANO LE DELICATE INDICAZIONI E SOPRATTUTTO CONTROINDICAZIONI.La pratica sportiva giovanile a tappeDi: Beatrice Guardati (Istruttrice FIKB)Oggi
la pratica sportiva giovanile è molto diffusa, infatti i bambini cominciano
molto presto a frequentare campi di calcio, palestre, piste di atletica e
piscine. Questo naturalmente non è un problema, il vero problema sono gli
allenatori giovanili, che molto spesso sono improvvisati e agiscono senza
pensare ai danni che potrebbero causare ai bambini. In effetti gli allenatori giovanili dovrebbero
conoscere perfettamente l’organismo del giovane e le mutazioni fisiche
(altezza e aumento di peso) e psicologiche che lo accompagnano in ogni fascia di
età. Ci sono diversi fattori che influiscono sullo
sviluppo dell’individuo e si possono suddividere in:
Per intrinseco si intende ciò che è innato,
quindi i fattori genetici; Per estrinseco ciò che viene dall’esterno (attività fisica svolta, ambiente, famiglia, alimentazione ecc) Quando l’individuo è molto giovane, lo scopo dell’attività
fisica dovrebbe essere l’apprendimento di capacità motorie generiche in un
ambiente dove vige un “regolamento” e dove il giovane atleta impara a
rispettare il prossimo e a socializzare, ma senza sentirsi controllato in ogni
sua mossa. Nell’attività giovanile (come concetto di lavoro)
si utilizza la multilateralità cioè un insieme di attività che aiutino nello
sviluppo fisico e psichico generale, ma con una meta ben precisa. La multilateralità viene suddivisa a sua volta in:
La multilateralità estensiva viene adottata nei primi anni di età, quando si vuole far apprendere al bambino capacità motorie generali, senza l’utilizzo di attività o esercitazioni specifiche dello sport praticato; La multilateralità intensiva invece, si
adotta quando il bambino è vicino all’età per poter praticare agonismo, ecco
che allora oltre al gioco, verranno introdotte attività più specifiche. Naturalmente quindi, il lavoro dell’istruttore
dovrebbe corrispondere e basarsi proprio sull’età dell’individuo. Il bambino dai 6 anni spesso diminuisce di peso e
aumenta notevolmente di statura e anche se la struttura ossea inizia ad essere
abbastanza solida è ancora troppo sensibile a sollecitazioni eccessive. L’individuo a questa età possiede una muscolatura
scarsa e poco tonica, così come il cuore, che ha dimensioni ridotte. Naturalmente a questa età il migliore allenamento
è il gioco, che sviluppa le sue capacità come il senso dell’orientamento, l’equilibrio,
la coordinazione ecc. Impara inoltre così, a socializzare con gli altri e
a prendere coscienza che non esiste solo lui, come probabilmente gli avranno
fatto pensare a casa i propri genitori, fratelli, nonni e comincia a dare un’identità
a se stesso e a confrontarsi con gli altri suoi simili. Naturalmente il bambino a questa età è ancora
psicologicamente debole e alle prime difficoltà tende a lasciar tutto andare,
ma con una buona guida “esperta e sensibile” cambierà presto idea. La formazione, sia fisica che psicologica, dovrebbe
avvenire tramite il gioco, meglio ancora se di gruppo (correre, strisciare a
terra, compiere un’azione solo dopo il via dell’insegnante ecc.). Sono da
evitare tutti quei giochi e movimenti lunghi, ripetuti e monotoni, altrimenti il
risultato sarà una classe di bambini annoiati e scalmanati. Le
cose cambiano dai 7 agli 11 anni per i maschi e dai 7 ai 9 anni per le femmine. L’apparato locomotore inizia a rafforzarsi grazie
al rallentamento della crescita in altezza, il costato tende ad abbassarsi
favorendo assieme alla crescita del cuore un aumento delle capacità
respiratorie e circolatorie. Le capacità motorie aumentano grazie alla maggior
consapevolezza del mondo che gli sta attorno e di se stessi. I “giochi”
devono diventare un po’ più complessi, ma naturalmente vige ancora la regola
della “non monotonia”. Si può iniziare ad introdurre (sempre utilizzando la
parte ludica) qualche movimento di base della disciplina praticata, ma sempre
senza esagerare. Per quanto riguarda la psicologia, il bambino
socializza con gli altri con molto entusiasmo ma dà molta più importanza al
giudizio degli adulti, qua il ruolo dell’allenatore è fondamentale, perché
una persona che non conosce, non capisce e non utilizza un po’ di tatto…
potrebbe provocare danni alla psiche del giovane atleta, ancora molto labile a
quest’età. Dagli 11 anni ai 16 per i maschi e dagli 11 ai 14
per le femmine comincia l’adolescenza. In questa fase l’organismo compie una vera e
propria mutazione, il corpo cresce notevolmente in particolare gambe e braccia,
diventando spesso sproporzionato. L’ossatura non si è ancora del tutto
formata, la muscolatura fa fatica ad adattarsi al nuovo scheletro mentre l’apparato
cardiocircolatorio fa fatica a stare dietro all’impegno che il ragazzo gli
richiede. Il corpo non è coordinato viste le continue modifiche che è
costretto a subire, la psiche è molto instabile e il ragazzo non vuole regole,
non è disponibile verso gli altri, diventando così egocentrico e assumendo
atteggiamenti viziati. Diventa molto importante il giudizio del gruppo e
passa in secondo piano il giudizio dell’adulto. Per quello che riguarda l’attività motoria è
consigliato un lavoro di sviluppo di tutte le capacità, utilizzando i movimenti
e le tecniche dello sport scelto, ma sempre mantenendo criteri come la
gradualità, la simmetria e soprattutto tenendo conto della psicologia del
giovane atleta.
Voglio adesso riassumere in questa tabella i
benefici dell’attività sportiva giovanile….. Da: “Età evolutiva ed attività motorie” di G. Caldarone e M. Giampietro - Mediserve 1997
Mentre in questa invece, i danni che possono pervenire con un’attività
sportiva precoce o male eseguita…
E’ proprio per questi gravi ed importantissimi rischi… che ritengo sia
giusto iniziassimo anche nelle nostre discipline (ultimamente sempre più
apprezzate e praticate anche dai bambini) a pensare alla formazione vera e
propria di istruttori giovanili… raccogliendo per questo delicato compito, non
certo coloro i quali si avvicinano per la prima volta all’insegnamento… ma
solo coloro i quali hanno già esperienza e che soprattutto amino e siano
portati per insegnare ai bambini.
Credo non sia affatto così semplice e privo di rischi, come forse troppo spesso noto che molti ritengono… e la cosa più giusta da fare, ritengo sia proprio l’evidenziare le peculiarità specifiche che una simile pratica richiede.
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