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A Mosca per un gala denominato  “Best Vs. Best” al palasport della CSKA, ho toccato con mano: L’ORGOGLIO RUSSO La grande kickboxing è tornata in pompa magna nella capitale russa. L’italiano Fabio Corelli tra i migliori della serata.

L’ORGOGLIO RUSSO

Di: Ennio Falsoni

Vladimir Putin è  oggi uno degli uomini più  amati/odiati  e nel contempo  ammirati in Russia. Dopo due mandati, lascerà il potere a breve ad un suo delfino e lui continuerà a condurre le sorti del paese probabilmente da presidente. Durante il suo “regno” - perché Putin in verità è   davvero una sorta di Zar -, la società russa ha avuto un’accelerazione che solo dieci anni fa era davvero impensabile. Durante questo periodo, Mosca è diventata una megalopoli di 15 milioni di abitanti (con tutti i problemi annessi e connessi ovviamente)  e che si sta ancora ampliando. Basta girare per la Tverskaya (la lunghissima strada principale) e ti rendi conto di quanto Mosca sia  bella, lucente, scintillante direi, il centro motore, la vetrina di una Russia che aspira a   giocare un ruolo di primissimo piano nelle sorti del mondo contemporaneo forte delle sue sterminate ricchezze di materie prime. Mosca è una città cosmopolita, ricca, ricchissima , cara, carissima, da far concorrenza ad ogni altra sul pianeta.

Qui   puoi trovare di tutto e di più, anche perché c’è legalità, ma l’illegalità impera, come la corruzione. Per certi versi è una città che fa anche paura proprio per i suoi eccessi, per quella sua voglia di avere tutto e subito che c’è nella gente, specie nei “nuovi ricchi” che appaiono rapaci, onnivori, onnipotenti. Può darsi lo facciano per   ripagarsi dei tanti anni di oppressione, di tristezza, di condizionamenti  che hanno subito. Chissà.  Fatto è che Putin piace perché sa tenere testa ai grandi della terra, sa imporre le sue condizioni, sa far valere i suoi diritti con la forza del suo gas e del suo petrolio (ne sanno qualcosa gli ucraini e gli europei), e sta facendo risorgere un nazionalismo che sembrava sopito. In Russia oggi c’è  proprio l’orgoglio di essere russi e Putin è amato anche perché è russo pure lui, mentre i vari  predecessori come  Stalin, Krusciov,  Gorbaciov, Eltsin, non lo erano.

Avrete notato che , per una nota legge dei vasi comunicanti, anche lo sport riflette il sentimento, l’atmosfera, la tendenza della situazione socio economica di ciascun paese. Ebbene, magari vi sono delle eccezioni, ma per quanto riguarda la Russia è assolutamente così. In perfetta sintonia con l’umore generale, anche nella kickboxing c’è traccia di tutto questo, sia fatto consapevolmente o no. In più, a rafforzare tale tendenza, c’è anche il fatto che gli atleti russi  fanno risultato, sono davvero eccezionali in genere e nella kickboxing in particolare (sono i dominatori dei nostri Mondiali WAKO da ormai dieci anni, almeno negli sport da ring) , sono un popolo di grandi amanti dello sport che praticano con tutte le forze, la passione  e l’amore di cui sono capaci.

Nei cinque giorni che sono stato a Mosca per questo “Best Vs. Best”, promosso sotto l’egida della Federazione Russa di Kickboxing, ufficialmente riconosciuta dal loro Comitato Olimpico e che consta di 450.000 tesserati (avete letto bene!), ho avuto modo di visitare alcune strutture sportive, tra cui quelle del CSKA (il club del Complesso Sportivo dell’Esercito)  e devo  francamente dire che sono rimasto di stucco. Hanno impianti colossali, moderni, riscaldati, all’avanguardia. Altro che storie. E sono a disposizione di tutti. Anche questo serve per fare risultati.

Ebbene proprio   nel palazzo dello sport del basket, in Leningrad Prospect, vero tempio moscovita di questo sport, si è tenuto il gala di kickboxing che aveva come scopo dichiarato di mostrare che gli atleti russi erano tra i migliori  del mondo (come se ce ne fosse ancora bisogno). I promotori, tra cui il presidente della Federazione russa che si chiama Yuri Nikolai Ryndin e che è il numero due della Norislk Nikel, la più grande azienda al mondo di quella materia prima, hanno invitato – in maniera assolutamente “super partes”   10 atleti (5 russi e 5 stranieri da diversi paesi del mondo), per la disputa di altrettanti 5 titoli professionistici: 2 titoli erano sotto l’egida Wako-Pro, 1 dell’Iska, 1 della Wpka e 1 della W5, una sigla nuova di pacca lanciata proprio dai russi.

Lo scopo dichiarato in conferenza stampa era di mostrare che i russi potevano vincere sotto qualunque egida e soprattutto, per alcuni che sono già campioni del mondo Wako-Pro, di diventare “undisputed world champion” – ossia campioni del mondo in assoluto, per tutte le sigle.

 

L’idea era per me strampalata e infatti…tale si è rilevata. Vediamo perché.

La serata si è aperta con un gradito balletto in stile americano, ma coi ballerini vestiti da militari perché il 23 febbraio è il giorno dedicato ad essi. Quindi, dopo  un’imponente coreografia a raggi laser , a fuochi , giochi di luci e musica, parte finalmente il primo incontro, valido per il titolo mondiale Wako-Pro al limite di kg.-60 nella specialità low-kick,  tra il russo Ruslan Tozlyan e il campione marocchino Issam Laafissi, medaglia d’oro ai Mondiali WAKO di Agadir nel 2005 in Thai-kickboxing. Per la cronaca, Ruslan è fratello di quel Arthur Tozlyan che al palalido  battè nel 2006 Massimo Rizzoli nell’ultimo incontro della sua carriera.

Ruslan è la fotocopia di quel grande campione, Arthur, che a soli 25 anni si è ritirato proprio per far passare suo fratello nella stessa categoria di peso. Match molto ben combattuto ed equilibrato da ambo le parti per quasi le prime due riprese. Ma proprio sul finire della seconda, un perfetto quanto potente circolare al fegato di Tozlyan piega letteralmente in due il marocchino che finisce K.O.

Nel secondo incontro, l’Italia aveva un suo interprete illustre, quel Fabio Corelli che a 36 anni, dopo 189 incontri e 20 anni  di attività ad alto livello come atleta di sanda prima e poi di full, kick, thai e K1 rules, ancora   ha voglia di combattere e non ha minimamente intenzione di appendere i guantoni al classico chiodo. Corelli è entrato da poco a far parte di FIKB ed essendosi  presentata   l’opportunità di far gareggiare un italiano nell’importante promozione russa, ho pensato bene che valesse la pena di fargli fare questa esperienza sia per fargli  toccare con mano la realtà internazionale in cui è appena entrato, sia perché volevo vederlo all’opera, non avendo mai avuto modo di farlo prima. Di fronte a lui, una delle promesse della kick russa, Evgeny Grechishkin, un atleta di soli 22 anni, ma con 220 match dilettantistici alle spalle (tra cui molti di boxe) e 3 incontri da professionista. I due, molto diversi anche nella struttura fisica (alto un metro e ottanta per 68 chili di peso Corelli, magrissimo, dai muscoli lunghi e dal calcio facile; il russo  alto un metro e settanta, dalla schiena larga e dalle cosce possenti), hanno dato vita ad un formidabile incontro che è stato il più bello ed applaudito della serata. Nella prima ripresa Grichishkin parte come un fulmine di guerra, si avventa su Fabio e spara bordate a due mani da paura.  Corelli viene incitato dal fido Matteo Ventini  di Imola, suo coach in questa trasferta russa, a non stare fermo, a non scambiare alla corta distanza  e ad attaccargli le gambe, ma Fabio – che non combatteva di low-kick da 10 anni, come mi ha detto poi -, sembrava non ascoltare e a un certo punto va giù, ma si rialza prontamente.

(L’ho fatto apposta, mi confiderà successivamente, perché così gli ho rotto il ritmo). Nella seconda Corelli riesce ad attaccare le gambe del russo che avanza come un piccolo tank. La sua azione sembra inarrestabile e francamente temo il peggio. E’ sempre il russo ad imprimere un grande ritmo all’incontro e ancora una volta, in un corpo a corpo furioso, Evgeni scarica le sue tremende bordate ai fianchi del campione italiano che va di nuovo a terra. (La seconda volta è stata una testata, altro che un pugno- mi ha rivelato poi). L’incontro  sembrava chiuso, finito: troppo potente questo giovane russo dalla faccia da bambino che picchiava come un fabbro ferraio. E invece, ecco il miracolo all’italiana. Si va alla terza ripresa. Corelli sembra più vivace, si muove di più, calcia alla  testa ad ascia, attacca l’interno coscia, mette qualche pugno. L’azione del russo si è affievolita, almeno così sembra. Di fatto, sembra riprendere fiato. Si va alla quarta.

Matteo Valentini   si sgola, finché   sento che dice : “ Non   mi segui!…”. Corelli sembrava infatti  non avere gli automatismi  della kick , mi dirà poi che gli veniva da tirare delle ginocchiate. Ma anche la quarta ripresa va in porto e non resta che l’ultima in cui il russo cerca in tutti i modi di chiudere il match prima del tempo, ma Fabio ormai è rilassato, sa quello che deve fare, lega quanto basta e poi il guizzo stupendo: in uscita da un clinch piazza uno stupendo circolare di collo- tibia alla testa di Grichishkin che barcolla vistosamente per un attimo. L’arbitro non conta il russo che maschera bene il brutto momento e che ciononostante finisce all’assalto. Ma finisce anche l’incontro e il pubblico è in piedi ad applaudire i protagonisti.  Al momento della premiazione e della consegna della cintura, Fabio mi chiede di farlo lui ed è un gesto talmente sportivo che il pubblico, con una selva di applaudi,  gradisce particolarmente.

Il Gala, costato agli organizzatori 200.000 Euro, mica una bazzecola, per me finisce qui, perché i restanti incontri sono  stati…una farsa. Con tutto il rispetto per  la Wpka, il greco inviato, tal Antonios Karadimas, dura poco più di un minuto contro il campione del mondo Wako-Pro Ibragim Tamazaev (già vincitore di Roberto Cocco al Palalido nel 2007); il mondiale Iska, che presentava il nero scultoreo Camion Caldwell contro Sergey Bogdan, medaglia d’oro ai mondiali WAKO di Coimbra del 2007, dura ancora meno  del greco:  prende un solo pugno dopo soli 20 secondi dall’inizio dell’incontro e non si rialza più. Né miglior fortuna ha l’ultimo incontro della serata, quello  che vedeva opposti il russo Anatoly  Nosyrev (già vincitore ai punti di Augusto Sparano, sempre al Palalido di Milano nel 2001) e il croato Leonardo Komsic, finito in 50 secondi…

Insomma, se si voleva la controprova   che a certi livelli   di kickboxing al di fuori del circuito Wako (fatta eccezione per l’Olanda) c’è veramente il vuoto, la verità è servita. Una lezione che i promotori della faraonica manifestazione con la quale hanno inteso rilanciare la grande kickboxing a Mosca e in Russia, quella grande kickboxing ch’era iniziata nei primi anni ’90 con ospiti d’eccezione come Benny Urquidez, Chuck Norris, Sylvester Stallone , Jean-Claude Van Damme, Don “The Dragon” Wilson, hanno capito a dovere.


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