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WAKO THAILAND

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- WAKO THAILAND -

CONTINUA LENTA E PRUDENTE, MA INESORABILE… L’EDUCATA E RISPETTOSA ATTIVITA’ DELLA WAKO THAILAND PER L’INTERSCAMBIO SPORTIVO-CULTURALE CON LA THAILANDIA, ATTRAVERSO LA CORRETTA DIFFUSIONE DELLA MUAY THAI IN ITALIA E DELLA KICK BOXING IN THAILANDIA. QUESTA VOLTA LA LOCALITA’ PRESCELTA E’ RAYONG, UNA CITTA’ MARITTIMA A SUD DI PATTAYA E FUORI DALLE AFFOLLATE “ROTTE TURISTICHE” DI MASSA. MESSE IN PALIO 3 CINTURE DI CAMPIONE DI KICK BOXING DELLA WAKO THAILAND… DUE RESTANO IN THAILANDIA, MA UNA CINTURA WAKO THAILAND INTRAPRENDE IL SUO VIAGGIO PER L’ITALIA!

IL 2° GALA DELLA WAKO THAILAND

Di: Luca Pennese

Prefazione della Redazione

(n.d.r.) Per i lettori che non ci seguono da molto tempo su queste pagine elettroniche, crediamo sia “d’obbligo” da parte nostra, una piccola prefazione introduttiva. Questo per far meglio comprendere a tutti loro, come si è potuto sviluppare e quali sono i motivi che hanno portato allo sperimentale evento. Già da tempo avevamo dato l’annuncio della nascita della WAKOThailand ad opera di uno dei nostri collaboratori: Roberto Fragale. (VEDI: E' nata la W.A.K.O. Thailand ) Questo con l’intento dichiarato di potenziare le occasioni per l’interscambio sportivo-culturale tra i nostri atleti e quelli tailandesi. Tutto ciò favorendo, pubblicizzando e fornendo assistenza a viaggi studio-vacanza in terra thai, con possibilità di combattere sul posto e naturalmente anche attraverso  l’invio di atleti thai nel nostro paese per stage, incontri e allenamenti nelle palestre di tutta Italia. Ma nei progetti dell’interscambio, oltre alla corretta e progressiva conoscenza della vera Muay Thai da parte nostra… c’era anche il tentativo di diffondere la conoscenza della nostra Kick Boxing in terra siamese.  Dopo una prima organizzazione, di Muay Thai, dove combatterono per la cintura di Campione WAKOThailand il celebre Wanlop Sithpholek e Leonard Sithpholek;  allo stadio Tepprasith di Pattaya… (VEDI: Il 1° galà della WAKO Thailand )

    

Questa estate si è lavorato febbrilmente per tentare di riuscire ad organizzare una serata al Boxing Stadium di Rayong (cittadina poco distante da Pattaya). Anche in questa occasione, erano in palio le cinture di campione WAKOThailand… ma questa volta, di Kick Boxing però! Protagonisti dello sperimentale evento, gli atleti pescaresi del M° Riccardo Bergamini (D.T.N. F.IKB) il quale si era già recato in precedenza a Pattaya, presso il Sitiodtong Boxing Camp, (VEDI: Riccardo Bergamini in Thailandia) per un periodo di allenamento, utilizzando già per questo i servizi gentilmente offertigli dalla WAKOThailand. Referente e rappresentante occasionale di Roberto Fragale (per WAKOThailand) ancora una volta Simone Falcini (che vive ormai in pianta stabile e da anni, proprio a Pattaya) e che ultimamente ha iniziato anche l’attività di co-promoter in Thailandia.  (n.d.r.)

    

Di: Luca Pennese
  • Quindici giorni alla scoperta di una cultura lontana anni luce da quella occidentale…

  • Quindi giorni per rubare segreti di una disciplina " vecchia" più di mille anni...

  • Dall'Italia alla Thailandia… da Pescara a Pattaya…

  • Più di diecimila chilometri per guardare con occhi incantati, i “maestri” della Muay Thai!

Protagonisti di una storia da raccontare una comitiva variegata, entusiasta, assetata di sapere. Alla guida il maestro Riccardo Bergamini, quindi sei atleti di indubbio valore come Mimma Mandolini, Stefano Paone, Raffaele Cipriani, Roberto Margiotti, Francesco Gallo e Gianluca Leo; ancora, una fidanzata dalla grande pazienza come Deborah Lucidi: poi, Alessio Antonacci, operatore Tv chiamato a immortalare immagini ricche di pathos ed infine… chi ha avuto la fortuna di essere gentilmente “invitato” per raccontare ai posteri questa splendida avventura e di cui state leggendo la recensione. In tutto, una comitiva di dieci coraggiosi!

La partenza dalla stazione di Pescara e l'avventura comincia già a regalare emozioni. Stefano Paone, bloccato da una “lampo difettosa”, rischia di perdere un pullman stranamente in perfetto orario. Gli altri con il fiato sospeso, poi la corsa e la partenza.

A Fiumicino la comitiva si divide: sette fortunati, infatti, trovano posto con un volo diretto, mentre gli altri tre devono fare scalo a Kuwait City. Per tutti comunque, la trasferta è lunga e faticosa.

Tra voli e spostamenti, si arriva a Pattaya il sabato pomeriggio.

Ad attenderci sul posto c'è il referente locale della WAKO Thailand Simone Falcini, a cui siamo stati raccomandati da Roberto Fragale. Lui si sarebbe occupato delle nostre sistemazioni in hotel, del nostro soggiorno e allenamenti.  Lo stesso poi, sarebbe stato il co-promoter di una serata al “Thai Boxing Stadium”  di Rayon, in cui tre dei nostri atleti avrebbero dovuto combattere di kick boxing contro atleti thai… in palio la cintura di Campione della WAKO Thailand.

Pochi minuti per i saluti e subito si comincia a sudare. In motorino raggiungiamo il camp Sityotdong. Gli istruttori locali salutano con calore il maestro Bergamini e Margiotti che avevano conosciuto lo scorso febbraio. (VEDI: Riccardo Bergamini in Thailandia) Il primo impatto con il lavoro fisico è soft ... una corsa di 45 minuti.

    

L'ambiente del camp è familiare, molti ragazzi sono cresciuti lì e dopo aver “appeso i guanti al chiodo” si dedicano ora all'insegnamento. Una cosa balza subito agli occhi: una gentilezza d'animo che non ti aspetti. Hanno un sorriso per tutti. Una realtà lontana anni luci da quella occidentale. L'opulenza non abita da queste parti e i thai (thailandesi) sembrano saper godere delle piccole cose.

     

Dopo la doccia arriva il momento della prima tappa rigenerante .... dopo la fatica del volo e quella della corsa, c'è proprio bisogno di un bel massaggio tailandese! L'ambiente è altamente professionale, lindo, le ragazze parlano in inglese e ci fanno preparare per il massaggio. Via gli abiti per indossare un comodo pantalone di cotone e una camiciola bianca. Il mito del massaggio thailandese trova piena conferma. Mani tanto piccole quanto potenti, hanno la capacità di rilassare i muscoli contratti.

   

Nulla di peccaminoso, solo un sano benessere. (VEDI: La spiritualità del massaggio tailandese; Il massaggio tradizionale thailandeseA scuola di Thai Oil Massage )  Dopo due ore di trattamento, rinfrancati nello spirito e nel corpo, si va in hotel.

La sistemazione nelle camere è veloce, una doccia calda è il miraggio per tutti.

L' appuntamento di lì a poco è per la cena in un ristorante Italiano. A fare gli onori di casa c'è Tino. Cena semplice e gustosa ... conto da lasciare a bocca aperta (e sarà una costante ) ... di 3 euro e poco più.. Quasi nulla!

Ci sarebbe tempo per un giro in città, ma la stanchezza prende il sopravvento. Tutti a letto.

Il programma della domenica è diviso tra fatica e shopping, per la gioia di Deborah (con la "h"). Il camp è chiuso e allora ci pensa il Maestro Riccardo Bergamini a guidare un'intensa seduta di allenamento a bordo piscina.

Non si può lasciare spazio all'improvvisazione ... all'orizzonte ci sono quattro match. Uno giovedì in un "bar", gli altri venerdì sera allo " stadio" di Rayong e in palio ci saranno i titoli di Kick Boxing della Wako Thailand… per gentile concessione del suo responsabile Roberto Fragale. A difendere nell' ordine i colori azzurri saranno: Francesco Gallo, Raffaele Cipriani e Mimma Mandolini.

Il caldo, nonostante in Thailandia sia la stagione della pioggia, è intenso, cosi come gli odori che si respirano per le strade. Mille carretti preparano all'aperto cibo per i thai facendo un uso indiscriminato di spezie che per un occidentale appaiono tutt'altro che appetibili.

    

Esaurito il "dovere", il pomeriggio è riservato alla conoscenza di Pattaya e dei suoi mercatini. Colori sgargianti, sorrisi ovunque accolgono la comitiva italiana. Ma a lasciare a bocca aperta sono i prezzi. Quasi irrisori considerando la qualità dei prodotti, soprattutto quelli tessili. Magliette e pantaloni sono venduti a cifre che lasciano perplessi. Da 3 a 10 euro per prodotti che in Italia costerebbero almeno 10 volte di più. Sembra il “paese dei balocchi” e allora via alla compere! Nessuno si risparmia, qualcuno ne approfitta per rifare il guardaroba. Con 80 euro è possibile portare a casa un vestito cucito su misura, due camice e una cravatta. Il sarto, un pittoresco indiano, fa affari d'oro ma si dimostra competente e disponibile. In tre giorni il vestito sarà pronto.

    

Carichi di buste si torna in albergo e ci si prepara per la cena prima di fare brevemente la conoscenza della vita notturna di Pattaya. La meta è Walking Street, una via lunga un paio di chilometri chiusa al traffico, tempio dei locali notturni, alcuni osè... Molti sono semplici bar dove bere una birra o fare una partita a carambola. Sono tutti uguali; spazi aperti disseminati di banconi rettangolari. Tutt'intorno e sugli sgabelli, trovano posto la ragazze dei locali. Sembrano contente, ma crediamo che dietro quei sorrisi probabilmente si nasconde una grande amarezza. Sono lì in attesa dei clienti, sono prostitute che aspettano di essere "ingaggiate" da uomini occidentali. Pronte a vendere il loro corpo per pochi euro. L'unica vera nota triste dell'avventura a Pattaya. Si vedono ragazze giovanissime “mano nella mano” con sessantenni attempati. Coppie assurde, legate solo dal dio denaro. Per fortuna non vediamo le cose ancora peggiori che ci vengono raccontate.

Uno dei vizi più meschini, il sesso con le “lolite” thailandesi è una realtà che avremo modo di scoprire attraverso i racconti di alcuni italiani, che ormai da anni si sono trasferiti per lavorare seriamente. Uno di questi è Roberto, pescarese anche lui, che da tre anni ha aperto un ristorante nella zona residenziale della città. Noi, comunque, andiamo alla ricerca di una birra da bere tutti insieme e troviamo una bar dove si combatte. Si , al centro del locale c'è un ring e due thai danno spettacolo. Alla fine vincitore e sconfitto passeranno tra gli avventori per ricevere qualche banconota per lo spettacolo offerto. Sul ring salgono anche stranieri e il più delle volte sono dolori. I padroni di casa sono "fenomeni". Combattono fin da piccolissimi e sono padroni del ring. Quasi inevitabile arrendersi sotto i loro colpi.

Finita la birra si torna si albergo. Non è ancora scoccata la mezzanotte ma domani è lunedi e bisogna alzarsi presto.

Comincia lo stage e alle 9,30 bisogna essere al campo

L'arrivo di buon' ora è salutato con calore da Neung Pichit - il maestro più titolato, campione del Lumpinee, lo stadio più importante della Thailandia - e da tutti gli altri.

Il tempo dei convenevoli però dura poco. Bisogna allenarsi. Prima il riscaldamento, poi cinque riprese da cinque minuti.

La Muay Thay è una scoperta.

A differenza della Kick, in cui i nostri sono campioni, nella Muay si possono usare gomiti, ginocchia, prese e proiezioni. C'è poi il clinch, la novità più importante da assorbire. Tutti ci danno dentro con il massimo impegno mentre noi guardiamo rapiti.

L'agilità dei thai è impressionante così come la loro disponibilità a trasmettere una disciplina che ha più di mille anni di vita. Il tempo corre velocemente e tra ginocchiate e calci, la seduta finisce. Prima di andar via, però, una signora del camp ci porta dentro un piccolo bazar. Si vendono maglie, canotte e pantaloncini griffati camp Sityodtong. Tutti i proventi della vendita ovviamente servono per il sostentamento del camp e dei loro ospiti…. Nessuno quindi, si sottrae all'acquisto.

Lasciato il camp il resto della giornata trascorre lentamente tra la piscina, la cena e una passeggiata alla scoperta della città.

L'indomani il programma al camp Sityotdong è lo stesso, ma la novità è che nel pomeriggio, ci sarà un'altra seduta di allenamento, ma in un altro scenario. Questa volta siamo ospiti del Sitpholek, una palestra più vicina allo stile occidentale e gestita da un belga. (VEDI: intervista al SITPHOLEK)

     

Bisogna fare i guanti e l'impressione è che i maestri del Sitpholek siano meno inclini all'insegnamento. Il confronto e più duro, anche se si resta nei limiti. In ogni caso il bagaglio di esperienza cresce in fretta.

Intanto comincia a salire la tensione. Giovedì Francesco Gallo salirà sul ring, venerdì toccherà agli altri.

    

Mercoledì facciamo la conoscenza di Senan Yodtong, il mecenate del camp , maestro venerato in tutta la Thailandia. E' lui a spiegarci come la Muay Thai serva per dare una speranza ai tanti ragazzi che accoglie nel campo. Per i giovani thai ci sono poche possibilità, almeno in questo spicchio di Thailandia. Molti hanno lavori umili sottopagati e si rifugiano nell' alcool. I più fortunati, e sono pochi, hanno un lavoro che permette una vita dignitosa con un stipendio di 200 euro.

     

Nel camp, ogni anno sono accolti una quarantina di ragazzi dai cinque ai quattordici anni. La mattina vanno a scuola e il pomeriggio si allenano. Quando tornano al camp, noi siamo lì e con noi c'è anche Deborah, che ha comprato una busta di dolci e caramelle. E' una festa, i bimbi con un disciplina straordinaria, affondano le mani nella busta dei dolci e ringraziano con un inchino. Senan Yodtong continua a spiegarci come sia felice di restituire agli altri, quello che è riuscito a guadagnare con la Muay Thai. Ormai ha più di sessant'anni ma è stato il più giovane maestro di un vincitore del Lumpinee. Aveva diciassette anni e per i suoi meriti sportivi, è stato anche premiato da sua Maestà la Regina.

    

Insomma un personaggio nel senso più ampio del termine, tanto da essere stato ingaggiato per un paio di particine in alcuni film. Il ruolo, neanche a dirlo, era quello di maestro. Per i ragazzi del camp e per gli insegnanti è un'icona. Il carisma lo avverti subito e quando ti mostra le foto di una vita non c'è nessuna prosopopea, solo il desiderio di raccontare il passato per far capire il presente. Al centro c'è sempre la Mauy Thay, l'arte del corpo a corpo in una sfida che deve determinare il più forte.

Per i thai la vittoria o la sconfitta sono questione di orgoglio. Salutiamo anche noi con un inchino il Maestro Yodtong e torniamo in albergo.

La tensione sale, domani c'è il primo impatto con il ring.

Francesco Gallo è il più giovane del gruppo, di combattimenti in Italia ne ha affrontati solo tre ed è inevitabile che sia agitato. Cerca di non darlo a vedere, ma il silenzio in cui si chiude svela il suo stato d'animo.

Il giovedì scorre tranquillo. Chi salirà sul ring di Rayong si allena regolarmente, Francesco cerca la giusta concentrazione. Il bar che vedrà la sua esibizione è sul lungomare di Pattaya. I matchs, per lo più tra Thai si susseguono incessantemente. Prima di combattere c'è il rito delle fasciature. In uno spogliatoio poco confortevole ( è un eufemismo ) le mani abili di Kim Bol - altro maestro del Sityotdong - si muovono a velocità impressionante. In un quarto d'ora le fasciature sono pronte e si passa all'untura. Un olio tanto misterioso quanto "caldo" mette in circolo una scarica di adrenalina.

Passano i minuti e il ring si avvicina. Francesco ha già vinto. Per salire quei gradini ci vuole coraggio! L'avversario avrà una trentina d'anni e più di 200 matchs in carriera. Da queste parti, è bene ricordarlo, si inizia a combattere da bambini. Il divario è abissale, Gallo segue con scrupolo le indicazioni che arrivano dall' angolo. Il maestro Bergamini cerca di farsi sentire nel caos del bar. Francesco fa del suo meglio ma l'avversario non fa sconti.

La prima ripresa si chiude in affanno, ma il portacolori azzurro pur soffrendo è riuscito a mettere a segno qualche bella combinazione. Nel secondo round la pressione del thai diventa insopportabile. Nella mentalità locale non è previsto risparmiarsi e Francesco è costretto ad alzare bandiera bianca, dopo aver incassato una precisa serie di ginocchiate alla figura. Battuto ma non sconfitto, Francesco Gallo lascia il quadrato tra gli applausi dei tanti tifosi italiani. Da tutti arrivano parole di conforto. E' stata per lui un'esperienza indimenticabile!

Ormai è tardi, ma non abbiamo cenato. Il Mc Donalds è a due passi e allora per una sera, due panini sono sufficienti. Bisogna andare a letto, domani si combatte a Rayong!

Le ore della vigilia scorrono lentamente. L'attesa è spasmodica: Cipriani, Mandolini e Paone contenderanno a tre campioni locali i titoli Wako Thailand.

In albergo per la prima volta c'è poca voglia di scherzare, i nostri cercano la giusta concentrazione. A pranzo si va al "legnetto", un locale dove ormai siamo di casa e le locandine annunciano i nostri match. Le ragazze che servono ai tavoli ci danno un sincero "in bocca al lupo".

Verso le 19,00 arrivano i pulmini che ci porteranno allo "stadio" di Rayong. Il viaggio è più lungo del previsto perché l'autista non conosce bene la strada. Alla fine arriviamo dopo un'ora. L'immagine che ci troviamo di fronte è lontana anni luce da quella che ci eravamo costruiti nella nostra mente.

Al centro di uno spazio chiuso c'è il ring. Intorno su due lati, le tribune con poche file di gradoni. Su un altro lato la sorpresa; una cucina in piena regola, dove le donne preparano piatti da consumare durante la serata. E' cibo thai, c'è la frutta, riso e altre pietanze che per gli occidentali sono sconosciute. C'è il tutto esaurito, ma è la composizione degli spettatori che sorprende: ti aspetti solo uomini urlanti, invece ci sono anche donne e bambini.

Tutti sono pronti ad incitare i propri beniamini. I nostri match saranno i cloù della serata.

I primi a salire sul ring sono i bambini. A cinque anni danno già spettacolo. Il clima porta alla mente quello dell'antica Roma. Sembra di essere al Colosseo. Invece dei gladiatori ci sono gli atleti, ma lo spirito che si respira è lo stesso: è come se si combattesse per la sopravvivenza. Vincere significa guadagnare qualche bath e mandare avanti la famiglia. Perdere… è quasi un'umiliazione!

Ogni incontro è preceduto da un rito. I due sfidanti sul ring, accompagnati da una dolce litania, eseguono una danza propiziatoria. E' una tradizione che dura da più di mille anni. Tutt'intorno i tifosi seguono con una partecipazione che non ha uguali. I nostri intanto, si stanno preparando sui gradoni. Fasciature e unture sono affidati ai maestri del Sityotdong, che ci hanno seguito anche questa sera.

Il primo dei nostri a cambattere è Raffaele Cipriani. Di fronte avrà Kim Kalled, l'unico che conosciamo per averlo visto in Italia. Era stato chiamato per alcuni stages e incontri. E' un talento conosciuto in tutta la Thailandia e dagli appassionati di tutto il mondo. Letteralmente un fenomeno. L'accordo per il titolo WAKO Thailand, è di combattere con le regole della kickboxing. Con quelle della Muay Thay sarebbe improponibile.

      

Dunque niente gomitate, ginocchiate, prese e proiezioni. Anche così, comunque, il pronostico è tutto per il padrone di casa. Cipriani in ogni caso sa il fatto suo. Lo stadio si trasforma in una bolgia e dopo la danza rituale il match ha inizio.

Kim Kalled prende subito il centro del ring ma Cipriani risponde colpo su colpo. L'avvio è equilibrato, gli scambi sono intensi, Cipriani non si risparmia. Dall'angolo arrivano i dettami giusti per contrastare lo strapotere di Kim Kalled. Il campione di casa rispetta le regole e quando un automatismo innato lo induce a portare una gomitata, chiede prontamente scusa. Arriva il primo gong e Cipriami c'è.

I tifosi di casa si fanno sentire anche se forse non capiscono perché il proprio idolo non usi le armi classiche della Muay Thai. Si torna a combattere e Raffaele mette in evidenza tutte le sue doti. Il match è emozionante, i due atleti sul ring non si risparmiano. Le riprese si susseguono in sostanziale equilibrio e per Cipriani è già una vittoria. Arriva l'ultima companella. Cinque riprese da cinque minuti hanno messo a dura prova Cipriani ma la preparazione orchestrata dal maestro Bergamini ha dato i suoi frutti.

    

E' l'ora del verdetto dei giudici. Siamo a casa loro e la vittoria ai punti va a Kim Kalled. Cipriani in ogni caso può essere soddisfatto.

Scocca l'ora di Mimma Mandolini. La campionessa del mondo dovrà vedersela con May Telet, imponente campionessa della Sithpolek. In palio ci sarà il titolo Wako Thailand di Kick Boxing.

Lo stadio è pronto a vivere il match con partecipazione. All'angolo azzurro sono pronti a guidare Mimma verso l'ennesimo alloro di una carriera prestigiosa. Si combatterà al meglio delle cinque riprese. Solito rituale e il match può avere inizio.

Si capisce subito che c'è qualcosa che non va. May Telet, contrariamente agli accordi, inizia a usare tutte le tecniche proprie della Muay Thai, soprattutto ginocchiate e proiezioni. Nel clan azzurro c'è sgomento, ma in quegli istanti all'angolo c'è poco da fare. E se chi è all'angolo ha poco tempo per capire quello che sta succedendo, figurarsi quello che passa nella mente di Mimma Mandolini.

Lo stadio è una bolgia. Ogni ginocchiata di May Telet è sottolineata da un boato. Ma Mimma Mandolini è una campionessa vera. I pochi allenamenti dei giorni precedenti e una classe innata la mettono subito in condizione di reagire. Anche l'azzurra comincia a usare ginocchiate e proiezioni oltre ai calci che le hanno permesso di conquistare il titolo mondiale lo scorso inverno in Marocco. (VEDI: I mondiali WAKO di Agadir ) E' uno spettacolo! Il pubblico di casa cerca di aiutare May Telet, ma Mimma Mandolini è una furia. Evidentemente la scorretteza della rivale l'ha galvanizzata anche di più.

Ogni ripresa è una battaglia ma la vincitrice è sempre l'italiana. Anche questa volta arriva l'ultima campanella ma questa adesso, neanche una giuria casalinga può sovvertire un verdetto inattaccabile.

La nuova campionessa Wako Thailand di Kick Boxing è Mimma Mondolini. E' un trionfo, ma per gioire c'è poco tempo. Pochi minuti e toccherà a Stefano Paone.

La sfida tra Mimma e May Telet ha fatto saltare gli schemi e chi ha una vita di esperienza sa che non è un bel viatico per l'incontro che sta per andare in scena.

    

Bergamini cerca di prevenire ciò che di lì a poco teme succederà. Chiede al referente locale Simone Falcini di spostarsi all'angolo avversario per fargli ricordare di rispettare le regole. Tentativo che alla fine risulterà vano.

Stafeno Paone deve vedersela con Ming Po, astro nascente della scuola locale. Di lui alla vigilia sappiamo poco e nulla, le notizie vere le scopriremo solo qualche giorno dopo. Tant'è, bisogna combattere.

Il clima intorno al ring è ancora più infuocato dopo la vittoria precedente. L'avvio conferma i timori dell'angolo azzurro. Ming Po non tiene conto degli accordi e sfodera tutto il suo repertorio. Ginocchiate, ma soprattutto proiezioni e prese, rendono la sfida improponibile.

    

Stefano dall'angolo è invitato a calciare per tenere l'avversario lontano ma quando ci prova arrivano le prese e le proiezioni. E' come se all' improvviso su un campo di calcio, ad una squadra venisse permesso di usare le mani. Una sfida con un esito scontato.

Stefano Paone ci mette faccia e coraggio, ma in queste condizioni non si può combattere. E a metà della terza ripresa arriva la fine dell'incontro. Un calcio dove non batte mai il sole regala a Ming Po la vittoria.

Ci sarebbe da discutere, in una frazione di secondo ci si aspetta la squalifica. Ma siamo in Thailandia, il paese dove con il sorriso sulle labbra ti fanno fesso. Il titolo Wako Thailand resta qui.

Per Paone una grande amarezza, ma soprattutto… un gran dolore fisico! Che andrà avanti per un paio di giorni. L'ira del clan azzurro si abbatte su Simone Falcini, non è stato capace di far rispettare le regole, una macchia grave per chi ha organizzato l'evento.

La serata è all' epilogo.. Con sentimenti contrastanti saliamo sui pulmini che ci riporteranno a Pattaya. Da un lato, la soddisfazione per la vittoria di Mimma Mandolini e la buona prova di Raffaele Cipriani, dall' altro, la rabbia per il match di Stefano Paone, perché con le regole della Kickboxing l'esito sarebbe stato diverso.

Così non è stato, ma è inutile farsi il sangue amaro, resta pur sempre un' esperienza da ricordare. Combattere in Thailandia fino a qualche anno fa era impensabile, ora lo abbiamo fatto… riscuotendo comunque consensi.

E' arrivato il momento di tornare in albergo, una fermata per mangiare un panino e si va a letto. E' stata una giornata intensa, di quelle da ricordare.

Il sabato è dedicato al recupero delle energie spese la sera prima. Anche chi non ha combattuto ha partecipato emotivamente. Intanto, Gianluca Leo ci lascia per un paio di giorni. Insieme a due milanesi, che abbiamo conosciuto in albergo, ha organizzato un'escursione sull'isola di Ko Chang. Noi altri, invece, ci dedichiamo allo shopping e a preparare la nostra domenica di libertà.

    

Il giorno, dopo, infatti, anche noi andiamo al mare su un'isola di fronte a Pattaya, Ko Ming. Quaranta minuti di traghetto ci portano in un luogo quasi incontaminato. La vegetazione è prorompente, in scooter raggiungiamo un angolo da fiaba. La spiaggia è bianca, il mare da togliere il fiato. Sembra di essere in una foto da catalogo. Appena arrivati una signora sulla cinquantina ci mette a disposizione ombrelloni e lettini. Giusto il tempo di spogliarsi e siamo già nell'oceano. In spiaggia, intanto, un gruppo di thai sta giocando a pallone….

La sfida scatta in un attimo!

Vogliamo la rivincita e poi siamo o no i campioni del mondo? La sfida è raccolta senza esitazioni. Si gioca cinque contro cinque. A difendere l'onore degli azzurri siamo io, il tecnico Alessio, Roberto Margiotti, Riccardo Bergamini e Francesco Gallo. Inutile andare per le lunghe, se sul ring non è andata benissimo, su un campo di calcio siamo superiori. Nonostante i loro cambi, passiamo subito in vantaggio con Francesco Gallo, abile a raccogliere un passaggio filtrante di Antonacci. In difesa teniamo alla grande e ancora Gallo si veste da protagonista con un gol “di rapina”.

La gara è in discesa e il terzo gol di Antonacci è il sigillo di una superiorità netta. Solo a questo punto subentra un po' di rilassamento e i nostri amici ne approfittano per segnare il gol della bandiera. Dopo un' ora di gioco finisce 3 - 1 .

E' arrivata l'ora di pranzo e ci spostiamo in un ristorantino poco distante dalla spiaggia. Come al solito il cibo che scegliamo si avvicina ai gusti occidentali. Torniamo in spiaggia a crogiolarci al sole per un altro paio d'ore, prima di imbarcarci di nuovo sul traghetto.

Qui, sulla via del ritorno, Roberto Margiotti fa amicizia con un gruppo di thai. In quaranta minuti viene adottato dalla comitiva locale e una volta in porto, scatta lo scambio di doni. Roberto regala volentieri una maglietta del Sityotdong e riceve un pallone da calcio. Anche oggi ci siamo stancati e dopo cena ci rilassiamo in piscina ... da domani torneremo a scoprire i segreti della Muay Thai.

Al Sityotdong il clima come al solito è cordiale, i commenti sono incentrati tutti sulla serata di venerdì e tutti i protagonisti del ring ricevono i complimenti di Neung Pichit, il campione del Lumpenee.

Le sedute sono intense, ma per migliorare in una disciplina così dura, non ci si può risparmiare.

La sera invece, indugiamo un pò di più alla scoperta della vita notturna di Pattaya.

Nulla di trascendentale, solo qualche birra nei locali di Walking Street.

Al Martedì “il menù”, oltre alla seduta di allenamento, prevede la visita alla Farm dei Coccodrilli, una sorta di Zoo, distante pochi chilometri. C'è da restare a bocca aperta.

Appena dentro incontriamo un lago pieno di pesci dai mille colori e una ciotola di cibo li porta quasi a mangiare dalle nostre mani.

Il tour prosegue con pappagalli dai colori sgargianti prima di arrivare nel lago dei coccodrilli.

Qui ci lo spettacolo nasce dalla possibilità di dare del cibo coccodrilli tramite una canna di bambù alla cui estremità è legata della carne. E' una sorta di pesca con i coccodrilli, che con scatti fulminei cercano di raggiungere il loro premio. Alla fine dopo vari tentativi, sono sempre loro ad uscire vincitori dal gioco.

Continuiamo il giro nello zoo; per i turisti c'è la possibilità di farsi fotografare accanto ad una tigre che sarà lunga due metri e il suo cucciolo. Bergamini è l'unico che raccoglie l'invito.

    

L'ultimo passaggio è lo spettacolo dei coccodrilli. In un'apposita arena due domatori incantano il pubblico presente sugli spalti. Trattano animali che incutono a molti timore, come se fossero dei cuccioli innocui. Lo spettacolo dura quasi un' ora e il clou arriva quando mettono la testa in bocca al coccodrillo più grande; un silenzio glaciale è il preludio ad un applauso dirompente.

     

A questo punto prendiamo la via del ritorno.

Il giorno della partenza si avvicina e la malinconia si mescola alla voglia di tornare a casa. Una paio di giorni trascorrono tranquillamente, con quella che ormai è diventata quasi una routine. Allenamento al mattino e resto della giornata dedicata al relax e allo shopping.

E' venerdì e in sette si preparano a ripartire.

E' arrivato il momento del chiarimento con Simone Falcini, che dal giorno dei combattimenti abbiamo incontrato solo di rado. Ci raduna in piscina e di fatto chiede scusa per quello che è accaduto. Cerca di giustificarsi, elogia chi è salito sul ring, cerca di spiegare come sia difficile far rispettare le regole. In pratica conferma come i thai abbiano dimenticato gli accordi, nel momento in cui hanno sentito messa in discussione la loro superiorità…

    

E' un discorso chiaro che cancella le perplessità sulla professionalità dello stesso Falcini e che riapre la possibilità di una rivincita nei prossimi mesi.

Arriva il pulmino che deve portare la comitiva azzurra in aeroporto. Il magone è nell'aria, quindici giorni sono volati.

Salutiamo i nostri compagni di avventura perché il nostro volo è previsto per l'indomani. Con noi resta Roberto Margotti, con il quale dividiamo la cena finale a base di pesce. Aragoste e spigole per festeggiare un'esperienza da ricordare. Poi ci concediamo una serata in discoteca. C'è un gruppo che suona dal vivo e per la prima volta facciamo tardi.

Domani possiamo dormire, prima di intraprendere il viaggio di ritorno.

Anche noi siamo in aeroporto. La CNN ci ha "avvisato" che dopo il rischio attentati di Londra, i controlli saranno accuratissimi e per questo motivo arriviamo con largo anticipo. Scelta indovinata, perché controllano tutto e tutti con molto scrupolo. Alla fine ci imbarchiamo. Davanti a noi c'è un viaggio di ventiquattro ore con il solito scalo a Kuwait City. Le ore scorrono lentamente, non vediamo l'ora di toccare il suolo italiano.

Ci siamo, siamo a Roma!

Prima di ritirare i bagagli abbiamo una necessità impellente... Vogliamo un caffè italiano!

La cosa che più di tutte ci è mancata, ma quando stiamo per soddisfare il nostro bisogno, avvertiamo anche gli aspetti negativi dell' esser tornati in Italia. Nessuno al Bar ci sorride! Peccato, ci eravamo abituati alla gentilezza dei thai ....

Un amico è venuto a prenderci. In due ore siamo a casa. Sembrerà banale, ma rivedere la nostra città, ci riempie di gioia.

Nel cuore ci resteranno mille immagini, ma la tua città è sempre la tua città!

Gli ultimi abbracci, l'avventura è finita. Più ricchi torniamo alla nostra vita.


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