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Kick boxing

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CONCLUSASI DA POCHI GIORNI UNA DELLE PIU’ GRANDI E BELLE SERATE KICKBOXISTICHE DELL’ANNO, SIAMO GIA’ IN GRADO DI DARVENE NOTIZIA ATTRAVERSO QUESTO PRIMO E SOMMARIO RESOCONTTO DEL PRESIDENTE FIKB ENNIO FALSONI… MA CONTINUATE A SEGUIRCI ED ABBIATE PAZIENZA, PERCHE’ STIAMO PER USCIRE CON UNA RECENSIONE COMPLETA E METICOLOSISSIMA CON TANTO DI RECENSIONE E SOPRATTUTTO… CON I FILMATI DEI MIGLIORI MATCH!

Il King of Kings II
visto da Ennio Falsoni

Di: Ennio Falsoni

Claudio Alberton e Max Greco, le anime della University of Fighting di Milano, in collaborazione con Luca Salvador, sono stati gli ideatori e i promotori di “The King Of Kings II”, manifestazione andata in scena lo scorso 2 luglio nell’infuocato Palalido di Milano. Infuocato perché, è il caso di ricordarlo, l’Italia era percorsa da un’eccezionale ondata di caldo che spingeva i più a cercare refrigerio al mare , ai monti e ai laghi piuttosto che venire a vedere una manifestazione di sport da ring . In più era una domenica sera (mai, prima d’ora, si era assistito a un tale evento), nel bel mezzo dei campionati mondiali di calcio. Insomma, c’erano proprio tutti i segnali per stare lontani da simili iniziative, cioè di evitare di organizzare “The King Of Kings II” in quella parte dell’anno. Ma nonostante io stesso abbia cercato di dissuadere i due, non c’è stato verso.

    

“Avevamo promesso ai nostri atleti che avremmo organizzato un gala. Purtroppo il Palalido è sempre stato occupato nelle giornate che ci interessavano. E così siamo passati da Marzo ad Aprile, da Maggio a Giugno e infine il 2 luglio era l’ultima chance possibile. Alla fine abbiamo deciso di farla ugualmente. Tanto sappiamo che chi ama la kickboxing, viene a vederci, indipendentemente dalla data o dal mese o dai mondiali di calcio”-, così mi ha detto quella candida anima di Alberton. Io restavo scettico, ma tant’é. Questo per darvi l’idea dell’amore e della passione che pervadono gli organizzatori che non si sono fermate davanti alle avversità.

Il cartellone era di primissimo piano con 4 incontri (Rizzoli–Tozlyan; Cocco-Tamazaev; Petroni-Olmberg e Kaopomlek–Durica) uno più bello dell’altro (almeno sulla carta) , ciascuno dei quali valeva il costo del biglietto. Mi sarebbe veramente dispiaciuto per Claudio e Max se ci avessero rimesso economicamente, perché conosco la dedizione che pongono nelle loro attività di palestra.

Fortunatamente il pubblico di aficionados ha risposto e grazie anche all’aiuto dell’Assessorato alla Sport della regione Lombardia, nella persona del possente e simpatico PierGianni Prosperini ch’era presente all’avvenimento, i nostri eroi non si sono bagnati le alucce più di tanto, con buona pace di tutti. Ciò premesso, veniamo subito al contenuto della manifestazione che mi ha davvero divertito ed entusiasmato al tempo stesso.

    

Livorno era degnamente rappresentata a Milano con i suoi due più grandi atleti in attività, ossia Massimo Rizzoli, ormai un’icona di questa disciplina in Italia e nel, mondo coi suoi 40 anni, e il suo allievo ed amico Daniele Petroni.

Pensate che ben 4 anni fa andai apposta a Livorno per essere presente all’addio alle competizioni di Massimo Rizzoli. Ma il richiamo tra le quattro corde dev’essere stato più forte di ogni altra cosa. Questo per dirvi quanto grande fosse la mia curiosità di rivedere Maxi all’opera. Certo, l’anagrafe non era dalla sua parte, ma conoscendo il soggetto, sapendo la sua meticolosità, la sua pignoleria (che poi vuol dire professionalità) nel preparare un incontro, sapevo che mi sarebbe sembrato che per lui il tempo si fosse fermato. Però sapevo anche il valore dell’avversario, per averglielo scelto io stesso. Arthur Tozlyan è di Krasnodar, una cittadina russa ai piedi del Caucaso, un atleta di soli 24 anni che aveva già vinto medaglie d’oro agli europei e ai mondiali sia di full contact che di low-kick della WAKO. Lo avevo visto in azione sia ad Agadir, lo scorso settembre 2005, dove vinse nella low-kick, sia a marzo di quest’anno nell’assalto al trono continentale WAKO-PRO che apparteneva qualche mese fa al milanese Lorenzo Paoli . Ebbene Paoli, un buon allievo di Claudio Alberton appunto che era con me in quella trasferta russa, fu distrutto in 2 sole riprese, squassato come un albero da una burrasca di vento. Pensavo allora che solo Massimo Rizzoli in ItaliA avrebbe potuto tenere testa a quel atleta russo.

          

Ed ero lì, dunque, a godermi lo spettacolo, finalmente.

Massimo ha gambe molto grosse, con muscoli ipertrofici, mentre Tozlyan le ha magre, ma ha molto sviluppato il tronco. Da queste differenti caratteristiche antropomorfiche, ha origini la bellezza di due stili diversi a confronto. Tozlyan infatti si è rivelato un atleta fantasioso, agile e potentissimo di pugno; Massimo, un po’ più statico e chiuso a riccio nella sua guardia alta, gli è stato inferiore pugilisticamente, ma a mio avviso superiore sul piano dell’efficacia dei colpi di gambe. Nelle prime due riprese riprese, Tozlyan , che è partito fortissimo, com’è sua abitudine, aggredendo subito l’avversario senza alcun timore reverenziale, ha piazzato bordate di pugno che impressionavano per la velocità e la potenza. Molti dei suoi colpi ovviamente si stampavano sui guantoni di Maxi, ma facevano egualmente impressione. Stupiva anche la facilità con cui Tozlyan, sempre calmo e tranquillo, utilizzava anche i calci. Un vero spettacolo. Ripresa per Tozlyan.

Ma nella terza e quarta ripresa, Massimo si fa più intraprendente e recupera, cerca con grande continuità le gambe del russo, le bombarda coi suoi potenti calci a tal punto che mi pare di vedere Tozlyan piegarsi improvvisamente sulla gamba destra, segno che il quadricipite sta per cedere. Tozlyan calcia a sua volta, ma c’è un abisso di diversità nella potenza dei colpi. Immaginate una mazza da baseball , le gambe di Rizzoli, che si vanno a stampare sulle cosce dell’avversario. Mica uno scherzo.

Eravamo alla quinta e ultima ripresa e sul mio personalissimo cartellino avevo i due in parità.

         

Davo a quel punto Rizzoli in recupero e Tozlyan in difficoltà sui calci bassi.

Devo dire, a questo punto, che Arthur mi è piaciuto perché nonostante l’evidente difficoltà in cui si stava trovando, non lasciava trasparire nulla dal suo volto che restava sempre disteso e tranquillo. Al suono del quinto e ultimo gong, Tozlyan non accetta più lo scambio alla corta distanza. Saltella, si muove molto sul ring. Va a segno di pugno in un paio di occasioni, soprattutto con pesanti ganci alla figura, limitandosi poi a calciare ma senza affondare i colpi più di tanto. Massimo va alla ricerca continua delle sue gambe, e le trova in qualche occasione. Finisce il match, i due si abbracciano molto sportivamente. Penso che non vorrei essere nei panni dei giudici a questo punto. Ma, in una situazione di sostanziale parità, personalmente propenderei per l’atleta che ha mostrato una kickboxing più completa. Tozlyan è stato superiore di pugno, Maxi di gambe. Da buon italiano, l’avrei preferito. Ma i giudici (2-1) non sono stati dello stesso avviso e hanno premiato il maggior numero di colpi andati a segno di Tozlyan. Al di là del risultato, che ovviamente poteva far piacere a Massimo, credo che possa comunque ritenersi soddisfatto avendo dimostrato di come, a 40 anni suonati, si possa essere ancora eccezionalmente competitivi in questo difficile mondo degli sport da ring. Giù il cappello per il piccolo grande uomo di Livorno. Se lo merita ampiamente.

           

L’incontro di Daniele “Pedro” Petroni e l’olandese Hesdy Rayen Olmberg, di 22 anni (proveniente da Amsterdam) devo dire che è stato di una caratura tecnica inferiore rispetto a quello tra Rizzoli e Tozlyan. Pedro, 102 chili di potenza e determinazione, aveva di fronte un’anima lunga, un atleta molto più alto di lui e che, nonostante la giovane età, ha dimostrato di saper tenere bene la scena e di conoscere la Thai-kickboxing, disciplina in cui, oltre ai calci in linea bassa, si può attaccare l’avversario anche utilizzando i colpi di ginocchio.

    

Proprio da questo tipo di tecnica Daniele doveva stare attento, ed è stato per questo che l’incontro lo ha visto spesso addosso all’avversario, in situazione di clinch. Dall’inizio alla fine Daniele è andato avanti cercando di inchiodare l’avversario negli angoli per tempestarlo di colpi di pugno. Credo abbia sofferto il caldo, perché a un certo punto, a partire dalla terza ripresa, mi pare si sia lamentato col suo angolo (i fratelli Massimo e Patrizio Rizzoli) di non riuscire a respirare bene. Ma la sua forza volontà è certamente un’arma in più per Daniele, e con quella ha portato a termine il match e ha fatto suo l’incontro all’unanimità.

I livornesi esultavano sugli spalti. Ne avevano ben donde.

         

Roberto Cocco, allenato da Marco Franza al Dojo Miura di Torino, campione del mondo in carica nei kg. 78,100, è sceso un po’ di peso, sino a 75 chili, sottoponendosi a qualche sauna, e incontrava un altro russo, Ibragim Tamazaev (un daghestano che ve lo raccomando!) degno di tutto rispetto per avere anch’egli vinto i Mondiali WAKO di Agadir nella kick nei 71 chili. Affrontava Roberto nella Thai-kick (dove si può usare il clinch e le ginocchia), e quindi, non essendo uso a tale disciplina, pensavo sarebbe stato in difficoltà. In verità Cocco ha cercato in ogni modo di portare il russo in clinch dove aveva sempre la meglio e di piazzare qualche ginocchiata definitiva, ma purtroppo per lui Tamazaev riusciva sempre a mettersi di fianco e a sfuggire alla pericolosità dei colpi dell’italiano. Si è mosso molto agevolmente Ibragim, mentre Roberto Cocco deve aver sofferto il caldo (e forse le saune), perché a partire dalla terza ripresa si è un po’ come spento. Aveva poche energie e non sapeva come venire a capo di quel russo tarchiato che aveva l’agilità di un gattone. Potente di pugno, Tamazaev ha anche messo in mostra alcune tecniche di calcio davvero stellari che sono state apprezzate dal pubblico. Alla fine, il giudizio non poteva essere che unanime per il russo.

    

Il tailandese Kaopom Lek, del team di Alessandro Gotti della Lyon Gym di Trieste, ha degnamente chiuso questa splendida serata. Lucido e bruno per l’olio del massaggio tipico tailandese con cui gli atleti si “riscaldano” e fanno stretching, Kaopom Lek affrontava un viso pallido, Rudol Durica, nativo della Slovakya, ma abitante ad Amstedram da diversi anni,dopo essere soggiornato a lungo in Tailandia.

          

Il match era nella classica Muay Thai, dove gli atleti cioè potevano utilizzare, oltre all’arsenale di tutte le altre discipline da ring mostrate sino ad allora, anche i gomiti.

Avevo già visto Kaopom Lek in azione in diverse manifestazioni, l’ultima delle quali era stato a Trieste , e sempre mi aveva impressionato la sua grande rapidità d’azione, specie di braccia appunto, nell’uso dei gomiti. Aveva sempre vinto in uno o due round al massimo e pensavo che a Durica sarebbe capitata la stessa sorte, a detrimento ovviamente dello spettacolo che avrebbe potuto essere eccezionale. Non mi sono sbagliato di molto. Durica comunque (e qui è venuta fuori la sua lunga esperienza maturata in Tailandia), era calmo e tranquillo come Kaopom Lek, indipendentemente dalle situazioni, anche di estremo pericolo, in cui si trovava. Il tailandese si è mosso come una pantera dal primo minuto dell’incontro e sul finire del primo round ha cercato di piazzare subito la sua rasoiata di gomito, ma bravo è stato Durica a evitarla. Ha risposto lo slovacco-olandese quasi colpo su colpo,sempre, ed è stato bravissimo a tenere a bada l’avversario per quasi tre riprese. Ma proprio sul finire della terza, ecco il solito epilogo dopo un terribile scambio di gomitate alla corta distanza: Durica usciva sanguinante sul capo e la fronte. Interveniva il solerte Mirko Buzzetti, medico federale, e decretava lo stop. Kaopom Lek, coi gomiti, pare imbattibile. Per garantire lo spettacolo però, in futuro, semmai combatterà ancora in Gala FIKB, chiederò che i gomiti possano essere utilizzati almeno a partire dalla quarta ripresa o rischiamo di non portare mai a termine manco un incontro con lui.

Se questi 4 match sono stati il fiore all’occhiello di “The King Of Kings II”, devo dire che anche i sottoclou avevano entusiasmato.

Roberto Pizzagalli aveva vinto ai punti su Francesco Polizzi nell’unico incontro di full contact della serata.

         

Mario Donnarumma (campione del mondi in carica nei 60 chili di Thai-kick) aveva costretto alla resa il croato Ante Nakic nella terza ripresa , ma soprattutto è piaciuto il match valido per il titolo italiano “pro”, tra il torinese Massimo Girardi e il milanese Alfredo Di Palma.

         

Entrambi di 32 anni, i due se le sono date di santa ragione per cinque riprese scambiandosi colpi durissimi , magari anche scomponendosi e sbracciando, ma sempre tirati con grande velocità e determinazione. E proprio quando Girardi stava portando in porto vittoriosamente la sua navicella, ecco che è squassato da un gancio d’incontro che gli fa piegare le gambe e lo lascia attonito per qualche istante. E’ un K.O. davvero inaspettato che è arrivato a 2 secondi dal termine del match! Ah, la kickboxing…

CONTINUATE A SEGUIRCI…

Tra poco, in arrivo la recensione completa e particolareggiata di tutta la serata e con i video completi dei match più interessanti!  (..tanti!)

A cura dei collaboratori de ilguerriero.it


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