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DOPO TANTO AVER PARLATO DEI SUOI ALLIEVI E DEI LORO ULTIMI GRANDI SUCCESSI… DOPO AVERLO ACCOLTO CON GIOIA TRA I NOSTRI COLLABORATORI… DOPO AVERGLI CHIESTO PIU’ VOLTE IL RILASCIO DI UNA SUA INTERVISTA… FINALMENTE “SI CONCEDE” A ILGUERRIERO.IT. INTERVISTIAMO PER VOI LETTORI, UNO DEI PIU’ GRANDI TRA I “VERI” CAMPIONI. STIMATO E CONTINUAMENTE RICHIESTO IN TUTTO IL MONDO A TENERE SEMINARI TECNICI E PER L’INGAGGIO DEI SUOI ATLETI. IN QUESTA SUA LUNGA INTERVISTA SI EVIDENZIA UN LATO DEL CAMPIONE, CHE FORSE POCHI DI NOI CONOSCEVANO GIA’… E CHE FA COMPRENDERE COME E PERCHE’ ABBIA POTUTO ESSERE QUELLO CHE E’ STATO E CHE E’… MA SOPRATTUTTO QUELLO CHE SEMPRE SARA’. UN VERO CAMPIONE NELLA VITA… RESTA SEMPRE TALE PERCHE’ TALE E’. NON PUO’ PERDERE IL TITOLO, PERCHE’ LA SUA PROGRESSIONE E’ CONTINUA E INARRESTABILE.Intervista a Massimo RizzoliDi: Roberto Fragale<<“Finalmente, Massimo! Abitiamo vicini, a non più di 20 km, ci vediamo una ventina di volte l’anno o forse più… ci sentiamo in qualche modo, sicuramente più di una volta al mese di media e per varie ragioni… spesso trascorriamo intere trasferte estere assieme… ma possibile che finora non avevamo saputo trovare un momento di tempo per poterti fare una intervista “come si deve” e far conoscere alcune parti di te, che sicuramente io credo… nessuno sospetta neanche minimamente tu possieda? Ora mettiti seduto e guai a te se ti muovi prima che ti dica che ho finito le domande!”>> Naturalmente scherzo… ma vi assicuro che non è stato molto dissimile da questo, il tono che ho infine dovuto usare con Massimo (che conosco da sempre e che per questo forse, si lascia a volte trattare come fosse ancora quel ragazzino che era..) e solo grazie al rispetto che credo mi porti… (almeno per l’anzianità) anziché risentirsi, ha creduto opportuno accontentarmi. Ma l’importante è ottenere il risultato desiderato e quindi “sono sicuramente io” il vincitore… ah ah! Si, tra noi pisani ed i livornesi, c’è sempre stata una accesa rivalità campanilistica, tramandataci ed inculcataci socialmente dagli ambienti nei quali siamo da sempre cresciuti e non potendo fare a meno quindi, di introiettarla istintivamente. Vi assicuro che non è stato affatto semplice, convivere e coabitare in uno stesso sport, federazione e manifestazioni… gareggiando continuamente tra noi, sorprendendoci ogni volta l’un l’altro e superandoci vicendevolmente in un “ramo” o nell’altro, nel tentativo di affermare una superiorità assoluta che era invece impossibile trovare per chiunque. Ma poi siamo cresciuti ed abbiamo fortunatamente compreso che avremmo potuto usare i nostri differenti potenziali in ben altri modi ed oltretutto costruttivi per entrambi. Ma non tutto il male viene per nuocere a quanto pare… ed abbiamo anche compreso che quelle dure ed infinite battaglie agonistiche ed “antagonistiche”… tra i due giovanili forti gruppi “portanti”, sono forse servite a forgiarci esattamente per quello che siamo infine ognuno diventati. Ecco che adesso, rivisto e corretto ognuno il proprio comportamento… incanalatolo in maniera più appropriata e globalmente costruttiva, abbiamo spesso già provato ad unire le forze e le idee… ed il risultato è sempre stato un successo! Anche per questo sono adesso contento di averlo finalmente “braccato” e farmi rilasciare finalmente questa intervista che da sempre mi ero proposto di fargli. Bene.. cominciamo! (“naturalmente ho scritto tutto questo, dopo che mi aveva già rilasciato l’intervista… altrimenti sono sicuro che avrebbe risposto a tono, ricercando e trovando l’ultima per lui! – in fin dei conti, non crediate.. è pur sempre un livornese!“) Roberto Fragale: Quanti anni hai?Massimo Rizzoli: Quaranta , freschi, freschi.. Roberto Fragale: Quali sono i tuoi hobby oltre alla kick boxing?
Massimo Rizzoli: Bè, innanzitutto non oserei definire la kickboxing un “hobby”, visto che occupa il maggior tempo della mia vita. Le attività alternative sono diverse. Sono guida subacquea, ho lavorato in Indonesia, ho il brevetto di parapendio conseguito a Castelluccio di Norcia presso la scuola Prodelta, faccio speleologia con Patrizio (mio fratello), escursionismo e da qualche anno con grande amore lo snow board, che è uno sport meraviglioso. Questo come attività alternative. Inoltre sono saltato un paio di volte con l’elastico (bungee jumping), ho fatto il tandem col paracadute, ho fatto due discese rafting e altre occasionali “uscite” estreme. Non ho molto tempo, ma quando ne ho, preferisco scegliere tra una di queste cose o leggere libri “forti” in casa, comodo sul divano o un viaggio in un posto interessante. Oltre all’adrenalina coltivo anche la tranquillità. Pratico yoga e meditazione applicata alle tecniche di respirazione (per le immersioni in apnea) sto seguendo un corso per il riallineamento dei Chakra, adoro il cinema di “qualità”, solo quello buono.
Per il resto mi butto anima e corpo nelle serate con gli amici, fatte di cose semplici, dove spero ci siano persone che non conosco per poterle appunto conoscere. La vita mondana mi dice poco e la pratico MOLTO saltuariamente. Ho cercato sempre di avvicinare i miei allievi alla natura, specialmente attraverso escursioni in montagna o sulle isole vicine. È mio dovere di “insegnante” far vedere ai ragazzi che esiste un mondo stupendo e altamente educativo, nonché divertente, a disposizione di tutti ed oltretutto anche a basso costo. Io ho iniziato piccolissimo, guidato da mio fratello Patrizio, che ancora oggi ringrazio per questo e per lo stesso motivo ho avvicinato i ragazzi ai sentieri della montagna o ai rifugi alpini. Tra le mete principali ci sono le Alpi Apuane, la Garfagnana e la Lunigiana, dove conosco molti rifugi e simili, da cui partire per fare magnifiche escursioni verso le vette. Alcuni di loro hanno recepito, altri ne hanno fatto solo un momento di relax, ma sono comunque contento di avergli offerto una alternativa alle discoteche per il fine settimana. Senza nulla togliere alle luci e alla musica dei “rave”.
Roberto Fragale: In che anno, a che età , con chi hai cominciato e con quale sport?Massimo Rizzoli: Se mi chiedi in generale, col nuoto a 4 anni e col calcio a 7. Poi, visto che la sera mi addormentavo con la faccia nel piatto, mia madre (e adesso dico giustamente…) mi obbligò a scegliere. Scelsi il calcio, che ho praticato fino ai 14 anni. Per le arti marziali ho dato inizio alle danze a 10 anni, col Ju Jitsu, che ancora pratico ed insegno. Lo so, dirai, “ma non dovevi fare uno sport alla volta?”. Mia madre sapeva che avevo mollato il calcio dagli undici anni, ma io ci andavo di nascosto in autobus, approfittando del fatto che tutti e due i miei genitori avevano il rientro al lavoro il pomeriggio e cercavo di far coincidere le due cose. Poi, a 15 anni, passai definitivamente alle arti marziali. Soprattutto affascinato dal ring e schifato dalle ipocrisie, dalle invidie e dal mercenarismo (concedetemi il termine) della maggior parte degli atleti e degli sport di squadra.
Roberto Fragale: Come hai conosciuto la disciplina del full contact?Massimo Rizzoli: Ci allenavamo molto, ma ci mancava qualcosa. Ci mancava un pur limitato tentativo di metter in pratica. Si, è vero che le botte in strada nel quartiere erano un giorno si ed un giorno si, ma la strada non è un ring. La lealtà e le regole non sono sovrane, quindi la tecnica si limita molto. Allora il pazzo di Patrizio si avvicinò a queste discipline e se non sbaglio fosti proprio te… uno dei primi contatti. Tu infatti eri già un praticante avanzato. Ti sei dimenticato delle gare organizzate da te a Pisa e degli scontri dell’epoca??
Roberto Fragale: Bhè… io no… ma francamente volevo controllare se avevi tu… buona memoria… ma a parte gli scherzi, grazie di essertene ricordato. Adesso tu sei un Campione… e non sempre ci si ricorda di come e con chi si è cominciato… questo credo ti faccia onore e ritengo faccia comprendere anche il perché sei ancora un Campione, ma anche e “soprattutto” nella vista io credo… sul ring ritengo sia solo un… “e quindi”! Comunque continuiamo con l’escursus… e dimmi un po’… Come sei passato (con quali difficoltà) ed in che anno, al full contact?Massimo Rizzoli: Il primo incontro(*) è stato a 15 anni contro Brancozzi (sbaglio o eri l’arbitro?) poi un altro a 16 anni contro Bertini di Viareggio. A 18 anni e mezzo il militare e a 20 ripartii di nuovo a pieno ritmo. Era il 1986. Le difficoltà erano quelle di sempre. Entrare nella mentalità tecnica, interpretando la specialità in senso “tecnico” e non di scontro. Roberto Fragale: Quali i primi risultati apprezzabili?Massimo Rizzoli: 1988 e 1989 Campione d’Italia FIAM, nel ’90 medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo WAKO e sempre nel ’90 l’oro ai Campionati del Mondo WAKO. Poi Campione Europeo e Campione del Mondo WAKOpro. Dopodichè, sono passato alla kick.
Roberto Fragale: Quante cinture hai conquistato e quante difese hai sostenuto, nel full contact?Massimo Rizzoli: Per l’Europeo due cinture, ma in pratica era una. IKL e WAKOpro con tre difese (in un anno). Il mondiale WAKOpro l’ho vinto e lasciato subito, per passare alla kick.
Roberto Fragale: Come hai conosciuto la low kick e perché vi sei approdato?Massimo Rizzoli: Io e Ugo Cignoni, mio compagno di scuderia e grande amico, nonché grande Campione, avevamo vinto gli italiani di full in seconda serie. Ci proposero di fare un match di kick in Francia, a Clermond Ferrand, da classe B e noi accettammo. Quando arrivammo notammo che sul cartellone eravamo in scena per la Muay Thai con dei classe A. Dopo discussioni alla soglia della rissa, ci accordammo per fare kick con i suddetti classe A. Pareggiammo tutti e due….!
Roberto Fragale: Cosa pensi abbia di diverso.. in più o in meno… del full contact?Massimo Rizzoli: Ogni disciplina che abbia un fine tecnico/agonistico ha qualcosa da dare. Il “piacere” è soggettivo, come per tutte le cose. Probabilmente a me non affascina la pratica del Semi Contact, ma mi affascina vedere con quale passione i praticanti di questa disciplina si allenano e combattono. Per me la kick, come la thai, la shoot e il valetudo, fanno parte di un percorso di ricerca. Un percorso personale di sviluppo del combattimento e della personalità, in diretto collegamento con il percorso della vita. Mi sento, senza false modestie, un guerriero vero, ma molto poco un “professionista” del ring. Nel senso che “gestire le mie scelte” con professionalità e sguardo alla conservazione e al futuro, non è il mio forte. Mio fratello e manager Patrizio, ha infatti sudato sette camice per riuscire a gestirmi.
Roberto Fragale: Quante cinture hai conquistato e quante difese hai sostenuto nella low kick?Massimo Rizzoli: Mettiamola così: ho combattuto e vinto con i campioni di tutte e tre le cinture mondiali. WAKOpro, WKA e WPKC. Due di queste vittorie sono state omologate dalle rispettive federazioni, la terza ritirò l’omologazione. Ho conquistato il titolo nei piuma, nei superpiuma e nei leggeri. Ho difeso il titolo un totale di 19 volte. Due volte sono stato sconfitto per ferita (rivincita che poi ho vinto) per il resto ho sempre difeso vittoriosamente. Le (poche) sconfitte in carriera, sono tutte in categorie di peso “lontane” dalla mia reale.
Roberto Fragale: Quale il match più duro nel full? E quale nella kick?Massimo Rizzoli: Beh, il full non fa testo, ma se devo scegliere… direi il torneo ai mondiali. Al primo match ero accoppiato con Michael Khur, una stella del full contact. Io ero un esordiente di 23 anni e tutti i compagni di nazionale mi dicevano “hai avuto sfortuna, ma fai del tuo meglio…”. Lo feci infatti, battendolo per tre giudizi a zero! In semifinale mi fratturai un costola con Sanchez, un allievo di Eguzquiza, ma vinsi bene dopo tre rounds durissimi. Prima della finale il medico mi consigliò di lasciare perdere ed io…lasciai “perdere” si… ma il francese Pascal Comaille, che era sul ring con me. Vinsi la medaglia d’oro! Non puoi capire la gioia. Credo che nella carriera di una combattente debba esserci una medaglia ad un torneo internazionale. Nella kick invece il match che feci a Cagliari, contro l’algerino/francese Ocine Bellarbì. Vinsi per ko alla decima ripresa, ma dopo il match mi siringarono un ginocchio, mi misero tre punti all’arcata destra e mi ingessarono una mano. Che bella battaglia…. Comunque sono soddisfatto di tutti gli incontri che ho disputato in carriera. Ottantotto incontri con 10 sconfitte e due pareggi… non sono male.
Roberto Fragale: Abbiamo assistito al match dichiarato come il “tuo ultimo” a Livorno, contro il fortissimo Kazako Mirbek Suiumbaev, già campione del mondo dei piuma…… devo dire che eri in forma smagliante… un vero peccato ritirarsi abbiamo pensato.. ma poi hai disputato anche altri incontri… ma insomma.. ora la domanda dei nostri lettori potrebbe essere… ti sei ritirato o no?Massimo Rizzoli: Sono giunto alla conclusione che non lo so neanch’io. Non vedo il motivo di dichiarare che te ne vai quando poi magari hai ancora voglia. Sai cosa penso di quelli che fanno questo sport e dicono “alla sua età dovrebbe smettere, prima di fare brutte figure…”? penso che combattono non vedendo l’ora di mollare con un titoletto e poter sedere su quell’alloro raccontando le gesta e pompandosi con la saggezza di aver smesso “in tempo”. Ma in tempo per cosa? Quando mi propongono un incontro io ascolto quello che mi succede dentro. Se si accende una “caldaia nello stomaco” vuol dire che è ora di andare, altrimenti è brutto segno. Ovviamente mi prendo qualche giorno e decido anche razionalmente. I problemi dell’età avanzata sono schematici e semplici. Quando sei giovincello invece, credo che questi sono limiti che non sai ancora valutare. Se il fisico regge (e ti garantisco che il mio a 40anni regge bene) e gli impegni lo permettono, mi alleno e combatto. Ovviamente se prima ti buttavi con chiunque per mille lire, adesso voglio che i soldi siano al pari e più dell’impegno proposto. Inoltre voglio incontri prestigiosi. Forse pretendo molto, ma in questo caso non m’interessa l’opinione altrui, come non mi interessa se domani combatto e perdo, magari pestato di brutto. Diranno “guarda come si è ridotto..” ed io dirò “vaffanculo, coniglio, sempre molto meglio di chi giudica”.
Roberto Fragale: In quella occasione di cui sopra… a Livorno, ti abbiamo visto anche nei panni dell’organizzatore… ma poi più niente.. questa attività non ti piace?Massimo Rizzoli: Organizzare mi piace eccome. Però… Non mi piace elemosinare soldi agli sponsor che al tempo stesso pagano migliaia di euro per un “rettangolino” pubblicitario su un giornalino calcistico di serie Z. Non mi piace avere a che fare con atleti “sborni” che poi magari, non si presentano neanche. Non mi piace l’intreccio politico necessario in certi casi. Non mi piace dover controllare centinaia di persone che vogliono entrare senza pagare i 12 euro del biglietto, danneggiando questi eventi e non mi piace soprattutto la competizione fuori del ring, quella delle “chiacchiere”. Comunque a Giugno, per la precisione il 9-10-11, organizziamo la Coppa del Mondo WAKO a Livorno, nella Shoot Boxe, nella Kickboxing, nella Thai Kickboxing e nella submission wrestling. Un grande vento ed una grande fatica. All’interno, il 10 sera, la “Resa dei Conti 9” con valetudo, shoot e k-1 style. Saranno della partita Iezzi, Cangiatosi, Fantozzi nel valetudo e Petroni nel K-1 style pesi massimi. Siete tutti invitati!
Roberto Fragale: Ci saremo… non preoccuparti, inoltre abiamo già iniziato la sua promozione ed altro ancora dobbiamo fare, non preoccuparti. Ma adesso torniamo a noi. C’è un campione di kick boxing a cui ti ispiri o a cui ti sei ispirato o che stimi maggiormente e perché?Massimo Rizzoli: Quando ero ragazzino guardavo Liberati e Perreca e prendevo ispirazione da loro. Un grande per me, era Benny Urquidez, “The Jet”. Ma onestamente sono stato abbastanza presuntuoso da non avere veri e propri miti. A parte Bruce Lee a 12 anni, ovviamente. Adesso noto diversi grandi combattenti, nei quali c’è un gran “positivo”. Mi piace molto Daniele Petroni, come si comporta sul ring. Una tranquillità che gli invidio. Direi che il rispetto più profondo va ad Ernesto Hoost, perché con lui ho una buona amicizia, sono stato ospite a casa sua, ho conosciuto la sua famiglia (che è cresciuta di un maschietto dieci giorni fa..) ed ho visto con i miei occhi la sua semplicità e coerenza di uomo, oltre che come Campione. Un ottimo esempio per tutti coloro che si avvicinano al ring.
Roberto Fragale: Francamente Massimo… per come ti conosco da sempre io e da quello che è venuto fuori sinora da questa intervista… direi che almeno su questo piano, tu non lo debba invidiare affatto. Ma continuiamo ancora la nostra intervista. Tu hai conquistato una cintura wako pro anche nella thai kick… come sei approdato a questa disciplina?Massimo Rizzoli: Mi hanno “sfottuto” ben bene quando c’è stato il K-1 a Bologna. Mi chiesero di combattere di thai. Io specificai che di clinch non ne sapevo un gran che e che sei giorni prima combattevo a Milano di valetudo, in occasione di Oktagon Millenium. Mi risposero “non ti preoccupare, il clinch è solo 4/5 secondi, poi l’arbitro scioglie..”. Inoltre mi garantirono la rivincita in Giappone. Io ho “abboccato” come un coglione. L’avversario era Kensaku Maeda, Campione del Mondo (così mi dissero). I primi due rounds il giapponese commise l’errore di scambiare senza ginocchia ed io mi stavo portando a casa il match con la tranquillità del giusto. Poi Peter Aerts si avvicinò all’angolo dicendo al “giap” di prendermi in clinch e lui lo fece! Il clinch durava in eterno ed io non sapevo che cazzo fare. Una volta lo proiettai, ma l’arbitro mi tolse un punto. Primo knockdown. Ero fritto. Se l’arbitro avesse interrotto avrebbe fatto bene. Mi rialzai come un automa, ma non ero su quel ring. Ripresa successiva… recupero e riparto. Il mio stile non è proprio indicato per il tocca e fuggi e finisco di nuovo in clinch. Secondo knockdown, ginocchio alla punta del mento. Vado a terra, ma sono lucido. Aspetto accovacciato fino a sette e mi rialzo. Il referee interrompe l’incontro. Sono sceso da quel ring frustrato. Non dalla sconfitta, quella è sempre in preventivo, ma dall’ “inculata” che mi era stata rifilata. Aspettavo di essere chiamato in Giappone come da accordi e nel frattempo mi allenavo nel clinch con Itthipol (mi ha rovinato la schiena, ma ero diventato sicuro. Soprattutto nella difesa). La chiamata dal paese del Sollevante non arrivava. Patrizio si stufò e decise di invitare il giapponese a Livorno. A 20 giorni ci dissero che non sarebbe venuto e arrivò Tarik Behnsimed. Assolutamente fuori livello, con tutto il rispetto. Io ero pronto per Maeda… e Benshimed finì KO alla seconda ripresa. Non sono un fuoriclasse di thai. Ma sono sicuramente migliore di tutti i buffoni che hanno avuto da ridire dal loro pulpito di “faccio un paio di match e vendo i video didattici..”, da conigli quali sono, mancando soprattutto di rispetto al combattente che era venuto, ti garantisco, per vincere e non per riscuotere i tre soldi che le borse per questi match prevedono. Io, che ritengo di avere una lunga e grande carriera, prima di esprimere un giudizio ci penso tre volte… vedo invece che abbiamo diversi atleti falliti o allenatori frustrati e frustranti… che sparano a zero dall’alto dei tre o quattro match disputati da ripartire equamente tra impegnativi e farse. Mi spiace solo per chi si affida alle loro “cure” e magari potrebbe, girato l’angolo, trovare un ottimo insegnante che sicuramente fa meno lo “sborone”, ma ha una grande passione e una grande umiltà.
Roberto Fragale: Quale disciplina di quelle da te praticate, ritieni sia più adatta alla tua formazione e conformazione fisica?Massimo Rizzoli: Kick, Shoot e Valetudo. Nella thai, al mio peso sono altissimi e “le ginocchia in bocca”… mi danno un certo prurito. Con la lotta cambia tutto. Mi sento molto più sicuro.
Roberto Fragale: Sei mai stato in Thailandia? Hai mai combattuto di Muay Thai?Massimo Rizzoli: In Thailandia quattro volte, di cui una in occasione dei Mondiali di Muay Thai a Bangkok. Persi (contro il thai della squadra A) , ma mi comportai molto bene. Non per giustificarmi, ma arrivammo alle sette di mattina dopo 11 ore di volo e 6 di fuso orario e alle 17,00 ero sul ring. C’eri anche tu… e sai che non mento. È stata una esperienza stupenda comunque.
Roberto Fragale: Si c’ero anch’io… e non a caso ti ho fatto questa domanda forse “scomoda” ma vedo che hai superato agevolmente anche questo esame… Sappiamo però che sei “anche” un abile e temutissimo combattente di MMA… a cosa devi questa tua enorme adattabilità nel combattimento?Massimo Rizzoli: Ti ringrazio per il “temutissimo”, ma non credo proprio. La mia adattabilità? Io ho iniziato all’età di dieci anni col Ju Jitsu, che ad oggi pratico con assiduità e credo che questo mi abbia aiutato nel percorso sui ring, ma probabilmente anche alla mia capacità di apprendere. Nei primi anni della carriera sono stato seguito ed indirizzato da mio fratello, che mi ha permesso quindi un grande progresso. Quando ho aperto la mia scuola non ci vedevamo che una volta ogni due settimane e quindi mi sono trovato a gestirmi molto anche da solo. Ogni volta che combattevo, riguardavo il match, mi segnavo su carta cosa andava migliorato e non lo riguardavo più. A questo accostavo video di grandi campioni che facevano quella cosa in modo egregio e li memorizzavo. Poi, e questa è la parte più difficile, inventavo esercizi (che ancora oggi faccio o creo) per sviluppare la parte tecnica, secondo me, carente. Con grande umiltà e immensa volontà. Quando non hai nessuno che ti abbaia addosso, non è facile allenarsi duramente e trattarsi male come fa un allenatore che ti sta accanto tutti i giorni. Nelle sei settimane finali poi, mi recavo settimanalmente da Patrizio e dopo l’allenamento discutevamo cosa aumentare e cosa no. Non mi sono mai seduto su quello che sapevo fare, ma concentrato su quello che avevo ancora da imparare. E ti garantisco che, se sai essere sei un po’ “stronzolo” anche con te stesso… da imparare c’è sempre tantissimo.
Roberto Fragale: Quali sono stati i tuoi risultati in queste competizioni di MMA?Massimo Rizzoli: Ho vinto due Italiani di Lottatterra, un italiano e un secondo posto di submission. Ti confesso che queste discipline mi divertono molto in palestra, ma mi smuovono poco in gara. Ho vinto il Golden Dragon di Shoot Boxe (la famosa Coppa del Mondo interstile di Rimini) per due anni di fila, ho vinto il titolo di Shoot Boxe difendendolo una sola volta. Nel valetudo ho disputato tre match. Un pareggio e due vittorie. Roberto Fragale: Da quanto tempo esistono in Italia queste competizioni… quando hanno fatto la loro prima comparsa sui ring italiani?Massimo Rizzoli: Tu dovresti saperlo bene! In una serata da te organizzata a Pisa… credo nell’80, io e un mio compagno di palestra abbiamo dato vita ad un’incontro dimostrativo di ciò che poi sarebbe diventato il valetudo di oggi. Patrizio continuava a credere nel “combattimento totale” ed in palestra abbiamo sempre fatto combattimenti e tecniche di quel genere. Credo che quello sia stato il primo match ufficiale in Italia, anche se dimostrativo, di queste discipline. Esisteva la kick jitsu, ma aveva un regolamento troppo frammentato. Da allora passeranno molti anni, prima che si parli di valetudo vero proprio o di shoot con un regolamento a “pieno contatto”. Credo che sia stato proprio Patrizio, il primo ad organizzare una serata di Valetudo in Italia. Specifico “credo”. (n.d.r. a noi risulta proprio così…) Era il ’96 e sul ring si affrontavano Papadia contro Gila e Micalizzi contro un atleta di Torino. Come vedi il fratello maggiore è stato sempre portato per questo genere di specialità, sfatando il mito che i più irrequieti sono quelli minori.
Roberto Fragale: Credo tu non abbia certo bisogno di rivelarlo a me… ma ti comunico che hai passato anche l’ultimo esame.. di coerenza e correttezza fuori dal ring e forse proprio per questo, il successo che hai avuto sul ring, adesso si sta concretizzando anche nella tua vita professionale di insegnante. Sappiamo per esempio che ultimamente hai aperto un bellissimo e grande centro a Livorno di cui ti faccio i meritati complimenti... che cosa insegnate in questo nuovo centro sportivo?
Massimo Rizzoli: Siamo orgogliosi del nuovo Rendoki Dojo. A parte una sala pesi di circa 160 mq, completamente arredata per il settore, abbiamo strutturato 450 metri quadri di tatami diviso in due sale, con 36 sacchi, un ring (extra metraggio) di 5,50 x 5,50 un infinita quantità di paou e focus, corde. Due timer sonori e tutta l’attrezzatura per far allenare come si deve… corsi da quaranta persone a turno! Non ci crederai, ma…ci mancano i sacchi ai corsi e su alcuni devono lavorare in due. Abbiamo mantenuto la nostra identità di scuola di combattimento e arti marziali, sviluppando però un centro ben arredato e con una impiantistica perfetta. Ero un po’ stufo dei problemi classici da “tana delle tigri”. Non credo che la palestra scalcinata faccia il fighter vero. Credo che avere l’attrezzatura perfetta e lo spazio ampio, diano grandi e migliori chances. E i fatti ci dimostrano che ho avuto ragione. Kickboxing, divisa in due livelli, medio e avanzato. Kickboxing femminile, riservato alle sole donne.
Non parlo di aerokick, ma di Kickboxing. E le ragazze, sotto la guida di Elena Bugli, sono quasi cinquanta e praticano con un entusiasmo incredibile. Corso di ginnastica pugilistica amatoriale pieno zeppo , poi c’è la Submission con Simone Cangialosi, un settore con un quindicina di persone, ma in crescita. E ancora il Ju Jitsu/ShootBoxe e Valetudo, che ho riunito sotto un unico corso (per il momento) e che insegno personalmente. Questo è quello più selettivo, ma è mia volontà che sia così. È molto impegnativo e duro. Il prossimo anno dividerò in Ju Jitsu tradizionale, Ju JItsu Octopus e Valetudo/Shoot Boxe. Insomma, tutti questi settori sono pieni di gente e non puoi immaginare quanto questo mi dia, anzi “ci” dia… soddisfazione.
Devo anche dire che siamo una scuola in continuo movimento. Non abbiamo un fine settimana libero. Elena segue corsi di sviluppo motorio e fa corsi d’aggiornamento in tutta Italia. Io mi sposto continuamente in giro per l’Europa a fare allenamenti con grandi campioni. A volte in amicizia e a volte semplicemente partecipando a stage. Di tutti i tipi. Così come fanno gli istruttori di scuola. Insomma, siamo, senza peccare di presunzione, un ottimo “punto di riferimento” per chi si avvicina a queste specialità. Poi non devo e posso certo omettere, l’enorme quantità di gare che facciamo.
Ho un gruppo agonistico di una trentina di persone in tutte
le specialità, che mi danno piena soddisfazione con grandi risultati. Alcuni di
loro sono i campioni che conoscono tutti. Mirko Fantozzi, Daniele Petroni, lo
stesso Simone Cangialosi e Alessio Pastifieri. I quali, ti garantisco, vivono il
Rendoki Dojo con estrema umiltà e passione. Il prossimo anno entreranno a far
parte della “famiglia” anche altre specialità, ma non voglio anticipare niente.
Roberto Fragale: Sappiamo che anche la tua scuderia vanta moltissimi buoni elementi.. primo tra tutti Daniele Petroni (di cui ultimamente ci stiamo occupando ampiamente) ma vorremmo conoscere anche altri nomi di promettenti atleti che stai allenando se ve ne sono..Massimo Rizzoli: Daniele ormai lo conoscono tutti. Credo che non abbia bisogno di presentazioni. Mirko Fantozzi è una vera promessa. Si sposta con tranquillità dalla Kick alla Thai, dalla Shoot al Valetudo. Nella kick è campione d’Italia.. È campione d’Italia di Shootboxe e nel valetudo aspettiamo una buona occasione, ma dal suo esordio ha fatto progressi enormi. Simone Cangialosi, già vincitore in una edizione della “Resa dei Conti” nel valetudo e grande atleta nella Submission Wrestling. Esordirà nella kick il 20 e 21 Maggio a Monza. Ha combattuto recentemente a Parigi agli internazionali di grappling dove il livello era mostruosamente alto. Poi ci sono i più “nuovi”. Leonardo Bestini per esempio, che ha vinto la prima serie di kick agli italiani (spostato dalla seconda perché era solo..) Iurj Brilli, che ha vinto i toscani e si è piazzato secondo agli italiani. Stefano Gronchi, un atleta che ha combattuto in tre specialità diverse in tre mesi: nella submission in classe A, nonostante l’esordio, dove è arrivato secondo dopo due match vinti, nella thai con l’argento agli italiani in classe B dopo due match vinti e ultima… una vittoria in un match di Shoot per il titolo italiano classe B. “Valerino” Masi, 15 anni, bravo anch’egli in tutte le specialità, che ha vinto molto in lottatterra e submission, a ottobre esordirà nella thai. Per lui prevedo i mondiali Junior di Thai nel 2007. A questi aggiungiamo quelli che esordiranno tra un mese e quelli che rientrano dopo una pausa, che tra thai e kick sono una decina. Ernesto Marchese, Checco Odello, Alessandro Ceccarini, Mirko Mosti, Valerio Ceccherini, Gabriele Semboloni e all’esordio in kick, Elena Bugli e Mara Lepore. Altri si allenano, ma non so ancora se saliranno sul ring. Io voglio essere “sicuro” delle loro capacità, prima di accompagnarli sulla scaletta fatidica.
Roberto Fragale: Sappiamo che i tuoi impegni sono rivolti anche verso la Federazione tutta, nel senso che sei anche il DT della FIKB per il settore della low kick (assieme a Bergamini Riccardo per il settore seniores e Giorgio Perreca per il settore juniores…) questo ti porta via molto tempo?Massimo Rizzoli: Tre collegiali l’anno e un paio di trasferte con il team nazionale non sono tantissimo tempo, ma preparare gli allenamenti e svilupparli… questo si che è veramente impegnativo. Considera poi che il tutto va anche collocato in mezzo al lavoro quotidiano. Come ben saprai, non c’è “lo stipendio”… per il tecnico federale.
Roberto Fragale: C’è qualcosa che intenderesti migliorare o che vorresti fosse migliorato nel tuo settore federale?Massimo Rizzoli: Voglio premettere una cosa. Io sono un “bastian contrario” per natura e mi piace il confronto e cerco il miglioramento come prerogativa, ma non esiste a parer mio una Federazione che offra così tanto ad un atleta. Lo dico in tutta sincerità. Ciò non toglie che si può e si deve migliorare. Più attività internazionale per i nostri titolari azzurri. Più collegiali e soprattutto “più lunghi”… per prepararli bene ad affrontare i difficili campionati ufficiali. Tutto questo dipende dalla solita cosa. I soldi! Credo e ammetto con dolore, che “questi” risolverebbero parte del problema. Però non risolverebbero quello del “calo di voglia” da parte dei ragazzi, di fare incontri sul ring.
Roberto Fragale: Cosa vorresti dire ad un ragazzo che si avvicina per la prima volta ai nostri sport da combattimento?Massimo Rizzoli: Di divertirsi ed ascoltare con attenzione quello che gli avvenimenti gli dicono. Questo gli servirà ad utilizzare lo sport da ring come un addestramento alla vita, nel bene e nel male. Di godersi il percorso… ancora prima dello scopo. Se andrà bene ne godrà anche i frutti, ma se andrà “male” e non raggiungerà lo scopo, gli resterà tutto quello che si è goduto nel cammino. E se farà tesoro di questi due consigli, non rimarrà schiavo delle sconfitte e delle vittorie. Pericoli che tutti noi guerrieri del ring incontriamo, prima ancora dei pugni e dei calci.
Roberto Fragale: E cosa ad un ragazzo che (dopo una già buona esperienza nel dilettantismo) volesse intraprendere la carriera professionistica?Massimo Rizzoli: A quello che ho detto prima, aggiungerei forse che non deve porsi i soldi come scopo più importante, ne la fama e ne il successo. In questo caso allora riuscirà, restando nel percorso di cui alla domanda precedente, a farne anche una professione. Ovviamente i soldi devono arrivare. Nel piatto… la gloria e la passione fanno poco “sugo”.
Roberto Fragale: E cosa vorresti dire ad un ragazzo che dopo aver fatto esperienza nel combattimento.. volesse infine aprire un proprio centro e preparare lui stesso dei suoi propri atleti?Massimo Rizzoli: Capire bene quello che lui chiederà
ai suoi ragazzi. Non deve essere più di quello che ha chiesto a se stesso.
Saranno loro, al momento opportuno, a chiedergli di andare oltre. Di essere
fermo nelle sue decisioni. Un maestro che abbandona i principi della scuola per
paura, che sia questa di perdere un campione o futuro tale, che sia questa di
non trionfare o far trionfare, lascerà comunque l’effetto della “banderuola al
vento” e porterà la scuola stessa ad essere poco consistente, autorizzando
chiunque a farne un uso “proprio”. Non porre il risultato come scopo finale,
perché in caso di mancato raggiungimento… resterà solo frustrazione da
fallimento. Dare ai ragazzi, innanzitutto, la possibilità di esprimersi e
realizzarsi, accettando con felicità anche il fatto che qualcuno di essi, magari
promettente, lascerà l’attività per diventare disegnatore di fumetti o
programmatore. Avere il polso fermo e duro di fronte al comportamento scorretto
o infido. Arrivando anche all’allontanamento se necessario. Dovrà sopportare le
conseguenze e i dubbi, ma quando poti un albero dai rami malati, ne nasceranno
di più forti, più belli e soprattutto più attaccati all’albero.
Roberto Fragale: Cosa ne pensi delle tante federazioni ed organizzazioni oggi esistenti sul territorio nazionale?Massimo Rizzoli: Conosco poco le altre, ma punterei
senza dubbi sulla FIKB.
Roberto Fragale: Cosa ne pensi della diffusione ultima dei nostri portali e riviste elettroniche in internet?... chi ne dice bene.. e chi ne dice male.. tu che ne pensi?Massimo Rizzoli: Come ho già detto altre volte,
internet è la vera rivoluzione. Come tutte le rivoluzioni da spazio a sciacalli,
approfittatori e buffoni ipocriti, ma se ci insegnassero con la volontà dei
buoni ad usarla, questa cazzo di rete sarebbe veramente un buon mezzo per
progredire e gestirci un po’ di più la vita.
Roberto Fragale: Vuoi dire qualcosa ai nostri lettori?Massimo Rizzoli: Il mio monologo è durato abbastanza. Li saluto per il momento. Lasciamo dire il resto a loro….
(*) E' giunta in redazione in data 25/05/2006 una mail di integrazione del sig. Alessandro Salmaso in merito al primo incontro di Massimo Rizzoli a Viareggio e di cui vi alleghiamo il testo
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