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Preparazione atletica

CONTINUANDO AD ARRICCHIRE LA NOSTRA RUBRICA RIGUARDANTE I TRAUMI DA SPORT, ECCOVI UN INTERESSANTE ARTICOLO SU ALCUNE TECNICHE PER LA RIEDUCAZIONE FUNZIONALE DOPO I TRAUMI. ANCHE SE NON VUOLE CERTO ESSERE ASSOLUTAMENTE UNA GUIDA PER QUELLO CHE INVECE, DEVE ESSERE ESEGUITO SEMPRE E SOLO DA PERSONALE MEDICO SPECIALIZZATO… CREDIAMO SIA UN OTTIMO COMPENDIO COGNITIVO PER OGNI ATLETA E SOPRATTUTTO ISTRUTTORE.

Fisiokinesiterapia e rieducazione funzionale

Di: Federico Fragale

Successivamente alla cura nella fase acuta del trauma, l’atleta infortunato dovrebbe  sottoporsi ad altri trattamenti idonei a rieducare nella maggior misura e nel più breve tempo possibile, la parte interessata.

E’ poco probabile infatti, che una lesione traumatica possa guarire completamente se  non viene instaurato un trattamento corretto; infatti raramente una lesione è trascurabile al punto da non richiedere interventi riabilitativi.

In genere, tanto più è grave la lesione riportata e tanto più sarà necessario praticare le cure idonee per un lungo periodo. Nonostante queste nozioni siano a tutti note, molti atleti non vengono sottoposti a trattamenti idonei ed altrettanti molto spesso, noto che non vengono sottoposti ad alcun procedimento riabilitativo.

Di conseguenza, questi atleti potrebbero andare incontro a postumi invalidanti soprattutto alla ripresa dell’attività sportiva… che potrà ugualmente avvenire, ma sicuramente in un tempo molto più lungo.

Una seduta di fisioterapia, pur effettuata in maniera tecnicamente perfetta, può non bastare per ottenere il miglior ripristino della funzione di un arto traumatizzato. Per raggiungere questo scopo, l’atleta dovrebbe sottoporsi anche ad esercizi kinesiterapici la cui intensità, durata e frequenza, devono essere stabilite dal medico o dal fisioterapista in base alle esigenze del caso.

Vediamo adesso di illustrare le possibili terapie con agenti fisici, insieme alle principali indicazioni ed al loro uso in traumatologia dello sport, nonché come nozione di cultura generale dell’ambiente sportivo.

TERAPIA CON AGENTI FISICI

La terapia con agenti fisici, che sfrutta principalmente l’effetto terapeutico del calore (termoterapia). Ne fanno parte le seguenti terapie:

Forno alla Bier: è formato da un contenitore di legno o metallo, rivestito da materiale refrattario nel quale la sorgente calorica è rappresentato da resistenze elettriche. In genere il trattamento consiste in 10 applicazioni della durata di 20 minuti alla temperatura di 50-60°C. Può essere usato nelle lesioni muscolari (stiramenti, distrazioni, strappi…) in avanzata fase di cicatrizzazione, per ridurre la contrattura muscolare che si associa costantemente a questo tipo di lesione. Trova spesso, anche indicazione come preparazione alle sedute di massoterapia.

Paraffino-terapia: si attua con impacchi di schiuma di paraffina che esplica la sua massima azione a 50°C cedendo calore per conduzione. Questo trattamento però, si legge che è utilizzabile per far regredire gli edemi quando i disturbi circolatori locali non consentono l’impiego di altri mezzi di termo-terapia. Tale azione è fornita dall’effetto compressivo determinato dalla contensione esplicata dalla paraffina solidificata. La paraffinoterapia può essere usata nei postumi di traumi degli arti inferiori, soprattutto se trattati con apparecchi gessati, nei quali persista una rilevante componente edematosa.

Raggi infrarossi (fototerapia): Hanno una lunghezza d’onda compresa tra 7600 A a 150.000 A; tuttavia con effetto terapeutico, vengono solitamente impiegate radiazioni di circa 40.000 A, emesse da una lampada a carbonio o tungsteno. Solitamente viene usata con un ciclo terapeutico di 10 applicazioni e della durata di 10-15 minuti, con la lampada distante 60 cm dal paziente. I raggi infrarossi vengono solitamente anche utilizzati prima di una seduta di massaggio, per aumentare la temperatura della zona da massaggiare, favorendone così anche l’azione decontratturante.

L’impiego delle correnti elettriche, si nota che ha subito recentemente un notevole incremento grazie soprattutto al continuo miglioramento tecnico delle apparecchiature, che consentono l’utilizzazione simultanea di vari tipi di correnti.

Quelle maggiormente usate in traumatologia dello sport si distinguono in:

  • correnti elettriche ad azione analgesica (galvanica a corrente continua, diadinamica o a corrente alternata);

  • correnti elettriche ad azione ionizzante (ionoforesi, a corrente continua);

  • correnti elettriche ad azione trofica (elettroterapia di stimolazione).

Correnti analgesiche: Si basano sull’utilizzazione delle variazioni di polarizzazione che la corrente allo stato costante, induce sulle strutture eccitabili dei tessuti (nervi di moto, terminazioni sensitive). All’elettrodo positivo (anaelettrodo), si ha l’effetto di diminuire l’eccitabilità e la conduzione, mentre all’elettrodo negativo (cataelettrodo) si ha un’esaltazione dell’eccitabilità e della conduzione. Le correnti continue ad azione analgesica, si nota che vengono oggi largamente sostituite dalle correnti alternate a bassa frequenza (50 periodo al secondo) ad azione analgesica e correnti alternate ad alta frequenza ad azione trofica. Le correnti analgesiche vengono largamente usate nelle forme dolorose di varia origine dopo risoluzione del quadro infiammatorio acuto, soprattutto nella patologia da sovraccarico funzionale.

Ciclo terapeutico di 10 applicazioni della durata di 8-10 minuti ciascuna.

Ionoforesi: o elettroforesi, è basata sull’impiego di corrente continua come mezzo di introduzione attraverso la cute di sostanze medicamentose (ioni) sfruttando la polarità del medicamento stesso. Solitamente il ciclo terapeutico richiede un totale di 10 applicazioni della durata di 25-30 minuti. L’uso di farmaci per ionoforesi trova larga indicazione in tutte le forme infiammatorie acute (distorsioni, lesioni muscolari, contusioni) e nella patologia da sovraccarico funzionale (tendinopatia achillea, ginocchio del saltatore, gomito del tennista, spalla del lanciatore…).

Elettroterapia da stimolazione: l’elettroterapia di stimolazione muscolare con corrente galvanica ad alta frequenza è solitamente e vantaggiosamente usata per la sua spiccata azione trofica. Il suo ciclo terapeutico prevede solitamente un totale di 10 applicazioni della durata di 15-20 minuti ciascuna. Si legge inoltre che si ricorre all’uso di tale tecnica, anche per l’ipotrofia e ipotonia delle masse muscolari susseguenti a periodi di inattività forzata (immobilizzazione) o di ridotta utilizzazione per manifestazioni dolorose dei distretti contigui.

Marconiterapia (correnti ad altissima frequenza): sono correnti con lunghezza d’onda compresa tra i 25 ed i 7 metri e con frequenza compresa tra i 3 ed i 300 milioni di cicli/sec. L’energia prodotta, viene convogliata attraverso elettrodi condensatori rigidi o flessibili a diretto contatto con la cute; elettrodi a solenoide formati da un circuito a spirale isolato, da avvolgere attorno a dei segmenti (arti); monode formato da un cavo di induzione isolato, simile alla radarterapia. Solitamente prescrivono un trattamento terapeutico di 10 applicazioni della durata di 10-15 minuti. Le correnti penetrano per 5 cm. So legge che la marconiterapia può essere usata nel trattamento delle cervicalgie, dorsalgie e lombalgie, senza interessamento radicolare. Nei confronti della radarterapia, questa ha il vantaggio di poter agire su una zona più estesa.

Radarterapia (micro onde): sono correnti con lunghezza d’onda compresa tra 1 metro ed 1 cm, ed una frequenza compresa tra i 300 milioni e i 3 miliardi di cicli/sec. La produzione di calore, ricalca il meccanismo realizzato nella marconiterapia con l’uso del monode. Il trattamento terapeutico è composto solitamente da 10 applicazioni della durata di 10-15 minuti. Le microonde penetrano 3-4 cm. La radarterapia ha un’azione maggiore sul tessuto muscolare e periarticolare che non su quello adiposo, contrariamente alla marconiterapia. La radarterapia, si legge che può essere utilizzata nelle cervicalgie, dorsalgie e lombalgie, senza interessamento radicolare. E’ inoltre efficace nelle lesioni muscolari in fase di avanzata cicatrizzazione (la sua azione si esplica più in profondità di quanto non agisca il forno alla Bier). Può inoltre spesso essere associata con successo ad altre forme di terapia fisica, in alcune lesioni da sovraccarico funzionale (gomito, spalle…)

Ultrasuonoterapia: sono vibrazioni sonore con frequenza oltre i 16.000 cicli/sec. Per cui non risultano percettibili all’orecchio umano. Si ottengono sfruttando l’effetto piezoelettrico del quarzo. Hanno un triplice effetto: meccanico (micromassaggio tissutale), termico (fenomeni di attrito), chimico(alterazioni macromolecolari).

Solitamente applicate con un ciclo terapeutico di 10 applicazioni e della durata di 7-10 minuti ciascuna. Trattamento a contatto diretto e mobile, trattamento a contatto indiretto in mezzo idrico, particolarmente indicato per segmenti corporei irregolari (gomito, malleolo, mani…) L’ultrasuoniterapia trova impiego nei postumi di tutte quelle lesioni nelle quali si siano verificati dei depositi di Sali di calcio (microcalcificazioni); periartrite scapolo-omerale in fase calcifica (duplay), calcificazioni in sede inserzionale, ematomi muscolari calcificati, calcificazioni para-articolari post-traumatiche del ginocchio e della caviglia.

Laserterapia: è costituita da onde elettromagnetiche dotate di particolari caratteristiche: la coerenza, ossia una perfetta identità di fase, la monocromaticità, cioè onde elettromagnetiche con la stessa lunghezza d’onda; l’intensità strumentale elevata e, infine, il fatto che i raggi rimangano paralleli tra loro anche dopo lunghi percorsi. L’emissione di queste radiazioni determina un effetto antalgico ed un effetto biostimolante. Il tipo di raggio laser più frequentemente utilizzato in traumatologia dello sport, raggiunge una profondità di 30-50mm, ed essendo di potenza limitata e non focalizzato, non induce necrosi tissutali o cellulari, non ha inoltre effetto calorico diretto. Il trattamento consiste in sedute di breve durata, il cui numero è in rapporto alle caratteristiche della affezione da trattare ed alla risposta al trattamento stesso. Trova spesso indicazione nella patologia da sovraccarico funzionale, nelle cervicalgie, dorsalgie e lombalgie  e nelle lesioni muscolari (stiramenti, distrazioni…) anche in fase acuta.

Magnetoterapia: si basa sull’effetto terapeutico di campi magnetici prodotti da particolari tipi di correnti elettriche. In genere il trattamento consiste in 10 applicazioni della durata di 20 minuti. Utile nel contrastare cervicalgie, dorsalgie, lombalgie senza irradiazione radicolare, traumi muscolari acuti e processi di consolidazione di frattura.

Massoterapia

Il massaggio è una pratica fisioterapica che consiste in manipolazioni che si praticano su tessuti molli  a fini terapeutici.

Gli effetti fisiologici del massaggio sono da ascrivere a:

  • Azione meccanica (pressione e rilasciamento sul circolo linfatico e venoso e sui tessuti contrattili).

  • Azione riflessa allo stimolo meccanico (prevalente sul sistema circolatorio e nervoso).

  • Azione sui muscoli (ipertermia attiva che migliora il trofismo muscolare).

  • Azione sul sistema nervoso (rilassamento ed analgesia)

  • Azione cutanea (vasodilatazione cutanea, ricambio degli strati superficiali della cute)

Le manovre del massaggio consistono nello sfioramento, frizione, impastamento, percussione e vibrazione.

 La massoterapia trova largo impiego in campo terapeutico (come decontratturante in tutte le forme primitive e secondarie di stati di contrattura muscolare e come stimolante nella ipotrofia ed ipotonia  muscolare di varia origine). La notevole diffusione  del massaggio in campo sportivo, è dovuta soprattutto alla sua indiscutibile efficacia come attivatore della vasodilatazione muscolare (utilissimo nelle fasi di defaticamento). Esistono, peraltro, delle controindicazioni quali lesioni traumatiche recenti, processi infiammatori ed infezioni cutanee.

Vediamo le immagini che illustrano i vari stadi del massaggio:

sfioramento: presa di contatto tra il paziente ed il fisioterapista.

Frizione: è la seconda fase del massaggio. Ha lo scopo di richiamare sangue nei segmenti interessati.

Impastamento: è la manovra
principale del massaggio. Ha lo scopo di drenare il circolo
sanguigno e linfatico.

Percussione: è la manovra che
stimola i centri nervosi, e quindi
ha effetto tonificante sulle masse
muscolari..

Vibrazione: è la manovra con la quale si conclude il massaggio. Ha lo scopo di rilassare la muscolatura dopo il trattamento.

Kinesiterapia

La kinesiterapia sfrutta la capacità terapeutica del movimento, inteso sia come mobilizzazione articolare che come attivazione muscolare. Va subito detto che ogni movimento, per risultare realmente efficace dal punto di vista terapeutico, deve sempre sfruttare il massimo grado di escursione articolare consentito. Cosituisce attualmente la più importante fra le pratiche fisioterapiche, insostituibile nelle diverse fasi della rieducazione degli atleti infortunati, e talora unico mezzo realmente efficace in alcune forme di patologia da sovraccarico funzionale.

La kinesiterapia può essere distinta in diverse forme:

  • Passiva, nella quale il movimento del segmento corporeo interessato è eseguito dal fisioterapista, senza alcun intervento del paziente. Tale tecnica è stata attualmente quasi completamente e deve essere riservata solo alle primissime fasi della rieducazione funzionale (quando il paziente è assolutamente incapace di muovere attivamente l’arto), ovvero nelle gravi rigidità articolari di varia origine. Per i rischi inerenti le manovre di kinesiterapia passiva tale pratica deve essere eseguita sempre da mani esperte.

  • Assistita, nella quale il movimento è avviato e guidato dal fisioterapista, ma viene compiuto principalmente dal paziente. E’ questa solitamente la fase iniziale della rieducazione funzionale in qualunque lesione.

  • Attiva, nella quale il movimento è eseguito completamente dal paziente che, in tale modo, sollecita attivamente l’articolazione e le masse muscolari. Costituisce la forma principale della rieducazione funzionale.

  • Contrastata, nella quale il movimento si compie contro una resistenza costituita da pesi; essa è un utile completamento alla kinesiterapia attiva, consentendo lo sviluppo di una maggiore forza muscolare, e quindi un più rapido recupero del trofismo. Una forma particolare di kinesiterapia contro resistenza è la ginnastica isometrica nella quale la contrazione del muscolo avviene senza accorciamento e per effetto di una resistenza superiore alla massima forza sviluppata. Tale forma di terapia ha come unico scopo il recupero della forza muscolare e non svolge alcuna azione  sulla mobilità articolare.

  • Stretching, nel quale si mira  a raggiungere e mantenere per un certo tempo la posizione di massimo allungamento di un muscolo. Serve per migliorare l’estensibilità del complesso muscolo tendineo ed indirettamente per mantenere un adeguato grado di mobilità articolare. Lo stretching cosituisce un utile completamento del riscaldamento e del defaticamento muscolare oltre ad una tappa fondamentale nella rieducazione delle lesioni muscolari.

Kinesiterapi attiva del ginocchio.

Si osserva la posizione di partenza (paziente supino, piede a martello)

 

 

 

 

 Elevazione dell’arto

 

 

 

Flessione del ginocchio (l’esercizio è completato dal ritorno alla posizione di partenza, passando per la posizione intermedia (figura precedente)

Elevazione dell’arto in intrarotazione

 

 

 

 

 

Elevazione dell’arto in extrarotazione

Kinesiterapi attiva della caviglia

Flessione plantare del piede

 

 

 

 

 

Flessione dorsale del piede

Adduzione del piede

 

 

  

 

 

 

 

Abduzione del piede

Kinesiterapi attiva della spalla

Abduzione della spalla


Intrarotazione della spalla                                 Abduzione ed extrarotazione della spalla

 Kinesiterapia attiva della spalla

L’uso di un bastone può risultare molto utile nella kinesiterapia della spalla.

Kinesiterapia contro resistenza del ginocchio

Posizione di partenza


            Flessione dell’anca                        Estensione del ginocchio

Kinesiterapia contro resistenza della caviglia

Flessione dorsale del piede. La resistenza è costituita dalla opposizione al movimento da parte del fisioterapista.

Flessione plantare del piede.

La resistenza è costituita dalla opposizione al movimento da parte del fisioterapista.

Kinesiterapia contro resistenza della spalla

Abduzione della spalla

 

 

 

 

 

 

 

Posizione di partenza per L’elevazione della spalla

Elevazione della spalla

Kinesiterapia contro resistenza della spalla

Anteposizione della spalla

 

 

 

 

 

 

 

 

Retroposizione della spalla

Stretching

Esercizi per il femorale e il quadricipite

 

 

 

 

 

 

 

 

Esercizi per il tricipite surale.

Bibliografia:

atlante di traumatologia dello sport per il medico pratico
Giorgio Santilli ed. Nattermann

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