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Thailandia

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VI PRESENTIAMO UN ARTICOLO SCRITTO ED INVIATOCI DA UN NOSTRO GENTILE LETTORE, INERENTE IL SUO VIAGGIO STUDIO ALLENAMENTO IN THAILANDIA ASSIEME ALLA SUA RAGAZZA. LO PUBBLICHIAMO VOLENTIERI COMPLIMENTANDOCI CON LUI PER L’OTTIMA FATTURA, MA SOPRATTUTTO PERCHE’ IL SUO RACCONTO E’ TALMENTE INTRISO DI SENTIMENTO… CHE SIAMO SICURI ABBIA RIPROVATO NELLO SCRIVERLO… LE STESSE EMOZIONI CHE SUSCITA ADESSO IN NOI, LA SUA LETTURA. FINALMENTE QUALCUNO CHE HA CAPITO QUELLO CHE HA FATTO VERAMENTE E CHE NE HA COMPRESO LA REALE RICCHEZZA INTRINSECA.

FANTASTICA THAILANDIA!

Di: Niccolò Cavallucci

EH SI… ECCO ALTRI FARANG CHE PARLANO DEL LORO VIAGGIO IN THAILANDIA...

 

Probabilmente quando un gruppo, un popolo, una civiltà, sentono il bisogno di usare una sola parola per esprimere un concetto… allora vengono coniate nuove espressioni…  e così deve essere successo nella nostra bella e avanzata società occidentale per la parola 'stress', una singola parola che esprime un concetto più vasto del quale probabilmente, chi più chi meno, tutti sono a conoscenza (loro malgrado). Immaginate un paese che non abbia avuto bisogno di inventare una simile parola, per il semplice fatto di non essere a conoscenza del concetto che tale parola esprime:un paese dove lo stress non esiste, questa è l'impressione che mi ha fatto la Thailandia nei 35 giorni in cui ci sono stato quest'estate. E si che il M°Simone Falcini, che avevo contattato via e-mail per potermi allenare al Sityodtong Camp di Pattaya, mi ripeteva sempre quando via internet ponevo qualche dubbio 'non preoccuparti, in Thailandia non ci sono problemi, ogni problema si risolve'... solo ora mi rendo conto di quanto vere fossero quelle parole, non tanto perchè i problemi non vi siano, perchè come in ogni posto sulla terra certo che ve ne sono, ma perchè l'atteggiamento dei thailandesi, il loro approccio alle cose, la loro 'semplicità', fanno si che le difficoltà possano essere affrontate senza essere caricate di quell'ansia eccessiva tipica di noi occidentali, e questa è una cosa che 'noialtri farang' faremmo bene ad imparare (della serie 'non solo muay thai'). Ma partiamo dall'inizio.

 

Da quando 5 anni fa iniziai a praticare thai boxe (anche se nella versione 'europeizzata', ovvero kickboxing con qualche ginocchiata) in una palestra di Firenze, ho sempre pensato che sarebbe stato fantastico potersi allenare nella terra di origine di questa disciplina, unendo così quella che è la mia più grande passione con una vacanza in una terra straniera... così quest'estate mi sono deciso e, dopo qualche ricerca in internet, ho contattato il M°Simone Falcini, che fin da subito si è mostrato gentilissimo e disponibile nell'organizzare il trasferimento da Bangkok a Pattaya, la camera d'albergo e, naturalmente, il training, sia per me che per la mia ragazza Linda, anche lei appassionata (grazie a me!) di thai boxe. Arrivare a Bangkok dopo 11 ore di aereo è incredibile, quando si aprono le porte dell'aeroporto e si passa dall'aria condizionata (onnipresente in ogni struttura chiusa della Thailandia!) all'esterno è come appoggiare la faccia al riscaldamento della macchina, ovunque ci sono scritte in thai (e lì ci si rende conto che, per quanto ne sappiamo noi, sui nostri bei pantaloncini da allenamento di cui magari andiamo fieri potrebbe esserci scritta qualunque cosa!) e, piano piano, si realizza che si, finalmente siamo nella patria della muay thai (tra le tante altre cose)! Arrivati a Pattaya troviamo Simone ad attenderci all'albergo, la stanza è carina e soprattutto molto pulita (e non saranno i soli pregi del posto, i cui proprietari si riveleranno di una gentilezza alla quale raramente siamo abituati qui in patria) - una rapida doccia e via a noleggiare lo scooter (unico mezzo che mi sentirei di consigliare per spostarsi a Pattaya - i thai alla guida si comportano come in ogni altra cosa: non si arrabbiano mai, ma vanno pianissimo e spesso tutti torti!) e poi a mangiare... inutile che ripeta per l'ennesima volta ai lettori de ilguerriero.it quanto si spende (pocooooo!) per mangiare in Thailandia... 3-4 euro per il pesce appena pescato, ma so già che chi non c'è stato non mi crederà... nel pomeriggio andiamo a vedere il camp, dove dal giorno seguente avremmo cominciato ad allenarci...

 

Il Sityodtong,camp storico e famosissimo in tutta la Thailandia , si presenta come potremmo immaginarci una grossa palestra di pugilato all'aperto: coperti da una tettoia ci sono 4 ring adiacenti, svariati sacchi di diversa fattura e dimensioni (e consistenza, come mi faranno notare le mie tibie!), gomme da camion per il riscaldamento (tipico 'marchio di fabbrica' dei camp thailandesi, che soltanto i maestri italiani più 'svegli' hanno deciso di imitare) e inimitabili rumori di colpi e aria buttata fuori dagli atleti che si allenano...  mi sembrava di sognare, era così che lo immaginavo (e desideravo): 'spartano', funzionale, un posto dove riversare passione e sudore insieme a gente che condivideva i miei stessi desideri, dove quando si è esausti basta vedere gli altri che continuano a colpire sacchi e pao per sentirsi subito 'ricaricati', e tutto questo in assoluta serenità. Fin dal primo giorno siamo stati accolti dai thai e dai farang del camp (tra cui alcuni simpaticissimi - e fortissimi - ragazzi membri della nazionale italiana Fikb, che si stavano preparando per gli imminenti mondiali) come se facessimo parte di una famiglia, ed è difficile descrivere a parole cosa si prova quando ragazzini di 10 anni più piccoli di te, ma con già più di 70 match alle spalle (e magari nemmeno le scarpe per andare a correre), vengono a cercarti nel camp per salutarti con il tipico saluto thai a mani giunte prima di iniziare l'allenamento... o come ci si sente quando campioni (e mai come qui si può essere certi di non stare usando questa parola a sproposito...) ti mostrano le tecniche, cercando di spiegare come renderle più efficaci, con naturalezza e umiltà, nonostante sia un farang dilettante quale posso essere io a richiedere spiegazioni... per non parlare di come i propri colpi sembrino essere molto più forti di come credevamo, per il solo fatto che a reggere i pao ci sono veri professionisti, che sanno come e quanto far 'spingere' l'atleta che hanno davanti... e tutto questo, ripeto, in un clima di assoluta serenità, tra battute, sorrisi e bonarie 'prese in giro', al punto che, nonostante sapessimo di stare sottoponendoci ad un training che ci spingeva al limite delle nostre possibilità (anche se giorno dopo giorno quel limite si alzava sempre di più...), andavamo al camp sempre più felici, come se stessimo recandoci da amici e non solo 'in palestra.

 

Venire a contatto con tali persone mi ha arricchito notevolmente sotto molteplici aspetti, non solo quello tecnico inerente alla pratica della muay thai, ma anche e soprattutto quello umano, e mi piace pensare che, nonostante le evidenti barriere linguistiche (sentire un thai parlare le poche parole di inglese che sa... provare per credere... mi sono reso conto di quanto siano importanti i gesti, le espressioni o il tono di voce nella comunicazione con un altro essere umano!), sia riuscito a restituire loro almeno un po' di tutte le emozioni che mi hanno fatto provare. Alla fine del periodo di allenamento abbiamo deciso, io, Linda e Marco (una splendida persona la quale mi sento davvero fortunato ad aver conosciuto, anche lui come me venuto ad allenarsi a Pattaya tramite Simone) di misurarci in un incontro al Best Friend Boxing Bar - e qui è doverosa una piccola precisazione: in Italia ho finora disputato solo 6 incontri da dilettante, Linda non aveva mai combattuto a contatto pieno e Marco aveva solo un anno di pratica... date queste premesse i match da noi disputati al bar sono stati organizzati da Simone in relazione alle nostre effettive possibilità... in parole povere potrei certo dire di aver combattuto in Thailandia (perchè in effetti ho combattuto... e Pattaya è in Thailandia!), ma sarebbe una mezza verità... ho incrociato i guantoni con un thailandese che non era certo un fighter che si allenava per combattere negli stadi, era 'solo' un ragazzo che, per una paga equivalente magari a una giornata di lavoro, ha accettato di battersi con me sul ring del bar, per intrattenere gli avventori, tirar su qualche soldo e magari (perchè no?) tirare due colpi a un farang... questo toglie qualcosa alla nostra esperienza? Assolutamente no!

 

Le botte che ho preso erano vere, i colpi che ho tirato pure, il sudore che ho versato, la fatica, la soddisfazione... tutto ad accrescere un'esperienza di per sè già bellissima! D'altronde con il nostro livello di esperienza non potevamo certo pretendere di misurarci con un fighter di un camp e allo stadio, sarebbe stato presuntuoso e pericoloso, ma questo non è certo motivo di sconforto o vergogna, anzi dimostra soltanto l'abilità di Simone nell'organizzarci match alla nostra portata, che potevamo vincere o perdere ma che ci hanno permesso di metterci in gioco onestamente e secondo le nostre possibilità, lasciandoci comunque inequivocabilmente arricchiti dal punto di vista umano. La tensione prima dell'incontro comincia man mano a salire con l'avvicinarsi dell'ora fatidica, anche se mi sento 'stranamente' sereno, probabilmente perchè stavo forse alla fine assimilando quell'atteggiamento tipico che i  thai hanno in questi frangenti, ovvero un'assoluta (almeno all'apparenza) rilassatezza. Arrivati al bar Simone comunica i nostri nomi allo 'speaker' della serata e comincia la 'ricerca' (assolutamente semplice) dei nostri avversari.. .il mio si presenta chiamandomi 'my friend' (chissà perchè il nome 'Linda' l'hanno imparato tutti subito mentre io sono rimasto 'my friend'...), ci stringiamo la mano e poi Poo (un maestro-fighter del camp di 24 anni, con il quale ci siamo preparati nei giorni precedenti, anche perchè dopo i nostri match doveva fare uno show - combattimento 'finto', ma a prima vista non si direbbe...- per tirar su qulche soldo e magari per una volta far serata...)  ci porta in quello che a prima vista sembra lo stanzino più sudicio di tutta Pattaya.

 

Qui veniamo massaggiati con intere boccette d'olio thai, sento i muscoli che si scaldano e mi rendo conto di quanto questi ragazzi siano esperti non solo nel combattere in sè ma anche in tutto ciò che segue e precede: sciogliere la tensione, prepararsi, focalizzare... sono onorato di essere così seguito, anche se per loro magari è solo 'routine', mi sembra quasi che mi stiano regalando un assaggio di quello che un thai boxer prova fin da piccolo. Vengo poi guidato da un ragazzino fino a bordo ring, dove mi viene detto di sedermi - infatti molto spesso ho visto negli stadi che i fighters aspettano il loro turno seduti uno accanto all'altro, ma io un po' per la tensione un po' perchè abituato diversamente decido di alzarmi e continuare a concentrarmi con un po' di shadow boxe (il problema di raffreddarsi invece non esiste: con quel clima e soprattutto con tutto quell'olio addosso continuo ad andare letteralmente a fuoco!). Sul ring intanto Marco sta facendo il suo incontro, l'atmosfera mi sembra molto accesa ma vedo anche che sia i thai che i farang si stanno divertendo, incitano e danno consigli ad entrambi... siamo già al verdetto, Marco vince ai punti! Non ho nemmeno il tempo di andare a complimentarmi, tocca a me... e invece no! Vedo che fanno salire sul ring Linda, anche lei credeva fosse il mio turno e più tardi mi dirà: 'credevo toccasse a te, e invece mi hanno messo i guantoni e mandato sopra! Non ho fatto nemmeno in tempo a realizzarlo che già stavo facendo il giro del ring!'.

 

Guardo il suo match mentre continuo con la boxe a vuoto, la sua avversaria è più bassa ma molto agguerrita, entrano subito nel vivo scambiandosi calci e pugni, Linda ha sicuramente una boxe migliore ma la thai riesce sempre ad afferrarle la gamba quando calcia in linea media, anche qui il pubblico partecipa attivamente, mi giro verso uno dei banconi del bar e vedo Marco seduto accanto al suo avversario che, ancora in pantaloncini thai, brindano insieme mentre seguono l'incontro... e quest'immagine credo la ricorderò per molto tempo! Finisce il match... anche Linda vince! Però, penso, passare dagli incontri light in Italia a combattere senza casco e senza paratibie per 3 round da 3 min (anche se, grazie a Dio, con un bel po' di recupero tra un round e l'altro... giusto il tempo di prendere da bere e magari puntare qualche soldino!)... grande Linda! Adesso tocca a me, cerco di ricordare tutti i preziosi consigli che mi hanno dato Saro, Totò, Ciccio, Riccardo (fighters professionisti che ringrazio tuttora per il prezioso aiuto e supporto!) e ovviamente Simone, salgo sul ring e inizio il giro... avrei voluto provare a fare tutta la ram muay,anche perchè il giorno prima Poo ce l'aveva insegnata con molta pazienza (facendoci vedere anche la sua versione 'personalizzata... bellissima!), ma un po' per la tensione e un po' perchè nemmeno il mio avversario la stava facendo decido di fermarmi ai tre inchini al centro del ring. Comincia l'incontro, nella mia testa credo di aver tutto chiaro, parto piano, i pugni non danno punteggio, cerco di muovermi come se anch'io combattessi da quando ero piccolo... e invece no! Il thai mi attacca subito, e contrariamente a quello che pensavo cerca (e ci riesce!) di colpirmi coi pugni... e lì mi sono accorto di non essere un professionista ma un dilettante: invece di chiudermi rispondo ai pugni coi pugni, volano sventolone e colpi singoli (e dentro di me sento i consigli di prima: combinazioni, combinazioni, non colpi singoli!), vedo che il thai attacca sempre con un largo gancio destro e poco prima di portarlo abbassa la mano... ma non riesco ad anticiparlo! Alla fine di uno scambio vengo colpito da una di queste sventole vicino alla nuca... e barcollo!

 

Chi combatte abitualmente sa probabilmente di cosa parlo, cioè che sul ring le sensazioni viaggiano al doppio della velocità ma ogni tanto il tempo sembra quasi fermarsi e si ha la possibilità di formulare pensieri 'compiuti'... ecco dopo quel colpo ho come realizzato davvero tutto ciò che era successo fino a quel momento, tutto ciò che avevo fatto e non avevo fatto durante il match, e soprattutto che sì, non ero allo stadio ma al bar, ma quel colpo era duro, 'avevo sentito e stavo quasi per andare a ko! Come se mi fossi svegliato cambio 'strategia' (almeno credo...), adotto una guardia più chiusa, aspetto di capire meglio come porta i colpi invece di reagire subito... la ripresa si conclude con una fase di clinch dove entrambi scambiamo qualche ginocchiata senza però metterci in difficoltà. Sono seduto all'angolo dove vengo massaggiato e 'raffreddato' con ghiaccio, la sensazione è un sollievo enorme come se invece dell'acqua mi stessero dando ossigeno, intanto tutti (e intendo tutti!) mi danno consigli... non so dove guardare e chi ascoltare, cerco di sentire ciò che dice Simone ('non stare a scambiare inutilmente, mandalo a vuoto, usa le ginocchia'), mi arriva un consiglio da Ciccio ('tienilo su quel sinistro!'... è vero, lo abbasso troppo, sennò non avrei preso quel pugno!), vedo Poo che gesticola ('punch my friend!')... è strano ripensarci ora, ma la sensazione prevalente era quella di essere davvero circondato da professionisti (italiani e thai), gente che ne aveva visti e fatti di match, e che adesso era lì per me... tutto ciò mi onorava e mi onora tuttora! Comincia la seconda ripresa, mi sento come rinnovato, adesso si che sto combattendo 'bene'... cioè usando la testa!

 

Riesco ad anticipare il thai con i pugni, penso 'pazienza vorrei riuscire a calciare di più per avere uno stile più consono alla muay thai, ma per ora pensiamo a rimanere in piedi', poi mi accorgo che il mio avversario abbassa di nuovo la mano destra prima di colpire, lo anticipo con un gancio sinistro... e va giù! Alzo le braccia automaticamente, ma sono sicuro che si rialza...e invece no, l'arbitro conta fino a 10...ho vinto? Ko? Anche mentre mi inchino davanti al mio avversario (mi è venuto da farlo e l'ho fatto), anche mentre scendo dal ring, anche mentre tutti si complimentano... ancora non ci credo, però è vero! Mi rimarrà un po' il dubbio: forse non aveva più voglia di prendere pugni e appena ne ha sentito uno più forte è rimasto a terra, forse aveva scommesso su di me, forse... ma poi penso: e allora? Non era un match finto, le ho prese e le ho date, ho avuto un momento di difficoltà e ne sono uscito... che voglio di più? Non mi è mai importato del risultato quanto di come mi sono comportato durante i pochi match che ho fatto, e non posso che essere più che felice di questa esperienza (e lo sono ora come allora... soprattutto nei festeggiamenti che sono seguiti!).

 

Con questa 'piccola prova' si concludeva la nostra prima esperienza in Thailandia... e non è un caso che abbia usato l'aggettivo 'prima'... dopo aver provato tutte queste emozioni ed essere stati a contatto con gente tanto splendida (italiani e thai) non rimane altro che ricominciare a mettere da parte i soldini... per tornare al più presto!

In conclusione non posso che ringraziare Simone Falcini per l'amicizia, la disponibilità e la professionalità dimostrata in ogni momento, ben conscio del fatto che senza di lui non avrei certo avuto occasione di conoscere tutte quelle persone che hanno reso quest'esperienza molto più che una vacanza... nonostante il relativo poco tempo trascorso in Thailandia sono contento di sapere che a Pattaya c'è una persona su cui potrò contare ogni volta che vorrò tornare.

Niccolò 'my friend' Cavallucci

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