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I BOXING CAMPS
DI CHANG MAI
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CON LUCA ABBIAMO VISITATO TUTTI I PIU' RINOMATI BOXING CAMP DI CHANG
MAI E IN
QUESTO ARTICOLO VE NE PRESENTIAMO TRE: IL “LANNA BOXING” GYM, IL
“SEREEPHAP BOXING” CAMP ED IL “CHAY YAI MUAY THAI” CAMP.
Di: Roberto Fragale
Tutto il territorio della
provincia di Chang Mai è veramente pieno zeppo di Muay Thai camps.
Molti di questi sono veramente piccolissimi o quasi inesistenti direi… Alcuni
costituiti da solo due sacchi mezzi rotti, appesi sotto una tettoia metallica e
qualche pao stracciato, con un ring costituito da corde tese tra 4 fusti di
palme o cocchi in mezzo alla boscaglia e situati alla prima periferia cittadina.
Ma noi cercavamo qualcosa di più congeniale, accessibile e “accettabile”
per gli occidentali che eventualmente volessero conoscere le peculiarità
tecniche della Muay Thai anche di questa zona… Sembrava proprio non semplice
per un occasionale visitatore, trovarne uno grande, ben accessoriato, pulito e
ordinato, oltre che completamente gestito e frequentato dai combattenti
tailandesi. Ci sono infatti alcuni camps così concepiti, ma sono gestiti da
occidentali che appassionati di Muay Thai si sono stabiliti in questa parte
della Thailandia, rimasta maggiormente ancorata alle tradizioni culturali del
Paese, rispetto da altre aree sicuramente più “battute”. Alcuni sono
veramente direi “commerciali” come mi è sembrato quello che abbiamo
già visto, di Pedro Villalobos.
Altri, ben conoscendo le abitudini e frequenti inettitudini nostre, non ci
vogliono proprio nel loro camp. Ma alla fine, grazie soprattutto
all’esperienza e conoscenza del nostro eccezionale ed espertissimo “cicerone”
Luca, abbiamo trovato anche il “giusto compromesso”… esattamente
ciò che ricercavamo per indicarvelo. Questi tre camps non sono fuori
dall’abitato periferico di Chang Mai e facilmente raggiungibili da ogni parte
del centro cittadino con qualsiasi dei molti tuc-tuc che girano continuamente in
cerca di clienti da trasportare per pochi baht. (Al cambio, un Euro vale circa
50 Baht) Ne visitiamo uno al giorno, anche per poter osservare l’opera degli
istruttori durante l’allenamento quotidiano.
IL “LANNA” BOXING CAMP
Il primo, mi dice Luca, è forse
quello più famoso del Nord della Thailandia, portato alla ribalta mondiale per
uno dei suoi combattenti con una particolarità inusuale nel mondo degli sport
da combattimento.
Sfrecciamo veloci con
la Yamaha
1100 di Luca sulla tangenziale che ci porta alla periferia opposta della città
ed in un attimo siamo sul posto. Luca dice che dobbiamo essere prudenti. Li
conosce, ma solo perché camp “ nemico” e concorrente a quello che
frequentava e per cui ha combattuto lui, qua a Chang Mai. Non me lo consiglia
per i miei scopi ed esigenze, ma vuole che lo visiti perché è stato un camp
conosciutissimo e molto famoso in passato. Pensa che per me vale la pena
farci una capatina, dice per farsi un’idea più completa dell’intero
ambiente. Il nome del camp è LANNA BOXING da quando è stato rilevato da
un Andy, uno scozzese che chissà perché, qui si fa passare per canadese. Prima
era gestito dai Thai e si chiamava KIAT BUTSABA MUAY THAI CAMP ed era uno dei
camp più “tosti” del nord e famosissimo anche per la particolarità di uno
dei suoi campioni che era omosessuale: CHA NON TUM (che
come forse ricorderete, abbiamo ritratto nei nuovi panni femminili, in un precedente
articolo a fianco di Cristian Daghio, in occasione dell’edizione del
compleanno del Re del 2002) detto anche DEADLY KISS (bacio mortale) perché
usava baciare gli avversari dopo averli messi KO! Adesso si è operato ed è
divenuto una bellissima donna, vive a Bangkok con il suo uomo ed ha intrapreso
una brillante carriera cinematografica come attrice d’azione. Arriviamo nel
parcheggio riservato del camp e noto subito che questo è ben organizzato. Una
fila di casettine basse davanti al parcheggio contengono la sala per il
thai-massage, ed il negozio per il materiale occorrente o specifico. Tre o
quattro tavolini e panche in cemento, prima di entrare sotto l’enorme
capannone, ospitano diverse ragazze thai. Luca mi dice che sono le ragazze dei
farang “parcheggiate” e in attesa che loro finiscano l’allenamento.
La tettoia che copre la
grandissima sala è veramente enorme, forse più di 600mq. Il canadese vede Luca
e ci viene incontro, saluto tradizionale thai e spiegazione dei motivi
della visita. Il titolare è molto gentile e ci permette di filmare e
fotografare la sala e gli allenamenti. Ci sono molti farang… quasi tutti,
eccetto gli istruttori naturalmente. Ce n’è uno molto particolare con una
barbetta fine e molto lunga intrecciata sotto al mento, pieno di tatuaggi, che
urla istigando ai pao l’allievo di turno, sicuramente un “personaggio” nel
LANNA BOXING camp. Credo che il momentaneo allievo non lo impegni più di
tanto per la potenza dei calci, visto che gli fa fare i pao con i piccoli focus
per la boxe… Noto che l’unico istruttore farang è proprio il
canadese, che stà allenando un atleta thai sul ring. Il camp è veramente ben
attrezzato, due ring rialzati e regolamentari, molti specchi e tanti istruttori
che lavorano.
Moltissimi sacchi in varie
disposizioni. Inusualmente per i camps di Muay Thai, noto che ci sono
molti attrezzi (anche se vecchi) per la pesistica. Al momento della nostra
visita ci sono circa una ventina di avventori, nessuno molto bravo direi e gli
istruttori si divertono a farli scaricare sui pao, ma noto però che
nessuno corregge le loro tecniche… Una musica “incalzante” da
discoteca riecheggia ad alto volume sotto il capannone… Non ci sono solo
uomini, anche tre ragazze si cimentano nella pratica. Niente di eccezionale
eccetto una ragazza di colore, con capelli rosso rame, che sembra avere una
buona impostazione pugilistica, oltre ad una notevole potenza che scarica su di
un vecchio saccone rotto e “pluririparato”. Faccio delle foto da tutte le
angolazioni per rendere meglio l’idea del grande spazio a disposizione e
qualche domanda al “BOSS” per la pratica nel Camp.
La quota mensile è di
7000 Baht (circa 120 euro) 6 allenamenti alla settimana, domenica esclusa.
L’allenamento prevede l’uso libero di tutte le attrezzature della
palestra e naturalmente le “passate” ai pao con gli istruttori. Ok, dico a
Luca che per me possiamo andare… ma noto che lui stà parlado con un tedesco
che deve andare a Ko-Samui e gli stà dando tutte le dritte ed informazioni
utili. Lo aspetto seduto ai tavolini delle ragazze e non mi annoio di certo,
visto che si avvia subito una piacevole conversazione con loro. Ma le terribili
occhiate di fuoco, che di tanto in tanto scopro giungermi dai loro boy-friends
mi inducono a restare accanto a Luca, dove la discussione è certamente più
noiosa… ma sicuramente meno pericolosa.
IL “SEREEPHAP BOXING” CAMP
Questo è situato in centro
cittadino, proprio vicino alle mura di cinta della città di Chian Mai e lo
raggiungiamo velocemente. Si è appena trasferito da qualche mese e prima era
proprio vicinissimo alla casa di Luca. È infatti questo il camp in cui
solitamente si è allenato e per cui ha combattuto. Mi dice che è l’unico
farang a frequentarlo, oltre al Boss naturalmente che è uno svizzero: Max Peter
Woll e che vive in Thailandia da circa venti anni! Ha una azienda in Svizzera
che gli permette di vivere molto bene e senza alcun problema in Thailandia,
dedicandosi alla sua grande passione:
la Muay
Thai
! Parla e scrive il tailandese, parla molto bene l’inglese e viene
continuamente usato allo stadio di Chang Mai come speacker, oltre che per
le dirette e differite televisive degli incontri di Muay Thai. Il manager del
camp è la sua compagna Ratana Kheunkeaw, che è stata in passato anche una
combattente di Muay Thai. Hanno in affitto una bellissima villa e nel giardino
della quale hanno costruito il camp e gli alloggi per i loro pugili. Non ne ha
molti circa una decina, e sono tutti pressoché bambini. Nello striscione a “mò”
di insegna annovera i nomi dei più affermati e conosciuti con i loro nomi di
battaglia: JAO TON, JAO BOY, JAO PEE, SAN RIT, BAI PAI, KHONG RIT, KASANOWA, KAN
PET e ROUNG ROT RIT.
Alcuni sono del posto e
vengono al camp solo per allenarsi. Altri invece provengono dai villaggi delle
montagne e sono stati affidati a Rattana dai genitori perché ne
faccia dei guerrieri di Muay Thai e perché nel contempo possano anche studiare
in una “vera” scuola di Chang Mai. Vivono al camp, al mattino vanno a scuola
ed al pomeriggio si allenano. Sono autosufficienti e si lavano i panni da soli.
Mangiano in qualche baracchina con pochi baht e combattono circa due volte al
mese, mandando i soldi ai genitori nel villaggio. I più grandi hanno 13-14
anni… i più piccoli 6-7! Quando noi arriviamo al camp, loro sono tutti appena
tornati dalla corsa e noto che ognuno mette i propri panni “a mollo” e poi
iniziano il lavoro al camp. Vedo che uno dei più piccoli sale sul ring ed
inizia a spazzare il piano. Sono molto disciplinati e bastano pochi e rapidi
ordini di Rattana perché tutti si mettano meticolosamente al lavoro sui sacchi,
corde e gomme. Poi quelli più grandi tengono i pao ai più piccoli e
successivamente tra di loro. Se c’è qualche errore tecnico da correggere,
Rattana consiglia un esercizio ed il bambino lo esegue in continuazione finchè
Rattana non gli dice di passare ad altro.
Durante l’allenamento
inizia a piovere, prima piano, poi sempre più forte, ma nessuno che accenni a
fermarsi o a mostrare insofferenza… finchè Rattana ordina a tutti di salire
sul ring. Questo è coperto da un telone e l’allenamento prosegue al coperto.
Ogni tanto Rattana entra in casa e noto che nessuno si sogna di fermarsi… al
suo ritorno trova tutto esattamente come lo aveva lasciato. Non lavorano “a
tempo” ma è Rattana che gli dice quando devono riposarsi e quando devono
lavorare. Ciononostante, spesso ridono parlottando tra di loro e sembrano
divertirsi. Evidentemente il bambino “deve” giocare per natura e trasforma
tutto in gioco, conseguentemente anche il loro allenamento professionale, credo
sia vissuto quindi come un gioco! Max ci dice orgoglioso che quando combattono
sono molto bravi e forti. Ci dice anche che i combattimenti qui al nord sono
molto più duri che in tutta
la Thailandia
, non tecnici come al Lumpini… ma sicuramente molto più duri e violenti. Ma
ci dice che i suoi bambini hanno un “grande cuore” e sono capaci di fare e
sopportare cose insospettabili per quei faccini apparentemente così dolci! Ci
dice inoltre che tra tre giorni due dei suoi guerrieri combatteranno a Lampang
durante una fiera all’aperto e se vogliamo possiamo unirci a loro. Accettiamo
molto volentieri e con vera eccitazione. Ci dice che questi incontri sono molto
importanti e che servono per stabilire il campione del nord Thailandia per la
categoria.
Ci sarà molta
“partecipazione” perché a chi vincerà, saranno aperte le porte del
Lumpini Stadium di Bangkok e relativi alti guadagni. Sarà una serata molto
importante e vedrà presenti tutti i più grandi promoters e manager della zona.
Luca gli spiega il motivo della nostra visita e gli chiede se eventualmente
potremmo indirizzare qua i farang che volessero venire per allenarsi nella Muay
Thai a Chang Mai. Max si mostra spiacente ma non può aiutarci, il suo camp è
troppo piccolo e poi ci dice che conosce benissimo i problemi che gli si
proporrebbero. Simpaticamente e con educazione, ci spiega sorridendo che i
farang porterebbero le loro occasionali ragazze al camp ed i suoi pugili ne
sarebbero distratti. Dice inoltre che gli farebbero solo perdere del tempo, non
combatterebbero allo stadio e il lavoro fatto per loro sarebbe solo lavoro
gettato al vento. Hanno accettato Luca in passato, ma solo perché lui accettava
di combattere per il camp allo stadio. Ci spiega, cercando forse di scusarsi
per il mancato appoggio, che lui lavora per il futuro… per questo ha i
bambini, non per il presente… che gli spiace, ma la cosa potrebbe
intralciargli i piani. Dice a Luca che il Lanna Boxing prende i farang ,
ma gli spieghiamo che l’abbiamo già visitato e che non fa al caso nostro per
vari motivi. Sentite le nostre necessità, ci consiglia allora di visitare
la CHAY YAI.
Non sa se prendono i farang, ma è un camp grande ed uno dei migliori…
veramente “tosto” come ci conferma Luca. Prendiamo accordi per andare a
Lampang tra tre giorni e ci congediamo da loro.
IL “CHAY YAI MUAY THAI” CAMP
Il giorno seguente abbiamo
qualche problema a causa di un grave incidente motociclistico occorso ad un caro
amico di Luca e saltano i tempi previsti per la visita, ma riusciamo ugualmente
ad andare fuori dall’orario di allenamento. Il Chai Yai Gym è situato alla
prima periferia del centro di Chiang Mai, lungo una stretta stradina, ma
asfaltata e adornata di villette tradizionali dai curati particolari e
bellissimi tetti artistici in perfetto stile thai.
Luca mi dice che conosceva
già questo camp “di fama” ma che nel frattempo si è informato meglio
sul suo conto e non è sicuro siano interessati alle nostre esigenze con i
farang. Ci dice che forse è troppo “tosto” per noi, questo è un vero campo
di campioni! Mi dà alcune informazioni di presentazione e mi dice che “Chay
Yai” in tailandese significa “grande cuore” e che ha il significato di
“grande coraggio”. Questo è infatti il nome di combattimento conferito al
suo caposcuola: CHAI-YAI SITTHEPPITAK, che è stato un noto campione nella
categoria
115 libbre
al Lumpini Boxing Stadium nel 1995. Il camp ha avuto anche un altro
famoso e grande campione del Lumpini Boxing Stadium: ATTHACHAI POR SAMRANCHAI,
che ha vinto il titolo per le
122 libbre
nel 1998. E’ uno dei migliori Muay Thai camp di tutto il nord se non
addirittura dell’intero Paese. I suoi combattenti sono sicuramente i migliori
di Chiang Mai ed oltretutto ne annovera continuamente, ancora molti nei circuiti
di Bangkok. Sicuramente parleranno solo il tailandese, ma mi dice di non
preoccuparmi perché lui ci farà da interprete.
Il CHAI YAI è situato proprio
sulla stradina asfaltata, dove nessuna recinzione lo separa da questa, ma che
non appare affatto transitata. Arriviamo e parcheggiamo le moto. In quel momento
non c’è attività, un bambino spazza sul ring ed altri due per terra.
L’allenamento è finito da una mezz’oretta ed alcuni ragazzi stanno giocando
al “Siam Bool” (una specie di pallavolo giocata con i piedi e con una palla
di vimini) facendoci gustare delle acrobazie inaspettate per schiacciare la
palla con veri e propri salti mortali indietro e flik-flak acrobatici. Niente di
non già visto da me… ma la mia sorpresa è dovuta solo al fatto che…
stanno giocando sul cemento! Al nostro arrivo tutti si ammutoliscono e
iniziano ad osservarci mettendoci in imbarazzo. Saluto in maniera tradizionale,
una delle poche cose che so dire in tailandese… ed iniziano subito a parlarmi
in uno sconclusionato inglese chiedendoci non so cosa… Luca si rivolge loro in
tailandese, chiedendo subito se è possibile parlare con il responsabile del
camp.
Questi appaiono subito sollevati
(almeno a giudicare dai sorrisi di stupore che sfoderano con soddisfazione)
almeno quanto me! Ci dicono che al momento non è al camp ma a Bangkok con un
atleta e ordinano ad un ragazzino di andare a chiamare non so chi. Arriva
quello che dovrebbe essere il responsabile in assenza del caposcuola, un piccolo
e scuro thai, in maglietta gialla del camp sulla trentina o poco meno. Ascolta
Luca a testa bassa, con calma ed in silenzio, tenendo le mani dietro la schiena.
Lui gli spiega le nostre esigenze e si crea un gruppetto di curiosi che ci
attornia educatamente. Stranamente tutti con le mani dietro la schiena…
sembrerebbe quasi stiano aspettando il via per iniziare un litigio, ma mi
convinco che deve essere un modo educato per intervenire ad ascoltare con
curiosità, ma senza voler sembrare troppo invadenti e forse anche ficcanaso. Il
piccolo thai “ in giallo” ascolta in silenzio tutto il discorso di
spiegazione che gli fa Luca… poi parlano un po’ tra loro e ci dicono che non
sa se è possibile allenarsi al camp per un gruppo di farang come gli chiediamo
noi.
Continuando, ci dice che
quest’anno hanno iniziato anche loro a prendere di tanto in tanto qualche
farang, ma solo poche e sparute unità, ci dicono quasi scusandosi. Ci chiede se
sono combattenti e noi gli rispondiamo che proprio per questi stiamo cercando di
farlo… e ci auguriamo che lo siano quindi tutti, ma che potrebbero
esserci anche dei semplici praticanti amatoriali. Ma comunque teniamo a
precisare che alcuni di questi vorrebbero sicuramente prepararsi per combattere,
magari anche allo stadio…(ma poi Luca mi spiega che difficilmente si trovano
boxing bar a Chang Mai e che anzi, qua in alcuni di questi si svolgono veri e
propri incontri clandestini… e che è meglio non andare e lasciar perdere!)
naturalmente con avversari “possibili” ed al loro livello! Inoltre gli
diciamo che vorremmo allacciare questi contatti con il loro camp, anche allo
scopo di avere ospite qualche thai in Italia, per combattere e per insegnare in
qualche palestra per due o tre mesi, come abbiamo già fatto con altri camps di
Pattaya. Sembra che quest’ultima cosa li abbia interessati molto di più ed
iniziano a consultarsi tra loro. Il thai “in giallo” telefona al direttore
del camp Mr. Sittheppitak e alla fine torna sorridente verso di noi. Parlotta
prima con tutti gli altri e ci rispondono infine che la cosa si può fare.
Ci dicono che dovranno però essere avvertiti prima ed in anticipo degli
eventuali arrivi e che potranno venire al camp non più di una decina di
persone alla volta, per poter lavorare bene e che le sessioni di allenamento al
camp sono due giornaliere.
Dal lunedì al sabato, escluso
la domenica che è dedicata alla pulizia del camp, alloggi dei boxer e
alle riparazioni delle attrezzature. Gli allenamenti saranno condotti assieme
agli atleti del camp e con le stesse modalità. Nessuno è obbligato ad eseguire
tutto il lavoro, ma che non si possono modificare le sessioni o orari in alcun
modo. Gli Orari: una prima sessione mattutina dalle 07.00 alle 10.00 dedicata
alla condizione fisica, footing, sacco ed esercizi ginnici. Una seconda
pomeridiana dalle 16.00 alle 19.00 dedicata alla tecnica specifica, corda,
sacco, clinch, pao e focus. Due volte la settimana sparring leggero. Se
qualcuno sarà reputato in grado di poter combattere allo stadio lo si potrà
far combattere. Siamo soddisfatti e posiamo tutti assieme per una foto ricordo.
Adesso starà a noi lavorare bene e seriamente per promuovere in maniera
adeguata il progetto e fare in modo di non deludere! |