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Muay Thai

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MUAY BORAN A CHANG MAI

Nell’elenco dei camp da visitare a Chang Mai, Luca mi ha inserito anche un camp di Muay Boran. Sono ancora a letto quando mi piomba in camera per leggermi un articolo di presentazione, scritto dal caposcuola del camp, tale Pedro Villalobos (uno spagnolo) in cui pubblicizza la sua scuola. Inforchiamo le moto e andiamo a fargli visita!

Di: Roberto Fragale

Conosciamo solo l’indirizzo e dobbiamo chiedere molte volte prima di poter arrivare al camp. Questo non si trova certo fuori dall’abitato e come la maggior parte dei camp tailandesi, si trova presso l’abitazione del maestro. Siamo in anticipo sull’ora di allenamento ed ancora non c’è nessuno, tranne un allievo, che  spazza per terra e riordina il camp (per la verità molto pulito e ben tenuto). 

   

 Entriamo e ci accoglie molto cordialmente, ci dice che il maestro adesso stà dormendo, ma che tra poco meno di mezz’ora inizierà l’allenamento. Mentre l’allievo (un olandese) praticante nel camp da tre mesi, con estrema calma ci dà le prime informazioni sulle lezioni giornaliere dei corsi (2 allenamenti al giorno, costituiti da: corsa, tecniche sportive di Muay Thai, tradizionali di Muay Boran –o Kai Chia- lavoro al sacco e lavoro con le armi tradizionali costituite dalle spade e bastoni, combattimento con armi e senza)  costi (6000 bath al mese, circa 120 euro) e sommarie spiegazioni sulla Kai Chia, sulla sua spiritualità che và ben oltre il mero sport della Muay Thai ecc. Diamo uno sguardo in giro e notiamo subito molto ordine che risalta ai nostri occhi, per le condizioni che solitamente riscontriamo nei camp thai. Due lunghe file di sacchi nuovi… almeno una decina, un ring di quattro metri di lato, armi in legno da allenamento a forma  di spade, falci, forconi ed altre armi tradizionali, che evidentemente non conosco. Mentre stiamo parlando con l’allievo, ecco che arriva Pedro Villalobos dalla casa e saluta cordialmente in tailandese.

   

Rispondiamo al saluto e lui inizia a parlare in tailandese, per me è arabo ma vedo che Luca gli risponde ed iniziano a parlare tra ampi e sterili sorrisi tipici dei thai… che faccia parte della lingua? Il maestro è molto calmo e sereno, sembrandomi più un monaco… o almeno questa è l’impressione che mi ha fatto. Poi noto che prendono a parlare in inglese, almeno potrò partecipare anche io (Luca dice che questo, voleva parlare in thai per impressionarlo, ma accortosi che lo parlava meglio di lui, abbia voluto cambiare idioma) ci mettiamo d’accordo per la lingua da usare, dopo che Luca gli fa notare che se lui non parla l’italiano, eventualmente conosce  molto bene anche lo spagnolo… Una piccola scaramuccia tra i due, gentilmente mascherata da eccessiva e sorridente cortesia premurosa l’uno per l’altro! Il Maestro Villalobos ci dice che sarà contento di parlare con noi e darci tutte le informazioni che vogliamo per la sua intervista, ma che non ama molto i media e la pubblicità (mi chiedo perché dunque, abbia pubblicato quell’articolo pubblicitario ed  autocelebrativo sulla rivista tradottami da Luca).

 

 Ci dice che la Muay Thai non incarna in tutto lo spirito dell’arte marziale tailandese e che essa è solo la parte sportiva della stessa, privata però della parte più importante e fondante. Quello che insegna lui comprende anche la Muay Thai. Ci dice che i suoi allievi non combattono di Muay Thai, ma se decidessero di farlo potrebbero vincere un incontro per ko al primo round. Ma a lui non interessa rinforzare il fisico… se non riesce prima  a rinforzare lo spirito, non gli servirebbe a niente! Solo con uno spirito forte si può pensare di avere un fisico altrettanto solido e che non serve a niente saper combattere contro un grosso avversario, se non sappiamo prima vincere contro noi stessi ecc. Non forma solo guerrieri, ma… uomini! Ci dice che la sua è una scuola particolare e che non cura la quantità degli allievi ma la qualità di questi e non accetta automaticamente chiunque voglia iscriversi, ma solo coloro che lui “sente” come benevoli e non cattivi di animo. Non sono gli allievi che scelgono la scuola quindi, ma lui che sceglie i propri allievi! Preferisce non avere nessuno, che una scuola piena di individui maleducati e malevoli.  Ci dice che ha studiato a BangKok da un celebre maestro di cui non ricordo il nome e che ripropone gli stessi insegnamenti del suo maestro. Gli faccio qualche domanda curiosa e veniamo a sapere che è separato e vive adesso con la seconda moglie in quella casa dove ha fondato la scuola. È in Thailandia da 4 anni, lui ne ha 32, è buddista e precedentemente ha vissuto e studiato in USA, dove ha praticato anche Ju Jitsu. Finalmente adesso ha trovato l’arte marziale che fa per lui e qui a Chang Mai è veramente felice. Intanto cominciano ad arrivare gli allievi e si scusa perché dovrà abbandonarci per fare una commissione, ma ci dice che noi possiamo rimanere per guardare la lezione che inizia sotto la direzione di un suo istruttore anziano. Alcuni esercizi ginnici preludono quelli tecnici propedeutici e poi si inizia con alcune tecniche nella parte più ampia del camp, in avanti e indietro, secondo gli schemi che ben conosciamo nelle arti marziali per intenderci. Gli allievi sono tutti farang, alcuni principianti, altri più avanzati, l’istruttore che dirige non è male.

 

 Dopo una decina di minuti è di ritorno e prende la direzione dell’allenamento con tecniche più difficoltose. Le tecniche non sono spettacolari, ma Pedro mostra una buonissima padronanza dell’equilibrio e buona muscolatura per mantenere posizioni basse e compiere passaggi difficoltosi. Tutto sommato è certamente un buon praticante, credo forse anche sicuramente  un buon insegnante. Io non sono totalmente d’accordo con quanto da lui asserito, ma vedendolo lavorare non posso che esprimere comprensione e una certa invidia per il suo stato di grazia. Alcuni tailandesi passano davanti alla casa e noto che guardano ridendo, ma lui impassibile saluta, sorridendo educatamente… mi sa che questo è più tailandese di loro! Ci congediamo da lui non senza prima esprimergli le nostre favorevoli impressioni ed augurandogli buona fortuna, ne riceviamo un cortese saluto correlato di ampio sorriso. Non possiamo certo biasimarlo, si può non essere d’accordo con quello che fa… ma sicuramente cerca di farlo al massimo delle sue possibilità e personalmente credo non siano poi scarse. Certo che trasferirsi in Thailandia ed aprire una scuola di Muay Boran non è da tutti… Penso sia proprio da ammirare! Luca molto più “pratico” di me dice: 14 allievi a 6000 baht… questo mese ha incassato 8400 baht… molto di più dell’affitto di un anno della casa e del camp… mica scemo Villalobos!


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