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NEL CORSO DELLA 40esima ASSEMBLEA GENERALE DEL GAISF, LA WAKO E’ STATA FINALMENTE RICONOSCIUTA DALL’ORGANIZZAZIONE PREOLIMPICA… RAGGIUNTO DA ENNIO FALSONI, UN ALTRO SOFFERTO OBBIETTIVO A SEUL (COREA).  MA COSA CAMBIERA’ ADESSO NEL PANORAMA NAZIONALE ED INTERNAZIONALE DEI NOSTRI SPORT? Giorgio Meloni INTERVISTA A CALDO L’AUTORE PRINCIPALE DI QUESTO GRANDE SUCCESSO: ENNIO FALSONI.

WAKO: E’ RICONOSCIMENTO!

Di:  Giorgio Meloni

L’uomo è di quelli che non mollano, un po’ come quando sosteneva feroci ju-kumite coi suoi vecchi compagni di palestra , in via Piacenza prima e  in via Bezzecca poi, nei santuari dello Shotokan nostrano. In più, essendo un ariete spaccato, è di quelli che quando si mette in testa una cosa, la insegue finché non riesce a raggiungerla. Del resto , Ennio Falsoni   non è nuovo a queste imprese. Ci ha impiegato 18 anni a raggiungere il riconoscimento del CONI con la sua FIKB (vecchia FIAM, e poi FIKeDA), e  12 per arrivare all’agognato riconoscimento della WAKO (la federazione mondiale di kickboxing che presiede dal lontano 1984!) da parte del GAISF.

E’ successo il 7 aprile scorso, al Grand Hotel Intercontinental di Seul (Corea) dove la nota organizzazione ha tenuto la sua 40esima Assemblea Generale, che ha deliberato il tanto sospirato riconoscimento.

    

Giorgio Meloni: Mi sembra di poter dire, che facile non dev’essere stato, nemmeno questa volta, o sbaglio? Ci vuoi raccontare com’è andata?

Ennio Falsoni: “Non sbagli affatto, anzi è stata durissima. Com’è andata è presto detto. Occorre tener presente che nello sport internazionale, così come in quello nazionale, esistono delle potenti lobby che a volte ti impediscono proprio di arrivare dove vorresti in poco tempo. La nostra sfortuna, per così dire, è stata quella di avvicinarci al GAISF (che è il massimo organismo sportivo dopo il CIO e dal quale occorre necessariamente passare se vuoi aspirare a diventare sport olimpico) nel 1993, quando alla presidenza c’era un potente ed influente personaggio dello sport mondiale,  quel “Un Yong Kim” ch’era presidente mondiale della Canoa, presidente mondiale  del Taekwondo – che non era ancora sport olimpico!- nonché membro dell’Esecutivo del CIO e braccio destro di Juan Antonio Samaranch (e forse anche membro del KGB coreano). Insomma, Kim non vedeva di buon occhio gli sport che provenivano dalle arti marziali, e per molti anni ci impedì, è il caso di dirlo,  manco di inviare un’”application”, una richiesta di riconoscimento al GAISF.
Fortunatamente, il Taekwondo ad un certo punto entrò nel movimento olimpico e Kim allentò il suo controllo suoi nuovi sport che si avvicinavano al GAISF chiedendone il riconoscimento.
Poi, Kim incappò, alcuni anni fa, in una grande disavventura. Fu inquisito per corruzione, almeno così si lesse sui giornali (aveva accettato 1 milione e mezzo di dollari per favorire la riunificazione delle squadre di taekwondo della Corea del Sud e del Nord!) Samaranch lasciò la presidenza del CIO (e quindi lui perdette un potente alleato) e Kim finì addirittura agli arresti e  sospeso da ogni funzione del CIO e del GAISF.
Tolto di mezzo Kim, le cose si semplificarono negli approcci col GAISF. Ci riavvicinammo ma fu solo nel 2003 che il GAISF prese l’iniziativa di convocare una riunione a Zurigo, alla quale furono invitate tutte le organizzazioni marziali che avevano fatto domanda di riconoscimento. Ho già scritto però di questi fatti e quindi  non voglio ripetermi. Voglio solo dire però che nel frattempo, si erano persi anni preziosi...”

Giorgio Meloni: Insomma , corsi e ricorsi storici. Un po’ quello che è avvenuto in Italia...

Ennio Falsoni: “Esattamente. In Italia, se la FPI ci avesse riconosciuto nel lontano 1986, quando depositammo loro la domanda  per diventare “disciplina associata”, non sarebbero poi nate Fenasco, Federcombat, Cisco, Fist e quant’altro. Lo sport sarebbe stato riconosciuto   praticamente nella fase del suo sviluppo  e avrebbe chiuso i giochi per sempre. Nel GAISF è successo un po’ la stessa cosa.
Nel 1993 la WAKO era il solo organismo organizzato ed in grado di  rispettare tutti i criteri per il riconoscimento. Il ritardo col quale questo riconoscimento è arrivato, ha portato nel frattempo i “concorrenti” internazionali, sentendosi minacciati, a farsi avanti e a richiedere riconoscimenti anche per loro. E’ successo che, tanto per fare un esempio, mentre c’erano 3 organizzazioni mondiali che concorrevano per il riconoscimento a Seul, altre 3 avessero scritto al GAISF, all’ultimo momento, dicendo che c’erano anche loro, di non lasciarle fuori, di fermare ogni discussione sulla Kickboxing!”.

Giorgio Meloni: Una cosa pazzesca. Ma com’è possibile?

Ennio Falsoni: “Facilissimo. Si prende un bravo webmaster, si crea un sito, si inventano nomi e cognomi, si fa vedere che ci sono decine e decine di paesi affiliati, una grande attività (tutta inventata  o quasi) e si spedisce il “pacco” al GAISF. Se abbocca, il gioco è fatto. Tanto, quello che conta per questa gente è che “nessuno” nel frattempo venga riconosciuto. “Mors tua, vita mea” – già recitavano i romani.
Ci sono in giro certi personaggi che te li raccomando, truffatori internazionali in piena regola.”

Giorgio Meloni: Tuttavia ce l’hai fatta. Come ci sei riuscito dunque?

Ennio Falsoni: “A Seul c’erano presenti i dirigenti di IAKSA, di WKA e della WAKO ovviamente. Sapevo che, dopo i fallimenti di Losanna e di Berlino, rispettivamente nel 2004 e 2005, Seul rappresentava l’ultima chance, della serie “it’s now or never” – adesso o mai più.
Il presidente di IAKSA, che già avevo incontrato tre volte, era della mia stessa idea e quando siamo riusciti a parlarci, il giorno prima dell’Assemblea, abbiamo trovato un’intesa su delle proposte che già gli avevo fatto. La IAKSA è una piccola organizzazione rapportata alla WAKO, ma è bastato che dicessimo al GAISF, che avevamo trovato l’accordo per “riunificarci”   che le porte del riconoscimento si sono spalancate. Abbiamo stilato un accordo scritto, che prevede “una fusione per incorporazione” da parte della WAKO della IAKSA,  la dissoluzione di IAKSA nel giro di 6 mesi. In cambio, ho dato un posto di vice-presidente al presidente della IAKSA e   4  posti nel Direttivo della WAKO ad alcuni dei suoi associati più rappresentavi, e i giochi si sono chiusi.
Era  nell’interesse di tutti arrivare a tanto, soprattutto era l’interesse della kickboxing in senso lato, che merita un tale riconoscimento. Sport come il Kendo, la Muay Thai (che pure sono  stati riconosciuti a Seul), il Ju Jitsu, o il Sanbo (che già erano riconosciuti), sono molto più piccoli di noi.
Con questa fusione, la WAKO conterà su oltre 100 paesi affiliati nei cinque continenti e in ben 54 paesi di 4 continenti, attraverso le varie federazioni nazionali sono già riconosciute o dai vari Comitati Olimpici Nazionali o dalle rispettive autorità sportive.”

    

Giorgio Meloni: Contento ?

Ennio Falsoni: “Ovviamente sì, anche se ho avuto paura di non passare, lo confesso.
Il presidente di WKA, l’inglese  Pajul Ingram, che ha parlato prima di me in Assemblea, aveva portato a termine un discorso   kamikaze, ben sapendo che lui non aveva chance, del tipo: “...non riconoscete la WAKO perché, oltre a me, ci sono altre organizzazioni là fuori.” Tra l’altro va segnalato che ho letto l’application della WKA ed è piena di fandonie, del tipo che hanno 68 paesi in Europa (evidentemente Mr. Ingram non conosce la geografia), oppure tra i paesi asiatici mette “Damasco”, oppure ancora che in Italia ha una federazione riconosciuta dal CONI, quando invece tutti sanno che sono io ad avere un riconoscimento CONI nel nostro paese. Insomma, un sacco di balle.
Fortunatamente l’appoggio al Consiglio del GAISF è stato a questo punto determinante. E siamo passati, con buona pace di tutti i nostri avversari. L’Assemblea Generale ha deliberato, e non ci sarà nessuno che potrà andarci contro”

Giorgio Meloni: Che cambierà ora nel panorama nazionale e internazionale?

Ennio Falsoni: “Credo che ora le cose diventeranno interessanti e più positive che in passato. Ora abbiamo un futuro più roseo davanti a noi. In Italia abbiamo già chiesto e ottenuto dall’amico Franco Falcinelli, presidente di FPI, il nulla osta per poter richiedere al CONI di uscire dalla tutela della Pugilistica e di diventare una Federazione associata direttamente.
Il riconoscimento del GAISF, che ora abbiamo per due nostre discipline, la Kickboxing appunto e la Muay Thai (col riconoscimento di IFMA), rafforzerà questa nostra richiesta. E’ quindi prevedibile che, secondo i tempi burocratici necessari, ciò avvenga nel giro di un anno. Tali riconoscimenti daranno anche il diritto di accedere ai contributi CONI, che prima, nello status di DSAS, non avevamo.
A livello internazionale, quale sport pre-olimpico, si apriranno possibilità nei World Games oppure nei World Martial Arts Games, che già si ventilano tra gli sport marziali nel GAISF.
Ciò significa accesso a media importanti, a grandi sponsor. Voglio cioè dire che, raggiunti questi obbiettivi (CONI in Italia, GAISF sulla scena internazionale) sarà stimolante la sfida col nuovo che verrà, sulla base della credibilità acquisita.”


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