Finalmente è fatta chiarezza nel mondo della Muay Thai italiana… il Presidente
Ennio Falsoni ci informa sugli ultimi sviluppi in seno al CONI, per la Federazione FIKB che dirige.
Finalmente questa diventa a tutti gli effetti una Disciplina Sportiva Associata al COMITATO OLIMPICO
NAZIONALE ITALIANO, sganciandosi quindi dalla tutela della FPI. Naturalmente la FIKB fa il suo
ingresso effettivo al CONI anche con il settore della Muay Thai, che ha il riconoscimento
internazionale WMF, la quale a sua volta è riconosciuta dal Comitato Olimpico Nazionale Tailandese e
dal Comitato Olimpico Asiatico.
UNA FEDERAZIONE DI THAI DA SOLA?
…MA NON SE NE PARLA!
Queste
le parole di Michele Barbone, autorevole uomo di Giunta CONI nell’incontro che lui ha voluto a Roma
oggi, 6 Dicembre 2007.
Di: Ennio Falsoni
Da più parti in FIKB mi sollecitavano a scrivere e a prendere posizione nei
confronti di varie mail e circolari che Davide Carlot, rappresentante IFMA per l’Italia, ha mandato
in giro (nelle quali il segretario generale della IFMA stessa, Stephan Fox, affermava che mai ci
sono stati contatti con la FIKB nel nostro paese; che loro erano la unica federazione riconosciuta
dal GAISF; che la Kickboxing niente aveva a che fare con la Muay Thai). –VEDI:
IFMA scrive al CONI e all’FPI (del 28/06/07)-
Non l’ho mai fatto anche perché non desideravo procurare pubblicità gratuita a
certi personaggi. In fondo ho qualche capello bianco in più (e certamente molti di meno sia di Fox
che di Carlot), e se una cosa ho imparato dalle esperienze passate, dopo aver speso tante energie
in anni di lotte, di litigate con noti personaggi come Carlo Di Blasi e Gianni Bellettini, è di
non perdere tempo in chiacchiere e di far parlare solo i fatti.
I fatti sono che ho appena terminato un incontro importantissimo per il futuro di
FIKB e delle sue discipline proprio al CONI di Roma dove Michele Barbone, autorevole uomo di Giunta,
mi aveva convocato per incontrarmi sia con Franco Falcinelli, presidente FPI, che con la dirigente
Anna Ragnoli delle DSA.
(vedasi foto allegata, fatta davanti al Salone D’Onore “Giulio Onesti” al Foro
Italico)
All’ordine del giorno appunto, il rapporto FIKB/IFMA e l’iter di riconoscimento
di FIKB per diventare DSA direttamente al CONI, uscendo quindi dalla tutela della FPI.
Due punti all’ordine del giorno che avrebbero potuto chiudere definitivamente
certi giochi oppure riaprirli del tutto.
Si dà il caso infatti che FIKB- tanto per fare un esempio-, con tutte le sue
attività, avrebbe potuto essere assorbita, incorporata, fatta propria dalla FPI se questa lo avesse
voluto!
Sì, perché così funzionano le cose al CONI. Le varie Federazioni nazionali,
specie quelle che trattano sport olimpici, hanno davvero un diritto direi assoluto sulle
organizzazioni e gli sport nuovi che si affacciano al CONI. Giochi di potere, li chiama qualcuno;
equilibri politico-sportivi delicati li chiamano altri. Ma com’è andata allora?
Credo che occorra, anche per far capire meglio al lettore del perché ero stato
convocato a Roma, che si debba raccontare qualche antefatto…
La
nostra storia parte nel 2003, quando ormai FIKB doveva depositare ufficiale domanda di
riconoscimento al CONI. Insieme alla Kickboxing, che rappresentava il grosso della federazione,
desideravo portare all’interno del CONI anche la Muay Thai appunto, perché erano tanti i nostri
associati che la praticavano e la Shoot Boxe. Nel 2003 la Muay Thai era divisa internazionalmente
in due organizzazioni internazionali, la International Amateur Muay Thai Federation (IAMTF), che
in Italia faceva capo a Marco De Cesaris, e la International Muay Thai Amateur (IFMA) in Italia
allora come adesso rappresentata da Davide Carlot. Le due organizzazioni sembrava che stessero per
trovare un accordo e fondersi dando vita alla World Muay Thai Federation (WMF). Di fatto, IAMTF
sparì e restò WMF, mentre la IFMA continuò a vivere e ad arrivare al riconoscimento GAISF. Le vere
ragioni di questa mancata fusione, ovviamente, non le conosco.
Poiché
al CONI è fondamentale confermare nello statuto federale qual è la federazione internazionale di
riferimento e siccome nel 2003 nessuna delle due era riconosciuta da organismi sportivi
internazionali (leggi GAISF o OCA), avevo pensato bene di accordarmi prima proprio coi due
rappresentanti De Cesaris e Carlot. Entrambi firmarono un accordo col sottoscritto per cui si
prevedeva il loro ingresso in FIKB con ruoli dirigenziali nel settore Muay Thai. Tra l’altro, prima
del riconoscimento ufficiale di FIKB da parte del CONI, nel 2003 ci fu uno storico incontro al Foro
Italico presieduto dal segretario generale Raffaele Pagnozzi al quale parteciparono non solo io
come rappresentante FIKB, ma anche Di Blasi, Rinaldi, Lallo (quali rappresentanti di Fenasco e di
Federcombat che allora erano insieme nella CISCO), e gente dell’ultima ora come Andrea Albertin
(ASI) , lo stesso Falcinelli di FPI, in cui fu ribadito che il CONI avrebbe riconosciuto un solo
organismo e che tutte le discipline da ring (boxe esclusa ovviamente), restassero in un “unico
contenitore”, perché era impensabile che il CONI creasse una federazione per ogni nuova disciplina
che faceva domanda di entrare. Non starò a ricordare i meriti che io ho avuto nel divulgare per
primo in Italia, attraverso le varie Pasque del Budo, la disciplina nota come Muay Thai (basterebbe
ricordare l’apparizione dei Chakuriki e di master Sken su tutte negli anni 80, quando sia de Cesaris
che Csarlot erano allora membri FIAM, ossia della mia federazione che poi diverrà FIKDA e quindi
FIKB), resta il fatto che se la Muay Thai divenne ufficialmente riconosciuta dal CONI lo deve alla
mia azione politica. Davide Carlot mantenne la parola per i primi tre mesi del nostro accordo,
durante i quali lavorò in federazione (era il coordinatore di tutto il settore), mandò circolari e
cercò di far partire la macchina. Ma quando attraverso una mail inviata all’IFMA, chiesi che
fosse la FIKB a rappresentarla in Italia e NON una persona singola come Carlot, probabilmente
sentì in pericolo il suo “potere” – quello di rappresentare la IFMA appunto -, e lasciò la
Federazione mentre De Cesaris, sempre più impegnato con la Muay Boran, lasciava che FIKB gestisse
l’aspetto agonistico dell’arte siamese. Sono infatti del 2005 le prime lettere che il presidente
IFMA Sakchye Tapsuwan inviò al CONI chiedendo di separare la Muay Thai dalla Kickboxing, lettere
inviate anche successivamente a firma di Stephan Fox. (VEDI:
IFMA scrive al CONI e all’FPI)
La loro azione si fa sempre più pressante all’indomani del riconoscimento di IFMA
da parte del GAISF (aprile 2006) , ed è proprio tale riconoscimento che dà un po’ alla testa dei
dirigenti di quella federazione. Essi “credono” infatti – ma a torto, ovviamente-, che basti il
riconoscimento del GAISF per “avere diritto ad una propria federazione” svincolata, autonoma da
qualunque altro sport. Non sanno invece che tale “diritto”, viene solo quando uno sport viene
riconosciuto dal Comitato Olimpico Internazionale prima e quindi ha accesso alle Olimpiadi (vedasi
in Italia il Taekwondo che fu svincolato subito dal Karate (ricordate la FITAK?) quando fu ammesso
all’Olimpiade di Seul). Basti un esempio su tutti: la FIJLKAM di Matteo Pellicone ha al suo interno
un settore di Ju Jitsu che non fa riferimento alla Federazione Internazionale di riferimento,
presieduta dal mio amico Paul Hoglund, riconosciuta dal GAISF da ben 16 anni !
Questo basti per farvi capire che ogni Comitato Olimpico Nazionale ha delle
proprie strategie, dei propri bilanci, una propria visione di come organizzare le varie federazioni
nazionali. Da noi, ma sempre di più anche nel resto del mondo, c’è la tendenza ad unire quegli sport
che presentano connotazioni tecniche simili. E se prendiamo certi sport da ring della kickboxing e
li rapportiamo con la Muay Thai, sappiamo tutti che le differenze sono in alcuni aspetti tecnici e
coreografici. Inutile dire che nel corso degli ultimi due anni, Davide Carlot ha cercato con tutte
le sue forze di convincere quelli del CONI a creargli una sua federazione. Credo che la sua, in
fondo, fosse una richiesta che veniva legittimata da ciò che la IFMA stava portando avanti a livello
internazionale: la creazione di una federazione di Muay Thai svincolata da ogni altro sport.
Una bella utopia, se me lo consentite, proprio perché come si diceva prima, noi
siamo condizionati dalle scelte che fanno nella stanza dei bottoni dei vari Comitati Olimpici
Nazionali.
Da segnalare anche un altro grande errore dei dirigenti IFMA che rischia di
diventare un vero boomerang per loro: il fatto che laddove esistono due organizzazioni o due gruppi
che si contendono di rappresentare la federazione internazionale (in tanti paesi Europei come la
Francia, l’Italia appunto, l’Ungheria, la Bulgaria, la Polonia, la Slovenia, il Portogallo tanto per
citarne alcuni, loro non hanno minimamente cercato di “unire” i due gruppi o le due organizzazioni
mediando le posizioni e i bisogni. Hanno semplicemente mandato al diavolo o tenuti in nessuna
considerazione gli oppositori, appoggiato “i loro vecchi rappresentanti”, anche quelli però che,
come Carlot in questo caso, è ancora fuori del CONI.
Inutile dire anche che in tutti quei paesi veniva riproposta la stessa situazione
dell’Italia. Non è così, amici miei, che si superano le rivalità, gli egoismi, gli stupidi
“giardinetti”. Se un leader di una federazione internazionale ha a cuore il futuro dello sport che
ama, deve cercare di mediare, di trovare accordi, perché le divisioni sono dannose, non portano a
nulla e il futuro, se si vuole essere credibili, è che ci sia una vera e unica grande e forte
federazione internazionale in ogni sport.
Non è certo il caso di IFMA che col suo modo di fare si è inimicata moltissimi
Comitati Olimpici Europei, ma soprattutto si è inimicata certamente il più potente di tutti: il
Comitato Olimpico Asiatico (la famosa OCA) ! OCA ha infatti riconosciuto la World Muay Thai
Federation (WMF) che era infatti con noi della WAKO ai recenti 2nd
Asian Indoor Games svoltisi a Macao in Cina e con cui saremo in Vietnam nei prossimi Giochi
Asiatici previsti per il 2009.
Dulcis in fundo, tanto per ribadire quanto ingarbugliata sia la situazione per la
IFMA, l’organizzazione nazionale riconosciuta dal Comitato Olimpico Tailandese non è la loro, ma
quella di WMF.
In sintesi, IFMA è sì riconosciuta dal GAISF (organizzazione europea), ma non ha
il riconoscimento né nel proprio paese che in Asia, e tutti sappiamo quanta importanza l’Asia avrà
nel futuro non solo economico del mondo, ma anche in quello sportivo.
E’ chiaro dunque che per difendere gli interessi dei nostri associati,
soprattutto dopo aver incorporato la FIST di Riccardo Bertollini e la Savate di Alfredo Lallo, mi
sono deciso a intentare causa internazionale nei confronti di IFMA presso la Court od Arbitration
for Sports di Losanna dove sono stato il 16 novembre scorso.
Il CONI però, che è perfettamente a conoscenza di quanto ho appena detto grazie
al fatto che li informo costantemente, sa che FIKB non ha il riconoscimento IFMA in questo momento,
cosa assolutamente vera. Allora, perché la mia richiesta di diventare Disciplina Sportiva Associata
“direttamente” al CONI – svincolata quindi da FPI-, andasse avanti e soprattutto perché tutto ciò
che c’è scritto sul nostro Statuto sia la effettiva verità, mi ha chiesto di cancellare il
riferimento IFMA per il settore Muay Thai dallo statuto FIKB, mantenendo però nel contempo quello
della WMF che ufficialmente rappresentiamo.
Con questa scelta definitiva, il CONI ha inteso mandare un segnale forte a IFMA e
di conseguenza a Davide Carlot: ossia, esiste -una volta per tutte- una federazione ufficialmente
riconosciuta per la Muay Thai in Italia, ed è la FIKB. Se un giorno i rappresentanti IFMA
italiani desiderassero avvicinarsi al CONI, sarebbero spediti a noi con cui dovranno trovare un
accordo.
In caso contrario, così come il Ju Jitsu italiano di Paul Hoglund, ne
resteranno fuori . A loro l’ardua scelta dunque . La nostra, è stata presa ormai da tanto tempo.
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