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Il torneo della WAKO ha ottenuto il successo che tutti si aspettavano e la kickboxing è stata ora ufficialmente inclusa tra gli sport ufficiali del Comitato Olimpico Asiatico e le sue attività.

ASIAN INDOOR GAMES

Di: Ennio Falsoni

    

Sono passati pochi mesi dal mio primo viaggio in Cina ed ecco che mi ritrovo nuovamente a Macao, questo piccolo lembo di terra di soli 28 chilometri quadrati, già colonia portoghese per più di due secoli e oggi territorio cinese , come Hong Kong, ma a statuto speciale. Per arrivarci, non esistono voli diretti dall’Italia e così sono dovuto passare prima da Bangkok, quindi sono sbarcato ad Hong Kong appunto, e di lì col ferry sono finalmente arrivato a Macao dopo circa un giorno di viaggio. Inutile dire però che ne valeva ancora una volta la pena.

    

Macao è ormai avviata ad essere una delle località più note e frequentate della Cina, non tanto per la bellezza paesaggistica, davvero ininfluente, quanto per essere ormai nota come la Las Vegas di tutto l’Oriente. In pochi chilometri di “strip” – come già a Las Vegas- in pochissimi anni sono venuti su come funghi dei grattacieli mostruosi che altro non sono che grandi “ casinos”- sale da gioco .

    

Il Comitato Olimpico Asiatico (OCA) mi aveva personalmente invitato a presenziare alla cerimonia di apertura dei secondi “Asian Indoor Games” che avevano luogo appunto a Macao e mi hanno alloggiato in una suite dell’albergo più grande dell’Oriente, “The Venetian”.

    

Insomma, quasi mi è venuto un colpo quando, arrivando nei pressi del grattacielo, ho intravisto il Campanile di S.Marco, sì, avete capito bene, la torre campanaria della Basilica più famosa al mondo dopo S.Pietro ovviamente, quella di Venezia.

Ma non solo quella: tutto il grattacielo è come circondato dagli stessi palazzi della Piazza Marco, dal Palazzo Ducale, al Palazzo delle Carceri . Ovviamente è tutta una enorme facciata, un enorme re-make con tanto di canale e relative gondole con marinaretti che remano e cantano per la delizia dei milioni di turisti che ormai arrivano a frotte da ogni dove. Al centro di questa vera a propria ricostruzione della città di Venezia, l’enorme edificio, un grattacielo di 30 piani capace di ospitare 3000 stanze, ossia minimo 6000 persone in un sol colpo, un mostro di cemento e acciaio, ma con tutte le stanze, gli ampi e interminabili corridoi, pittati in stile veneziano, con quegli azzurro chiari tipici del pennello di Tintoretto, i soffitti affrescati, gli ori che abbondano ovunque, insomma la Cina come Las vegas: un insulto al buon gusto, anche perché tutto è tarocco.

    

Ma quello che è sbalorditivo comunque è lo spazio utilizzato e il dispendio di denaro che un simile “mostro” ha richiesto. Ho avuto la fortuna di giocare a golf, durante una pausa del torneo di kickboxing di cui tra poco vi parlo, con un signore che proveniva da Singapore e che stava lavorando al “Venetian” nel reparto “Finance”, ossia l’aspetto più importante di qualunque società, compresa quella del “gambling” ovviamente, cioè del gioco d’azzardo.

Ebbene la società che ha messo in piedi il Venetian è americana ed è posseduta da un certo Mr. Anderson che pare essere il terzo uomo più ricco degli Stati Uniti dopo Bill Gates e Warren Buffet. Ebbene, “The Venetian” di Macao è costato la rispettabile cifra di 3 bilioni di dollari americani ( 3 miliardi di milioni!, quanti zeri abbia questa cifra, trovatelo da soli) . Ma la cosa davvero sconvolgente e incredibile è che gli investitori americani pensano di recuperare il loro investimento in…soli 5 anni! Ragazzi, che roba, altro che arti marziali!

Chiaro però il messaggio dell’architetto (o gli architetti, non mi è dato sapere) che si vuole dare al mondo con un’opera come quella: al posto della Basilica di S.Marco, luogo intorno al quale, come per tutte le città medievali italiane, nasceva e cresceva la società civile, egli avesse posto il nuovo tempio della società moderna che non può essere una Chiesa, ma un enorme Casino’ che è il nuovo Santa Sanctorum della fede moderna, tutta protesa alla ricerca del successo, del denaro, della ricchezza. Nel cuore dell’edificio infatti, la spaziosissima sala, tra le più grandi di ogni casino’ al mondo, è al piano terra, raggiungibile da ogni dove: un vero diluvio di tavoli da gioco .

“The Venetian” di Macao, (cinque volte più grande di quello di Las Vegas) era il quartier generale del Comitato Olimpico Asiatico e di per sé mi bastava per farmi capire a che livello eravamo arrivati in Asia, certamente una parte del mondo che sarà protagonista, nel bene e nel male, nel prossimo futuro della nostra storia umana.


(La modernissima polivalente struttura che ha ospitato il nostro torneo di kickboxing)

Ero lì dunque, perché invitato in qualità di presidente delle federazione mondiale WAKO, ma anche per assistere da vicino il torneo di kickboxing (3 le sole specialità presentate, il semi, il full contact e la low-kick) che era stato inserito da OCA come sport dimostrativo. Inutile dire dunque quanto fosse importante per il nostro futuro fare bene a Macao e avere successo.

Dirò subito che tutti i partecipanti hanno fatto la loro parte e alla fine tutto è stato perfetto e ha funzionato come un orologio svizzero. I massimi dirigenti del Comitato Olimpico Asiatico sono venuti al nostro torneo e ne sono partiti con la certezza che la WAKO ci sa fare, ha tra le mani uno sport eccitante e interessante, di grande presa sul pubblico, e già siamo stati confermati tra gli sport “ufficiali” a partire dai prossimi Giochi Asiatici.

Nasser Nassiri (presidente della WAKO in Iran) ed io, avevamo lavorato duramente per preparare questa nostra apparizione in Asia. Abbiamo scelto alcuni dei paesi migliori che abbiamo in quella parte del mondo, solo 9 , finiti poi nello speciale medagliere nel seguente ordine: Kazakhstan, Kuwait, Giordania, Kyrgyzstan, India, Mongolia, Uzbekistan, Filippine. Ogni nazione poteva portare un massimo di 15 atleti, 5 per specialità in 5 categorie di peso maschili soltanto.

    

Volevamo dare un’idea più completa possibile delle nostre discipline che si dividono in stili da “tatami” e stili da “ring”, e credo che ciò abbia pagato alla fine. Esistono infatti delle notevoli disparità di livello tecnico, specie tra gli sport da ring, tra i paesi dell’Asia centrale come il Kazakhstan, il Kyrgyzstan e l’Uzbekistan appunto e i paesi arabi per esempio, più forti negli sport da tatami come il semi contact. E così si è avuto una divisione delle medaglie sufficientemente equa per soddisfare le esigenze di tutti.

Il dominio del Kazakhstan sia nel full che nella low-kick è stato schiacciante: ben 7 gli ori conquistati , 3 argenti e 4 bronzi su 10 categorie di peso. Però il Kuwait ha vinto 4 ori, 1 argento e 3 bronzi nel semi, e la Giordania è stata terza con 3 ori (2 sul ring e 1 sul tatami), 4 argenti e 6 bronzi. Kyrgyzstan, India e Iraq si sono divisi il resto del bottino, ma tutti hanno lasciato Macao con la certezza che qualcosa di duraturo era cominciato, qualcosa che li porterà lontano perché in quei paesi l’aiuto economico dei vari Comitati Olimpici Nazionali è essenziale per la loro sopravvivenza.

Per la cronaca, ecco tutti i vincitori del torneo di Macao.

    

Semi contact

  • 57 kg.- Almathkori Mohammad (Kuwait)

  • 63 Kg.- Alotaibi Jasem (Kuwait)

  • 69 Kg.- Alhandal Meshal (Kuwait)

  • 74 Kg.- Aljafari Nader (Giordania)

  • 79 Kg.- Almajadi Hasan (Kuwait)

Full contact

  • 57 Kg.- Tnalin Amir (Kazahkstan)

  • 63 Kg.- Abuhasoah Aday (Giordania)

  • 71 Kg.- Darkanbaev Alexey (Kazahkstan)

  • 75 Kg.- Belgibayev Azamat (Kazahkstan)


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