DOPO
“GLI ULTIMI SAMURAI” ECCOVI UN ALTRO
ARTICOLO DEL NOSTRO ALESSANDRO FIUMETTI CHE CI PARLA DI UNA DISCIPLINE MOLTO
VICINA A QUELLA DEL KENDO. LA DISCIPLINA E’ QUELLA DELLO “JAIDO” ED
INTERVISTA PER NOI UN MAESTRO DI QUESTA BELLISSIMA ARTE: Paolo Vanelli.
LAME DI PACE
(ovvero dell'arte di vincere senza
sfoderare)
Di: ALESSANDRO FIUMETTI (da Capitasport)
Lo
iaido è l'antica arte dell'estrazione e dell'utilizzo della spada tradizionale
giapponese, la katana, e rappresenta, senza ombra di dubbio, il cuore della
tradizione marziale del Sol Levante. Viene
praticato attraverso l'esecuzione in solitario di movimenti a vuoto (kata), che
rappresentano combattimenti contro avversari immaginari (compreso il proprio
io): in tal modo, corpo e mente si fondono armoniosamente e contribuiscono al
miglioramento psicofisico dell'essere umano. L'essenza dello iaido consiste nel
principio giapponese (diffuso anche presso altre arti marziali) del
"vincere senza sfoderare", ossia nel creare, attraverso la pratica
costante dell'arte, persone che vivono in armonia le une con le altre, e che
quindi non creano alcun tipo di pretesto per un conflitto.
Un'utopia, forse, un'aspirazione risibile per
molti: ma in tempi come questi, un concetto estremamente serio. A Bologna, lo
iaido è di casa presso il dojo del nostro vecchio amico il Maestro Paolo
Vanelli, che già ci introdusse, qualche tempo fa, nel magico mondo del kendo
(e va da sé che le due discipline sono sorelle). Lo abbiamo contattato via
Internet e quanto segue è il resoconto fedele della nostra chiacchierata:
D: Come e quando è nato il tuo interesse per lo
Iaido?
Quando estraggo una lama dal fodero e osservo
l'acciaio, vengo rapito dalla brillantezza della lama, dalla bellezza della
damascatura dell'acciaio. Uno dei segreti del fascino dello Iaido è senza
dubbio proprio la spada giapponese. Non solo i giapponesi sono affascinati dalle
loro spade, anche in Europa e in America uno dei motivi dell'interesse per lo
Iaido sta proprio nella spada stessa. La pratica del Kendo (la scherma
giapponese) è una disciplina in cui si colpisce davvero il partner, si deve
indossare un'armatura protettiva e si usa una spada di bambù che
non è pericolosa. La spada giapponese resta il legame
principale, con la sua storia, il suo fascino, le sue
leggende. Inevitabile che dopo anni di pratica di Kendo sia nato il desiderio di
usare, maneggiare, estrarre, rinfoderare la vera spada giapponese: la katana e
non un simulacro di bambù. Kendo e Iaido sono strettamente
collegati, come le due ruote di uno stesso carro: lo Iaido si
pratica da soli, si usa una spada vera e per questo si immagina un avversario di
fantasia e si ripetono dei kata stabiliti. Durante i primi anni di pratica si
usa una spada simile ad una katana, come peso, dimensioni, caratteristiche, ma
senza filo, chiamata iaito. Solo dopo anni di pratica si è autorizzati ad usare
una vera katana durante la pratica abituale, con il rispetto e l'attenzione
dovuti: stiamo parlando di lame equivalenti a rasoi di circa 75 cm. di
lunghezza.
D: Lo Iaido è un puro complemento del Kendo,
oppure è praticabile anche da chi ama altri tipi di arti marziali?
Sono numerosi coloro che si avvicinano allo Iaido
dopo avere praticato o praticando ancora altre arti marziali: direi
principalmente dal Kendo e dall'Aikido. Può essere un completamento del Kendo,
come può essere una via autonoma e indipendente da percorrere con grande
spirito e cuore sensibile.
D:
Descrivici brevemente che cosa accade durante una lezione di Iaido.
Si inizia con il saluto, si dedica un
quarto d'ora a movimenti di base come l'estrazione della spada, il taglio, il
rinfodero, poi si passa all'apprendimento ed alla ripetizione dei kata di base,
che sono 12, e di altri kata appartenenti alle scuole antiche. Tutto nel
silenzio più assoluto, fatta eccezione per i consigli e le osservazioni
dell'insegnante. I kata ripetono situazioni molteplici dalle quali può partire
un attacco di sorpresa: il nemico dal quale difendersi può essere uno solo, o
due, o tre, o quattro che attaccano simultaneamente; l'azione offensiva può
venire di fronte, ma anche di lato o di spalle; l'assalitore può trovarsi in
piedi o essere seduto vicino all'aggredito e così via. Lo studio dello Iaido
prende in considerazione in modo sistematico tutte queste eventualità. Ma agli
occhi del praticante l'elemento dominante è l'assenza fisica del nemico dallo
scenario. In qualsiasi altra arte marziale è ben visibile il corpo
dell'avversario o almeno un bersaglio concreto da colpire. Nello Iaido si è
nella più completa solitudine armati di spada: si tratta di una condizione
austera perché non solletica nascoste ambizioni da soddisfare in competizioni,
ma richiede una condizione interiore che si acquisisce nel tempo e con la
perseveranza della pratica.
D: Che cosa dona la pratica dello Iaido?
Definirei
lo Iaido un'eccellente disciplina per unificare corpo e mente. Al giorno d'oggi
credo che lo Iaido sia un'arte alla stessa stregua del suonare uno strumento
musicale o dedicarsi alle ceramiche o alla danza. A livello di pura tecnica, se
ci si allena seriamente una ventina d'anni, si può raggiungere un buon livello.
La cosa importante è esprimere qualcosa che è in noi stessi attraverso la
tecnica appresa. Il fatto di ripetere per vent'anni la stessa cinquantina di
kata, più che alzare il livello tecnico è un continuo andare alla ricerca di
un qualcosa in noi stessi che si deve mostrare. Al momento di una dimostrazione
di kata si esprime la propria filosofia di vita, il proprio senso estetico. Lo
Iaido non è uno sport, è un'arte corporea che tutti possono praticare e che io
stesso, se le gambe me lo permetteranno, spero di potere continuare fino a
settanta, ottant'anni. Lo Iaido promette una serena lucidità che comporta
totale assenza di tensioni muscolari, calmo distacco e saldezza interiore.
D: Perché lo Iaido, creato come tecnica per uccidere, sopravvive nella
società moderna? Non siamo troppo occidentali per una disciplina così
fortemente "samurai"?
Oggi
non c'è nessuno che pratica lo Iaido con lo scopo di uccidere. L'idea
fondamentale dello Iaido non è quella di attaccare per primi un avversario; è
stato concepito piuttosto quale tecnica di autodifesa. Salvo poche eccezioni i
kata sono pensati per rispondere agli attacchi portati da altri e quindi non si
attacca per primi. All'inizio l'allenamento dello Iaido si concentra sulla
tecnica per poi passare gradualmente, mano a mano che l'abilità migliora, ad
una disciplina mentale. Molti fra coloro che venivano considerati maestri di Iai
praticavano regolarmente la meditazione Zen. Vi è un profondo legame fra il
concetto buddista Zen di vuoto e lo spirito delle arti marziali. Il vuoto
implica il distacco da tutte le cose mondane. Più si desidera vincere o si teme
la morte meno il proprio corpo obbedirà alla propria volontà. Se si riesce a
raggiungere uno stato di vuoto non c'è nulla da perdere e pertanto sia il corpo
sia la mente sono liberi. Uno degli obiettivi della pratica dello Iaido oggi,
potrebbe essere il raggiungimento di questa libertà spirituale. Lo stress
determinato da una vita che valorizza gli aspetti materiali più di quelli
spirituali condiziona negativamente gli esseri umani. Liberandosi
dallo stress attraverso la pratica dello Iaido si può cercare di realizzare
un'armonia analoga a quella che si tende a realizzare nei movimenti della
pratica dello Iai.
D: Quanti sono i praticanti di Iaido a Bologna? Da quanto tempo si tengono i
corsi e come valuteresti il livello medio attuale degli allievi?
I corsi regolari si tengono dal 1990, attualmente
abbiamo una trentina di iscritti, di cui la rappresentanza femminile è il 25%.
Come Musokan abbiamo portato lo Iaido a Firenze, Ferrara, Reggio Emilia, Ancona:
in alcuni di questi dojo curiamo anche la direzione tecnica. Dei trenta
praticanti dieci hanno acquisito il grado dal primo al quinto dan. Il livello è
buono considerato che nella CIK (Confederazione Italiana Kendo) i dan si
acquisiscono attraverso esami con commissioni giapponesi composte da ottavi dan,
inviati annualmente dalla Zen Nippon Kendo Renmei, l'associazione internazionale
che sovrintende al Kendo, Iaido, Jodo.
D:
E a livello nazionale?
I praticanti di Iaido della CIK sono circa 600 per
circa 50 dojo ubicati prevalentemente al centro nord. A livello europeo
siamo collocati fra le cinque nazioni che vanno per la maggiore.
D: La tua scuola di Iaido: luoghi, orari e modalità di
partecipazione?
Il corso si tiene al Centro Pertini in via della
Battaglia angolo via Gubellini (quartiere Savena), il lunedì e il giovedì
dalle 22,30 alle 23,30 da settembre a giugno compresi. Si può iniziare in
qualsiasi momento dell'anno perché siamo in grado di affiancare con validi
istruttori i nuovi praticanti: per i primi mesi di corso forniamo gratuitamente
le spade per la pratica.
D: Prossimi appuntamenti?
Il 4/5/6 marzo avremo uno stage nazionale di Iaido
presso il Palasavena di S. Lazzaro (BO) condotto da Kentaro Miyazaki 7° dan, il
Maestro che ha portato lo Iaido in Italia seguendone gli sviluppi. Dal 30
ottobre al 5 novembre sempre al Palasavena avremo per la prima volta in Italia i
XII Campionati Europei di Iaido, evento importante che porterà a Bologna i
rappresentanti di una ventina di nazioni.
Oss, Maestro......
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