ECCOVI
UN BREVE SCRITTO CHE RIPROPONE
LA DISCIPLINA
PER
ECCELLENZA DEGLI ODIERNI GUERRIERI CHE SI ISPIRANO AGLI ANTICHI SAMURAI: IL
KENDO. INTERVISTA AL MAESTRO BOLOGNESE: PAOLO VANELLI (IV° DAN DI KENDO)

Di: ALESSANDRO FIUMETTI (da Capitasport)
Che cosa c’è di bello oggigiorno che Hollywood non abbia
già copiato? Non molto, visto che sul grande schermo è passato già ogni
genere di argomento (e di spazzatura). Ma è innegabile che l’attenzione del
pubblico in questo inizio d’anno sia stata monopolizzata dal film - evento di
Tom Cruise “L’Ultimo Samurai”: peraltro, a detta di molti, un gran bel
film, che apre al mondo occidentale una piccola finestra sulle tradizioni
guerriere del Giappone feudale. Non tutti sanno però che da più di venti (e
dico venti!) anni, a Bologna, è attiva una scuola di Kendo (“la via della
spada”), che mantiene viva la cultura e la tecnica dei guerrieri del Sol
Levante, il Musokan Kendo Club. Siamo andati ad incontrare Paolo Vanelli,
Presidente del Club, Maestro IV° Dan di Kendo ed arbitro nazionale C.I.K.
(Confederazione Italiana Kendo).
D: Come è nato il tuo interesse per le arti marziali?
R: Negli Anni ’60, iniziando con il judo e passando poi al
karate della grande scuola bolognese. Dopo la laurea in Sociologia e diversi
anni di lavoro trascorsi lontano da Bologna, ho incontrato il kendo.
D: Perché il kendo?
R: Per l’attrazione esercitata da una cultura tanto
diversa dalla nostra quale quella giapponese, e soprattutto per il grande
fascino della spada. Ritengo che questi siano i tratti fondamentali che
accomunano tutti coloro che si avvicinano a questa pratica, la quale, grazie
alla adozione di protezioni per il capo, il torace e le mani, nonché
all’utilizzo di una spada in bambu (shinai), consente a chiunque, uomini e
donne, ed a qualsiasi età, una pratica sicura e prolungata nel tempo. Il nostro
club inoltre mette a disposizione gratuitamente gran parte
dell’equipaggiamento per incoraggiare coloro che vogliono cimentarsi con
questa disciplina.
D: Si dice in giro che si tratta di una disciplina d’elité:
un hobby per ricchi snob, forse?
R: No, tutt’altro, i praticanti che calcano il parquet del
Musokan sono tutti amici ed aperti verso i nuovi compagni di pratica. Vero è,
però, che per diffusione il Kendo conta ancora oggi numeri non paragonabili a
quelli delle discipline sorelle quali il judo o il karate, ma questo dipende
essenzialmente dal carattere intrinseco di questa disciplina, che risiede
nell’utilizzo di un’arma antica e meravigliosa, nell’adozione di una
tecnica avvincente e raffinata e nel rispetto di una grande tradizione.

D: Il profilo del samurai bolognese?
R: Il nostro club è quello che, a livello italiano, conta
il maggior numero di affiliati, la cui età va dai sedici anni in su. Come ti
dicevo, il sesso non ha alcuna influenza sulla qualità tecnica dei kendoka, i
quali, come il buon vino, più invecchiano.. più acquistano valore!
Sicuramente, a differenza di altre arti marziali, la nostra non logora in nessun
modo il fisico, e quindi può essere praticata anche in tarda età: perfino a
livello agonistico, laddove, nelle gare, uomini e donne gareggiano addirittura
insieme.
D: Una mappa del kendo in Italia e in Europa?
R: Nel nostro Paese, il kendo è praticato per lo più al
Nord, mentre a livello europeo siamo secondi dopo
la Francia
e prima di Gran Bretagna e Germania, che sono le nazioni che raggruppano il
maggior numero di praticanti. Il tasso tecnico dei Kendoka in Italia è ad un
buon livello, grazie ad una scuola ormai radicata, che dalla sua nascita ha
stabilito che i membri di grado più elevato vengano esaminati esclusivamente da
una commissione di maestri nipponici, ed a frequenti scambi tecnici e sportivi
con il Giappone: ed i frutti di tanto lavoro non sono mancati, visto che il
2003 ha
salutato per la prima volta la conquista da parte di una nazione europea,
quella italiana, della medaglia di bronzo ai Campionati Europei di Glasgow.

D: Che cosa si fa durante una lezione - tipo di kendo?
R: Ogni allenamento inizia e finisce sempre con il saluto,
ed è permeato da un fortissimo spirito di rispetto per la tradizione, i
compagni e il dojo (la palestra). Si parte con una decina circa di minuti di
riscaldamento a corpo libero, seguiti da un uguale periodo con la shinai, poi si
comincia a praticare a coppie, dapprima senza colpirsi, e poi, con l’armatura,
portando a segno i colpi. Infine si passa al momento liberatorio del duello (gigeiko).
I bersagli canonici sono il capo, la gola, l’avambraccio, il petto, i lati del
bacino: un colpo di spada, per essere davvero tale, deve possedere tre
caratteristiche fondamentali: ki, ken, tai ovvero spirito, spada, corpo.
D: Kendo e autodifesa...?
R: Nonostante lo spirito del Kendo sia quello di mantenere
quanto più a lungo possibile “la spada nel fodero”, si può tranquillamente
affermare che un praticante armato di un bastone, un ombrello o un giornale
arrotolato può sicuramente assestare qualche buon colpo. Ma, sinceramente, si
pratica la via della spada per altri motivi...
D:
Bologna e le arti orientali: siamo una città all’avanguardia o semplicemente
dei provinciali?
R: Non posso parlare per altre arti marziali, ma, come ho già
ricordato in apertura, Bologna negli anni ‘60 e ’70 è stata una delle culle
del karate italiano.
Per quanto riguarda il Kendo, va detto che il Musokan ha formato molti Maestri
che hanno diffuso la disciplina in varie altre città. Inoltre Bologna ha
ospitato nel 2001 i Campionati Europei di Kendo, e nel 2005 sarà sede di quelli
di Iaido, l’antica disciplina dello studio della katana, la spada giapponese.
Pertanto, per quanto mi riguarda, posso affermare che Bologna è senz’altro
all’avanguardia all’interno del variegato panorama delle arti marziali in
Italia.
Forse…
varrebbe la pena provare.
|