Avevamo lasciato i due
guerrieri dopo la battaglia mentre si allontanavano l'uno
dall'altro, per fuggire ad un destino che pareva non essere più lo
stesso per entrambi, ma forse anche questo è parte dello stesso
destino per cui un giorno si sono incontrati e riconosciuti. I
questi momenti ogni guerriero si ritira nella propria tenda
chiedendosi il motivo di questa... inquietudine. e tale inquietudine
potrebbe essere insita proprio nel... destino di un guerriero
Il destino di un guerriero
Parte 3
Un nuovo guerriero
Di: Franco Piccirilli
Il
guerriero nero passeggiava lungo la sponda del fiume,
accarezzando con la mente pensieri di un recente passato, forse
tenuto ancora in vita da una ferita non completamente arresa e che
tuttora talvolta pareva tornare ad attaccarlo.
Il combattimento
di qualche tempo prima aveva indubbiamente messo a nudo alcuni
limiti dell’addestramento convenzionale, nel quale lo scontro doveva
perseguire alcuni schemi predefiniti rispetto ad un combattimento
che invece è, per sua intrinseca natura, ogni volta diverso e
pertanto nuovo; quindi se nuovo non può essere previsto e confinato
entro limiti già prestabiliti. In quell’occasione era nuovamente
emerso il conflitto tra il divenire e l’essere, scontro che più
spesso impedisce il benessere della persona, confinandola ad una
vita mai soddisfacente per quello che ha, ritenendo che egli potrà
stare bene solo quando sarà diventato! Un guerriero è tale anche
perché conosce e riconosce questa lotta interiore, per cui
comprendendo questi schemi e il loro perpetuarsi egli ne è libero,
per cui può andare oltre quei modi. Senza nessun vincolo a schemi
predefiniti il guerriero non è niente di tutto ciò che è conosciuto,
per cui non essendo niente egli può essere ogni cosa, cioè… tutto.
Il guerriero
nero sentiva di non aver perso il suo compagno di battaglia, egli
avvertiva come quel guerriero volesse essere lasciato solo a
riflettere su quanto era accaduto in quel combattimento,
sull’addestramento al quale si era sottoposto e se ciò fosse quello
che il suo compagno di spada sentiva di volere o se, al contrario,
ciò che desiderava fosse invece altro. Nessuno avrebbe potuto dire a
quel guerriero cosa dovesse fare, la verità infatti risiede là dove
non vorremmo addentrarci, in luoghi che l’uomo non vi si
accosterebbe mai, forse per fuggire a qualcosa che egli teme gli
possa venir svelato, ma proprio per questo probabilmente egli già
conosce quale potrebbe essere la… verità. Spesso le persone
vorrebbero non dover decidere per non avere la responsabilità di
vivere una vita che si rivela non essere quella che credono di
meritare ma che, loro malgrado, è invece quella che hanno voluto,
facendo in modo che ciò accada.
Quando al
termine di quell’ultima violenta battaglia il compagno del guerriero
nero scomparve alla vista del guerriero nero, solo allora egli si
accorse della profonda ferita che aveva sulla coscia, solo in quel
momento la sua mente realizzò ciò che il dolore gli stava mostrando
e cioè quanto egli fosse ancora vulnerabile come non pensava di
poter essere. Il sangue che ne usciva scivolava sulla gamba aveva
orami inzuppato il calzare per cui era necessario intervenire subito
prima che la situazione arrivasse ad un punto irreversibile. Il
guerriero nero si fermò quindi in quel posto il tempo necessario per
limitare il danno, adoperando le tecniche che aveva appreso durante
il suo addestramento, fino a quando egli fu in grado di trascinarsi
fuori dalla boscaglia, così da poter raggiungere la scuola dei
guerrieri.
Qui al sicuro,
lontano dalle insidie del mondo, attese il tempo utile per sedare
quella ferita e, quando lo ritenne giunto il momento giusto, riprese
anche gli allenamenti insieme agli altri studenti della scuola dei
guerrieri, malgrado la sua mente fosse ancora fortemente turbata da
quel combattimento e soprattutto anche dal fatto che il suo compagno
d’armi si era eclissato.
Dal giorno di
quell’ultimo scontro egli non vide più il suo compagno di battaglia
e, pur sapendo dove e come avrebbe potuto trovarlo, decise comunque
di rispettare la sua volontà, come del resto aveva sempre fatto, non
obbligandolo mai ad impegnarsi in battaglie che non fossero ciò che
anche quel guerriero desiderava condividere con lui. Se quindi quel
guerriero aveva voluto allontanarsi sicuramente non avrebbe voluto
essere disturbato, altrimenti avrebbe continuato ad allenarsi con il
guerriero nero.
Intanto alla
scuola dei guerrieri gli studenti avevano notato l’assenza del
compagno del guerriero nero e forse intuito che qualcosa era
accaduto tra i due guerrieri. Stava infatti emergendo una latente
situazione di disagio tra gli allievi della scuola dei guerrieri nei
confronti del guerriero nero, minando l’armonia del gruppo di
studenti che sembravano aver smarrito il loro punto di riferimento
alla scuola per come credevano avrebbe dovuto essere il guerriero
nero.
Infatti alcuni
di questi non approvavano la passione e l’intesa con il quale i due
guerrieri si allenavano abitualmente insieme, mentre strane voci sul
motivo dell’assenza di quel suo compagno giunsero persino ad
accusare, seppur sommessamente, il guerriero nero di tradimento.
Tutto questo contribuiva a disorientare anche coloro che sembravano
essere stati sempre al fianco del guerriero nero e comunque a
consumare l’autorevolezza del guerriero nero all’interno del gruppo
di studenti.
Coloro i quali
sventolavano forse auspicando nelle azioni del guerriero nero il
tradimento probabilmente non ne conoscevano il significato,
limitandosi a giudicare qualcosa che forse temevano prima di tutto
per loro stessi, per come conducevano abitualmente la loro
esistenza, orientati verso quello che gli conveniva vedere per
convincersi, forse, che quel modo era il solo possibile.
Costoro però non
sfidarono mai apertamente il guerriero nero, probabilmente consci
che il guerriero nero avrebbe potuto disarmarli con facilità,
mostrando così di dubitare loro stessi di quello che credevano
dovesse essere.
Coloro che
alimentavano questi giudizi conflittuali erano studenti i cui
comportamenti erano noti da tempo al guerriero nero, i quali già in
passato avevano mostrato di voler ostacolare la popolare armonia tra
i due guerrieri.
Ogni volta però costoro venivano messi a tacere in
quanto non potevano dividere l’indivisibile… Ma in quel momento
sembrava invece che quell’inseparabile fosse diviso, confermando
quindi che non esisteva l’indivisibilità come loro sostenevano da
sempre. Infatti pare che ognuno possa trovare sempre le conferme a
ciò che vuole credere, interpretando i fatti per come meglio gli
conviene pensare.
Questo loro
giudicare, espressione di una miseria interiore, doveva
continuamente essere messo in evidenza proprio per evitare di
sentire il disagio che la vita che conducevano gli procurava. Questo
conflitto interiore emergeva poi ogni qualvolta incontravano persone
che sembravano vivere in maniera diversa dalla loro e che oltretutto
non nascondevano il loro benessere interiore. Ecco quindi la
necessità di vivere solo con altri che la pensavano allo stesso
modo, per poter forse dimostrare a se stessi che il loro modo era
quello giusto. Sembra che talune le persone pur vivendo un conflitto
interiore che gli procura sofferenza nei confronti della vita,
stanno meno male se tutti vivessero il loro stesso malessere, per
cui stando meno male pare a costoro di poter stare… meglio. Ciò non
esclude il fatto che si possa comunque vivere una vita che non era
quella che questi avrebbero voluto, ma solo l’illusione psicologica
che sia la sola… possibile, dimostrando così i limiti del pesare,
del tempo e quindi della… conoscenza.
Inconsapevoli
del loro condizionamento questi studenti della scuola dei guerrieri
non avevano il coraggio di affrontare apertamente quello che
pensavano, sfidando il guerriero nero, probabilmente nel timore di
venire sconfitti e quindi rimettere in discussione le loro credenze,
alle quali evidentemente erano ancora fortemente dipendenti.
Sapevano infatti che la spada del guerriero nero li avrebbe
disarmati per la loro incapacità di dimostrare quello che ritenevano
essere giusto. L’esito di un tale scontro era quindi segnato dalla
loro stessa presunzione di credere il loro modo di pensare giusto e
che, in quanto tale, non esisteva se non nelle loro menti. Menti
ancora fortemente condizionate da quello che comunemente credevano
che dovesse essere, esattamente come coloro che avevano attaccato i
due guerrieri… Salvo il fatto che gli studenti della scuola dei
guerrieri avevano iniziato un percorso in tal senso e questa fase
faceva forse parte del loro addestramento.
Il guerriero
nero aveva pensato spesso al suo compagno e la sua prolungata
assenza gli aveva fatto sentire la mancanza di una parte importante
di ciò che egli è, di quello che insieme sono. Pur non vedendolo dal
tempo di quell’ultima battaglia, egli lo sentiva da sempre presente
nel modo con il quale lui esprimeva la sua arte. Era evidente che
dal momento che sentiva così forte l’assenza di quel guerriero era
perché quel guerriero era ancora con lui, ovunque il guerriero nero
potesse essere, quel suo compagno lo avrebbe comunque accompagnato
in ogni battaglia. L’assonanza che sentiva esserci con quel suo
compagno guerriero sembrava trascendere ogni situazione. Sarebbe
potuto accadere qualsiasi cosa, ma ciò che univa i due guerrieri
sarebbe rimasto intatto, proprio perché essi sono indissolubilmente…
guerrieri!
Quella volta il
guerriero nero si stava allenando solitario alla scuola dei
guerrieri, la sua spada si muoveva armoniosa come sospesa in aria, i
movimenti circolari ora lenti ora rapidissimi disegnavano lo spirito
di quel guerriero che non cercava, ma stava scoprendo ogni volta la
bellezza del combattimento.
Mentre tutto ultimava questo suo
allenamento gli venne recapitato un messaggio da parte di colui che
ha sempre considerato il suo unico compagno di battaglia. Congedato
il messaggero, il guerriero nero ripose la spada nel suo fodero,
aprì quel foglio ma subito si accorse che questi non conteneva alcun
carattere, sorrise come sapesse che non poteva essere altrimenti,
quasi compiaciuto per come quel suo compagno stava comunicando con
lui. Infatti sul bianco di quella carta il guerriero nero poteva
leggere esattamente ciò che quel suo compagno voleva comunicargli:
“eccomi, sono pronto a proseguire la sfida”. Presto quindi si
sarebbero incontrati. Il guerriero nero strinse nella mano quel
pezzo di carta finchè non lo ridusse ad una piccola pallina: sapeva
che il contenuto di quel messaggio, che il significato di quel
pezzetto di carta era già dentro di sè da tempo per cui non aveva
alcun motivo di conservare qualcosa che era da sempre nel posto dove
sapeva di poterlo ritrovare in ogni momento, quella stanza dove solo
i guerrieri erranti hanno accesso per ritrovarsi ogni volta che
desiderano stare assieme. Sapeva che ogni suo gesto era anche
espressione di quel suo compagno d’armi, per come entrambi si erano
lasciati penetrare dalla natura dei loro esseri per poter compiere
le imprese che avevano sostenuto.
Egli aveva
ripensato più volte a quanto accaduto e aveva sentito su di sé la
sofferenza che il suo compagno stava provando, come se empaticamente
una sottile ma potente energia li tenesse uniti anche in quelle che
potevano apparire circostanze avverse, una sofferenza dovuta non
tanto a ciò che era accaduto quanto al conflitto per il quale
sembravano essere separati.
Ognuno di loro
avrebbe voluto incontrare l’altro, senza dover per questo provare di
aver ragione o ammettere di aver sbagliato, senza dover giustificare
o accusare niente e nessuno, senza sentirsi in colpa per qualcosa,
allenarsi insieme era per loro semplicemente poter fare ciò che essi
sentivano di essere, liberi da ogni condizionamento e quindi…
guerrieri. Fintanto che i condizionamenti sociali avessero mantenuto
il sopravvento sull’essere probabilmente essi non si sarebbero
incontrati, per cui era plausibile pensare che se ciò stava
accadendo fosse perché il loro spirito guerriero aveva ripreso
vigore.
Così ancora una
volta il compagno del guerriero nero aveva mostrato con la sua
iniziativa di saper andare oltre i limiti dell’interpretazione della
situazione, puntando la sua spada verso l’essenza che sapeva essere
anche ciò che sentiva di volere il guerriero nero.
Dove non arrivava
il guerriero nero il suo compagno gli mostrava la strada, rivelando
la sua perseverante determinazione nel proseguire il cammino dei
guerrieri ogni volta che aveva chiaro ciò che sentiva di volere.
Entrambi questi
guerrieri avevano avvertito di volersi incontrare e questa loro
sensazione era stata raccolta dal compagno del guerriero nero nel
messaggio che gli aveva fatto recapitare il suo compagn di armi;
egli non gli chiedeva di incontrarlo ma gli faceva notare che quello
era il momento… giusto. Così in effetti era, perché quel messaggio
non colse di sorpresa il guerriero nero, ma ancora una volta le
azioni dell’uno erano esattamente i desideri dell’altro, come se il
movimento dell’energia di entrambi fosse… unico.
Non ci volle
molto per concordare anche quando, dove e come incontrarsi. Per
l’occasione i due guerrieri avevano convenuto sull’opportunità di
incontrarsi in un luogo che non fosse la scuola dei guerrieri, in
quanto l’atmosfera che vi si respirava era ancora intrisa da forti
pregiudizi nei loro confronti, alimentati anche da quegli ultimi
avvenimenti, che avrebbero compromesso l’esito a cui i due guerrieri
aspiravano. Entrambi avevano bisogno di lasciare per il momento le
loro spade per poter essere liberi di trovarsi nel modo che gli era
più connaturale, per non destare troppa attenzione da parte di
chiunque li avesse riconosciuti.
L’ultima
battaglia combattuta assieme si era conclusa da tempo e da allora il
turbamento aveva avvolto lo spirito del compagno del guerriero nero,
facendolo giustamente ritirare da ogni ulteriore combattimento.
Quello smarrimento aveva attraversato la sua mente privandolo della
necessaria serenità per poter affrontare le altre sfide che avrebbe
incontrato nel suo percorso.
Quel guerriero sapeva che non era il
momento di tornare a combattere, infatti una mente agitata, confusa,
poteva impegnarsi in battaglia solo in modo disordinato e quindi
conflittuale, senza equilibrio... determinando così inevitabilmente
la sua sconfitta. Un guerriero quando combatte non può permettersi
di avere dubbi, questi infatti provocherebbero un conflitto tra
l’azione e ciò che si teme quell’azione possa determinare.
Durante
quest’ultimo periodo il guerriero nero aveva anche compreso, come lo
smarrimento di quel suo compagno era anche il suo smarrimento. Se
quindi in quella situazione entrambi erano smarriti, non potevano
far altro che cedere all’evidenza e quindi assecondare la
situazione, per cui quello stesso smarrimento era la loro
separazione. Tuttavia qualora avessero compreso cosa fosse quello
smarrimento, il meccanismo mentale per cui era accaduto di perdersi,
essi avrebbero continuato a combattere insieme le sfide della vita.
Quel giorno il
guerriero nero si era alzato di buon ora, come non era solito fare,
sicuramente anche per l’eccitazione di quello che sarebbe accaduto
da lì a qualche ora e che lui riteneva davvero speciale… Il chiarore
del nuovo giorno spogliava il paesaggio circostante, mettendo a nudo
ciò che era sempre stato come fosse qualcosa di nuovo e
probabilmente lo era agli occhi del guerriero nero che quel giorno
pareva brillassero con particolare intensità, come se una nuova e
fresca energia si fosse aggiunta e unita alla sua. Era da tempo che
non sentiva simili sensazioni e forse talvolta dubitava di poterne
provare nuovamante… l’ebbrezza. Il passato in quanto tale non
esiste, mentre il futuro è comunque incerto, mentre il presente è
ciò che è certo.
Ripensando al
suo compagno di battaglia, il guerriero nero non riusciva però a
raffigurare, a mettere a fuoco il suo volto, ogni volta che tentava
di farlo sembrava che l’immagine gli sfuggisse, il volto di quel
pensiero diveniva sfuocato tanto da perdersi nella nebbia della
mente, e invece ciò che riusciva a esattamente a sentire in quei
momenti era l’immenso spazio in cui i due guerrieri ogni volta che
lo desideravano potevano incontrarsi... il respiro diveniva calmo la
mente silenziosa e ciò che accadeva poi non potrebbe essere
contenuto in queste parole…
Anche quel
giorno il guerriero nero fece il suo allenamento quotidiano e tutto
quello che era conseguente al suo ruolo al’interno della scuola dei
guerrieri fra cui, non ultimo, il piacere delle giornaliere
passeggiate con il grande guerriero con il quale soleva
intrattenersi su ogni aspetto del combattimento, esaminando,
scandagliando l’azione del guerriero. Era consuetudine del grande
guerriero non dare mai consigli, egli sapeva che ogni cosa che il
guerriero nero facesse era ciò che sentiva di essere, ciononostante
era ugualmente importante passeggiare per confrontarsi e quindi
capire e comprendere le proprie azioni. Quella volta il guerriero
nero non ritenne di fare parola alcuna al grande guerriero di ciò
che sarebbe accaduto da lì a poco con il suo compagno di battaglia,
forse per voler condividere quell’emozione solo e soltanto con il
suo compagno di spada, come fosse qualcosa che riguardasse in modo
esclusivo la loro esistenza. E così infatti era, ognuno era
esclusivo per l’altro e questo era forse il motivo per cui si erano
incontrati, molto tempo prima, per poi insieme condividere le sfide
della vita, combattendo per affermare questa loro unicità.
Arrivò anche il
momento di avviarsi verso il luogo atteso, quindi il guerriero nero
ripose la sua spada con la solita cura sul suo piedistallo e
separandosi da essa girò le spalle e si incamminò verso l’incontro,
senza l’interesse per quello che era accaduto prima, questo era
infatti passato e quindi ininfluente sul presente, su quello che
adesso i entrambi i guerrieri erano, altrimenti non sarebbe stato un
presente, ma voler continuare a rivivere un passato che come tale
non esiste se non nella mente di chi vuol trattenere qualcosa che
evidentemente ritiene più importante di quello che sta facendo nel
momento presente. IL presente che stava vivendo non era il tempo per
le spiegazioni, quanto piuttosto quello per continuare a voler
condividere la via dei guerrieri.
Il guerriero
nero adesso passeggiava lentamente lungo l’argine del fiume, su di
un percorso segnato dal susseguirsi dei molti passi che nel tempo
avevano reso arido quel sentiero e impedito la nascita di nuova
erba, cammino lungo cui molti vi si adeguavano, seguendo
semplicemente il fatto che altri vi erano già passati… Sembrava che
a queste persone sfuggisse la bellezza dell’immobilità del movimento
della natura che vi era tutt’attorno. Le fronde alte degli alberi
facevano passare a tratti la luce del sole ormai avviato verso il
suo calare come scosse di energia che colpivano gli occhi dei
passanti che tentavano di coprirsi per non esserne accecati… nel
frattempo sopra le loro teste lo sbattere di ali e il ciarlare dei
numerosi ospiti volanti animavano e coloravano l’aria di quel posto,
nel quale il respiro calmo del guerriero nero guerriero sembrava
muoversi al ritmo ondeggiante delle alte e frondose chiome e in
quell’ambiente lui stesso era e si sentiva parte indissolubile.
Il guerriero
nero avvertiva come alcune delle persone che frequentavano quei
luoghi parevano guidate da un fare verso un continuo divenire,
quello che forse credono di dover essere, così che con l’attenzione
rivolta al divenire non potevano essere dove invece si trovavano in
quel momento e quindi, lontano da quei posti, erano distanti anche
da solo stessi, perdendosi nel divenire… dell’illusione.
Taluni sembrano
credere che la vita debba essere come essi la stanno vivendo, forse
per sopportare meglio il disagio della loro stessa esistenza. Quando
questo non avviene, quando cioè scoprono che la vita non è come
pensano, non esitano a giudicare negativamente e a screditare ogni
diverso comportamento. Accade però che questi individui non riescano
a dimostrare ragionevolmente che quello che pensano e vivono debba
l’unico possibile, ingenerando quindi un senso di tale frustrazione
per cui spesso reagiscono in maniera talvolta disperata, che li
porta a scontrarsi con coloro che non sono simili allo schema nel
quale si identificano. Ciò li fa vivere in uno stato di continuo
latente timore di dover prendere coscienza di aver vissuto
inutilmente o quantomeno sprecato gran parte della loro esistenza in
una vita che evidentemente non era ciò che avrebbero voluto. La
disarmonia tra ciò che credono di dover vivere e quello che invece
sentono di voler vivere è probabilmente la causa dei continui
scontri e battaglie con le quali cercano di affermare la loro idea
in quanto in essa costoro si sono identificati, per cui la perdita
di questa loro certezza li farebbe quantomeno smarrire.
Se le persone
che passavano accanto al guerriero nero avessero immaginato chi lui
fosse, ne sarebbero stati quantomeno spaventati, altri forse ne
avrebbero avuto disgusto, lo avrebbero insultato, attaccato, proprio
perché egli rappresentava per queste ultime la minaccia a tutto
quello in cui essi credono che debba essere.
Ecco perché il
guerriero nero si svela solo a chi è in grado di comprendere e come
questa comprensione non sia diversa dalla via del guerriero, proprio
perché il guerriero vive la vita per come sente di essere. Ciò
implica la libertà da tutto ciò che può limitare l’azione di un
guerriero, cioè dal conosciuto, dal giudizio, che è il tempo. Libero
quindi dal tempo, quindi non domani, non fra un po’, non divenendo,
il guerriero vive ciò che egli sente di essere, per cui non può non
incontrare in questo suo cammino un altro guerriero e solo a lui
potrà svelarsi come tale, perché i guerrieri intimamente si cercano,
si sentono e si… riconoscono.
Così anche
adesso il guerriero nero stava facendo esattamente quello che
sentiva di voler essere, muovendosi in armonia con se stesso, per
cui corpo e mente non erano più distinti dall’azione, ma l’azione
stessa era l’espressione di questa armonia… muoversi insieme.
Questo non gli
impediva di sentirsi comunque eccitato di essere in quel posto,
forse proprio perché percepiva oltremodo quel compagno come parte
del suo essere… guerriero, quindi come se avesse ritrovato se stesso
ne contemplava la naturale conseguente gioia.
L’attenzione del
guerriero nero venne poi catturata da una figura che pareva più
delle altre muoversi ai suoi occhi con sicura disinvoltura tra il
verde di quei prati, che cresceva verso la sua direzione, come
stesse scoprendo qualcosa di inaspettato, di diverso da prima, i
suoi sensi percepivano ciò che accadeva ogni volta come qualcosa di
nuovo. Pur riconoscendo quel compagno di battaglia il guerriero nero
vedeva in lui qualcosa di diverso, una nuova energia pareva vestire
quella figura che si stava avvicinando con passo morbido, attento a
sentire anche lui il mondo che lo circondava, a cogliere il respiro
del guerriero nero. Il movimento di quel guerriero era accentuato
dagli indumenti che indossava, che come un velo leggero coprivano un
corpo delicatamente forte pronto all’azione, deciso a combattere
chiunque si sarebbe frapposto tra lui e il guerriero nero.
La folta
criniera di quel guerriero scopriva a tratti il suo volto, rivelando
un sorriso compiaciuto di sa di muoversi nel modo giusto, mentre
proseguiva il suo cammino verso l’ineluttabile incontro con il
guerriero nero che non vedeva da tempo e che entrambi desideravano
che accadesse, non prima, non dopo, ma adesso. Ciò che stava
avanzando, era una ritrovata armonia che i due guerrieri temevano
fosse venuta meno successivamente a quell’ultimo scontro che li
aveva poi solo apparentemente separati, apparenza confermata dal
fatto si trovavano esattamente dove quell’armonia li aveva condotti:
ad incontrasi ancora.
Quel compagno di
spada era sempre lo stesso, perché non avrebbe potuto cambiare la
sua natura anche se adesso appariva come rinnovato, sottolineato
forse non a caso anche dal colore bianco che indossava sul suo corpo
ancora fresco, a rimarcare l’intenzione di voler continuare a vivere
il cammino dei guerrieri.
Il guerriero
nero si accorse che anche il suo compagno non aveva con sé la spada,
segno questo che per entrambi non era quello il tempo per altre
battaglie, ma solo per riconciliare i loro spiriti inquieti, i quali
adesso sembravano aver trovato il giusto equilibrio per la loro
meritata pace interiore. Infatti l’inquietudine di quel guerriero
era anche l’inquietudine del guerriero nero e non poteva essere
altrimenti per come avevano condiviso la via dei guerrieri.
I due guerrieri
si trovavano adesso l’uno di fronte all’altro, senza le loro spade,
armati però della propria fiducia interiore nei confronti
dell’altro, con la guardia completamente abbassata parevano entrambi
vulnerabili, ma solo verso il proprio compagno, sapevano benissimo
infatti dove si trovano e come fosse il mondo intorno a loro, quel
mondo che per diverso tempo li aveva tenuti separati.
La veste bianca
di quel nuovo guerriero continuava a danzare leggera sospinta dalla
brezza di quel tardo pomeriggio, dalla quale traspariva a tratti un
corpo ancora forte e pieno di rinnovata energia, un guerriero che
portava ancora i segni dei combattimenti sostenuti ma che avrebbe
continuato a combattere per essere quello che a volte dubitava che
fosse… il guerriero bianco.
I loro sguardi
andavano oltre i loro corpi, penetrando là dove solo i guerrieri
erranti sono soliti accedere nei loro… allenamenti, luoghi
apparentemente comuni, nei quali essi rivelano la loro intima e
solidale natura di guerrieri.
Si fissarono
entrambi come in allenamento, per intuire le intenzioni dell’altro,
ma non emerse niente che poteva dare loro motivo per alzare la
guardia, quindi ognuno di loro disse qualcosa, aprendo
così un
dialogo mai interrotto, senza aggiungere niente ad un passato ormai
lontano, forse pensando e quindi temendo che le ferite potessero
ancora provocare dolore o piuttosto perché non aveva importanza ciò
che era passato, quanto il presente che avrebbe determinato il loro
futuro.
Poi senza dire altro il guerriero nero e il guerriero bianco
ripresero il loro cammino lungo la strada dei guerrieri erranti,
consapevoli che le difficoltà che avrebbero incontrato, le battaglie
nelle quali sarebbero stati coinvolti, le avrebbero affrontate
sempre insieme, al di là di dove ognuno si fosse poi ritrovato dagli
eventi della vita.
Adesso era tempo
di riprendere in mano le proprie spade per continuare ad allenarsi
ed essere così sempre pronti ad affrontare, nel modo più sereno, le
continue sfide che la vita avrebbe loro offerto, fiduciosi di poter
ancora affidare, nel momento del bisogno, la propria vita nelle mani
del guerriero speciale.
La luce del
giorno si stava affievolendo ma entrambi sapevano che dal tramonto
sorgerà comunque l’alba di un nuovo sole…
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Immagini tratte da
-
The Forbidden Kingdom - 2008, di Rob Minkoff
-
La foresta dei pugnali volanti - 2004,
di Zhang
Yimou
-
HERO
- 2002, di
Zhang Yimou
-
http://csc.ziyi.org/
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