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Storia del Kung Fu
SECONDO PERIODO:
SHAOLIN
Dopo
una breve riunificazione per opera della dinastia Chin (280-316), varie tribù
barbare si impadronirono della Cina settentrionale dando origine a numerosi
stati.
Nel sud invece si formò uno stato unitario che conservava
tutte le tradizioni del passato.
Questo periodo di invasioni barbariche e di decadenza
politica, ricordato dagli storici cinesi col nome di "Nord e Sud", fu
caratterizzato da un grande risveglio di fervore religioso. Il Buddismo si
diffuse in modo straordinario in tutta la Cina e ovunque furono costruiti templi
e monasteri.
Uno di questi era lo Shaolin Szu (tempio o monastero della
"giovane foresta") che fu eretto verso la fine dei quinto secolo dopo
Cristo sulle pendici dei monte Sung, nella provincia di Honan.
Storicamente questa epoca è caratterizzata da una serie di
invasioni dei popoli della steppa che determina la divisione della Cina tra il
Nord e il Sud [5].
Al sud regna della dinastia Lian (502 - 557).
Con
l'arrivo del monaco buddista Ta Mo nel Sud della Cina, attorno al 530 d.C. [1]
[3], il Kung Fu entra in uno dei più controversi e affascinanti periodi della
storia.
Ta Mo è considerato dalla tradizione come il 28°
patriarca del Buddismo, fondatore della scuola Ch'an. Egli portò con sè le
conoscenze del Buddhismo Mahayama, che poi formarono le basi per le successive
sette buddhiste Chan (o Zen in giapponese).
La parola Ch'an deriva dal sanscrito Dhyana che significa
"meditazione". Secondo tale scuola infatti, la meditazione era
considerata la via per giungere all'illuminazione.
Il Buddismo Chan (Zen in giapponese) ha avuto un'enorme
influenza sia sulle arti marziali cinesi che su quelle giapponesi. Si pensi
infatti che lo Shaolin Ch'úan nasce e si sviluppa in un tempio Ch'an e che lo
Zen diventerà la religione - filosofia dei samurai giapponesi.
Il Buddismo Chan ha anche nobilitato le arti marziali
trasformandole in un mezzo di perfezionamento spirituale.
Si dice che Ta Mo, proveniente dall’India meridionale (o
dalla Persia, secondo qualche studioso moderno) abbia attraversato l’Himalaya
e il confine della Cina, nell'intento di portare la verità del Buddha
all'imperatore del Sud della Cina, il quale non rimase contento delle idee del
giovane monaco sulla dottrina buddhista.
Scacciato
dal regno del Sud e accompagnato da un certo numero di seguaci, dal Sud il
patriarca si trasferisce più a Nord, verso il regno di Wei, stabilendosi infine
nel tempio di Shaolin (giovane bosco) sulla montagna di Songshan, nella
provincia di Honan. Il monastero in cui si stabilì era già da tempo noto per
la pratica spirituale che vi si esercitava all'interno.
Ta Mo, conosciuto anche come Bodhidharma (2), è un
personaggio enigmatico ma di fondamentale importanza nelle arti da combattimento
asiatiche.
La tradizione cinese vuole che Ta Mo, mentre istruiva i
monaci novizi a Shaolin, si rese conto che la cattiva condizione fisica impediva
loro di stare svegli durante le lunghe ore di meditazione a cui li sottoponeva,
inoltre i monaci erano impreparati a difendersi dai continui attacchi di
briganti, che imperversavano nella zona. [4]
Sempre secondo la tradizione Ta Mo si pose il problema di
come rinvigorire il fisico dei monaci: meditò su questo per nove anni di fronte
ad un muro.
Alla fine di questo ritiro egli porto con sè due saggi
(opere), uno dei quali sopravvive ancora oggi, il Yin Gin Ching o Classico
sviluppo del muscolo. [10]
Egli
iniziò così i suoi "sonnolenti" monaci novizi a una serie di 18
esercizi semplici[1],
"Sho Pa Lo Han Shou" ossia, "Le 18 mani (tecniche) dei discepoli
di Buddha", per migliorarne la salute, la volontà e conferire loro una
buona capacità di difesa contro eventuali assalitori[2].
Questi esercizi erano uno stile di wei chia (stile esterno
o duro) che sviluppava ampiamente il ch’i locale e la circolazione del ch’i
attraverso il corpo.
Presto i monaci si accorsero che la pratica regolare di
tali esercizi li metteva in grado di meditare per lunghi periodi, senza
incorrere in spiacevoli affaticamenti.
La tradizione vuole che da questi esercizi derivino le
forme della boxe di Shaolin.
Infatti più tardi Ta Mo e i suoi seguaci resero questi
esercizi più vigorosi e sistematici sviluppando così anche dei metodi di
combattimento a mani nude e con armi quali il coltello e il bastone, dando vita
a cinque metodi di combattimento ispirati ai movimenti degli animali, i famosi
cinque animali di Shaolin: la tigre, il leopardo, il drago, i serpente, la gru.
Non ci sono però elementi sufficienti per stabilire se
effettivamente Ta Mo fosse esistito, se avesse creato un'arte di combattimento o
tecniche di irrobustimento del corpo, come dice la leggenda; più credibile
comunque è l'influenza delle tecniche indiane di meditazione e l'introduzione
di queste nel monastero di Shaolin [6].
Probabilmente i primi insegnanti di arti marziali furono
dei guerrieri o dei maestri che si convertirono al buddismo e si fecero monaci.
I loro confratelli che già praticavano le tecniche ginniche e yoga portate da
Ta Mo dovevano essere fisicamente e mentalmente predisposti all'apprendimento
dei nuovi esercizi.
Le tecniche di autodifesa erano senza dubbio indispensabili
ai monaci che vivevano e viaggiavano in zone isolate ed infestate dai briganti.
Lunghi anni di durissimi allenamenti, lontano dalle
tentazioni del mondo, trasformarono i monaci del tempio Shaolin in formidabili
combattenti. La loro superiorità non era solamente fisica, ma grazie al
buddismo Ch'an, anche spirituale e mentale
Bisogna tener presente che in Cina accade spesso che si
attribuisca ad un personaggio celebre la creazione di una tecnica, o stile, per
aumentarne il prestigio [6].
Il Buddismo di Ta Mo si propagò per tutta l'area di
influenza cinese, cosi che già alla fine della dinastia Sui (589 - 618 d.C.),
in cui si ha la riunificazione della Cina, il tempio di Shaolin era diventato
centro di arti marziali e i monaci ebbero da allora in poi un ruolo attivo nella
storia della Cina, nonostante che, sotto particolari avvenimenti politici, il
tempio perse la sua importanza come centro di pratica meditativa.
Verso la fine del sesto secolo la Cina, come abbiamo detto,
venne di nuovo unificata sotto la dinastia Sui che ebbe una durata molto breve,
dal 589 al 618.
Con l'avvento della dinastia T'ang (618 - 907 d.C.), il
Kung Fu, e in particolare lo stile di Shaolin, venne divulgato in tutto il
territorio cinese.
La dinastia dei T'ang portò il paese ad un livello di
potenza, di benessere e di splendore mai prima conosciuti.
E' questa l'epoca d'oro della cavalleria cinese durante la
quale le arti marziali raggiunsero un livello tecnico altissimo e diventarono
assai popolari.
La pratica del Kung Fu divenne obbligatoria per i reparti
militari. I soldati venivano addestrati a combattere con efficacia a mani nude
ed a maneggiare con perizia le armi; dopo un appropriato addestramento ogni
soldato doveva affrontare diversi esami in cui dimostrava la propria abilità
[5].
Si racconta inoltre che la salita al trono del primo
reggente della dinastia T'ang venne facilitata dalle gesta di un famoso maestro
di nome T'an Tsung che aiutò, con altri tredici monaci Shaolin [5],
l'imperatore Tai Tsung a sconfiggere il suo nemico Wang Shih Ch'ung che gli
insidiava il trono.
Dopo la vittoria, come unica ricompensa, i monaci chiesero
di poter tornare il più presto possibile al tempio.
Questo episodio vuol dimostrare come a quel tempo il famoso
monastero buddhista fosse conosciuto anche per l'eccezionale grado di abilità
raggiunto nella pratica del combattimento.
I monaci ebbero parte attiva anche durante la "rivolta
dei boxers" nel secolo scorso.
Anche
questo fatto contribuì a rendere famoso in tutta la Cina il nome dello Shaolín.
Altri monaci eroici di quest'epoca furono Chih Ts'ao, Hui
Yang e Szu K'ung P'ei che creò la cosiddetta Boxe delle finte o Shang T'iao
Hsia Kou Ch'úan, che letteralmente significa Pugilato della parata alta e della
combinazione bassa.
Probabilmente durante la dinastia T'ang furono anche create
le prime forme morbide di Shaolin che furono denominate Mien Ch'úan ossia Pugno
di cotone e Jou Ch'úan (Pugilato morbido). Esse daranno origine agli stili
interni.
Nel 907 in seguito ad una rivolta contadina la dinastia T'ang
crolla.
Con il Buddismo, dunque, il Kung Fu si diffuse tra il
popolo, diventando ispiratore di numerose leggende[3].
Durante il periodo che va dal 907 al 960 d.C. la Cina
subisce molti frazionamenti: nella parte settentrionale si susseguono cinque
dinastie, mentre in quella meridionale si raggiunge il culmine del separatismo
rappresentato dai "signori della guerra" [5].
Nel 960 il generale Chao K'uang Yin unifica nuovamente la
Cina dando origine alla dinastia Sung (960-1279)..
Con la dinastia Sung (960 d.C. - 1126 d.C.) si ha la quarta
unificazione della Cina, dove però la politica e l'esercito subiscono un
declino, mentre le arti e le scienze raggiungono una grande perfezione [5].
Questo periodo vede la nascita di numerose scuole di Kung
Fu; diversi sono gli stili praticati, anche se, sostanzialmente, derivano tutti
dall'originario nucleo dello stile di Shaolin.
Perfino l'imperatore Chao K'uang Yin, fondatore della
dinastia e soprannominato più tardi T'ai Tzu (Grande Antenato), è un famoso
maestro ed è il creatore dello stile T'ai Tzu Ch'ang Ch'úan (Boxe Lunga di
T'ai Tzu) costituito da 32 tecniche e 6 passi tolti dal nucleo elementare.
Ancor oggi Ch'ang Ch'úan è
sinonimo di Shaolin, ma facciamo notare che tale nome è stato anticamente
utilizzato anche per indicare il T'ai Chi Ch'úan.
Un altro maestro molto noto, Chen Hsí I, fondò lo stile
Liu Ho Ch'úan ossia Pugilato delle Sei Combinazioni.
Tale denominazione si riferisce alle sei relazioni fra
varie parti del corpo umano, pensiero e Ch'i (energia interna) che bisogna tener
presenti durante l'esecuzione delle tecniche:
·
Mano e Piede
·
Gomito e Ginocchio
·
Spalla ed Anca
·
Tecnica e Pensiero
·
Pensiero e Ch'i
·
Ch'i e Forza
Un altro grandissimo maestro vissuto durante la dinastia
Sung fu il generale dell’esercito imperiale Yúeh Feí (1103-1142) grande
esperto nel combattimento con la lancia e tuttora ricordato come uno dei più
fulgidi eroi cinesi.
Egli combatteva con successo contro le tribù mancesi che
avevano invaso il nord della Cina e mentre stava battendo definitivamente il
nemico venne richiamato, accusato di tradimento e messo proditoriamente a morte
dal primo ministro che era geloso di lui.
Si racconta che Yueh Fei scoraggiato dalla condizione
fisica delle truppe sotto il suo comando, impiegasse il “classico esercizio di
condizionamento del muscolo” di Ta Mo (Bodhidharma) come base per l’allenamento
delle truppe stesse. [10]
Successivamente egli modifico l’esercizio in ciò che
venne chiamato Shih er dun gin o i 12 pezzi di broccato, poi semplificato nel Pa
Tuan Chin o otto pezzi di broccato. Entrambi questi metodi sopravvivono ancora
oggi. [10]
Lo stesso Yueh Fei pare che abbia tratto dalla sua
esperienza di combattimento con la lancia lo Hsing-I, uno stile completamente
differente di Kung Fu, che agiva in linea retta, colpendo verticalmente e
sottolineando la potenza del pugno. Lo Hsing-I è ancora oggi una delle branche
maggiori del sistema Interno. Ma questa è forse solo leggenda; in realtà il
vero creatore dello Hsing I è sconosciuto e le prime notizie riguardanti tale
stile risalgono, come vedremo, al diciassettesimo secolo.
Yueh Fei creò anche lo stile Yúeh Chia Ch'úan (Chia
significa famiglia o clan ed indica la scuola di un maestro di Kung-fu)
caratterizzato da posizioni piuttosto piccole e da tecniche molto potenti e
veloci.
Questo stile è tuttora praticato nel nord della Cina; nel
sud è stato modificato da altri maestri ed ha preso il nome di Yúeh Chia In
Ch'ao ossia L'artiglio d'aquila della scuola di Yúeh. Nella versione dei sud le
tecniche vengono eseguite con le mani semiaperte tenendo le dita "ad
artiglio" e non con i pugni chiusi come nello stile del nord.
Durante la dinastia Sung si sviluppò anche il Mi Tsung-I
Ch'úan, ossia la Boxe dell'arte di far perdere le tracce (da qui derivò poi il
Ninjutsu, la famosa arte dei Ninja). In tale stile, caratterizzato da tecniche
rapide e circolari, l'avversario viene ingannato con giravolte e variazioni
imprevedibili di direzione.
Tra il 1126 e il 1368 i tartari conquistano la Cina
settentrionale e fondano il regno dei Chin che durerà fino al 1215 [5].
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