IL DOTT. PAOLO BERNARDINI, NOSTRO ESPERTO REDAZIONALE SULLA MATERIA ED AVENDOCI
INCURIOSITO CON UNA SUA INDAGINE SULLO “STATO DI FLOW” DURANTE LA GARA DI PISA, CI INVIA ADESSO UN
BREVE E SOMMARIO ARTICOLO SCHEMATICO, IN CUI CI ILLUSTRA MEGLIO QUALI SONO LE CARATTERISTICHE
SINTOMATICHE DI QUESTO STATO DI GRAZIA E QUALI LE COMPONENTI AMBIENTALI CHE POSSONO INDURLA O
INIBIRLA.
Il “Flow” nella Kickboxing
Di: Dott. Paolo Bernardini
(Psicologia del lavoro e organizzazioni)
La teoria del Flow prende forma dagli studi dello Psicologo Americano
M.Csikszentmihalyi, che a partire dagli anni 70 lo definì “flusso di coscienza”, paragonabile
all’esperienza creativa degli Artisti e traducibile in uno “stato di grazia”.
Il Flow, come costrutto psicologico o esperienza ottimale della gara, è la
risultante di un perfetto equilibrio tra le componenti cognitive, motivazionali ed emotive del
sistema psichico.
Le prestazioni di un atleta di Kick Boxing, dove lo scontro diretto con
l’avversario è il fine e il mezzo dell’obiettivo, sono influenzate in modo alquanto significativo
dagli stati e dai processi psichici, sia prima… che durante la performance.
Il raggiungimento dello “stato di Flow” da parte del Kick Boxer, sia dilettante
che professionista, è dato dalla propria motivazione intrinseca prima della gara, che lo porterà ad
esperire sensazioni come:
- piacevolezza,
- spontaneità ed assenza di sforzo percepito,
- assenza di noia ed ansia,
- alterata percezione dello scorrere del tempo durante la prestazione.
Non si può allenare il Flow o l’individuo, ma si può agire sulle condizioni
ambientali e individuali che lo favoriscono, come:
- “l’arousal” o attivazione fisiologica,
- strategie di preparazione,
- influenze esterne e fattori esperenziali,
che predispongono l’atleta al raggiungimento di questi stati ottimali,
instaurando la condizione opposta all’entropia cognitiva, o disordine psichico, dove l’informazione
è in conflitto con le mete dell’atleta, ostacolandolo e distraendolo dal tentativo di realizzarle.
Sappiamo che le persone provano maggior piacere nello svolgimento delle attività
quando queste sono commisurate alle loro abilità, per cui le esperienze ottimali o Flow, sono tali
perché raggiungono l’equilibrio tra livelli elevati di sfida e alti livelli di abilità.
La percezione dello stato di Flow può essere misurata tramite strumenti
qualitativi, come colloqui e interviste all’atleta dopo la prestazione, oppure con strumenti
quantitativi come i questionari autovalutativi somministrati durante il 13° Torneo de "ilguerriero.it"
a Pisa. (VEDI:
LO STATO DI FLOW)
Le aree indagate che mostrano il raggiungimento del Flow o la percezione di uno
stato ottimale sono:
-
La CONCENTRAZIONE.
-
Le METE CHIARE, la chiarezza delle mete aiuta la focalizzazione
sull’attenzione al compito fornendo il giusto feedback
-
La SENSAZIONE di CONTROLLO sulle azioni, dove non c’è il timore di
perdere il controllo ma sensazione di esercitarlo.
-
L’UNIONE tra AZIONE e COSCIENZA di SE’ stessi, con l’attività
spontanea e quasi automatica delle tecniche.
-
PERDITA della COSCIENZA di SE’, dove il sé si spinge oltre i propri
confini e riemerge poi più forte di prima.
-
DESTRUTTURAZIONE del TEMPO, sensazione che il tempo scorra in modo
lento o che si fermi.
-
EQUILIBRIO tra SFIDA e ABILITA’, quando il combattimento è divertente
e stimolante ed è più importante dare il meglio di sé rispetto a battere l’avversario, perché se
non c’è equilibrio… il più bravo si sentirà annoiato e il meno bravo sarà sicuramente ansioso.
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ESPERIENZA AUTOTELICA, cioè fine a se stessa, intrinsecamente
soddisfacente.
Se riusciamo a raggiungere queste sensazioni durante la gara il divertimento è
assicurato e chissà… forse anche la vittoria.
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