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Preparazione atletica

LA VELOCITA’

La velocità è una grandezza fisica e viene espressa da un rapporto, tra lo spazio percorso da un mobile e il tempo impiegato dallo stesso per percorrerlo  V = S/T 

Appare evidente dell’equazione, che tale qualità fisica si traduce, in pratica, nella capacità muoversi il più rapidamente possibile. In molte discipline essa è uno dei fattori più importanti che ne determinano la prestazione tecnica. Tutte le prove di velocità richiedono all’organismo un impegno massimale in tempi brevi, sollecitando il maggior numero di unità motorie a contrarsi ad un ritmo elevato.

Essa è una dote naturale e la possibilità di un suo sviluppo è legata alla qualità neuromotoria innata nell’uomo; infatti le doti di velocità dell’atleta sono scarsamente migliorabili, se rapportate a quelle di resistenza e di forza. La prestazione massima di una prova di velocità dipende dai meccanismi biochimici, ossia dalla possibilità di fosfati altamente energetici nei muscoli, dalla forza, e dall’elasticità del muscolo stesso, dalla qualità del sistema nervoso e quindi dalla rapidità con cui gli stimoli nervosi vengono trasmessi alla fibra muscolare attraverso la placca terminale motrice; dipende, inoltre, dal grado di abilità raggiunta meglio nota come “coordinazione neuromuscolare”. I muscoli sono raggrupati intorno alle articolazioni, in modo tale da apporsi reciprocamente, pertanto mentre un gruppo agisce da acceleratore l’altro agisce da freno. Idealmente, sia i muscoli acceleranti che i frenanti, agiscono armonicamente in modo da rendere il movimento uniforme e preciso; per muoversi nel modo migliore, bisogna che uno dei due ceda mentre l’altro si mette in azione.

Questo significa che la capacità di rilassare i muscoli antagonisti sta alla base del risultato dei movimenti di velocità. Se il rilassamento tra una contrazione e l’altra è incompleto, il soggetto anche se dotato di straordinaria potenza, oltre che rischiare traumi di natura muscolare, non potrà ottenere i risultati che conseguirebbe se i suoi muscoli si rilassassero completamente e rapidamente. I metodi per lo sviluppo della velocità tengono conto di tre fattori fondamentali:

  • Velocità di reazione ;

  • Velocità con cui si può eseguire un singolo movimento;

  • Velocità con cui si devono eseguire serie di movimenti di natura ciclica o aciclica.

LA VELOCITA’ DI REAZIONE

Le possibilità di migliorare la velocità di reazione sono limitate e comunque di breve entità, secondo gli studi in materia. Nonostante ciò, i piccoli successi conseguibili, nell’ordine di frazione di secondo, determinano effetti positivi dal lato psicologico ed hanno importanza primaria ai fini della prestazione in alcune discipline, come negli sports da combattimento, nella scherma ecc. Lo sviluppo della velocità di reazione, pertanto, deve essere specifico e stimolato al massimo per far fronte alle situazioni sempre diverse in cui può trovarsi l’atleta. Spesso la capacità di intuito consente all’atleta di prevenire l’azione avversaria (TIMING) e di prendere le giuste precauzioni e comunque, a mano a mano che egli progredisce in abilità e coordinazione, acquisisce precisione e tempestività. Lo sviluppo dell’abilità è essenzialmente una riduzione o semplificazione, dell’attività neuro- muscolare.

Filmati e studi elettromiografici dimostrano senza ombra di dubbio che le contrazioni muscolari che non contribuiscono all’efficienza vengono ridotte prima, eliminate poi, a mano a mano che l’abilità cresce. Non possiamo seguire con il pensiero un movimento complesso abbastanza rapidamente da dominarlo, per stare al passo anche con il procedimento di pensiero più rapido possibile, dovremmo eseguire il movimento lentamente. La mente pensa al movimento visto nel suo insieme e non diviso nelle singole contrazioni muscolari occorrenti per eseguirlo. Qualsiasi attenzione a parti isolate, disturba la funzione di coordinazione del cervello. La funzione di controllo del sistema nervoso centrale, integra automaticamente i vari riflessi, se agendo, decidiamo di modificare l’azione perché una parte del corpo non agisce come dovrebbe, interferiremmo con l’azione automatica di riflesso, rendendo maldestro il movimento.

Solo dopo aver acquisito abilità, potremo eseguire senza pensare, movendoci con efficienza, senza movimenti superflui e con rapidità, concentrandoci sull’insieme dell’azione piuttosto che sui suoi particolari e, essendo necessario. Verificare la nostra capacità di reagire velocemente in modo “lucido” e naturale. 

LA VELOCITA’ MASSIMA

Forza dinamica e padronanza della tecnica di esecuzione, sono le componenti basilari della velocità. Pertanto l’allenamento di forza occupa una parte importante per lo sviluppo della velocità. Vediamo ora se sia più importante lo sviluppo della forza muscolare massima medianti esercitazioni statiche o massimali o mediante movimenti rapidi e con superamento di resistenze esterne non massimali. In via teorica, dovendo scegliere uno solo dei due metodi menzionati, sceglieremo il metodo della forza dinamica, utilizzando nell’identico movimento di gara e scegliendo i valori dei carichi in modo da rispettarne la tecnica di esecuzione, ma l’uso unilaterale di questo metodo non consente lo sviluppo di elevati livelli di forza, prerogativa, invece, dei carichi pesanti e delle tensioni protratte che, a loro volta, determinano una riduzione della velocità di esecuzione della tecnica.

Gli orientamenti attuali sono, dunque, per carichi, anche elevati, durante la prima parte dell’allenamento, da sostituire progressivamente con esercitazioni dinamiche, visto che lo sviluppo della forza determina effetti produttivi per la velocità entro un certo livello, superato il quale può rivelarsi controproducente. Il modo migliore per sviluppare la velocità sembra essere quello di attenersi ad esercitazioni eseguite alla velocità massima, la cui sospensione deve avvenire quando l’atleta comincia ad accusare cali di velocità per la stanchezza o a perdere il controllo dei movimenti e il metodo considerato più idoneo per la maggioranza degli esperti, è quello delle ripetizioni.

Paradossalmente però, esso, se eseguito unilateralmente, può portare alla costituzione di uno stereotipo motorio dinamico e, successivamente, alla sua stabilizzazione, costituendo la C.D. Barriera della velocità. In altre parole, per aumentare la velocità di un movimento qualsiasi, bisogna ripeterlo molte volte, però, più lo ripetiamo, più si stabilizza la velocità massima e si fissa lo stereotipo dinamico sicché l’aumento quantitativo dell’allenamento, non solo non da risultati positivi, ma consolida ulteriormente lo stabilizzarsi della velocità. Di conseguenza per i principianti, riveste grande importanza la programmazione di un lavoro basato su un allenamento generalizzato, in cui molta parte va riservata allo sviluppo della forza veloce e della tecnica di esecuzione, per dar loro modo, proiettati verso la maturità atletica, di estrinsecare a pieno le loro qualità con un lavoro specialistico.

Anche i professionisti devono sfuggire alla “Barriera della velocità” e lo fanno, di solito, diminuendo il lavoro specialistico e dedicandosi alle esercitazioni che costituiscono le componenti della prestazione tecnica, mediante esercizi speciali e con carichi aggiuntivi e il perfezionamento della tecnica di esecuzione dei movimenti.

L’entità dello stimolo è in funzione della “condizione” raggiunta, del tempo di allenamento e altri fattori, diversi in base alla specialità pratica. Ad esempio correre i 40 metri e nuotare i 25 metri richiedono un tempo di recupero tra una prova e l’altra, di circa 2’ o 3’ perché tale intervallo è sufficiente per il ripristino energetico ((debito di natura quasi esclusivamente alattacido), ormonale e nervoso. Ma è molto importante che l’intervallo non sia troppo lungo, perché diminuirebbe l’eccitabilità del sistema nervoso e, quindi, del muscolo.

Per questo e consigliabile un riposo attivo (souplesse o altro). Il metodo di sviluppo della velocità, comunque, non si limita a questo, ma prosegue parallelamente con esercizi che interessano la resistenza aerobica e la resistenza – velocità. La prima, mediante adattamento del sistema cardino circolatorio, influenza positivamente la capacità di recupero, la resistenza velocità, specifica di gara, viene migliorata mediante esercitazioni più lunghe di quelle di gara condotte a velocità sub – massimale e con prove appena superiori a quelle di gara, a velocità massimale. In chiusura del discorso, dunque l’allenamento per la massima velocità può essere diviso in due periodi: nel 1° è orientato lo sviluppo della forza massima e della forza veloce, della resistenza aerobica, della mobilità articolare, dell’abilità sia tramite procedimenti specifici che multi – laterali; nel 2°, invece, l’allenamento per lo sviluppo per la velocità max assume carattere più specifico. 


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