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ABBIAMO APPENA TERMNATO DI COMMISSIONARE ARTICOLI SULLA PREPARAZIONE ATLETICA AI NOSTRI COLLABORATORI CHE: FEDERICO FRAGALE CE NE REGALA UNO INTERESSANTISSIMO, INERENTE LA PRATICA DELLO STRETCHING. MOLTO IMPORTANTE NEI NOSTRI SPORT PER MANTENERE, MIGLIORARE ED AUMENTARE L’ELASTICITA’ MUSCOLO-TENDINEA E L’ESCURSIONE ARTICOLARE, TROVA SEMPRE PIU’ APPLICAZIONE NEGLI ESERCIZI DI FORMAZIONE E PREPARAZIONE FISICA, ADOTTATI DAI PIU’ PREVIDENTI E LUGIMIRANTI ISTRUTTORI DI VARIE DISCIPLINE. VALIDO PER RISCALDARE E DEFATICARE, NELLA FORMAZIONE E PREVENZIONE, QUANTO NELLA RIABILITAZIONE… VEDIAMO DI SAPERNE DI PIU’ CON QUESTO ARTICOLO.“Stretching”Di: Federico FragaleLa tecnica dello “stretching” è l’insieme dei metodi “allenanti” per riuscire ad allungare la muscolatura, migliorandone quindi l’elasticità e conseguentemente per aumentare anche l’escursione articolare. Lo stretching non agisce solo sulla muscolatura, ma anche sui tendini e in piccola misura anche sui legamenti. Migliorando anche l’elasticità di questi, previene oltremodo il rischio di infortuni e conferisce inoltre una maggiore stabilità alle articolazioni. Richiede però la massima e costante concentrazione corporea durante tutta la durata dell'esercizio. Bisogna infatti percepire continuamente la tensione… ed indurre quindi il necessario rilassamento muscolare. Inoltre, specialmente all’inizio… e nei primi due metodi sottoriportati, dovremmo eseguirlo sempre lentamente, controllando tutte le varie fasi dell’esercizio. La flessibilità articolare è la capacità di compiere ampi movimenti articolari (al massimo della potenzialità fisiologica). Gli importanti e necessari fattori e requisiti di cui dobbiamo disporre per migliorare la nostra flessibilità articolare sono:
Quando cominciare? Sino ai 15 anni si può incidere notevolmente sulla flessibilità articolare. Questo perché, oltre ad avere maggiore elasticità dei tendini e muscoli, si hanno anche masse muscolari ridotte. Quando invece si è ormai finito lo sviluppo e maturazione fisica, questa grande possibilità di incremento viene parzialmente ridotta e gli stessi progressi hanno bisogno di un tempo maggiore per poter essere registrati. Ma a qualsiasi età venga praticato, la sua costante esecuzione permette di mantenere ed aumentare l’elasticità muscolare e flessibilità articolare.
I benefici psicofisici apportati dallo stretching sono parecchi e molto importanti per qualsiasi disciplina sportiva:
3 diversi metodi generalmente usati:1-METODO STATICO – LENTO - PASSIVOUn muscolo completamente rilassato si allunga più facilmente. Comprende tutti i metodi che fanno allungare il muscolo senza l'intervento esterno o tramite quello attivo di altri muscoli. Si utilizza di solito, la sola forza di gravità che contribuisce in maniera determinante ad allungare il muscolo in questione. Si fa un uso estremo del rilassamento psichico e conseguentemente muscolare. 2-METODO STATICO – LENTO - ATTIVOAlla contrazione di un qualsiasi gruppo muscolare… ne consegue un autogeno rilassamento dei gruppi antagonisti. Un muscolo rilassato si allunga più facilmente. Contrazione lenta, progressiva ed intensa di un gruppo muscolare e conseguente lento, progressivo ed intenso allungamento del muscolo antagonista. Con il movimento lento si ha costantemente il controllo del corpo ed è quindi un metodo sicuro per evitare lacerazioni. Un passo seguente potrebbe essere quello di utilizzare una forza esterna (p. es.: un compagno) che agisce sulla escursione articolare, ma con cautela ed estrema lentezza. 3-METODO DINAMICO – VELOCE - ATTIVO
Contraendo un nostro qualsiasi muscolo… automaticamente provochiamo l’allungamento del suo antagonista (muscolo che determina il movimento opposto). Compiendo questo movimento velocemente… l’antagonista si allungherà velocemente. Un muscolo che registra un suo allungamento veloce… automaticamente (per un riflesso fisiologico) tende ai contrarsi… un muscolo che si contrae in queste condizioni… si allunga! E’ assolutamente sconsigliabile farlo “a freddo” e nei praticanti neofiti. Consigliabile eseguirlo dopo un opportuno periodo in cui si è preso coscienza degli altri due metodi più sicuri e meno traumatici. Rappresenta però per noi un punto di arrivo, ma sicuramente da raggiungere in maniera progressiva. Il rischio è quello di perdere il controllo del movimento e provocare una lacerazione muscolare. Lo si fa compiendo ampi movimenti degli arti e compiuti con un certo slancio. Questo metodo gioca un ruolo importante in discipline che comportano gesti rapidissimi ed eseguiti al massimo dell’escursione articolare (come p. es.: la kick boxing e simili). Questo metodo, detto anche “balistico”, contribuisce ad evitare rischi di traumi nel momento in cui, nei i normali allenamenti, si eseguono gesti tecnici velocissimi.
MA QUALE METODO E’ PER NOI PIU’ ADATTO?Il motivo per cui è consigliabile cominciare con esercizi e metodi più lenti e dolci, si basa su azioni di reazione fisiologica allo stimolo della tensione e stiramento dei tendini e dei fasci muscolari. Per comprendere questo… ci sarebbero alcune “cose” di anatomia e fisiologia, che ogni buon istruttore (cosciente dell’importanza del proprio ruolo) dovrebbe conoscere per una sua “appena sufficiente” formazione professionale. Esistono infatti degli organi protettivi dell'apparato muscolare detti genericamente “propriocettori” (fusi neuromuscolari e organi tendinei del Golgi). I fusi neuromuscolari, sono posti tra le fibre muscolari e quando il muscolo viene teso eccessivamente, invia l’informazione al sistema nervoso centrale. In risposta alle informazioni, il muscolo stirato si contrae (riflesso miotatico fasico) e vorrebbe cercare di evitare l’ allungamento ulteriore… Quindi inibisce proprio quello che dovremmo tentare di fare noi. Ma il riflesso miotatico fasico, non viene attivato se il muscolo è allungato e stirato molto lentamente. Gli organi tendinei del Golgi poi, situati invece nella parte muscolo-tendinea, si attivano con un eccesso di tensione, inducendo una inibizione della contrazione e relativo rilassamento del muscolo allungato (riflesso da stiramento). Queste risposte fisiologiche non sono immediate, ma avvengono dopo 6 secondi circa, dall’inizio dello stiramento.
A questo punto quindi, dovremmo essere in grado di comprendere che:
10 regole FONDAMENTALI per una corretta esecuzione:
Devi però sapere che:
Fasi di esecuzione nello stretching statico:
2 NUOVI METODI PIU’ COMPLESSI ED ARTICOLATI1)- IL METODO P.N.F. (Proprioceptive Neuromuscolar Facilitation)La metodologia del P.N.F. è un po’ più complessa e richiede l’aiuto di un partner con notevole esperienza specifica, che aiuti ad allungare il muscolo appena terminata la contrazione isometrica. E’ una operazione molto delicata e particolare… Pertanto questa tecnica dovremmo riservarla solo per situazioni particolari dove la scarsa escursione articolazione condiziona negativamente il gesto atletico specifico. Nella metodica del P.N.F. sono state ideate e sperimentate a più riprese diverse varianti, ma tutte basate su una successione di contrazione-rilasciamento-stiramento del muscolo, che in particolare, caratterizzano questo metodo. Si deve infatti procedere con una contrazione isometrica da effettuare prima dello stiramento. La contrazione fa scattare il meccanismo di “riflesso da stiramento” il quale induce un ulteriore rilassamento miogeno del muscolo e quindi conferisce la possibilità di una maggiore estensibilità.
Fasi
esecutive del metodo P.N.F.
2)- IL METODO C.R.A.C. (Contract Relax Agonist Contract)Il C.R.A.C. differisce essenzialmente dal P.N.F., nella fase finale di allungamento. Infatti prevede la contrazione dei muscoli antagonisti (a quelli che sono allungati… e quindi agonisti del movimento). Anche in questo caso è necessaria la presenza di un esperto che collabori nella contrazione isometrica dei muscoli che si vogliono allungare (funzionando da immobilizzatore della posizione) e aiuti ulteriormente anche nella fase finale dell’allungamento. Questo metodo si basa sul fisiologico riflesso di “inibizione reciproca” per cui vi è un rilasciamento autoindotto fisiologicamente, del muscolo da allungare, quando viene contratto con molta forza l’antagonista.
Fasi esecutive del metodo C.R.A.C.
Bibliografia:
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