STRETCHING
Per un buon lavoro di
allenamento muscolare è di basilare importanza la conoscenza anatomica del
corpo umano. Conoscere quali sono i muscoli che consentono determinati movimenti
e quali ostacolano gli stessi ci farà decidere quali muscoli allungare per
ottenere una flessibilità maggiore nei movimenti specifici di cui sopra.
Conoscere le inserzioni dei muscoli ci farà capire quali posizioni adottare per
ottenere un lavoro muscolare maggiore e migliore, senza movimenti o sforzi
superflui così da concentrare tutta la nostra attenzione solo su ciò che è
necessario per l’allungamento di un determinato muscolo. La conoscenza
anatomica e fisiologica sarà indispensabile per visualizzare il lavoro
muscolare ed ottenere quindi maggior efficienza delle vie neuro – muscolari
che darà luogo ad una maggior padronanza cosciente del corpo che sfocerà
certamente in un lavoro migliore, più specifico, più intenso, e con minori
rischi quindi di infortuni dato che saremo in grado di avvertire prima e in
maniera più chiara le sensazioni che i nostri muscoli ci invieranno durante il
lavoro di allungamento. Sappiamo benissimo che un muscolo contratto tende ad
accorciarsi, è quindi impossibile o difficilissimo allungarlo quando è
sottoposto ad un impulso di contrazione. Tante è vero che il nostro corpo (
avendo per ogni movimento muscoli agonistici e antagonistici) quando contrae un
muscolo per svolgere un movimento automaticamente rilasso il muscolo antagonista
perché possa consentire il movimento senza ostacolarlo, questa funzione è
svolta dal sistema nervoso. Sappiamo anche che i nostri muscoli sono sempre
sottoposti ad una piccola tensione muscolare, anche quando sono rilassati,
perfino quando dormiamo, tensione che da loro un certo “tono” muscolare
detta Attività Gamma. Questa tensione è provocata dal sistema nervoso, e può
variare a seconda del nostro stato mentale, è notevolmente minore in uno stato
mentale di quiete che non in uno di eccitazione. Quando abbiamo avuto una
giornata difficile e diciamo a noi stessi che ci sentiamo “tesi” diciamo in
maniera empirica una grande verità scientifica, in quello stato mentale abbiamo
un attività gamma molto alta e tutti i nostri muscoli sono tesi in contrazione
seppur leggera, ma continua. Quindi quello contro cui dobbiamo lottare è
l’attività gamma per poter allungare i nostri muscoli, e quale miglior inizio
quindi se non di porci in uno stato mentale di quiete e rilassato, isolandoci
dall’esterno concentrandoci sul nostro corpo e prima di tutto sulla
“postura” di esso, cercando di assumerne coscienza, eseguendo tutti i
movimenti lentamente perché solo così è possibile strapparli all’istinto,
così come per la respirazione che dovrà divenire cosciente inspirando dal naso
poco profondamente ed espirando dalla bocca lentamente e lungo diminuendone così
anche la frequenza. Tutte le funzioni del nostro corpo saranno così ridotte, la
respirazione, il battito cardiaco, l’attività celebrale e quindi anche
l’attività gamma insieme a tutto il metabolismo. Sarà più facile
contrastare un’attività gamma ridotta così al minimo. Se da una parte la
quiete mentale indice ad un rilassamento fisico, dall’altra (per una serie di
meccanismi analoghi e contrari) il rilassamento fisico induce ad una quiete
mentale. Scopriamo così che le due cose siano sinergiche concorrono entrambe ad
un unico fine, il rilassamento psico – fisico, non potendo scindere le due
cose come in ogni altro tipo di lavoro del resto, ma nello stretching ne
assumiamo coscienza. Passiamo adesso ad esaminare quindi la dinamica
dell’esercizio. Innanzitutto è fondamentale per quasi tutti gli esercizi,
mantenere una posizione della schiena “piatta” cercando di non aumentare
nessuna delle curve fisiologiche della colonna per non gravarla di carichi
inopportuni. Andremo ad assumere la posizione (che la nostra conoscenza
anatomica dei capi articolari del muscolo ci suggerisce) di flessione o
estensione articolare (a seconda se vogliamo allungare un flessore ad un
estensore) fino ad avvertire una piccola sensazione di tensione sul fascio
muscolare in questione qui ci fermeremo e manteniamo la posizione per un certo
periodo di tempo iniziando a fare un tipo di lavoro mentale che ci
consentirà di prendere “coscienza” e successivamente “padronanza”
dell’esercizio, della posizione e del nostro corpo:
-
Visualizzare il fascio o i
fasci muscolari in tensione.
-
Controllare l’esattezza
della postura, perché le articolazioni siano ben posizionate (per non
danneggiare i legamenti articolari) e la schiena piatta.
-
Concentriamoci sulla
respirazione naso – bocca che sia eseguita con la velocità dovuta e nella
fase di espirazione cerchiamo di rilassare il fascio muscolare in tensione
permettendogli così di allungarsi.
Se dopo queste tre fasi sentiamo
che la sensazione di tensione sul muscolo in questione è diminuita ciò
dimostra che siamo riusciti a rilassarlo e quindi esso si è allungato,
proseguiremo quindi continuando ad allungarlo fino ad avvertire la stessa
sensazione che avvertivamo prima, questa volta però ad una lunghezza
maggiore.Dopo ogni fase di allungamento proseguiremo così, rimanendo circa 1
minuto o più in ogni fase a seconda del livello di pratica così come a seconda
del livello ci fermeremo alla seconda fase o andremo oltre fino alla 4° o 5°.
Un leggero formicolio alle estremità degli arti è dovuto al minor afflusso di
sangue che giunge fino ad esse. Naturalmente il corpo muscolare che si allunga,
diminuisce anche la sua sezione e le arterie o arteriole che scorrono in
profondità negli arti e sotto o in mezzo ai muscoli ( riparate da essi) vengono
ristrette e portano una quantità minore di sangue, inoltre durante la pratica
dello stretching. La pressione arteriosa scende, non è quindi il caso di
allarmarsi, continuiamo pure l’esercizio, ma sarà buona norma, alla fine
dello stesso, prima di intraprenderne un altro, consentire
l’afflusso del sangue a quelle estremità. Degno di nota è il fatto che la
sensazione di tensione, non deve essere mai dolorosa, il dolore è un campanello
di allarme che il muscolo usa per farci capire che la tensione ha superato la
soglia di sicurezza ed incombe il pericolo di strappo muscolare.Inoltre nella
fase di dolore da “Iperallungamento” scatta un meccanismo di emergenza del
nostro corpo che farà contrarre il muscolo per riportarlo allo stato normale,
sarà questa contrazione che farà aumentare ancora la tensione già al limite e
provocherà lo strappo muscolare. Inoltre va detto che durante gli esercizi, da
eseguirsi sempre lentamente, come già detto sopra, và evitato il molleggio
perché in un attimo la reazione di emergenza istintiva del nostro corpo
potrebbe portarci allo strappo di alcune fibre. Anche perché va detto che
durante gli esercizi di stretching, sia pur ben eseguiti con tutte le cautele
del caso, come in ogni tipo di lavoro muscolare del resto, noi già distruggiamo
fibre muscolari, non è quindi opportuno arrecare danni ulteriori. Nel caso
specifico dello stretching, provochiamo dei mini – strappi nelle fibrille
muscolari e nei tessuti che le avvolgono, piccoli danni questi che verranno
riparati prontamente nel periodo di riposo e non solo, ma per effetto del
meccanismo della super-compensazione l’organismo ricostruirà delle cellule
che risponderanno meglio alle nuove esigenze dei muscoli quindi saranno più
elastiche e più resistenti. La nostra muscolatura ha notevoli capacità
elastiche, essa, è potenzialmente capace (se ben allenata) di accorciarsi fino
a raggiungere la metà della sua lunghezza in stato di riposo e di allungarsi
notevolmente fino a raggiungere circa il doppio della sua lunghezza in stato di
riposo. Lo stretching, quindi migliora quest’ultima sua qualità ; quella di
allungarsi. Rinforza le sue fibrille e tessuti, rendendo più difficili strappi
muscolari e stiramenti. Inoltre sollecitando le articolazioni fino al loro
massimo grado di flessibilità, influenza legamenti e tendini, rendendoli più
robusti ed efficienti. Esercita, il movimento lungo tutte le pareti interne
dell’articolazione rendendo quest’ultima più funzionale e
scorrevole.Durante un breve movimento di accorciamento o allungamento muscolare,
i tessuti che modificano la loro lunghezza sono solamente quelli muscolari e non
tendinei. Quindi durante il lavoro di contrazione muscolare con durata di
contrazione (anche intermittente) la muscolatura subisce variazioni
irrobustendosi, ma non i tendini che sebbene dotati di notevole resistenza alla
trazione, a volte si può giungere con movimenti molto intensi e bruschi ad uno
stappo non muscolare, ma tendineo. Il Tendine durante il lavoro suddetto,
sebbene dotato di un certo grado di elasticità, non la sollecita e quindi, non
la migliora, per il fatto che ha bisogno di un tempo maggiore del tessuto
muscolare per allungarsi.Ecco quindi che, nelle posizioni di stretching,
mantenute nel tempo, vengono notevolmente sollecitati anche i tendini che si
allungono sfruttando la loro seppur minima proprietà elastica, migliorandola
nel tempo e contribuendo anche ad evitare traumi nell’apparato locomotore,
funzionando come una crociera nell’albero di trasmissione dell’auto o come
il parastrappi nella corona della motocicletta, entrambi usati per prevenire
movimenti troppo bruschi e della trasmissione ed evitare cedimenti delle sue
parti meccaniche.
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