logo ilguerriero.it

Preparazione atletica

DOPO TANTI ALTRI VARI ARTICOLI SULLA RESISTENZA A FIRMA DELLA STESSA AUTRICE E DI TANTI ALTRI NOSTRI COLLABORATORI E CHE GIA’ AVETE POTUTO LEGGERE E TROVARE ANCORA, RACCOLTI NELLA RUBRICA “preparazione atletica”… LA NOSTRA GIOVANE COLLABORATRICE BEATRICE GUARDATI CE NE INVIA UN ALTRO CHE APPROFONDISCE ANCORA UN PO’ LE NOSTRE CONOSCENZE SU QUESTA SPECIFICA QUALITA’ ORGANICA E MUSCOLARE.

LA RESISTENZA

Di: Beatrice Guardati

Si definisce resistenza la capacità di opporsi alla fatica sia fisicamente che psicologicamente durante lo svolgimento di un esercizio protratto a lungo nel tempo, mantenendo un’intensità relativamente alta.

Secondo Frey (1977) si definisce resistenza psichica quella capacità di resistere il più a lungo possibile ad uno stimolo mentale che  indurrebbe a interrompere uno sforzo, mentre per resistenza fisica è definita quella capacità di resistere ad uno sforzo fisico protratto a lungo nel tempo.

Si possono distinguere diversi tipi di resistenza:

  • resistenza generale (comprende da 1/7 ad un 1/6 della muscolatura scheletrica ed è caratterizzata dalla capacità dell’apparato cardio-circolatorio) e specifica (comprende meno di 1/6 della muscolatura scheletrica ed è caratterizzata dalla resistenza generale, dalla forza speciale*, dalle capacità aerobiche e anaerobiche, dalla resistenza alla rapidità, alla forza e alla forza-rapida; inoltre è caratterizzata da qualità che fanno parte della coordinazione neuromuscolare specifica e cioè della tecnica dello sport praticato)

  • resistenza aerobica e anaerobica se si parla della trasformazione del materiale energetico:

AEROBICA: è quella resistenza che permette all’atleta di effettuare un lavoro muscolare di lunga durata.  La produzione dell’ energia necessaria per svolgere l’esercizio avviene grazie all’energia liberata dalla combustione completa fino a CO2 e H2O dei substrati ossidabili: lipidi, glucidi e protidi.

ANAEROBICA: la resistenza anaerobica, è detta tale quando, la quantità di energia che può essere liberata con il meccanismo precedente (aerobico), non è sufficiente a svolgere il lavoro svolto, per cui l’energia richiesta viene fornita in assenza di ossigeno o anaerobiosi. La produzione di energia avviene mediante la glicolisi, ovvero, la scissione e ossidazione incompleta di zuccheri,  la quale dà come risultato energia di breve durata e accumulo di acido lattico nei muscoli e nel sangue. La presenza di questa sostanza è causa di limitazione nel lavoro svolto.

Tanto è più intenso il lavoro, maggiore è la limitazione dello stesso.

C’è da dire inoltre, che la presenza di acido lattico nel muscolo e nel sangue si ripercuote anche nel momento del recupero ( per es nel minuto di recupero tra un round e l’altro per quanto riguarda un incontro di kick boxing), esso è infatti responsabile del cosiddetto “fiatone” o meglio quelle contrazioni respiratorie che si hanno durante la pausa. Questo processo implica un extraconsumo di ossigeno che è anche chiamato debito di ossigeno lattacido.

  • resistenza di breve, media e lunga durata se si considera il tempo di durata:

RESISTENZA A BREVE DURATA (Rbd): l’acquisizione di energia per compiere l’esercizio è prevalentemente anaerobica, i tempi vanno dai 45 sec ai 2 min

RESISTENZA A MEDIA DURATA (Rmd): l’acquisizione di energia per compiere l’esercizio è prevalentemente aerobica, i tempi vanno dai 2 min ad 8 min

RESISTENZA A LUNGA DURATA (Rld): l’acquisizione di energia per compiere l’esercizio è prevalentemente aerobica, i tempi vanno da circa 10 min in su

La resistenza a lunga durata può essere suddivisa in Rld I, Rld II, Rld III che si differenziano in base alle richieste metaboliche.

Rld I:carichi fino a 30 min (metabolismo glucidi --> carboidrati)

Rld II: carichi tra i 30 e i 90 min (metabolismo glucidi e lipidi --> carboidrati e grassi)

Rld III: carichi superiori a 90 min (metabolismo dei lipidi --> carboidrati e grassi)

      

  • resistenza alla forza e alla forza rapida se si prendono in considerazione le altre due qualità fisiche, appunto forza e rapidità.

In entrambi i casi sopra scritti, se la frequenza dei movimenti non è intensa… la quantità e l’attività delle unità motorie è scarsa, ma nel frattempo altre unità motorie non impegnate nello sforzo sono rilassate, per questo il lavoro avverrà in aerobiosi.

Se la velocità viene aumentata, il lavoro delle unità motorie sarà maggiore ma soprattutto sarà meno probabile l’alternanza tra le stesse unità che quindi, sempre meno potranno recuperare, ecco che l’esercizio sarà fatto in condizioni sempre più anaerobiche.

Ultima ipotesi è che il lavoro sia intensissimo, ecco che qua le cellule motorie impegnate saranno totali ed il lavoro sarà prettamente anaerobico.

  • resistenza dinamica e statica

RESISTENZA DINAMICA si riferisce ad un lavoro dinamico, che prevede il movimento

RESISTENZA STATICA si riferisce ad un lavoro statico, che quindi non prevede movimento (isometria)

La resistenza statica, a seconda della percentuale di forza massima isometrica (MFI) utilizzata si può definire aerobica, aerobica-anaerobica, anaerobica, infatti:

  • se la MFI utilizzata è inferiore al 15% il lavoro si definisce aerobico

  • se la MFI utilizzata è tra 15% e 50% il lavoro è misto aerobico-anaerobico visto che l’irrorazione nei vasi sanguigni è limitata dalla contrazione muscolare

  • se la MFI utilizzata è superiore al 50% il lavoro è anaerobico in quanto la chiusura dei vasi sanguigni, sempre dovuta alla contrazione muscolare, non permette un ulteriore trasporto di ossigeno.

    

Ma quanto è importante la resistenza di base?

La resistenza di base è fondamentale in qualsiasi sport. Senza una buona base, sia in allenamento sia in gara, la prestazione dell’atleta sarà scarsa. Sarà  infatti impossibile eseguire programmi di allenamento più intensivi ed il tempo che potrà essere dedicato all’esercitazione sarà relativo.

Se un atleta ha una buona resistenza di base riuscirà ad eliminare le scorie dovute alla fatica e sarà in grado di sostenere allenamenti più intensi. La conseguenza di un buon recupero e l’eliminazione veloce di scorie renderà l’atleta più rapido nelle reazioni e la capacità del suo sistema nervoso centrale non verrà compromessa. L’atleta risulterà attento e concentrato, di conseguenza sarà meno indisciplinato (molte volte la stanchezza e la perdita di lucidità giocano brutti scherzi); infine l’atleta resistente sarà chiaramente meno sottoposto  a traumi, avrà legamenti e tendini più elastici e le sue difese immunitarie saranno alte, per non parlare delle malattie cardio-circolatorie, si sa che lo sport è una buona prevenzione.

Naturalmente l’atleta dovrà sviluppare la resistenza di base in modo ottimale, anche se forse non al massimo delle sue capacità… ma  sicuramente sviluppare al meglio tutte le qualità che sono necessarie allo sport praticato.

Allenare solo la resistenza di base significa la perdita di tutte le altre qualità quali rapidità, forza, forza rapida, potenza ecc.


www.ilguerriero.it
Le riviste elettroniche


mailContatti

note

note

Inizio pagina

stella www.ilguerriero.it