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Preparazione atletica

VI PROPONIAMO QUESTO ARTICOLO, NON CERTO PER TENTARE DI CONVINCERE QUALCUNO (non pensiamo i nostri utenti ne abbiano bisogno) MA SOLO PER PUNTUALIZZARE E MAGARI FAR CONOSCERE TUTTI GLI ASPETTI POSITIVI A CHI (pur praticandola) FOSSE EVENTUALMENTE DIGIUNO DI TUTTI I SUOI BENEFICI PSICOFISICI PER IL MIGLIORAMENTO, IL MANTENIMENTO E LA FORMAZIONE, DI UNO STATO DI SALUTE OTTIMALE.

Perché è necessario fare attività fisica?

 Di: Carla Consoni (Chinesiologa della riabilitazione-Roma)

Numerosi studi hanno messo in luce i potenziali effetti negativi della ridotta attività fisica sia nell’immediato (per esempio la scarsa capacità di eseguire un esercizio fisico sostenuto) che nel lungo periodo (per esempio le alterazioni funzionali a carico dell’apparato locomotore, cardiocircolatorio, respiratorio e metabolico). Nell’età evolutiva, durante la quale all’esigenza di mantenere lo stato di salute si aggiunge quella di favorire uno sviluppo fisiologico ottimale, un’attività fisica scarsa o irregolare può comportare effetti molto negativi, riferibili alla cosiddetta "sindrome ipocinetica". Questa può portare allo sviluppo di diversi quadri clinici definiti "paramorfismi" (modificazioni) della normalità degli organi e delle funzioni. I paramorfismi più noti, tipici dell’età evolutiva (per esempio ipercifosi dorsale, iperlordosi lombare, atteggiamento scoliotico), dipendono generalmente da una ridotta funzionalità dell’apparato muscolo-scheletrico.

La consapevolezza dell’estensione del fenomeno della ridotta attività fisica e dei danni associati a questa scorretta abitudine di vita ha portato nel tempo, come naturale conseguenza, a una crescente diffusione della pratica sportiva, sia in età evolutiva che in età adulta. Questa tendenza ha prodotto ottimi risultati in termini di miglioramento dello stato di salute e di prevenzione delle patologie cronico-degenerative dell’età adulta (per esempio l’obesità , il diabete, l’ipertensione e le malattie cardiovascolari).

Qual è l’approccio migliore?

Chi non ha mai praticato con regolarità un’attività fisica o si appresta a iniziarla per la prima volta (di solito per motivi di salute), si trova a dover risolvere alcune questioni preliminari, per esempio quale attività scegliere, quali e quanti esercizi eseguire, come e quando allenarsi. In queste persone non è raro riscontrare un basso livello di capacità fisico-motorie e una ridotta motivazione al movimento (in particolare nei soggetti in  sovrappeso/obesi e negli anziani): fattori che, se non opportunamente considerati nell’impostazione del programma di allenamento, sono in grado di compromettere in maniera determinante (fino al fallimento) qualsiasi proposta motoria.

In questi casi, la strategia migliore è un approccio graduale all’attività fisica. Il suggerimento è quello di seguire un programma di allenamento che non produca, o limiti al minimo, gli eventuali effetti sfavorevoli, sia a livello fisico (fenomeni dolorosi che insorgono dopo un lungo periodo di inattività) che psicologico (attività troppo aggressive o eccessivamente complesse, in cui è difficile raggiungere risultati immediati). Tanto più si è inesperti, con uno scarso livello di efficienza e di capacità motorie, maggiore è il tempo necessario per creare quegli adattamenti favorevoli all’esercizio fisico in grado di ottimizzare i risultati prodotti da una pratica regolare.

Quali attività sono più indicate in età adulta?

Secondo autorevoli società scientifiche trenta minuti quotidiani di attività fisica moderata rappresentano, per gli adulti, la quantità minima di esercizio necessaria per mantenersi in buona salute e per non incorrere nelle patologie tipiche della sedentarietà. In età adulta, la scelta del tipo di attività fisica o sportiva è condizionata principalmente dalle preferenze individuali, dallo stato di salute (presenza di eventuali patologie), dalle capacità fisico-motorie (livello di efficienza fisica) e da altre variabili, per esempio la vicinanza della struttura al posto di lavoro o all’abitazione, la possibilità di parcheggio, gli orari disponibili.

Generalmente, tra i 20 e i 30 anni si raggiunge il massimo della prestazione sportiva sia nelle attività di resistenza cardiovascolare che in quelle di forza: in questa fascia d’età è indicata qualsiasi disciplina sportiva, sia individuale che di squadra. Tra i 30 e i 40 anni il mantenimento di una buona forma fisica è legato alla regolarità e alla correttezza del programma di allenamento seguito; specialmente se negli anni precedenti ci si è mantenuti fisicamente attivi, si possono ancora raggiungere buoni livelli nella prestazione sportiva. Dopo i 40 anni, i programmi di attività fisica e/o sportiva si modificano non tanto nei contenuti (che devono prevedere, innanzitutto, un allenamento di resistenza cardiovascolare, di forza e di flessibilità) quanto piuttosto nella distribuzione dei carichi di lavoro (intensità, durata e frequenza) e nelle modalità di esecuzione.

Dopo i 60 anni un programma di ricondizionamento motorio idoneo deve prevedere esercizi che non creino sollecitazioni eccessive sulla colonna vertebrale e sull’apparato muscolo-scheletrico e che, in generale, non pongano l’organismo in condizioni di stress molto intenso, col rischio di compromettere il livello delle capacità di adattamento al lavoro tipiche di questa età. Tuttavia, è necessario che le proposte operative siano comunque in grado di indurre adeguate sollecitazioni meccaniche, a loro volta capaci di produrre effetti positivi sull’aumento della densità ossea, sul miglioramento del tono e del trofismo muscolare, sulla funzionalità cardiocircolatoria e respiratoria e sulla flessibilità. In tal senso sono consigliati gli sport aerobici (ginnastica aerobica, jogging, nuoto, camminata), le attività con i pesi, gli esercizi di stretching, di rilassamento e di educazione respiratoria.

E per i bambini?

Lo sport, praticato fin dai primi anni di vita, è in grado di indurre sostanziali benefici, promuovere un buono stato di salute e stimolare un adeguato sviluppo delle capacità motorie. Una corretta formazione motoria e sportiva in età giovanile può evolversi successivamente nella pratica agonistica o come sport del tempolibero.È importante scegliere, in primo luogo, uno sport che sia adatto all’età, alle dinamiche di sviluppo e alle capacità fisiche e motorie del bambino e che rispetti i suoi gusti, realizzando le sue aspettative di relazione e di confronto sociale. In considerazione della grande disponibilità al movimento tipica dell’età infantile e giovanile, una scelta adeguata consente al bambino non soltanto di mantenere un ottimale livello di abilità fisica, ma anche di effettuare un migliore approccio all’attività fisica e sportiva vivendo lo sport in maniera piacevole e divertente. Soltanto una solida motivazione al movimento, infatti, è in grado di sviluppare un reale e duraturo interesse verso una pratica fisico-sportiva.

Verso i 3 anni si consiglia il “baby nuoto”, un programma di acquaticità che si sviluppa nel rispetto delle esigenze evolutive del piccolo, che in acqua rivive l’habitat della vita intrauterina. Dai 3 ai 6 anni sono indicati il nuoto, il calcio e tutte quelle attività chiamate “ludico-motorie”, in grado cioè di avviare il bambino all’attività sportiva attraverso un approccio vissuto sotto forma di gioco e di svago. Fino agli 8 anni sono consigliate le discipline che favoriscono un migliore controllo dei movimenti e una maggiore disponibilità all’accettazione di regole: le arti marziali, la ginnastica ritmica e artistica, la danza. Dopo gli 8 anni, quando il bambino è in grado di accettare le regole e le dinamiche del gruppo, il gioco motorio assume il carattere tipicamente presportivo. A questa età sono adatti minibasket (pallacanestro), minivolley (pallavolo) e minihandball (pallamano).

A partire dai 14 anni è possibile effettuare anche allenamenti mirati allo sviluppo della forza, con una preferenza per gli sport di squadra: pallanuoto, calcio, pallavolo, pallacanestro. Prima dei 12 anni si sconsiglia la pratica sportiva a livello agonistico; prima di questa età, infatti, non sussistono ancora i presupposti psicofisici idonei per affrontare intensi carichi di lavoro sia a livello fisiologico che psicologico.

tratto da: Il Pensiero Scientifico Editore

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