L’APPRENDIMENTO MOTORIO
In una società complessa come quella in cui
viviamo, il preparatore ha il dovere di professionalizzazioni, ossia di studiare
sempre di più e di approfondire le proprie conoscenze. Certo tutti saranno
concordi con questo, ma ben pochi lo attuano veramente vedendo di essere già a
conoscenza di quanto loro basta per essere un buon preparatore. A volte invece
cercare di capire come possono avvenire le cose apparentemente più semplici ci
aiuta ad essere consapevoli e coscienti di quello che si insegna, come per
esempio può avvenire in noi l’apprendimento motorio è una cosa che
sicuramente migliorerà la nostra didattica e metodologia di apprendimento e
insegnamento. L’apprendimento non è un fatto o un fenomeno puramente
neurofisiologico, ma un fenomeno anche psicologico. Il movimento è infatti una
manifestazione comportamentale e pertanto un nuovo apprendimento si configura
come modificazione del comportamento precedente. Questo ci fa pensare che nessun
apprendimento motorio nuovo si può creare, ma nasce dall’elaborazione, per
effetto TRANSFERT (l’influenza di un comportamento motorio acquisito
sull’altro), di schemi motori già strutturati o di parte di essi.
L’apprendimento quindi, è dato da tutto ciò che l’individuo acquisisce
come effetto dell’esperienza, conseguente all’adattamento all’ambiente e
alla sua trasformazione. La maturazione rende possibile l’apprendimento e
questo a sua volta favorisce la maturazione, contribuendo allo sviluppo
dell’individuo. Spostando il discorso su quello che a noi più riguarda, è
cioè il rapporto esistente tra atto motorio e apprendimento, è necessario
considerare che esiste una traccia di schemi motori nell’individuo, che lo
stesso ha come corredo genetico e che in seguito andrà ad organizzare. Allo
scopo di meglio precisare quale siano gli elementi costitutivi di questo
patrimonio genetico, mi sembra opportuno considerarne tre che raccolgono i
processi più importanti. Possiamo anche chiamarli prerequisiti dello sviluppo
motorio:
LATERALIZZAZIONE
SCHEMA CORPOREO E
ORGANIZZAZIONE SPAZIO TEMPORALE.
Costituiscono nella loro evoluzione e
differenziazione, i presupposti, ma anche il risultato di un processo maturativi
e di acquisizione, giocando in termini di assimilazione e accomodamento. Fatte
queste premesse necessarie, possiamo ora delineare alcuni aspetti
dell’apprendimento in base all’atto motorio: lo sviluppo e la formazione
dell’ABILITA’ (capacità di compiere prestazioni motorie complesse con il
minor numero possibile di errori e nella maniera più adatta allo scopo)
comporta la formazione di una gerarchia di comportamenti motori, ciascuno dei
quali risulta guidato da un preciso schema. Una persona che si trova per la
prima volta a voler risolvere una determinata situazione motoria (calcio girato)
privo com’è di esperienza deve sviluppare un modello mentale capace di
tradursi in una strategia motoria rispetto al problema da risolvere.
L’elaborazione messa a punto dello schema segue delle fasi così teorizzate:
-
Fase di progettazione del piano
-
Fase del piano operativo
-
Fase di adattamento del piano
-
Fase dell’apprendimento motorio
definitivo.
Nella prima fase l’allievo interiorizza un
modello di comportamento motorio sulla base di informazioni che gli vengono
fornite attraverso la spiegazione verbale e la dimostrazione (MODELLO). Nella
seconda fase, l’allievo prova il movimento e lo attua prendendo coscienza del
risultato positivo o negativo conseguito FEEDBACK (una volta eseguito il
movimento vengono attivati vari organi di sensi che forniscono una potenziale
informazione all’allievo)
Nella terza fase ripete numerose volte
l’azione materia ricercando le modifiche che l’esperienza precedente
suggerisce per modificare in senso positivo il progetto è raggiungere lo scopo.
Nella quarta ed ultima fase, l’allievo
esegue un numero significativo di ripetizioni allo scopo di perfezionare
ulteriormente il progetto motorio. A questo punto bisogna precisare che esistono
delle mappe di apprendimento motorio (M.A.M.), ovvero il concetto secondo cui
l’individuo realizza l’apprendimento motorio attraverso la realizzazione di
mappe congiuntive e cioè modelli la cui assimilazione avviene attraverso vari
processi tutti tendenti all’acquisizione di esperienza. La teoria della M.A.M.
prevede due tipi di M.A.M.
Nel tipo di M.A.M. a striscia,
l’apprendimento è orientato verso la più assoluta precisione di
apprendimento, quindi il miglioramento del progetto motorio non potrà essere
altro che in senso di assoluto perfezionamento e il metodo di insegnamento non
potrà essere che quello analitico, cioè di apprendimento di movimento per
movimento e unione delle singole parti per costruire l’azione motoria. Nel
caso della M.A.M. di tipo estesa o elastica l’apprendimento è orientato verso
l’apprendimento motorio per la padronanza
del medesimo in tutte le sue possibili variazioni (sport individuali e da
combattimento). Il miglioramento del progetto motorio sarà quindi orientato nel
senso dell’acquisizione di ulteriori abilità e padronanze (competenze
materie) utili a fronteggiare situazioni sempre nuove e mutevoli in dipendenza
di tutti i possibili elementi di variabilità esistenti nell’attività
specifica dello sport. Per esempio: un atleta si trova a dover compiere un
contrattacco, su un attacco portato dall’avversario, è quindi nella
condizione di dover valutare e realizzare degli atti motori, già appresi,
integrandoli intelligentemente con l’azione che è in funzione:
-
Della traiettoria dell’attacco e della
sua velocità
-
Della posizione del suo avversario
-
Del fatto che, una volta entrato in
possesso della soluzione motoria, dovrà dosare la forza e l’angolazione
del contrattacco (calcio o pugno).
Nel combinare questi atti l’atleta rievoca
tattiche e schemi di combattimento già sperimentati, ma che deve adattare alla
situazione concreta. Appare evidente dunque il comportamento di anticipazione
dell’obbiettivo e del programma, dove sono inclusi i possibili movimenti
dell’avversario e la traiettoria dell’attacco portato dallo stesso
movimento. Quindi l’anticipazione motoria, attraverso la capacità di intuire
il programma previsto dall’avversario ha una particolare importanza perla
coordinazione motoria nel combattimento (azione congiunta del sistema nervoso
centrale e della muscolatura nello svolgere un movimento finalizzato, intesa
come organizzazione del controllo del movimento); è proprio quest’ultima che
determina il successo dell’azione. La misura in cui si riesce ad inserire
correttamente l’azione dell’avversario nel proprio programma d’azione,
dipende prevalentemente dalle esperienze che si posseggono e dall’esercizio
svolto fino a quel momento. Per anticipare correttamente le azioni
dell’avversario occorre conoscere qual è la struttura dell’esecuzione dei
movimenti che verranno utilizzati, in modo da poterne capire immediatamente lo
scopo. Dunque diventa importante non tanto un analisi razionale del movimento,
quanto una co – esecuzione mentale delle rispettive azioni. Individui meno
esperti e non esercitati nell’apprendere più azioni motorie, non riescono a
conseguire correttamente lo stesso movimento e quindi non riescono ad intuirlo
con la necessaria velocità. Invece la cosiddetta intelligenza di combattimento
si esprime nella rapida comprensione e rielaborazione della situazione di
combattimento in azioni corrette e fruttuose. Quindi, in ogni azione di attacco,
occorre calcolare quale sarà la sua opposizione, e l’obbiettivo dell’azione
potrà essere raggiunto se, nel progetto anticipato del movimento, viene
correttamente inserita in percentuale molto elevata la reazione
dell’avversario, ed in particolare, anche il momento in cui essa avverrà.
L’abbinamento reciproco dei processi di anticipazione, ci porta a dover
prendere in considerazione un aspetto particolare, che caratterizza il
combattimento, influenzando così l’apprendimento: i movimenti di finta. Ogni
atleta si preoccupa di far capire all’avversario, il più tardi possibile
quale sarà l’azione finale di combattimento progettata. Così per
l’avversario diventa difficile iniziare una contro reazione, perchè gli manca
la premessa per l’anticipazione, per la corretta programmazione dell’azione
in base all’anticipazione della situazione. Attraverso movimenti di finta,
l’avversario deve essere indotto ad una reazione che gli tolga la possibilità
di difendersi con successo dall’azione principale reale collegata con il
movimento che deve trarre in inganno l’avversario. E’ quanto avviene, ad
esempio, in un combattimento, quando un atleta compie un contro movimento di
attacco, ma non attacca, ed invece inizia un diverso attacco. L’avversario è
costretto ad anticipare il primo attacco che viene fintato, vi reagisce con
movimenti difensivi, rimanendo così scoperto sul secondo attacco portato
dall’avversario, quindi dal canto suo l’atleta che viene ingannato è
costretto a pervenire quanto prima possibile ad una chiara anticipazione della
situazione, per basarvi la sua decisione su come agirà il suo progetto di
movimento. Dunque dalla anticipazione dell’obiettivo e del programma fa parte
anche l’anticipazione dell’evoluzione successiva degli eventi del
combattimento, che in questo caso si basa su movimenti di finta
dell’avversario. Tuttavia la nuova contro reazione che viene programmata,
normalmente arriva troppo tardi, perché la necessaria correzione del movimento
arriva troppo tardi, anzi spesso non c’è affatto, come si può vedere in un
combattimento, quando l’atleta che ha portato l’attacco nei termini sopra
descritti, mette a segno il punto. Ad ogni modo non tutti i movimenti di finta
riescono, soprattutto atleti tatticamente esperti non si lasciano ingannare
facilmente. Analizzando ed anticipando la situazione, già calcolano la finta
che ha in mente l’avversario e non reagiscono al senso voluto dallo stesso. In
questo caso, l’atleta che ha eseguito la finta deve cambiare il suo movimento
proseguendo la sua azione in modo diverso da quello pianificato; tutto questo
sottolinea quale sia l’importanza dell’anticipazione complessa e il ruolo
dell’apprendimento nel combattimento. Nel combattimento, la variabilita’
della situazione dovuta alla variazione continua del rapporto esistente fra I
due atleti, il bersaglio continuamente in movimento, nonchè le diverse tecniche
individuali, ci fa prevedere la necessità di riproporre il gesto tecnico nel
contesto di una serie diversificata di situazioni, facendo ricorso alle proprie
capacità creative e strategiche. Ciò non toglie che si veda, e giustamente,
l;atleta impegnato ad allenare la precisione e la rapidità del gesto tecnico,
per poterlo poi utilizzare utilmente contro un bersaglio assai ridotto e mobile.
Bisogna quindi dedurre che nel combattimento, l;apprendimento motorio deve
essere indirizzato verso l’integrazione di modelli didattici appartenenti sia
a mappe di apprendimento motorio di tipo esteso o elastico, sia a mappe di
apprendimento motorio di tipo a striscia e rigida. Per concludere possiamo
dunque affermare che in questo sport da combattimento l’apprendimento motorio
deve essere finalizzato all’acquisizione di stereotipi (acquisizione di
movimenti abitudinari) dinamici e conseguentemente di una particolare capacità
motoria (funzione attraverso la quale avviene l’apprendimento e l’esecuzione
poi dell’azione) e abilità a compiere prestazioni complesse sotto il profilo
psicomotorio nelle maniera più economica ed adatta a raggiungere lo scopo.
L’anticipazione motoria attraverso la capacità di intuire il programma
previsto dall’avversario ha una particolare importanza per la coordinazione
motoria nel combattimento diventa importante una co-esecuzione mentale delle
rispettive azioni. |