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Intervista a Roberto Fragale

LA BELLA AVVENTURA DELLA KICK BOXING

Di: www.kickradio.it
del 31/07/2012

Ho iniziato con Carella Rizzi Malori Liberati e Haller”.

Potremmo presentarla come uno dei rappresentanti storici della federazione in cui milita fin dai tempi della primordiale FIAM, dove si è formato ed ha iniziato la sua carriera sportiva come tecnico…

Senza voler togliere niente ai meriti della mia lunga militanza nella Fiam di cui da sempre mi onoro, ma per voler essere proprio precisi devo dire che ho cominciato la pratica di queste discipline, come tanti altri “pionieri” ben prima che la ex Fiam si occupasse di Kickboxing (o Karate Contact come lo chiamavamo allora). Ho iniziato nella primordiale Aikam di Bellettini come del resto gli amici Carella, Rizzi, Malori, Liberati, Haller e tanti altri veri e propri pionieri italiani. Dopo le prime edizioni dei Campionati Italiani Aikam ho partecipato nel ‘76’ ai primi Campionati Europei di Karate Contact a Vienna e poi nel ‘78’ ai primi Campionati Mondiali della Wako (quella primordiale di George Brukner)  a Berlino, a cui finalmente si presentò anche una delegazione della Fiam bergamasca, ai tempi del compianto Flavio Galessi, momento in cui anche Ennio Falsoni cominciò a considerare il Karate Contact come un buon investimento per il suo futuro e attraverso questa felice opportunità rinfrescò la sua Fiam del tempo. Dobbiamo dire che Gianni Bellettini aveva sicuramente avuto per primo una felice intuizione, ma Ennio Falsoni lo ha indubbiamente battuto. In poco tempo quindi passammo tutti nella Fiam, per avere maggiori opportunità di crescita. Nella Fiam poi, eccetto un paio di partecipazioni alla prime ItaliaCup ho svolto funzioni di tecnico e presidente di società. La mia militanza ha seguito la federazione in tutte le successive sue trasformazioni in fikeda, poi in fikb e ultimamente in fikbms, ricoprendo negli anni tanti altri vari incarichi che mi sono stati assegnati nel tempo, per elezione o nomina.

Sono stato ufficiale di gara al K1”.

Sappiamo che sono molti gli incarichi e le mansioni che ha svolto nella sua federazione, ma quella per cui tutti la conoscono è soprattutto quella esercitata nel comparto arbitrale.

È vero che gli incarichi sostenuti nel tempo sono stati svariati e sicuramente a 360°, ma quella nel settore arbitrale è stata la mansione che ho svolto per più tempo in maniera continuativa, intanto che ne svolgevo comunque diverse altre ed ai massimi livelli per gratificazione personale fin dai primi momenti. Ai tempi del compianto Handy Hug per esempio, sono stato Ufficiale di Gara anche nei primi tornei europei del k-1 dei pesi massimi a Zurigo ed ho diretto gli incontri di quasi tutti i grandi campioni in ogni disciplina da combattimento in Italia e all’estero. Ormai ho abbandonato anche questa funzione (avendo ricoperto ogni ordine di ruolo ed incarico sino ad arrivare a ricoprire la presidenza della Commissione Nazionale Arbitraggio) in cui credo di aver tracciato una buona strada e contribuito a creare un buon settore e funzionali metodi per la formazione degli ufficiali federali. Infatti mi pare che ne abbiamo di ottimi ed in buon numero, ma di questo dobbiamo ringraziare anche le altre professionali figure di spicco, che vi si sono dedicate nel tempo. Negli oltre 20 anni in cui mi sono dedicato all’arbitraggio ho ricoperto ruoli di chief referèe nella Wako per oltre un decennio, occupandomi anche della formazione internazionale. Nel suo organico sono rimasto fino a qualche anno fa come membro della commissione internazionale sport da ring, partecipando, oltre che ogni anno a tutti i campionati internazionali di questa sigla, agli “Asian Indoor Games” di Macao e di Ho Chi Minh; agli “African Games” di Algeri e agli “Asian Martial Arts Games” di Bangkok come chief referèe.

Sono più rivolto al futuro rispetto che al passato!”.

Molti la conoscono per il suo impegno nella riorganizzazione del settore Muay Thai in Federazione che tutt’ora presiede.

Nella Muay Thai siamo stati con Stefano Giannessi i primi a organizzare Galà di Muay Thai a Pisa alla fine degli anni 70’ e primi anni 80’… anni in cui cominciai a recarmi in Thailandia. Ma i tempi in Italia non erano ancora maturi. Negli anni 90’ sono stato uno dei collaboratori di Marco De Cesaris e con la successiva sua entrata in Fiam, presi parte al primo corso per arbitri della prima federazione amatoriale thailandese (la Iamtf divenuta poi Wmf) presenziando a tutte le edizioni dei mondiali come official e arrivando infine anche qua a svolgere mansioni di chief referèe. Ma nel contempo ho anche fondato la Wako Thailand, una organizzazione con sede in Thailandia con cui ho potuto organizzare 4 gala nella madre patria dell’arte, realizzando la base operativa in un camp che avevamo costituito nel 2001 assieme a Christian Daghio (ex azzurro Fiam di Thai/Kick e Muay Thai ) che adesso sta continuando da solo una fiorente attività a Pattaya e con cui sono ancora in piena collaborazione. Proprio a lui ed alla sua esperienza ci siamo affidati per la preparazione delle nostre nazionali di Muay Thai con gli splendidi risultati avuti in passato. Con la Wako Thailand ci eravamo preposti la difficilissima “mission” di diffondere e fare apprezzare la kickboxing anche in questa terra. Sebbene mi dissero che sarebbe stato come tentare di far apprezzare il ghiaccio agli eschimesi, direi invece di esserci riuscito abbastanza, visto che dopo poco nacque una sigla thailandese di kickboxing la quale (riconosciuta dal comitato olimpico Thailandese) ha persino organizzato una edizione degli “Asian Martial Arts Games” a Bangkok per conto dell’OCA (Comitato Olimpico Asiatico) a cui naturalmente ho partecipato come chief referèe.  Nel frattempo mi ero già fatto un precedente  quadriennio in consiglio nazionale Fikeda e passato poi alla presidenza della CNA in quello successivo, per essere poi rieletto in quest’ultimo Consiglio e giunto quasi al termine del mandato. Nel frattempo e su preciso incarico della presidenza, avevo anche  “costruito” per la nostra federazione la disciplina della primordiale Thai/Kick  per cui ideai il regolamento (tradotto e utilizzato anche internazionalmente nella Wako) sino alla fine della sua esistenza con il nostro riconoscimento nel Coni, seguito a ruota da quello della Wako nel Gaisf. Non potevamo più chiamarla Thai/Kick e quindi prese il suo posto il K-1. Successivamente per questi motivi e sempre su preciso incarico del presidente ho costruito il settore della Muay Thai che tutt’ora presiedo ed in cui sono ormai giunto a fine mandato, posto che non credo di volere occupare ulteriormente a meno che la federazione stessa non mi ritenga ancora indispensabile. Sono estremamente soddisfatto del lavoro svolto fino adesso e del resto i risultati mi sembrano oltremodo soddisfacenti rispetto alla situazione di partenza.  Non amo fare sempre le stesse cose, ma faccio tesoro ed utilizzo l’esperienza acquisita per progettarne di diverse e forse migliori. Del resto credo sia bene responsabilizzare e dare spazio a chiunque voglia o ambisca a meritarselo. Proprio questa è l’idea che ho sempre avuto della mia federazione ideale. Di certo dimentico molte cose, ma credo che le fasi più salienti del mio operato in federazione,  possano brevemente riassumersi in questo. Pur facendo tesoro dell’esperienza acquisita, sono sempre più rivolto al presente e soprattutto al futuro, che non ai ricordi del passato…

Da più parti mi è stato sollecitato di presentarmi alla presidenza”.

Ultimamente si parla di una sua eventuale candidatura alla presidenza della federazione di cui sembra tanto affezionato… ne vogliamo parlare?

Volentieri, così chiariamo pubblicamente le eventuali voci inesatte. Diciamo che ultimamente si sono registrate alcune perplessità nella gestione della federazione, forse a causa di molte contraddizioni interne… in breve, si dice da tempo questa non lanci più forti stimoli alla base per rinnovarsi. Pare che i suoi associati si dicono non estremamente felici di subire passivamente alcune decisioni forse discutibili,

Presidente sopra le parti.

E’ vero… da più parti mi è stato sollecitato di presentarmi come candidato nelle prossime elezioni, forse ritenendo la mia persona una figura sopra le parti, considerando il mio impegno in federazione a tutto campo, per tentare di dare risposte nuove e concrete ad una federazione che racchiude ormai al suo interno molte e diverse realtà tecniche e politiche. Pur reputando l’esistenza di altre figure forse più indicate di me per alcuni versi, la cosa certamente mi lusinga, non tanto per l'ambizione alla presidenza, quanto per il riscontro del lavoro svolto in questi anni e il riconoscimento da parte di molti associati. Me lo stanno chiedendo in più gruppi sto valutando quindi queste richieste come una mia possibile risposta alle istanze della base.  Penso comunque nel caso la cosa avvenga, non ci sarebbe niente da stupirsi… in tempo di elezioni, tutti possono candidarsi in una federazione democratica no? Ma comprendo benissimo lo stupore di chi… sapendo Ennio Falsoni alla guida della sua federazione da circa 40 anni e vedendolo in ogni quadriennio come “unico” candidato alla presidenza della sua federazione, forse perché si pensa non ci sia margine di vittoria per chiunque altro, possa vedere per questi motivi uno “strano” elemento di disturbo o instabilità in questa cosa. 

Ben venga l’alternanza.

Ma forse invece e casomai… ritengo che proprio per questi stessi motivi possa essere benaugurale per chiunque (anche per Ennio Falsoni stesso) vedere e concepire la possibilità di una benefica potenziale alternanza attraverso la candidatura di altre persone. Perchè francamente mi auguro ci siano tanti altri candidati, affinchè il trasparente e corretto dibattito si avvii sui programmi di cambiamento e miglioramento (fosse anche rieletto lo stesso Ennio Falsoni) con l’intento di avere una nostra federazione magari più corrispondente alle necessità richieste dalla base e che forse potrebbe avere anche un modello funzionale diverso da quello che da sempre ha avuto, oltretutto da sempre senza alcuna possibilità di scelta.

Dare una possibilità di scelta.

Credo che l’eventualità di dare diverse possibilità di scelta possa modificare molte cose. Magari scopriamo che possiamo riuscire a intervenire sul suo programma e sarebbe già un bel successo per i nostri associati, riuscire anche e persino con lui ad avvicinarsi ad un modello più trasparente e delegante, che si ritenga più appropriato per le esigenze di tutti. Il concetto che dovrebbe passare è che i Comitati Regionali con i propri Dirigenti e Tecnici a tutti i livelli, come qualunque altro degli Organi Federali o Commissioni, centrali o periferici che siano,  non “gozzovigliano al fresco” perché la Federazione è grande… ma la Federazione è grande perché loro come tanti altri Dirigenti e Tecnici, sono stati bravi nell’esplicare le proprie delicate funzioni e concedergli di funzionare sempre al meglio.

I promoters un valore aggiunto.

Lo stesso dicasi per i tanti nuovi gruppi e promoters (piccoli, medi e grandi) che sono entrati da altre organizzazioni e che hanno progressivamente permesso di avere finalmente anche una ulteriore e fiorente attività federale con le riunioni cosiddette “pro” a qualunque livello. Proprio queste hanno finalmente soddisfatto le richieste dei tanti che prima della loro entrata erano totalmente disattese. Nello stesso tempo i loro galà hanno contribuito notevolmente all’ulteriore crescita qualitativa e numerica della federazione, con estrema soddisfazione di tutti. Contrariamente agli iniziali e prudenti timori di molti, che quindi si sono infine ricreduti, tra cui non voglio certo togliere me stesso, anche loro si sono rivelati come una irrinunciabile vera e propria preziosa risorsa per tutti gli altri.

Il volto nuovo della federazione.

Questi adesso ci fanno giustamente notare che la federazione è progressivamente cambiata in modo irreversibile e quindi, non possiamo certo pensare possa continuare a lungo nel voler forzatamente mantenere lo stesso assetto e metodi nati e costruiti come funzionali a composizioni totalmente diverse. Tentano di farci comprendere e chiedono lo spazio occorrente per l’ulteriore crescita federale, con riconoscimenti concreti e trasparenti a tutti, ai vecchi ed ai nuovi, agli storici ed ai portatori di innovazione, affichè si possa avviare un’ulteriore crescita che comprenda e non escluda, ma che coinvolga veramente tutte le tante diverse anime di una organizzazione estremamente complessa e diversa, come è ultimamente divenuta la nostra.

La mia eventuale candidatura sarebbe per la federazione e NON contro qualcuno.”

Sappiamo e crediamo di poter dedurre che ultimamente in consiglio ci sono stati degli attriti molto forti, è forse per questo che lei ha deciso di candidarsi alla presidenza contro Ennio Falsoni?

Prima di tutto terrei a precisare sono in corso consultazioni con le varie anime della federazione per capire quanto sia condivisa la mia candidatura. Poi vorrei poter non parlare dei dissidi avuti in Consiglio perché troppo forte la delusione nella realtà improvvisamente svelatamisi. Credo tutti sappiano già o possano sicuramente comprenderne i semplici e identici motivi negli atteggiamenti autoritari di sempre, ma terrei invece a chiarire innanzitutto che la mia eventuale candidatura, non sarà certo “contro” Falsoni come “contro” chiunque altro ancora mi auguro si possa candidare… ma bensì ed eventualmente “con”… e “assieme”… a tutti loro, “per” la presidenza della nostra federazione, in cui  vorrei finalmente poter constatare una ben maggiore partecipazione e considerazione verso tutte quelle persone che hanno contribuito al nostro successo in tutti questi anni.

Una federazione partecipata da tutti.

Vorrei dire che mi piacerebbe avere una nostra federazione in cui finalmente le tante persone attive al suo interno si sentissero maggiormente coinvolte e responsabilizzate… chiunque sia chiamato ad esserne garante. Sicuri che la loro opinione sia ascoltata e presa in seria considerazione, in cui si dia merito alla persona e alla sua professionalità. Credo fermamente infatti, che da un clima maggiormente partecipativo si ottengano molte più energie positive. Come ho più volte e inutilmente ribadito in Consiglio, la nostra Federazione è cresciuta ed è cambiata, i tempi sono cambiati ed è ormai divenuta un’organizzazione particolarmente complessa.

No alle sanzioni!

Credo che nelle attuali condizioni, la nostra Federazione necessiti della massima sensazione di vicinanza, di senso di appartenenza, di percepire la presenza serena e costante di una dirigenza trasparente e democratica, che non minacci continuamente sanzioni e punisca, ma che rassicuri e incoraggi,  soprattutto che sappia anche mettersi in discussione e capace quindi di accettare le eventuali critiche dei propri Dirigenti con una visione e interpretazioni costruttive.

No alle minacce.

Quindi avrete compreso in ultimo… che a mio avviso dovrebbero cambiare anche i modi ed i termini di azione della nostra dirigenza attuale, come abbiamo più volte chiesto e consigliato… Poco conta adesso, essere convinti in assoluto o proclamare di vincere, schiacciando politicamente coloro che si vogliono definire a tutti i costi come gli “avversari”…  quel che conta invece, dovrebbe essere l’assoluta intima convinzione sulla bontà delle proprie idee “per” la nostra Federazione (non contro o a discapito di nessun altro) e magari contribuire a diffonderle fino a farle accettare e comprenderle nei programmi di tutti i candidati che spero si presenteranno. A questo punto, io avrei già raggiunto il mio scopo ultimo!

Sì ad una presidenza democratica.

Come ho più volte ribadito a chi mi riteneva “contro” il nostro presidente infatti, non avrei assolutamente niente in contrario che Ennio Falsoni fosse ancora il nostro nuovo presidente, sempre che  accettasse i cambiamenti verso una maggiore trasparenza ed apertura che da tempo gli chiediamo e consigliamo, per avere una conduzione federale più trasparente e democratica.

Le interviste di Falsoni.

A giudicare da quello che aveva dichiarato nella sua prima intervista sul sito federale, sembrerebbe qualcosa abbia recepito, seppur in quella che alcuni hanno definito come la demagogica teoria delle promesse elettorali… qualcun’altro dice che in parte sono poi state smentite nella seguente intervista a kickradio, perché letta in chiave assolutistica e mancanza di un minimo rispetto a quei colleghi di altre organizzazioni che ne escono inquadrati come concorrenti da conquistare o distruggere e che forse proprio per questo motivo sono diventati tali anche per molti  di noi.

No alle guerre.

Non credo certo siano gli inneggi alle guerre da fare in questo momento, perché tutti noi abbiamo bisogno più di pace e serenità, che non combattere le guerre degli altri.  Le guerre lasciano sul campo solo morti e feriti da ambo le parti, solitamente non portano mai a niente di totalmente buono se non motivo di preparare successive guerre da combattere per altri. Francamente non so cosa pensare, ma vedremo poi nei fatti. Perché in ultimo e come sempre… sono solo i fatti che contano e come si dice, le chiacchiere stano a zero!

A suo parere quali potrebbero essere in generale i compiti e le azioni che vorrebbe suggerire ad un prossimo nostro presidente, per avere una federazione in linea con il suo pensiero e visione federale?

New vision.

Per quello che mi chiedono continuamente gli associati a su cui concordo pienamente… il principale ruolo del presidente è soprattutto quello di dare una “vision” e aiutare i nostri Dirigenti federali a definire obiettivi ambiziosi e costruire successivamente tutti “insieme” la rotta da seguire. 

Delegare.

Attualmente quello che potremmo suggerire alle nostra futura posizione al vertice è di condividere, delegare, essere più presenti e, in parallelo, esercitare un “controllo qualità” e di assistenza più efficace, anche ai livelli più bassi della nostra Federazione.

Spazio alla persona.

Per tutti noi… ciò che dovrebbe essere più importante non dovrebbe essere tanto l’orologio o la borsa, ma soprattutto la persona! Resta la necessità assoluta del presidente di dare l’esempio, comportandosi sempre e perfettamente in linea con la “mission” federale. Essere il presidente significa sicuramente mettere “trasparentemente” in pratica le delibere consiliari ed essere il “garante” della democrazia federale.

Nuova epoca.

Ma soprattutto quello che mi chiedono continuamente e mi sentirei quindi di riferire senza ombra di smentita è che forse… dovrebbe essere definitivamente terminata l’epoca della visione presidenziale come quella di un  “padre padrone”.  Noi preferiremmo ci fosse una relazione diretta con tutto il team della dirigenza consiliare e quella tecnica.

Spazio alla creatività.

Il vantaggio è sicuramente che ognuno nell’organizzazione sa che la sua opinione ha un valore e quindi che c’è sempre spazio per chi è curioso e intraprendente. In un momento come questo delle elezioni poi, a nostro avviso bisognerebbe tutti attivarsi in maniera particolare per dare voce a tutte le creatività della federazione… anche per questo motivo proprio adesso è il momento di tirar fuori le idee e dar voce alle proposte dei vari gruppi degli associati, proprio come sto facendo io.

No alle esclusioni.

Per responsabilizzare le persone verso il raggiungimento di obiettivi comuni, occorrerebbe si, delegare le attività operative per cogliere le opportunità del cambiamento, ma bisogna anche essere capaci di non allontanare i preziosi dirigenti più intraprendenti e creativi, considerandoli come fossero temibili o possibili avversari nella leadership… soffriamo nel notare che più li si ritiene capaci e quindi “pericolosi”, più ci si difende con lo scontro politico.

La presidenza è un percorso quotidiano.

Crediamo anche che la motivazione dei nostri Dirigenti dovrebbe essere soprattutto un percorso quotidiano… fatto anche e soprattutto di piccoli segnali di attenzione. Noi non crediamo ci siano cattivi gruppi dirigenziali, ma eventualmente solo cattivi comandanti. Dare il giusto tempo e attenzione a tutti, sviluppare ogni giorno la capacità di ascoltare, spingere a superare i propri limiti e poi festeggiarne i successi… questi sono i privilegi più alti di un presidente! 

Trasparenza e condivisione.

Altrettanto importante sarebbe allineare continuamente tutti i Dirigenti tenendoli spesso informati su dove stiamo andando, a che punto siamo e quali risorse abbiamo a nostra disposizione per raggiungere quel traguardo prefissatoci… e non lasciare tutti all’oscuro obbligandoli così a fidarsi ciecamente di un eventuale “Leader Massimo”!

Ecco che cosa mi sentirei di suggerire a nome dei gruppi di associati che da tempo ce lo chiedono insistentemente… forse sono stato un po’ prolisso… ma entusiasta e sincero come quando iniziai la bella avventura della kick boxing.

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