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ANCORA UN VIAGGIO CONVIVIALE DEI NOSTRI PIU’ ANZIANI COLLABORATORI… IN CUI SEMBRA CHE I VECCHI INSEGNINO IL MESTIERE DI “DIVERTIRSI LAVORANDO” AI NOSTRI PIU’ GIOVANI APPRENDISTI.

Ne sentivamo la mancanza….

Di: Franco Piccirilli

Forse a voi no… ma noi pare di si! Dopo la stupenda manifestazione di Pisa “ilGuerriero.it sotto la Torre”, il meritato riposo, la partenza per altri impegni, ognuno i suoi, o eventualmente solo quelli che naturalmente merita di avere, l’inizio anno con la pubblicazione dei vari speciali sull’evento pisano, non avevamo avuto molto tempo per farci uno dei nostri soliti viaggi… no, niente canne, quello che sembrerebbe fumo era solo un po’ di nebbia di stagione incontrata lungo la strada che ci separava dalla nostra prossima destinazione. Di questi cammini ne avevamo fatti ben più lunghi insieme, e questo era proprio quello che ci voleva per riprendere il discorso, già perchè parrebbe strano ma sembra che non abbiamo mai smesso di andare dove stiamo andando, anche se dove stiamo andando non è la meta ma solo una tappa per un obiettivo che, se continuerete a seguirci nelle nostre avventure, scopriremo insieme. Dunque un’altra tappa piacevole per l’incontro che poi ne è scaturito, ma veniamo all’inizio della giornata.

Avevamo radunato tutti i bagagli necessari per fare il servizio che ci era stato richiesto, quando il suono del campanello della porta sabato 19 gennaio mi annunciava l’arrivo de “u president”. Si sempre lui e chi altro doveva o poteva esserci davanti l’uscio di casa mia? Forse sarebbe stato peggio se fosse stato dietro… Così di buon ora, anzi prima, ci sistemiamo in macchina e il rombo del motore che aumenta i suoi giri ci fa muovere verso la nostra destinazione. La prima destinazione a dire la verità neanche troppo lontana, perché in auto mi dice che con noi questa volta si sarebbero aggiunti, invitati  in maniera coercizzante dalla Redazione, anche Federico Fragale e Beatrice Guardati, in appoggio, ma senza spingere, per le riprese video e foto… per poter meglio soddisfare quanto ci avevano richiesto.

La Redazione questa volta credo voglia mostrare cosa sia in grado di muovere quando viene coinvolta nel preparare un servizio completo. Si, un servizio che comprendesse tutto per poter soddisfare il committente, affinchè tutto potesse essere svolto nel modo più competente e professionale possibile. Considerati i rapporti che la Redazione ha avuto in particolare con l’evento pisano dove all’ideazione di Federico e Beatrice ha aderito benevolmente, adesso era la Redazione a chiedergli non di ricambiare, ma di continuare questa collaborazione, proponendogli appunto di dare man forte a due come noi… che si sa… che non possiamo far tutto, anche se quello che facciamo lo facciamo già al meglio, fuguriamoci se se aggiungono altri…..

Ma quale era questo servizio, di cosa si trattava? Non ha poi così molta importanza per quello che vi sto raccontando, ma lo scopriremo certamente durante il viaggio o quantomeno quando saremo arrivati, e nel caso non ci arrivaste non vi preoccupate, che vi avvisiamo. Dunque presi a bordo anche i nostri due giovani… con noi altri due facevamo pari: i quattro moschettieri? O i quattro dell’ave maria? Bè dipende da cosa uno crede, ciò che comunque conta è che eravamo quattro. Stabilito il piano di viaggio la sera prima dal nostro ufficio “spedizioni”, ci addentriamo nel groviglio di strade per prendere la nostra giusta via e senza perderla, altrimenti avremmo potuto incontrare Dante (nota guida turistica) che per rimetterci su quella persa, ci avrebbe fatto fare un giro d’inferno.

La nostra via ci avrebbe quindi portato proprio dove volevamo andare, forse non proprio esattamente lì, ma comunque pressappoco. Già perché le strade sono tante e se prima tutte portavano a Roma, adesso sembra che almeno tante passino dalla Redazione del ilguerriero.it. Albeggiava ancora quando imbocchiamo la nostra autostrada, il sole restava però nascosto dietro alcune nuvole basse, si come a volte volano taluni per potersi insinuare in luoghi non illuminati, credendo di muoversi meglio non facendosi vedere, quando invece proprio il voler far vedere mostra proprio quello che non vorrebbero si vedesse.

Così il sole timidamente cercava uno spiraglio per dare luce a questa giornata che sapevamo sarebbe stata… splendente. Luminosa non tanto perché il sole avrebbe dato luce, ma forse perché sentivamo di fare qualcosa che piaceva a tutti e quattro… e non vedevamo l’ora, visto che non eravamo certo in anticipo sulla tabella di marcia che ci era stata consegnata in Redazione. Considerata la prematura ora mattutina e il non trascurabile fatto che eravamo in viaggio vuoti di carboidrati, decidiamo con voto unanime di svoltare alla prima area di servizio che avremmo incontrato.

E’ sempre un piacere fare queste svolte, e farsi un giro nell’autogrill dove tutto è ordinatamente sistemato non a caso, per deliziare il viaggio dei clienti autostradali. Piccoli snack accatastati sistematicamente realizzando enormi costruzioni, in precario equilibrio, e che a nessuno venisse in mente di sfilarne qualcuno di questi snack, perché l’opera artistica ne risulterebbe compromessa nella sua stabilità causandone l’immediato suo… tracollo. Non ci facciamo incantare e ci concentriamo sulla nostra colazione: pezzo infilato nel cappuccino. Il tempo per sentirlo scendere e riattivare la circolazione con più giusti livelli lipidici e quindi... di nuovo sull’asfalto verso la nostra nuova meta da conquistare. Ma forse più che conquista direi… accoglienza, per come ci stanno aspettando.

Proseguiamo quindi il nostro viaggio. Superato il valico della Cisa, tutto il resto è.. discesa. L’autostrada diventa ancora più grande con la… terza corsia. Ognuno ha così la possibilità di adattarsi alla corsia per come il traffico si sta sviluppando in quel momento. Taluni però pensano che la terza corsia non sia tanto adattarsi, quanto forse adeguarsi alla sua preferenza occupando quella che ritiene forse di meritare. Infatti ad una prima lettura le tre corsie sono distribuite per tre tipologie di veicoli in marcia, quelli lenti, quelli medi e quelli veloci. Quindi facendo due semplici conti sulla potenza della propria auto si occupa la conseguente corsia. Così è capitato di vedere con la strada libera da altri veicoli, uno di questi se ne stesse tranquillamente nella corsia centrale. Questa era un’auto certamente classificabile come medio alta per cui giustamente, secondo i seguaci del su detto pensiero appena esposto, aveva occupato la corsia centrale. Così avvicinandoci dalla corsia libera di destra questo non faceva una piega, nessuna reazione, restandosene incollato alla sua corsia centrale. Non accennava a spostarsi sulla corsia di destra che era libera per consentire ed agevolare il sorpasso a sinistra. Evidentemente non era questione di velocità, ma di classe di merito di chi guidava, per cui evidentemente era certo di meritarsi quella corsia. Posso capire i sacrifici che avrà dovuto sostenere per essere riuscito a conquistarsi quella classe e adesso se ne era impossessato nessuno gliela avrebbe tolta. Senza pensare che la sicurezza forse è altra cosa dal merito e per cui proprio comportandosi in quel modo probabilmente non potrebbe meritare quella classe, ma solo crederlo. Antonio Casoria, il nostro investigatore di comportamenti altrui, ci ripete spesso infatti, che “ognuno ha sempre la classe che merita”. Ci allontaniamo subito dal nostro “meritevole” sconosciuto per evitare che per la sua sicurezza possa rendere invece insicuro il nostro piacevole viaggio.

Ed eccoci arrivati all’uscita e fermi dal casellante che ci chiede l’obolo: poco più di 15 euro per poco più di due ore di autostrada. Potrebbe sembrare un costo alto, ma solo perché il tempo era breve. Il nostro Casoria, noto anche per il suo viaggiare spesso, ci aveva infatti già illuminato sulla questione, facendoci notare che a questo mondo… “tutto è relativo, guagliò!”. Infatti sarebbe bastato compiere il solito tragitto in più tempo per vedere diluito il costo e quindi renderlo più digeribile, arrivando alla conclusione che più ci stai più risparmi. Bastava infatti partire prima e arrivare dopo…

    

A questo punto iniziano le “trasmissioni foniche” per trovare il posto dove eravamo diretti. Non ci mettiamo molto a perderci e a trovarci esattamente nel posto dove ogni volta eravamo soliti perderci quando venivamo da queste parti. Ma cosa ci venivamo a fare da queste parti prima di questa volta? Venivamo al Bestfighter di Gianfranco Rizzi. E ogni volta per arrivare la Palazzetto di Piacenza ci perdevamo nel solito modo: dovevamo lasciare una strada per prenderne un’altra ma non so come riuscivamo a riprendere sempre la strada che avevamo lasciato.

    

Ma anche questa volta ne siamo venuti fuori, ci siamo fatti soccorrere da una gentile ragazza che è venuta appositamente a prenderci per accompagnarci alla Yama Arashi di Gianfranco Rizzi dove Andy Souwer avrebbe fatto uno stage nel momento in cui siamo arrivati. Come sempre puntuali ai più importanti appuntamenti e questo era certamente uno dei più importanti non solo per la presenza di Andy Souwer, ma per la personalità dell’organizzatore che ha saputo radunare un “tutto esaurito” per questo stage di Souwer.

    

Cosa e come si è svolto lo stage ve lo lascio leggere negli altri articoli di questo speciale dedicato a tutti i tanti presenti e offerto a tutta quella immensa moltitudine, che sono ormai diventati i nostri appassionati  lettori.


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