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IL PRESIDENTE FALSONI CI RAGGUAGLIA CIRCA UNA SUA VISITA A Baku in Azerbaijan, PER PRESENZIARE AD UN GALA PROFESSIONISTICO INTERNAZIONALE DELLA WAKOpro… MA CI INTRATTIENE ANCHE CON SOMMARIE NOTIZIE STORICHE E SOCIO-CULTURALI DI QUESTO PAESE.

Baku la città dei venti

Di: Ennio Falsoni

    

I collegamenti tra stato e stato, a volte sono complicati e portano via un  sacco di tempo. Pensate che ho lasciato Burgas (dove ero per i Mondiali WMF di Muay Thai e in cui l’Italia ha fatto bene portando a casa 3 argenti e 1 bronzo), una cittadina bulgara sul Mar Nero, a mezzogiorno del 28 marzo e sono arrivato a Baku, capitale dell’Azerbaijan, alle 3.30 del mattino seguente. Ma in linea d’aria, da Burgas a Baku non ci sono più di 700 km!

Purtroppo, né l’aeroporto di Burgas  né quello di Sofia, hanno collegamenti diretti con quel paese sicché si è costretti ad andarci o via Istanbul oppure via Vienna.

Ho optato per la seconda soluzione, ma ciò nonostante , non c‘era verso di arrivare prima. Delizie del viaggiatore. Mi allettava solo l’idea che non ero mai stato in Azerbaijan e che avrei visto un paese nuovo, secondo un copione che mi sono dato da tempo.

 Old Baku Railway Station: Stalinist, with a touch of Islam

Il viaggio è stato abbastanza tranquillo in generale, anche se grosse nuvole nere piene d’acqua  hanno caratterizzato il cielo da Vienna a Budapest. Poi è andato migliorando, ma il jet dell’Austrian Airlines, a 20 km. dall’arrivo a Baku, ha cominciato ad essere squassato da venti fortissimi. L’aereo ondeggiava paurosamente e faceva balzi nel cielo simili a quelli di un ottovolante.  Stavo sonnecchiando nel frattempo e vi garantisco che  mi sono svegliato, eccome!

“Non tema – mi ha detto in inglese un passeggero azero che stava nella mia stessa fila – è una caratteristica  degli atterraggi a Baku. C’è sempre vento e questo è ancora niente. Infatti Baku significa proprio ‘ la città dei venti’.”

Mai nome fu più azzeccato, dunque.

Andavo in Azerbaijan, un paese caucasico con antichi legami con la Turchia con cui condivide secoli di storia, di tradizioni e la lingua,  perché due giorni dopo ci sarebbe stato al palazzo dello sport della città una importante manifestazione professionistica di kickboxing e per incontrare i dirigenti della federazione locale che vogliono portare a Baku un campionato d’Europa o del Mondo della WAKO.

All’arrivo, le formalità doganali mi sono state facilitate al massimo. Ho fruito di  un vero trattamento da Vip e una volta in macchina verso l’albergo, dove ci sono arrivato in 20 minuti perché a quell’ora non circolava proprio nessuno, grazie soprattutto alle informazioni del diligente e solerte segretario generale della Federazione azera, Sadikh Bagirov – davvero prezioso nelle traduzioni -  non mi ci è voluto molto per capire che Baku, 3 milioni di persone su 8 che formano il paese, è  un cantiere a cielo aperto, dove vecchi palazzi vengono rimessi a nuovo, altri abbattuti  e ricostruiti di sana pianta, dove ponti , snodi , strade sopraelevate e centri commerciali e grandi  impianti sportivi  stanno per nascere. Il centro della città è perfettamente illuminato  e devo francamente dire che tutte le grandi città sono a volte migliori di notte che di giorno. Le luci  infatti  mettono in risalto la bellezza di certi palazzi o di certi monumenti che per questo vengono maggiormente apprezzati. Ma la stanchezza aveva ormai il sopravvento su tutto il resto e non vedevo l’ora di toccare un letto.. L’indomani tutto lo stato maggiore della Federazione Azerbaijana di Kickboxing e Muay Thai viene a prelevarmi all’hotel . Il presidente che la dirige dal 2001, Adil Aliyev, buon judoka e praticante di kickboxing, è un giovane senatore della Repubblica e ottimo business man. Intorno a lui, una cerchia di dirigenti , suoi amici, tutti facoltosi imprenditori. Hanno ovviamente già fatto un programma preciso per il quale sono assolutamente disponibile. Partiamo in Range Rover. Insieme, ci rechiamo innanzitutto a rendere omaggio alla tomba del padre della patria e defunto presidente Heydar Aliyev, quindi  al cimitero dei caduti nella guerra contro l’Armenia , da cui reclamano la restituzione del territorio del  Garabagh.   

Francamente mi sentivo un piccolo capo di stato e devo dire che mi trovavo in una situazione del genere per la prima volta. Tra una visita e l’altra,  parlando coi miei nuovi amici, sono venuto a conoscenza dei problemi di questo dinamico paese e di parte della sua storia . I loro guai sono cominciati nel 1920 quando, appena dopo la prima Grande Guerra, la Russia invase il paese che fu annesso all’Unione Sovietica. Inutile dire che la vicinanza del “Grande Fratello”  fu piuttosto invisa e scomoda, finché nel 1991, subito dopo la caduta del Muro di Berlino e la frantumazione dell’impero sovietico, l’Azerbaijan ridivenne una Repubblica indipendente sotto la guida di Hayder Aliyev appunto, il padre della patria. Fu una grande conquista per l’Azerbaijan che tornò a gestire direttamente le notevoli risorse energetiche del paese.

Nel  Mar Caspio infatti si estraeva già petrolio (tra i migliori al mondo) dagli anni 30/40. Per diversi anni comunque il paese continuava ad importare gas dalla Russia, ma proprio due anni fa il colpo di scena: visto che l’Azerbaijan poteva contare su vaste risorse proprie, ha deciso di troncare ogni dipendenza dalla Russia in questo settore e ha cominciato altresì a costruire una sua pipeline che passando da Georgia e Turchia, arriverà sino alla Grecia e all’Italia, paesi che non vedono l’ora di trovare un’alternativa al gas russo, un’arma micidiale nelle mani di Putin. Gli enormi  profitti che arrivano dalla vendita delle sue principali risorse non hanno tardato a far sentire i loro benefici influssi. Bilioni e bilioni di dollari si sono riversati nel paese che grazie a queste enormi ricchezze, sta riportando alla luce i tesori della sua arte, sta togliendo le incrostazioni  sovietiche  a vecchi palazzi, insomma il paese è tutto un fermento di iniziative di grande spessore che in pochi anni sono destinate a cambiare la faccia stessa della capitale e del paese.

Nell’incontro  pomeridiano avvenuto  col Ministro dello Sport  Azad Rahimov, un uomo alto e robusto, innamoratissimo dell’Italia che conosce a menadito , ho avuto modo di sapere che 2 bilioni di dollari sono stati investiti solo in complessi sportivi concorrendo Baku, ad ospitare le Olimpiadi del 2016. C’è veramente da scommettere che, unitamente al miglioramento delle infrastrutture, tutto ciò cambierà davvero il volto della città stessa in brevissimo tempo.

La cosa che però mi ha sorpreso maggiormente, è stato il constatare come fosse vivo in tutte le persone che ho conosciuto a Baku il problema che esiste tra l’Azerbaijan  e l’Armenia, un odio viscerale e profondo che divide le due nazioni confinanti . L’Azerbaijan  richiede la restituzione dei territori del Nagorno Garabagh (o Karabakh , come è stato ribattezzato dagli armeni), un grande pezzo di territorio, che gli armeni – complici i russi dai tempi degli Zar del 1800 – avevano occupato. Una vera e propria guerra, con centinaia di morti e migliaia di sfollati, è tutt’oggi viva tra i due popoli e mi ricorda molto la tragica situazione in cui si trovano il  Kosovo o la Palestina, per intenderci, di cui tuttavia noi occidentali mai sentiamo parlare. Finite le visite ufficiali, degustato il caviale Belga (di cui l’Azerbaijan è primo produttore al mondo), era tempo per dedicarci al nostro sport.

In uno dei complessi locali, la Federazione Azera organizzava un gala , sotto l’egida della WAKO-PRO, in cui Eduard Mammedov, già   medaglia d’oro ai Mondiali ed Europei della WAKO, divenuto campione intercontinentale per la WAKO-PRO, difendeva il suo titolo dagli assalti dello spagnolo Oscar Rueda,  un giovane atleta di Malaga. Il clou del Gala veniva dopo 5 finali di campionato nazionale “pro” in cui gli atleti locali hanno messo in mostra  ottime tecniche, grande spirito combattivo, ma anche fair play e rispetto per l’avversario.

Per la cronaca, i vincitori dei cinque titoli nazionali “pro” sono stati , nella low kick

-62 kg   Elnur Daryagir, -72 kg   Tural Bayramov, -82 kg   Rail Rajabov, -92 kg   Sarkhan Jabbarov: Nel K1 Rules  -91 kg   Zaur Alakbarov. Per venire al  clou della serata, quello tra il detentore, l’azero Eduard Mammedov e lo spagnolo Oscar Rueda , devo dire che è stato un bel incontro.

Il match è partito in maniera eccellente, con Mammedov, velocissimo e rapido come un fulmine, che già nella prima ripresa riesce a cogliere la punta del mento dell’avversario con uno straordinario diretto destro al termine di un’infuocata  combinazione  di calci. Lo spagnolo va a terra e si rialza a fatica. Agli 8 secondi, alza le braccia e vuole continuare.  Pensiamo tutti che il match sia praticamente finito. Invece allacciando un po’ il campione in carica, con un po’ di mestiere, Rueda riesce ad arrivare all’angolo al termine della prima ripresa. Nella seconda Mammedov è tutto proteso all’attacco nel tentativo di chiudere la partita, ma lo spagnolo sorprendentemente non ci sta, rintuzza  bene i colpi avversari e arriva al termine della seconda decisamente rinfrancato dall’atterramento. Nelle restanti riprese, il copione non cambia. I due si danno battaglia sino alla fine, si avvinghiano, entrano sovente in clinch nel tentativo di bloccare sul nascere le iniziative avversarie e finisce l’incontro senza altre sorprese. Ovviamente la vittoria va al campione in carica  che viene applaudito dai 3000 spettatori presenti. Tra essi, moltissimi parlamentari e senatori, amici e colleghi del presidente della Federazione azera Adil Aliyev .

Nell’ultimo incontro della bella manifestazione, altra vittoria di un atleta locale, Hafiz Bahshaliyev, che ha sconfitto ai punti, in un incontro valido per il titolo europeo WAKO-PRO nella categoria supermassimi, il russo Alexandr Vikulov. In verità, dal punto di vista spettacolare e  tecnico-atletico, l’incontro tra  i supermassimi è stato meno piacevole  del precedente. Ma quello che interessava ai presenti era che comunque si portasse a casa la vittoria. A missione compiuta, eravamo davvero tutti soddisfatti, anche se per ragioni diverse ovviamente. Alla prossima.


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