Il presidente della F.I.KB. esterna
alcune sue considerazioni in merito alla rappresentanza della nazionale italiana
ai recenti campionati mondiali di Muay Thai WMF di Bangkok in Thailandia in
questo suo articolo pubblicato sul
SIto ufficiale della Federazione
Italiana KickBixing, in cui emerge il su disappunto per una incongruenza nel
regolamento di gara del wmf.
Ah, i giudici
Bangkok, ormai universalmente nota come la mecca della Muay
Thai mondiale (indipendentemente dalle sigle), ha ospitato dal 20 al 25 marzo
scorso, l’edizione 2006 dei Campionati mondiali WMF
di cui già abbiamo parlato su questo giornale in sede di presentazione.
La FIKB ha partecipato con
un manipolo di atleti, 6 in tutto, che sono stati selezionati nel corso dei
Campionati italiani che abbiamo
svolto a Montecatini Terme (e organizzati dal Grifa Gym) verso la fine di
febbraio. Non tanti in verità, ma certamente i migliori “dilettanti” che in
questo momento ha la Federazione. E qui desidero aprire una piccola parentesi
esplicativa.
Nel novembre dello scorso anno, ero stato invitato sempre a
Bangkok, ad una riunione che si è poi tenuta in occasione del King Birthday
Tournament cui non potei partecipare perché impegnato nei Mondiali di Ungheria.
Mandai al mio posto un nostro rappresentante che poi mi relazionò. Ebbene, cosa
avevano deciso in quella riunione? Che la WMF dava vita, semmai ce ne fosse
stato bisogno, ad un’altra sigla “professionistica” di Muay Thai, la WPMF (World
Professional Muay Thai Federation), emanazione diretta della WMF. Innanzitutto
ciò siglava la spaccatura profonda che esiste nella Muay Thai tailandese ,
divisa tra IFMA e WMF (altro che unificazione!). In secondo luogo, si cercava di
andare contro gli interessi della WMTC (World Muay Thai Council) – una
organizzazione consolidata- il cui segretario generale è il tedesco Stephan Fox,
già emigrato prima in Australia 20 anni or sono e ora in Tailandia da 10 e col
quale ho lungamente parlato a Ko Samui dove l’ho incontrato (ma per altre
ragioni).
Or bene, qual è il problema?
Il problema è che la WPMF ha imposto a tutti gli associati
WMF di dividere – come già si fa nel pugilato -, i cosiddetti “dilettanti” dai
cosiddetti “professionisti”.
Perché io li chiamo “cosiddetti”? Perché a mio avviso tutti
questi atleti che si spacciano per dei “pro”, di fatto guadagnano dai 300 ai
2000 Euro per incontro massimo, grandi campioni tailandesi inclusi (a seconda
dell’importanza dell’incontro ovviamente), e con simili cifre in occidente non
si campa combattendo di Muay Thai e pertanto non sono “professionisti”.
Ma tant’é… I dirigenti WPMF hanno avuto la brillante idea di
seguire pedissequamente ciò che il pugilato, come dicevo, fa da tanti anni. Ma
la boxe può permetterselo perché ha anche oltre 130 anni di storia, mentre la
Muay Thai , soprattutto in occidente, non è assolutamente ancora preparata a
questo tipo di scelta. Ciò ha obbligato la nostra Federazione a lasciar a casa
atleti del calibro di Gianpietro Marceddu o Fabio Siciliani, tanto per citare i
due medagliati della scorsa edizione dei Mondiali WMF, ma anche altri che avendo
espresso il desiderio di combattere per dei titoli “pro”, hanno spontaneamente
deciso di restare “fuori” della nazionale.
Di qui la ragione per cui la nostra squadra azzurra era
certamente più debole di quella dello scorso anno, e questa è stata la ragione
principale per cui abbiamo conquistato “solo” un bronzo su 6 atleti.
Va subito detto che il livello organizzativo, nonostante le
solite pecche, e il campo dei partecipanti è stato superiore all’edizione
2005 di questi Mondiali.
Ben 43 le nazioni presenti e oltre 500 gli atleti, divisi in
cadetti, juniores e seniores e sparsi nelle varie specialità (tra le novità di
quest’anno, anche gare di Muay Boran e di Muay Thai aerobica!). La nostra
squadra azzurra era composta da Sergio Pimpolari (51); Andrea Morlon (54);
Gaetano Verziere (57); Francesco Cerrigone (67); Aziz Ramadani (71); Tiziana
Finocchio (51), il direttore tecnico è stato il maestro Diego Calzolari e
Riccardo Binelli il valido giudice Italiano che ha arbitrato numerosi incontri,
così come Roberto Fragale ha funto da
dirigente del settore insieme al sottoscritto.
Purtroppo il livello tecnico di atleti uzbechi, russi,
bielorussi e marocchini in cui ci siamo imbattuti era decisamente superiore al
nostro, e pertanto i verdetti che ci davano perdenti erano sacrosanti.
Va segnalato che molti di quegli atleti erano riusciti ad
acclimatarsi meglio dei nostri al clima afoso e molto caldo della Bangkok d quei
giorni. Bisognerà che in futuro, anche gli azzurri possano fare altrettanto,
frequentare un “camp” almeno una decina di giorni prima, per evitare di trovarsi
in difficoltà dopo le prime riprese. Uscivano così al primo turno Andrea Morlon
e Aziz Ramadani , due dei nostri più esperti atleti e su cui avevamo imbastito
qualche speranzuola, e quindi anche Sergio Pimpolari e Francesco Cerigone (quest’ultimo
vittima di un brutto taglio sotto l’occhio causato da una gomitata di un
bielorusso.
Nel corso del torneo passava il turno il napoletano Gaetano
Verziere, di Salerno, che si è molto ben battuto, ma che purtroppo si
infortunerà ad un piede (si parla di una micro frattura ai metatarsi) che gli
condizioneranno il prosieguo del torneo. Tutte le speranze di una medaglia
dunque vertevano su Verziere che, passando il turno successivo, entrava nelle
semifinali e quindi in zona medaglia, e sull’unica rappresentante femminile
della squadra (fatto nuovo per noi), la marchigiana Tiziana Finocchio (atleta
che a Montecatini aveva battuto la forte ed esperta piemontese …) della palestra
Beach Club di Alfredo D’Olimpio che passava il primo turno per walk over, e in
semifinale si trovava di fronte alla marocchina Samira Boulel. Tiziana, più alta
dell’avversaria, è partita molto bene, centrava a più riprese la marocchina con
buone combinazioni , era certamente superiore nel clinch e di pugno. Quando in
difficoltà, la marocchina si rifugiava nel corpo a corpo dove tentava di colpire
di ginocchio. Il match si è snodato per le tre classiche riprese nello stesso
identico modo e tutti, dico tutti, l’avevano data per vincente tanto che nel
nostro clan si cominciava ad esultare. Il coach Calzolari, sventolava
l’asciugamano, insomma sembrava fatta. Ma non avevamo fatto i conti con i
giudici.
Nel Mondiale WMF venivano utilizzati 5 giudici e 3 supervisor
che a loro volta stilavano il cartellino. Ebbene i 3 supervisor avevano tutti
dato la vittoria alla nostra atleta, ma i giudici, udite udite, ribaltavano
invece i risultato assegnando 4 vittorie a 1 per la marocchina! Solo in quel
caso, i giudizi dei supervisor non potevano contare.
Apriti cielo! Calzolari e Fragale, incazzati come mai, si
precipitavano dai supervisor protestando. Alfredo D’Olimpio, coach della
Tiziana, subito dietro a loro. Dopo lunghe ed inutili discussioni, il risultato
non veniva ribaltato come avrebbe meritato Tiziana, ed allora Roberto Fragale si
è lasciato andare ad un vero e proprio “coupe de teatre”: ha ritirato
ufficialmente la squadra (tanto Verziere non poteva combattere perché col piede
rotto), uscendone a testa alta.
Peccato, perché Tiziana Finocchio in finale avrebbe potuto
davvero giocarsi l’oro. Speriamo solo che la ragazza non si demoralizzi e che
anzi, secondo il motto degli sportivi “never give up”, torni ad allenarsi più
duramente per cercare di portare a casa l’anno prossimo quello che i giudici le
hanno negato questa volta a Bangkok.
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