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QUESTA VOLTA CI OCCUPIAMO DEI BAMBINI. INDAGHIAMO SU QUELLO CHE CI INDICANO COME “UN INTERESSANTE ESPERIMENTO” CONDOTTO DA MARISA FRAGALE (una delle prime donne cinture nere di kick boxing in Italia) EX ATLETA AZZURRA NELLA NAZIONALE DI KICK BOXING ED IN VARIE SPECIALITA’… NEGLI ANNI “90”.

SARANNO FAMOSI..?

Di: Dt. Giulio Socci

Conosciamo già Marisa Fragale per essercene occupati nel passato, in altri nostri articoli. A volte usata come introduzione storica… a volte come parte integrante ed attiva della nostra storia. Sorella del più conosciuto Maestro Roberto Fragale, ha iniziato la pratica della Kick Boxing da bambina ed oltretutto in contemporanea con la nascita e sviluppo in Italia di questo sport da combattimento. Una delle prime ragazze (se non addirittura, più precisamente, la prima in assoluto) a praticarla agonisticamente e sicuramente l’unica rimasta ancora attivamente nell’ambiente.

 

Praticante e studiosa di Karate, Kung Fu, Kick Boxing e Muay Thai (alla fine degli anni 80 si recò persino in Thailandia assieme al fratello) ha spaziato in queste discipline, raccogliendo successi in tutte le loro peculiarità sportive ed in tutti i compiti che via via, le sono stati affidati dalla Scuola di appartenenza (di cui è stata anche, addirittura, una socia fondatrice e primo Presidente) e della quale si è sempre appassionatamente occupata:

  • COME INSEGNANTE: di Kung Fu, prima e di Kick Boxing, dopo, presso la Scuola Arti Marziali Fragale.

  • COME ATLETA: nella specialità del light contact (Campionessa Italiana e Atleta azzurra ai mondiali WAKO).

  • COME ATLETA: nella specialità delle disco-forms, di cui ne era anche la creatrice (Campionessa Italiana ed Atleta Azzurra ai Mondiali WAKO di Londra nel ‘91).

  • COME DIRETTRICE ARTISTICA: di un gruppo femminile di demo-spettacolo (negli anni 90 si è esibita persino a teatro con il suo gruppo).

  • COME PRESIDENTE DI SOCIETA’:(ha diretto per diversi anni l’attuale sede della  Scuola Arti Marziali Fragale).

  • CREATRICE di nuovi talenti nelle disco-forms, come Massimo Bucchioni (3° posto mondiali WAKO di Budapest; vice-campione europeo WAKO a Varna) e Simone Urbani (2° posto ai mondiali WAKO di Jesolo e per due volte consecutive, vincitore della WAKO World cup di Piacenza)

  • PRIMA PERSONAL TRAINER del giovane e promettente nipote: Federico Fragale nel Kung Fu prima e nella Kick Boxing poi.

  • ARBITRO INTERNAZIONALE Federale FIKB in tutte le discipline della Kick Boxing e nella Muay Thai.

 

Dopo questa prima presentazione, che potrebbe apparire come il resoconto di una intera vita dedicata alle nostre discipline… diciamo, invece, che ha appena oltrepassato la trentina d’anni di vita… come all’incirca il tempo della sua esperienza raccolta ed acquisita sul campo. Evidentemente si usa cominciare presto in famiglia Fragale, ed i benefici risultati sono adesso sotto gli occhi di tutti, a più riprese ed in tutti i campi, specialità e settori delle nostre tanto amate discipline. Forse è proprio per questo, o forse anche per quell’apparente “fato” che li vede (col senno di poi) sempre e continuamente come precursori dei tempi, in tutte le loro azioni ed intenzioni…  che proprio nella loro Scuola si è dato il via al primo corso di bambini per la specialità della Low Kick.

   

Non è certo una novità che esistano corsi per bambini di kick boxing, ma questi, in tutte le altre realtà a noi conosciute, praticano tutti il semi contact (in effetti è questa la sola specialità Federale a loro consentita agonisticamente); non siamo invece a conoscenza di nessun altro corso per bambini nell’intero Paese di sport da combattimento che non siano nelle specialità del karate, kung fu o semi contact. E forse è proprio per questo che le Federazioni non contemplano altri tipi di competizioni agonistiche nelle altre specialità? Personalmente credo di no, ma se così fosse…  Se così fosse, allora, tra qualche anno (magari una decina, chissà…) anche le nostre Federazioni cominceranno a contemplare altri tipi di competizioni in tutte le altre specialità?

  

Non è nelle nostre intenzioni e potenzialità rispondere a queste difficilissime e delicate domande… ma, vedendo ed osservando quello che sta succedendo in altri Paesi più avanzati e intraprendenti di noi, in questi campi specialistici… si potrebbe arguire di si, ma chi vivrà vedrà… e avremo sicuramente in futuro, altre occasioni per parlarne più approfonditamente. Mi dicono che siano all’incirca una decina, i “piccoli guerrieri” che partecipano con estremo divertimento ai corsi di Low/Kickboxing tenuti presso la Scuola Arti Marziali Fragale. Mosso da una lieve sensazione di “disgusto”, al solo pensiero di immaginare dei bambini esortati a combattere tra loro per abbattere o danneggiare l’avversario… ho voluto accertarmene di persona e sono andato a far loro una visita.

  

L’allenamento per i bambini si svolge al primo pomeriggio e alle a 16,00 li trovo già tutti impegnati nel salto della corda. L’insegnante Marisa Fragale è sempre “presente” ed anche durante gli esercizi la sua voce li guida continuamente, tentando di correggere al meglio le tecniche esecutive usate. Corregge… e premia, ad alta voce, elogiando il bambino. Poi si passa ad esercizi propedeutici per la mobilità e all’esecuzione di alcuni circuiti atletici. Sono, questi, una serie di esercizi da completare (salto dell’asta, passaggi a zig-zag tra ostacoli, salto sul trampolino con capriola, salto in alto ecc.) in un tempo minimo per testare e migliorare il grado di abilità motoria del bambino –mi spiega l’insegnate-. Naturalmente, i tempi dati ufficialmente cercano di mantenere all’incirca lo stesso valore, per far comprendere ad ognuno che, impegnandosi ancora un po’ di più, si può arrivare ad essere i migliori –mi spiega ancora l’insegnante- e per evitare antipatiche e diseducative quanto demotivanti, differenze eccessive di rendimento tra loro. I piccoli atleti sembrano “pulcini attorno alla chioccia” e per ogni difficoltà incontrata… “Signora maeestraaaa….” Evidentemente abituati agli schemi scolastici, non possono che riproporre gli unici schemi comportamentali che conoscono. Poi si passa al lavoro allo specchio ed infine ai sacchi ed attrezzi.

   

Lavorano con una cadenza di un minuto e trenta, con un minuto di riposo… visto che la qualità organica della “resistenza” nei bambini non è certo nella “fase sensibile” della loro crescita fisico-organica. Per ora –mi dice l’insegnante- il lavoro che ci proponiamo di fare e portare a termine, è più quello di dotarli di schemi motori quanto più vari e vasti possibile, per aiutare il loro equilibrio psicomotorio durante tutto il periodo di accrescimento. In questo periodo, però, le loro qualità cinestetiche (vedere e riprodurre un movimento) è particolarmente accentuata e si ottengono risultati veloci e duraturi per la loro formazione di una corretta autostima... evitando, quindi, sia una eccessiva che una sottovalutazione di questa. Il bambino si sentirà adeguato alla situazione e, aumentando conseguentemente la propria autostima, si sentirà meglio con se stesso… e quindi assieme agli altri!

  

E’ dunque anche un lavoro svolto per il miglioramento della loro socialità potenziale nel “gruppo dei pari”. Il lavoro tecnico e specifico della Kick Boxing, serve solo come “premio” e divertimento per le giovani leve, ma una sua eccessiva specializzazione “unilaterale” potrebbe avere effetti collaterali ed oltretutto squilibranti, nel processo “globale” di accrescimento e formazione. I bambini chiedono spesso: “ma quando si combatte?” – “solo dopo che avete terminato tutti gli esercizi… e solo chi li ha eseguiti correttamente- è la risposta dell’insegnante. Ma finalmente si arriva al momento fatidico e più atteso dai giovani virgulti. All’ordine: “mettete le protezioni”… si assiste ad un eccitato “fuggi fuggi” generale, verso le proprie borse (tutte allineate ai piedi del ring) ed ecco che spunta fuori tutta l’attrezzatura occorrente. Si vestono maldestramente ed hanno bisogno di aiuto per indossare parastinchi e conchiglie. L’insegnante li calma e li “rimbrotta” per come hanno lasciato in disordine le borse. Immediatamente mettono ordine alla meglio e chi è pronto passa sulle gomme.

   

Si le gomme da camion… ma non certo per lavorare i polpacci… (non sarebbe fisiologicamente indicato nel loro periodo di accrescimento) Sembra infatti, che le abbiano elette a rifugio sicuro dove rintanarsi (sembrano tanti cuccioli) in attesa che la loro “signora maestra” li chiami sul ring per il loro turno. Da qui escono di corsa e sorridenti, non appena sentono il loro nome, come se dovessero andare ad una festa. Sul ring poi, ognuno cerca di fare del proprio meglio, seguendo le direttive dell’insegnante. I guanti che hanno, sono particolarmente morbidi (un tipo speciale per bambini) e non si risparmiano schermaglie agguerrite. Anche l’uso dei calci è frequente e le azioni sono cariche di grinta… anche se prive di aggressività.

  

Spesso, quando uno di loro cade a terra… l’altro si guarda prima attorno stupito… poi sorride come a dire impressionato: “guarda cosa sono stato capace di fare”. La specialità nella quale combattono e si allenano tecnicamente è la Low Kick… ed è un vero piacere vedere i loro blocchi automatici sugli attacchi avversari. Pian piano, anche tutti gli altri si dispongono sotto il ring ed iniziano a fare da pubblico e consiglieri…: “Attacca sotto-sopra! Finisci con il calcio! Fagli una finta!”  E’ questo l’ultimo atto finale della lezione… man mano che finiscono infatti il loro turno sul ring… 10 flessioni sulle gambe e poi: “raccogliere tutta lo propria roba e di corsa a cambiarsi!” –ordina l’insegnate-. In breve tempo rimaniamo soli io e lei e ne approfitto, oltre che per farle i complimenti per un corso così responsabile di kick boxing per bambini, per porle alcune domande che mi aiutino a comprendere ancora meglio la finalità dell’esperimento.

  

E’ una prova che abbiamo voluto fare per vedere e “testare” i frutti che darà in seguito e, naturalmente, per dare l’opportunità a questi bambini di avere la sensazione di poter praticare subito quello che forse dovrebbero aspettare di crescere un po’ per farlo… forse diamo loro anche la possibilità di sentirsi “grandi”… in questo modo. Sicuramente non tutti… anzi pochissimi… forse qualcuno… continuerà in questo sport, ma sicuramente per lui sarà un bel vantaggio essere cresciuto anche con questi schemi motori. Questi, naturalmente, non sono mai troppo specifici ed unilaterali, proprio per dare la possibilità a quelli (la stragrande maggioranza) che passeranno ad altre attività sportive, di avere una con se un bagaglio che possa rappresentare una base solida e globale di capacità motorie, su cui costruire di volta in volta quelle più specifiche degli sport che andranno a praticare in seguito.

  

Naturalmente tutto quanto, qua, ha la forma e direzione di un gioco… (l’unica cosa capace di attrarre oltremodo l’attenzione e l’impegno fisiologico dei bambini) ma un gioco con molte regole da conoscere, creare e stabilire assieme, che li possa aiutare a crescere meglio e maggiormente in armonia con un corpo in continuo accrescimento e perpetua ricerca di equilibrio. Credo che in questo modo possiamo aiutarli molto nella loro crescita psicofisica, soprattutto facendo in modo che nessuno possa sentirsi inadatto nel gruppo dei pari nel quale si trova immerso totalmente, durante le lezioni.

  

Sono soprattutto i figli di ex atleti che abbiamo avuto nel tempo, nella Scuola Arti Marziali Fragale (che vanta ormai esperienza esistenziale da oltre trenta anni) e che perciò conoscono, per esperienza diretta, i nostri sport e le nostre attente metodologie educative. Ma non mancano anche bambini esterni che, per una ragione o per l’altra, conoscono i nostri sport ed obbligano i genitori a portarli… ma alcuni sono gli amici o compagni di scuola di bambini che già frequentano. Certo, da parte dei genitori di questi ultimi, notiamo alcune delle perplessità iniziali che per altro ci aspettiamo e conosciamo… ma queste si smaterializzano completamente dopo aver assistito ad una sola lezione. Anche se, solitamente non permetto ai genitori di assistere da vicino alle lezioni, perché vorrei che il bambino si senta libero di esprimersi naturalmente, senza la presenza di inopportuni correttori coercizzanti.

   

Non è un compito facile… alcuni bambini, infatti, mostrano ed esportano schemi comportamentali sbagliati, perché magari hanno situazioni affettive familiari inadatte (genitori separati… o particolarmente litigiosi… o particolarmente impegnati in attività lavorative ecc.) Questi sono i soggetti più difficili con cui trattare… ma quando riesco a trovare il modo di coinvolgerli emotivamente (e facilmente ci riesco…) sono proprio quelli che emotivamente si “attaccano” maggiormente e che danno perciò una resa e un miglioramento eccellente. Spesso, quindi, ripropongono il loro impegno profuso in palestra… che li ha portati a gratificazione… anche all’esterno ed in tutti gli altri ambienti; contribuiamo così anche al loro adeguato inserimento in tutti gli altri ambiti socializzanti e formanti la loro futura personalità e schemi comportamentali.

  

No.. a scuola non ripetono sui compagni quello che fanno in palestra, anche perché io mi raccomando continuamente e quando mi dicono essere successo… li riprendo pubblicamente dicendo che hanno fatto una cosa che a noi tutti dispiace molto. Questo è sufficiente al bambino che si sente all’interno e parte integrante di un gruppo, per non ripeterlo mai più, dimostrando a se stesso di farne parte a tutti gli effetti e generando in lui lo spirito di appartenenza al gruppo. Credo che questa sia la cosa più educativa che possano apprendere per il loro immediato futuro… far parte di un gruppo (più o meno vasto riproporrebbe la futura società) e comprendere che ci sono delle regole e che queste (per l’accettazione ed il consenso) vanno rispettate da tutti… penso che li possa educare all’ingresso adeguato in altri gruppi dei pari e simili.

  

-         Si.. dopo aver conseguito la qualifica di maestro nell’allora FIAM, ho frequentato dei corsi di specializzazione  (ma per altre discipline sportive) come insegnante giovanile del CAS (Centri di Avviamento allo Sport) ma questa eventualità è sempre stata una mia passione e da sempre continuamente esercitata in passato ed a più riprese, anche in tante altre specialità sportive. Insegnare ai bambini non è affatto semplice… sicuramente è complicato… ma altrettanto certamente è “delicato”, perché ci inseriamo nel suo “processo” globale di formazione della personalità…. Oltre che della loro struttura organica e fisica. Grossolani e gravi errori, quindi, potrebbero avere ripercussioni durature, riflettendosi su tutto il resto delle loro successive esperienze. Non è affatto semplice, ma cerco di fare del mio meglio… soprattutto essendo conscia dell’importanza del mio ruolo, comportamento e status, per l’assunzione di un loro “modello” comportamentale di riferimento.

  

Bene, ci congediamo dalla Scuola Arti Marziali Fragale complimentandoci per aver saputo trovare ed accentuare gli indubbi aspetti educativi all’interno delle nostre specialità sportive e soprattutto per il lavoro di diffusione, sperimentalmente iniziato con i bambini. Ma, soprattutto, per la globale ed autorevole preparazione mostrata nella programmazione e pianificazione, approntata e messa in pratica nella metodologia dell’insegnamento, convenientemente usata nel delicatissimo caso specifico.

PRIMA GUARDIAMOLI BENE… E POI, RIPENSANDO AL TITOLO INIZIALE, PROVIAMO AD INTERROGARCI:  

  • SARANNO FAMOSI?

  • TRA QUALCHE ANNO LO SAPREMO… MA E’ VERAMENTE IMPORTANTE CHE LO DIVENTINO REALMENTE?

PER QUANTO CI RIGUARDA… LO SONO GIA!


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