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Di Spada...Di: Vittoria Maccabruni
Durante la serata organizzata da Liliana Culon per il saggio di fine anno del suo corso di danza e ginnastica ritmica, abbiamo avuto modo di esibirci anche noi studenti, come gruppo del corso di kung fu della Scuola di Arti Marziali Fragale, come avrete letto anche negli articoli precedenti.
Come studentessa del suddetto corso, vorrei ora rendervi partecipi delle impressioni suscitate in me dall’esibizione del nostro insegnante Franco Piccirilli. Penso tuttavia, di esprimere e interpretare ciò che anche il resto del gruppo ha provato assistendo a questa seconda uscita, che ha destato in noi un misto di curiosità e al contempo coinvolgimento diretto.
Curiosità, perché del resto nemmeno noi conoscevamo del tutto l’esercizio che Franco avrebbe compiuto, se non per aver sbirciato alcuni frammenti del suo allenamento al termine delle nostre lezioni. Sapevamo solo che avrebbe usato la spada e che – cosa che accresceva la nostra curiosità – si sarebbe esibito assieme ad una ragazza della ginnastica ritmica. La spada, così come tutte le armi del kung fu, esercita su di noi, quasi tutti studenti poco più che principianti, un fascino innegabile; tanto più nelle mani di chi la padroneggia sapientemente, facendoci fantasticare forse sul momento in cui saremmo in grado di fare, a nostro modo, lo stesso.
Questo credo sia un meccanismo peculiare della relazione studente-maestro che tramite la voglia di emulare chi sa più di noi ci spinge a impegnarci e migliorarci, consci però del fatto che non basterà riprodurre gli stessi gesti per poter arrivare ad esprimere la stessa maestria che sentiamo scaturire da una consapevolezza e sicurezza di sé maturata, durante un lungo percorso che comprende sicuramente aspetti della vita che (ma forse solo apparentemente) esulano dalla pratica delle arti marziali.
Ma ancora…come si sarebbero combinate le diverse abilità – la spada appunto, e la ginnastica ritmica – in un’unica esibizione? Dentro di noi si faceva forse già strada la convinzione che le due cose non fossero così distanti come poteva superficialmente apparire, ma tuttavia questo non faceva certo diminuire la voglia di capire assistendo in prima persona.
Il nostro coinvolgimento invece derivava forse dal fatto che anche noi studenti ci sentivamo in qualche modo parte (sebbene non attiva) di quell’esibizione. Non per semplice “tifoseria” per colui che oltre ad essere il nostro insegnante è anche un nostro compagno e neanche per il fatto che di certo ci sentivamo fieri di essere suoi allievi, ma anche per la sensazione, meno esplicita, di un qualcosa che nonostante i diversi livelli di esperienza, ci accomuna nel percorrere e condividere parte dello stesso cammino.
L’atmosfera nel palazzetto era festosa, per come si addiceva all’occasione. Ovunque, disseminate e intente nelle loro evoluzioni, ragazze e bambine nei loro costumi da esibizione, che si susseguivano senza lunghe pause e creando l’impressione di un “movimento colorato” che si snodava davanti agli occhi degli spettatori. Credo sia importante sottolineare che appariva chiaro che tutte si stavano divertendo e che riuscivano a comunicarlo.
L’esibizione di noi studenti del corso di kung fu della Scuola Arti Marziali Fragale era terminata da tempo e fra non molto sarebbe stato il turno di Franco e di Elisa Toccafondo insieme. Inutile dire che lui si aggirava a bordo campo come se passasse lì per caso, chiacchierando con noi ragazzi e osservando le belle e divertenti esibizioni che lo precedevano, ma in ogni caso con lo sguardo di chi comunque la sa lunga!
Chissà, magari anche lui sarà stato emozionato anche se forse non come noi poco prima di esibirci, del resto non tradiva la benché minima agitazione. L’unico gesto, sul quale abbiamo scherzato, che ci confermava la sua voglia di fare bella figura, era quello di lucidare ripetutamente la sua spada, compagna che fra le sue mani, di lì a poco lo avrebbe accompagnato, rilucendo appunto come si confà a questa nobile arma. Si capiva insomma che Franco era prontissimo a fare quello che doveva fare, infatti poco prima di entrare ecco comparire sul suo volto un’espressione che potrei definire sorridente, che faceva pensare alla calma e alla determinazione insieme: un’espressione spontanea che sicuramente scaturiva dalla sua contentezza nel fare ciò che lo diverte e che al contempo gli permette di esprimere sé stesso nel modo più sincero.
Ma ecco che quasi senza preavviso alcuno, Franco ed Elisa si posizionano al centro del Palazzetto e io ho solo il tempo di raccogliere la mia attenzione per concentrarla sulle due persone che ho davanti. Parte la musica e i due cominciano a muoversi dandomi subito l’impressione che non si trattasse dell’addizione di due diverse discipline che si affiancano, ma piuttosto di un nuovo piccolo insieme composto da due energie combinate tra loro.
Presto la spada non è più “l’arma che Franco impugna” ma un elemento attivo che pare fendere l’aria mossa da una sua consapevolezza fusa con quella di colui che la dirige (o viceversa forse?). I movimenti a cui assisto, proprio per la loro naturalezza, non sembrano far parte di una forma prestabilita: gli invisibili schemi che pur Franco segue, fanno parte di quello spazio e di quell’istante preciso, tant’è che scivolano, ora delicati, ora potenti, assieme a quelli di Elisa alternando l’energia sferzante della spada con la grazia e la leggerezza in una coreografia che ricorda un balletto, una rappresentazione, dove non ci è dato di capire chi dei due stia inseguendo l’altro.
Forse perché è inutile tentare di stabilirlo…la circolarità non può essere fermata per poterla comprendere perché a quel punto sarebbe inevitabilmente qualcosa di diverso. Sembrano avvolti, tenuti insieme, da una bolla di energia che forse sono loro stessi a sprigionare, regalandoci uno spettacolo veramente suggestivo e unico nel suo genere… non si può non rimanere rapiti e affascinati dai loro gesti che emanano la pura vitalità di corpi armoniosi.
Credo siano proprio questo tipo di sensazioni, che fanno partire spontaneo e copioso l’applauso dei presenti che hanno avuto la fortuna di assistere anche a questo tipo di esibizione. Franco ed Elisa raccolgono il meritato omaggio, con ancora negli occhi la concentrazione che li ha portati forse per il tempo in cui si sono mossi insieme, in uno stato d’animo speciale…
Terminato tutto lo spettacolo e considerata l’ora e la fame, con i nostri insegnanti e alcuni ragazzi del corso di kung fu siamo andati in pizzeria per continuare a stare come siamo stati, in piacevole compagnia, proseguendo il nostro viaggio verso… forse non c’è una meta ma solo il piacere del viaggio, come mi ripete spesso il mio insegnante. |