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IL PRESIDENTE ENNIO FALSONI CI PARLA DEGLI INCONTRI WAKOpro NELLA SERATA DI GALA, INSERITA NEL CONTESTO DEI CAMPIONATI ASSOLUTI FIKB E CI RACCONTA QUALCHE SUA IMPRESSIONE DA UNO SGUARDO GENERALE SUI TANTISSIMI INCONTRI… IMPOSSIBILE PARLARE DI TUTTI!

Titoli WAKOpro:
il sogno di una vita!

Di: Ennio Falsoni

Avere 34 anni e riuscire a laurearsi campione del mondo della Wako-Pro di semi contact! Sembra un’impresa quasi impossibile, ma è riuscita a un veterano di mille battaglie, ad un atleta che ha alle spalle una carriera formidabile durante la quale ha collezionato titoli italiani, europei e mondiali a iosa. Si chiama Marco Culiersi. Pensate che vanta 3 medaglie d’oro in altrettanti campionati del mondo Wako nella categoria supermassimi, e in una specialità, quella del semi-contact, dove da sempre i portentosi atleti neri americani, la facevano un po’ da padrone. Insomma vanta una carriera lunghissima e luminosa, cominciata a Rescaldina, vicino a Legnano, alle porte di Milano, con il maestro Emilio La Rosa (mio ex allievo, tra l’altro) in giovane età, e poi continuata in proprio con l’apertura di una società, la Super Team a S.Vittore Olona qualche anno addietro. Ma la cosa buffa è che Culiersi aveva già annunciato il ritiro dalle competizioni ben 4 anni fa.

Ero – e lo sono tuttora, purtroppo, mi dice - piuttosto conciato a livello di articolazioni del ginocchio. Dovevo operarmi al menisco, perché quando spingevo un po’ troppo, mi si gonfiava . Poi dovevo sposarmi e infine avevo avuto problemi personali col mio maestro, tanto che mi sono aperto la mia società. Ero un po’ demotivato, deluso anche, giù di testa e ho preferito smettere con l’agonismo.”

Ma l’enorme passione per la kickboxing che questa pasta di ragazzone si porta dietro da sempre, il fatto di dover allenare e veder crescere dei suoi stessi allievi, una volta sistemata la famiglia (ha ora due gemelli che rappresentano il futuro per lui e speriamo anche per la federazione), ci ha ripensato. Ed è tornato alle competizioni, con buona pace dei suoi ipotetici avversari, che pensavano di esserselo finalmente tolto di torno. Ritornare in gara per il piacere di farlo, senza chiedere nulla ai risultati, gli ha permesso di affrontare il peso degli allenamenti con ben altro spirito che in passato. Lo spirito giusto. Non c’è niente di meglio che fare quello che ti piace fare. E a Marco piace vincere sul quadrato. Si è riconquistato un posto in nazionale, e dopo aver saltato i Mondiali di Parigi del 2003, non ha voluto perdere quelli del 2005 a Szeged in Ungheria, dove solo un arbitraggio abbastanza discutibile gli ha portato via un altro oro. Ha infatti perso di misura la finale contro il canadese Ben Stuart , un tipetto che ve lo raccomando, ma gli è andata bene così. Questo per dirvi lo spirito sportivo di Marco, un ragazzo pulito, buono come pochi, ma che quando è sul quadrato si muove con la leggerezza di un peso medio, è velocissimo, ha scelta di tempo e, soprattutto, grande coraggio e determinazione. Ne sanno qualcosa i suoi avversari, l’ultimo dei quali, in ordine di tempo, è stato l’irlandese di Dublino Colin O’Sghaunessy , allievo del famoso Roy Baker, tecnico di valore mondiale. Lo ha affrontato e battuto, sulla distanza di 7 riprese, sabato scorso 20 maggio al Palacandy di Monza nell’ambito del gala serale che Alfredo Zica, della società monzese K-One, in collaborazione con la Federazione, ha organizzato in occasione dei campionati italiani. Il suo è stato un vero e proprio show. Partito subito in svantaggio di 2 punti, forse perché un po’ contratto per la tensione, ha via via tirato fuori tutto quello che ha e ha offerto un superbo spettacolo di agonismo, tecnica, cuore, voglia di vincere.

Ho coronato il sogno della mia vita – mi ha detto dopo essere stato felicemente nelle braccia dei suoi tanti sostenitori venuti a tifare per lui-. Inseguivo questo traguardo da più di dieci anni e francamente non pensavo di riuscirci. Ma lassù…, qualcuno mi ama.

Era felice Marcone, come lo chiamano gli amici, e noi tutti lo eravamo per lui.

Se il mondiale Wako-Pro di Culiersi era il clou della serata, appena sotto c’è stato il titolo europeo di un altro bel giovane atleta, quel Roberto Pizzagalli, allievo dello stesso Zica, che dopo essere diventato azzurro e campione d’Italia di light contact, ha voluto tentare di vincere il titolo europeo Wako-Pro, sulla distanza di 5 riprese, nella specialità che più gli si addice, al limite di 63 chili. Contro d lui, da Zurigo, un insegnante di educazione fisica , 27 anni, Roger Francioni che pratica kickboxing dal 1999 nel MKC Zurich di Arnin Klaus. Roger, longilineo e ben impostato tecnicamente, ha tenuto bravamente testa all’incalzante Pizzagalli per 2 riprese, ma poi il monzese ha davvero messo in mostra pregevoli tecniche di calcio e ottima scelta di tempo e ha straripato sul finale di gara, aggiudicandosi la bella cintura.

Nel terzo ed ultimo match “pro” della serata, il chioggiotto Marco Nordio ha largamente battuto il milanese della Fusion Team di Mimmo De Marco, Vincenzo Lauriola che all’ultimo momento ha sostituito il febbricitante napoletano Neri Stella, campione uscente, che veramente non se l’è sentita di scendere sul quadrato. Cosa strana però, perché lo stesso Stella – ripresosi nella notte-, ha poi battuto proprio il Nordio sulla distanza di 3 riprese in finale di categoria negli Italiani.

Ecco questi tre incontri hanno ravvivato la serata finale di un sabato lunghissimo col quale era cominciata questa due giorni monzese, dove sono confluiti al Palacandy di Via Stucchi da ogni parte d’Italia –isole comprese- poco meno di 1000 atleti nelle varie specialità: una marea di gente che ha tenuto impegnati per 17 ore di gare ininterrottamente i 60 arbitri e giudici convocati.

Pensate che sono state utilizzate 6 aree 8x8 di tatami e 2 ring il sabato e ben 9 aree di tatami la domenica per smaltire questi campionati. Uno sforzo enorme a tutti i livelli in un impianto bellissimo per dimensioni, ma nel quale gli intelligentoni che l’hanno costruito a suon di milioni di euro dei contribuenti , non sono riusciti a dotarlo di un impianto voce adeguato alla vastità della struttura, creando così serissimi problemi di comunicazione agli addetti ai lavori. Emilio Appiana, gran patron della Ju-Te che era ammirato per i nostri Campionati e che già aveva organizzato, nello stesso impianto, l’Open d’Italia di Karate della Fijlkam, mi aveva purtroppo confermato che quello era il più serio problema del palazzo dello sport di Monza.

Ciò premesso, e al di là di qualche ritardo – 30 minuti - ,nell’inizio delle competizioni e di qualche inevitabile sbavatura o errore di segreteria o di peso o da parte di qualche arbitro (ma avete mai provato a stare in piedi e a muovervi per 8-10 ore di seguito?)-cose del tutto normali considerata la mole della gara-, possiamo ritenerci soddisfatti di come sono andate le cose, sia dal punto di vista della qualità tecnica degli atleti che da quello organizzativo. Ecco, Alfredo Zica –forse anche perché sapeva che c’ero anch’io a dirigere la baracca-, si è defilato per 3 ore al giorno dedicandosi esclusivamente alle premiazioni delle numerose categorie e lasciandomi alla mercè di chi aveva un qualunque problema o aveva bisogno di una qualunque informazione. Ma essendo, come ho già detto in passato, un presidente a cui piace lavorare durante le manifestazioni , mi sono anche divertito.

    

Parlare dei tantissimi match visti ,e non parlare dei tantissimi che mi sono perso perché impossibilitato per mille altri problemi, mi sembrerebbe un po’ riduttivo a questo punto.

         

Lascerò quindi che i risultati e soprattutto le immagini parlino da sole. Posso solo dire che al solito, i migliori sono venuti fuori con qualche rara eccezione (come la sconfitta a sorpresa del piacentino Passaro, campione del mondo a Szeged nei 63 chili di semi contact, battuto d’un soffio dal palermitano Marco Benanti che alla fine era emozionatissimo, felicissimo, sommerso com’è stato dall’affetto del suo gruppo che fa capo al bravo Gianpaolo Calajò),oppure di quella del cuneese Ivan Sciolla, allievo di Silvano Cosentino nel light, al limite di 57 chili, per opera di Enrico Pizzardi di Chioggia. Per il resto, ho notato e con estremo piacere che abbiamo tantissimi giovani e giovanissimi che mettono in mostra mobilità articolare e tecniche stupende, segno che il movimento c’è ed è in buona salute. Che volere di più per un presidente?

    


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