INDUBBIAMENTE UN ARTICOLO “NON PER TUTTI” , QUESTO
SCRITTO DELL’ATTENTISSIMO SALVATORE COSENTINO… MA SIAMO SICURI CHE LO
TROVERANNO INVECE PARTICOLARMENTE INTERESSANTE, TUTTI COLORO CHE AMANO
RAGIONARE SULLE COSE CON LA PROPRIA TESTA. PER ARRIVARE QUINDI A FARSENE UN’
IDEA PERSONALE E NATURALMENTE, ANCHE SOGGETTA IN SEGUITO, A CONTINUI ED
ULTERIORI AGGIUSTAMENTI.
CRITICA DELLA RAGION MARZIALE
(2° parte)
Di: Salvatore Cosentino
Voglio
cominciare l'articolo con un mio caro ricordo da studente liceale che rammento
ancora oggi, a distanza di molti anni, e che (come monito continuamente valido
in ogni accezione) porto ancora con me. La mia prof.ssa di italiano, in seguito
a una mia affermazione sull’ essermi dichiarato "apolitico", mi
disse (riproduco le sue testuali parole che mi riecheggiano nella mente):
"Non si può non fare
continuamente politica… perchè -il fare politica- non vuol dire
necessariamente fare parte di un partito politico che presiede al governo o che
gli si opponga, ma… -fare politica- nel senso più largo ed intimo del
termine, significa anche argomentare, sostenendo le proprie tesi ed opinioni per
confrontarsi...".
Detto questo… sapreste ora
dirmi quante volte facciamo politica durante il giorno? Come spesso ci capita
purtroppo… molti di voi staranno pensando cosa significhi questa frase buttata
così… all'inizio dell'articolo. Io al momento non vi do nessuna risposta, se
non con l'articolo stesso... e spero sinceramente che possiate comprenderla o
addirittura “fornirvela” da soli, alla fine della storia. Ma se non saremo
riusciti a farvela dare autonomamente, non preoccupatevi… sicuramente sarò
stato io che non mi sono saputo spiegare bene!
Se vi ricordate bene, come
scrissi in un precedente articolo: "critica
della ragion marziale" (altrimenti rileggetelo un attimo) dove avevo
iniziato a parlare di arti marziali “tradizionali”… e di arti marziali con
l'aggiunta dell'ideogramma "do", che col concetto stretto di arte
marziale, forse potremmo dire che a volte (queste ultime) hanno veramente poco a
che vedere… e qui purtroppo i "se" , i "ma" e i
"forse", a poco servono di fronte ai documenti degli appassionati
studiosi ed alla storia.... FORSE! In questi ultimi tempi si legge e si sente
parlare moltissimo di guerrieri, di soldati , di samurai e di arti marziali…
ma credo forse, senza capire bene cosa essi siano stati veramente e cosa invece,
essi rappresentino nell'immaginario comune.... Badate bene che c'e' una grossa
differenza fra quello che è l'immaginario comune e ciò che invece è realmente
stato. Sapete quale immagine ho per la mente ora? Quella del film "Titanic",
nel momento in cui la nave era ormai stracolma d'acqua e la situazione a bordo
era quindi palesemente drammatica… e l'orchestra continuava imperterrita a
suonare... come se tutto stesse andando per il meglio! Spero sappiate che a
volte l'uomo si inventa una realtà diversa da quella in cui "è" e
“vive”.... Forse per cercare una illusione che mascheri la crudezza
sconveniente della vita stessa, regalandosi così una visione soggettiva più
confacente alle proprie convenienze ed aspirazioni… Forse, scaramanticamente
desiderando ed aspettandosi quindi… che in un ipotetico futuro prossimo,
le cose vadano proprio come le sue aspirazioni gli fanno sognare… Ma questo è
solo un mio personale pensiero. Una cosa è certa però… Che questo
processo di occultamento dell' intimamente ed inconsciamente “inoccultabile”,
ha portato da sempre nella storia dell'uomo… ad avere figure mitizzate, che
finendo nell'immaginario comune, hanno creato una nostra storia individuale
parallela e fittizia, ed e' cosi che alla fine… (come dice spesso il mio
vecchio caro amico Roberto Fragale) una
bugia, lasciata protrarsi nel tempo… può divenire per molti… (i
meno attenti ed informati) addirittura una “assiomatica” verità assoluta!
Ma
sinceramente, voi… pensate davvero che in epoca medioevale i cavalieri erranti
andavano in giro, in lungo e in largo, in cerca di fanciulle dai bei
capelli biondi da salvare dalle grinfie di qualche drago cattivo? Sinceramente
voi… pensate davvero che i “cavalieri” erano tutti buoni, bravi e
talentuosi come quelli di re Artù? Detto questo, ognuno di voi potrà rimanere
con le proprie credenze e fedele ai propri dogmi e convinzioni, ma vorrei
precisare che la mia intenzione non e' quella di screditare e tanto meno di
offendere nessuno, bensì… solo quella di porre “un po' di storia”
davanti alla dottrina classica o “classicistica”, fatta di miti e
mitizzazioni che hanno soltanto distorto (a mio personale parere, ma solo dopo
una lunga ricerca accurata) la visione di quello che significa "arte
marziale" e di quello che normalmente invece, viene inteso o definito dalla
moltitudine di noi… comunemente come "arte marziale". Alla fine poi
e come mi aspetto sempre: ad ognuno di voi la propria sentenza! I cultori
di arti marziali, definite tradizionali, sicuramente conosceranno il celeberrimo
libro "bushido", scritto all'inizio del secolo scorso (1900 circa...)
dal prof. Nitobe Inazo.Questo professore universitario, formatosi in America e
ribattezzatosi cristiano, ha subito in maniera naturale (sempre secondo il mio
personale parere) un processo di "apertura mentale" occidentale (e ben
presto capirete anche voi il perché). Comunque è principalmente grazie a quel
suo “romanzetto” (non voglio affatto denigrarlo… ma questo è, allo stato
reale delle cose) che oggi noi tutti abbiamo in mente l'immagine del samurai
giapponese come un “eroe romantico” … ma che analizzandolo dal punto
di vista storico invece.... emerge a chiare note che evidentemente e' un falso
d'autore! Il termine “samurai” infatti, appare per la prima volta nel suo
libro, perchè nel "Giappone guerriero" questo termine non fu mai
adoperato per designare la classe guerriera, anche se “gira la voce” che il
termine "samurai" (che letteralmente tradotto, significa solo: “colui
che sta al servizio”) sia apparso in epoca Meiji (epoca contemporanea) negli
ambienti nobiliari... Sarà
vera questa bugia?. Dobbiamo tener presente che dagli scavi archeologici,
effettuati verso la fine degli anni 80' nelle tombe dei "samurai",
furono trovati invece dei belligeranti giapponesi, gli “Ainu” (una etnia
nomade proveniente molto probabilmente dalla Mongolia, dalla Korea e dalla
Malaysia) . E qui, credo dobbiamo aprire una parentesi: -in passato, (come
l'archeologia e la storia ci dicono, ci fanno dedurre e ci insegnano) le guardie
del corpo e gli uomini dei " servizi segreti" erano sempre
scelti tra gli indigeni, perchè dal punto di vista politico/strategico, si
pensava che fossero "politicamente" neutrali. Pensate che anche in
Korea e in Cina, le guardie del corpo degli imperatori e addirittura l'esercito
imperiale… era formato da soli indigeni!- Il periodo storicamente più
travagliato nella storia interna del Giappone per le durissime lotte
civili, è quello che va dal 700d.c, fino al 1570 d.c circa. In questo periodo
infatti, possiamo parlare di “arti marziali guerriere” e penso che sia anche
scontato dire il perchè.... In questo periodo infatti, le tecniche e le
strategie militari sono esclusivamente riservate ai “clan” della classe
guerriera (notate che non li chiamo volutamente samurai… più avanti capirete
il perchè). La classe militare in Giappone era formata dai “Bushi”, che
potremmo definire come dei soldati semplici, paragonabili piu' o meno ai nostri
soldati di truppa e sottoufficiali. Naturalmente erano divisi, come in
ogni esercito sulla faccia della terra per categoria, ed ogni classe aveva un
compito ben preciso. Comunque sia, sappiamo che i bushi erano i soldati che non
avevano il cavallo (ashigaru) e tante volte neanche l'armatura. Le armi
che venivano da loro comunemente usate erano le lance , come la “yari” (che
poteva essere di varie dimensioni) e la “naginata” (che aveva alla
fine dell'asta, una lama ricurva). La casta superiore era rappresentata dai
"buke", corrispondenti ai nostri ufficiali. Divisi naturalmente anche
questi, in base alle mansioni che ricoprivano. Una cosa da capire è che sia i
“buke” che i “bushi” venivano chiamati col loro nome specifico, come
facciamo noi oggi con i graduati dell'esercito – p.es: tenente, capitano,
colonnello e generale per gli ufficiali… e: appuntato o caporale, brigadiere o
sergente e maresciallo, per i sottoufficiali. Fra soldati comunque, vigevano
regole comportamentali molto severe, che prevaricavano persino i sentimentalismi
personali. Massima ad esempio, doveva naturalmente essere l'obbedienza verso i
propri superiori (“Buke sho hatto”, è forse a questo che si riferisce il
poemetto "bushido" scritto nell'epoca Meiji?). Questo diritto di vita
e di morte, i soldati lo potevano estendere anche ai civili di classe inferiore
alla loro. Basti pensare infatti, che la società giapponese dell'epoca era una
società “classista”, e risultava cosi suddivisa:
-
La
prima classe era quella dei nobili;
-
La seconda classe quella dei
soldati;
-
La terza classe quella dei
contadini (perchè era proprio dai contadini che venivano fuori i soldati....
alla faccia delle loro tanto decantate origini nobili, ipotizzate nei
romanzetti....);
-
La quarta classe era quella
degli artigiani e commercianti (questi ultimi non erano visti tanto di buon
occhio, infatti nella letteratura giapponese e in molte rappresentazioni
teatrali che si rifanno a quell' epoca… questi, vengono rappresentati sempre
come avari, cattivi ecc......).
n verità… la classe dei
soldati "amministrò" (uso questo verbo con uno scopo preciso...
vediamo se in ultimo poi, ne capite il perchè....) il Paese, in maniera
sicuramente poco romantica anzi, direi io... tirannica! Sappiamo inoltre che la
classe dei soldati, veniva "mantenuta" dal signore feudale
in tutto e per tutto. I soldati infatti, avevano dal loro signore: vitto,
alloggio, lavatura e stiratura (come direbbe Totò - al secolo Antonio de Curtis)
ma non potevano ricevere compensi in denaro.... Spesso e volentieri allora, il
signore feudale "pagava" il soldato dandogli una parte di una propria
“risaia” e con i contadini stessi, compresi nel prezzo… Se poi in
seguito questi, non gli portavano un raccolto giudicato sufficiente... i samurai
come primo avvertimento, usavano bruciare il loro tradizionale “mantellino”
di paglia, col quale i poveri contadini si difendevano dal freddo e
dalle intemperie... Alla faccia dell'eroe che combatte i soprusi! Continuando
con questa ricerca e deduzioni, se il signore feudale, per i più svariati
motivi, cadeva in povertà… non potendosi più permettere di
mantenere "il soldato"… allora il guerriero diventava "ronin"
, cioè: disoccupato!
C'e'
stato un periodo nella storia del Giappone, che il numero dei “ronin” fu
veramente impressionante, perché per rimediare alle lotte interne fra
feudatari, lo “shogun” Toyotomi Hodeyoshi, ebbe la “geniale trovata” di
mandare tutte le famiglie dei signori feudali (damyo) alla corte imperiale che
si trovava ad Edo (l'attuale Tokio). Naturalmente tutte le famiglie dovevano
essere protette. Immaginate le spese che dovettero affrontare i poveri damyo....
Questo fatto comunque, rese non solo i damyo molto più poveri, ma fece mancare
il “posto di lavoro” anche ai soldati! In questo periodo il numero di "ronin"
da come si deduce, doveva essere quindi molto alto e in effetti fu così.. . I
ronin per sopravvivere… oltre alle razzie che facevano unendosi fra loro,
sappiamo da fonti attendibili che cominciarono ad aprire dei dojo e ad insegnare
ai “civili” (dietro compenso) le loro tecniche da combattimento. Questo è
un punto focale molto importante (a mio avviso) perchè fino ad allora le
tecniche militari-strategiche (e badate che non parlo di arti marziali di
proposito.... la differenza c'e' ma una netta linea di confine sembrerebbe
non esistere… ed io infatti non la illustro) erano riservate solo alla
classe dei soldati. Ed infatti, è proprio qui che inizia a delinearsi la
sottile e delicata (ma importantissima) distinzione fra “kakuto bugei”
(ovvero tecniche e strategie militari appartenenti alla classe guerriera) e “bujutsu”
(che potremmo definire come arti da combattimento per il “popolino”).
Comunque sia , dovete badare bene che i “ronin”, insegnavano solo a classi
inferiori alla loro..! Per rendere più accessibile gli insegnamenti militari ai
civili, i ronin quindi (abbiamo buone ragioni e documenti per pensarlo) misero
in moto un lungo e lento processo di “volgarizzazione” delle arti marziali,
che stavano quindi iniziando a prendere una strada leggermente diversa,
articolata e varia, da quella prettamente specifica nata dalla ragione della
guerra. E qui è doveroso aprire un’altra parentesi: -nelle tecniche e
strategie di combattimento militari (kakuto bugei) i kata “gentili e soavi”
come si intendono oggi, non sono mai esistiti.
Anche perche' nello spirito del
kata, si attacca (ma in realtà quindi si ci difende....) solo quando si viene
attaccati… e in guerra questi “atti convenzionali” non esistono!-. Ma
continuando a seguire le tappe di questa evoluzione o involuzione (a seconda del
punto di vista dal quale la consideriamo) arriviamo al periodo in cui la classe
guerriera giapponese cessò di essere così tanto “belligerante”. Questo a
causa del periodo di pace interna, che va più o meno dal 1600 al 1870. In
questo periodo di tempo, la classe guerriera si "rilassa" e molti
guerrieri infatti, esplicano funzioni per lo più “amministrative”. (spero
ora comprendiate la mia iniziale asserzione in proposito…) E' questo il
periodo di Myamoto Musashi, famoso per aver scritto il libro “gorin no sho”
(il libro dei 5 anelli o delle 5 vie....)
Era questo un grande spadaccino,
che affinò le sue tecniche sfidando e uccidendo tutti i suoi avversari. Pensate
che Musashi elaborò un suo proprio “metodo” personale e quando combatteva
non utilizzava nessun tipo di guardia e teneva la katana non con 2 mani, come
facevano i samurai dell'epoca (ecco, ora ed in questo periodo storico uso il
termine samurai... mi auguro cominciate a comprendere...) ma con una mano
sola.....(ecco allora che qui, possiamo iniziare a parlare di arti
marziali, a mio personale avviso!) perché in alcuni casi i movimenti
risultavano più veloci e meno impacciati. Inoltre, vi si potevano aggiungere
tecniche diverse, sconosciute ed inaspettate. In questo periodo di pace e di
isolamento dal mondo occidentale, si dice che"nascono" le prime scuole
di jiu jitsu o ju jutsu (la traslazione occidentale da ideogrammi in lettere
dipende dalla romanizzazione dei caratteri...) grazie all'aiuto di monaci
guerrieri, scappati dalla Cina a causa delle invasioni mongole. Prima di allora…
un soldato non aveva nessun bisogno ed intenzione, di controllare l'avversario o
di sottometterlo, era un rischio inutile.. meglio ucciderlo senza tante cortesie
e preliminari! L'avvento della "dolce arte" comunque, stravolse la
mentalità dei soldati dell'epoca (anche se a mio avviso, le arti marziali erano
nate… ma morte nello stesso tempo!).
Sempre
in questo periodo si fa sentire molto l'influenza cinese, tanto è vero che si
comincia a parlare di ...kempo (....chuan fa in cinese) ma toglietevi dalla
testa l’idea dei calci volanti... anzi dei calci in genere (e vabbè che i
tempi erano cambiati, ma offendere l'intelletto di una persona no...) perchè
alzare la gamba significava perdere il radicamento nel terreno... la stabilità,
il senso di sicurezza, soprattutto in base al fatto che si combatteva ancora con
le spade e con quella impostazione tecnica del tempo! Nel 1880 nascono, sulle
ceneri delle antiche arti marziali giapponesi, i Budo. Nati secondo me, con
l'intento di far vedere al mondo occidentale, un aspetto del Giappone “classico”
o “classicistico” che invece quindi… non è mai esistito!
Spero di aver chiarito nei
lettori la differenza fra tecniche strategico-militari, arti marziali e budo,
anche se non ho fatto questa distinzione in maniera palese… e se rileggete
l'articolo attentamente… credo adesso capirete la differenza… almeno
spero!
Vi lascio con l'intento di voler
dare alle parole il loro vero e crudo significato, esortandovi soprattutto
a ragionare con la vostra testa, perchè le arti marziali in fondo, fanno parte
della “nostra” evoluzione biologica.
Grazie dell’attenzione e come
al solito… Ad ognuno di voi, l'ardua sentenza! |