UN ALTRO INTERESSANTE E RIFLESSIVO ARTICOLO INVIATOCI DAL
NOSTRO COLLABORATORE SALVATORE COSENTINO. COME SEMPRE NON MANCA DI
SORPRENDERCI CON LE SUE RIFLESSIONI CHE NON RISPONDONO A NESSUNA DOMANDA, MA CHE
NE FANNO SORGERE SPONTANEE NEI LETTORI… CON L’AUGURIO CHE POSSIATE TROVARE
LE RISPOSTE. (prefazione a cura della Redazione)
(n.d.r.) Salvatore si occupa adesso in
maniera specifica di Muay Thai, ma è stato, da sempre, un appassionato e valido
studioso di arti marziali cosiddette “tradizionali”. Riscontrando
ultimamente una tendenza nel mondo della Muay Thai, alla ricerca e riscoperta
della tradizione… notiamo che questa si presta molto bene come “terreno
fertile” anche e persino ad improvvisati millantatori dell’ ultima ora che,
approfittando della totale ignoranza di molti sull’argomento, sono pertanto
liberi di dire ed affermare qualsiasi cosa, senza tema di smentita alcuna. Come
testata, non siamo interessati a polemiche di nessun tipo sulla questione…però
troviamo sia gusto iniziare a parlare dell’argomento, nel tentativo di
sconfigger,e o almeno ridurre, il “fertilizzante principe” che permette
questa diffusa consuetudine: L’IGNORANZA. Crediamo sinceramente che il voler
ricercare le origini della tradizione marziale, origine che ha portato ai più
moderni e spettacolari metodi di combattimento sportivo, sia una cosa edificante
e possa rappresentare una evoluzione e progresso nella conoscenza specifica. Ma
siamo altrettanto convinti che il ricadere inevitabilmente nella routine delle
consuetudini commercializzanti da sempre le arti marziali in occidente… ne
possa invece rappresentare persino una deleteria “involuzione” distruttiva.
Due facce della stessa medaglia, quindi… né positive né negative in
assoluto, ma solo relativamente: a seconda dei metodi usati per la diffusione di
tale ricerca sulle origini, ci si può avvicinare più o meno all’uno o
all’altro aspetto. Attenzion,e quindi, al ragionamento che ne consegue e
ricordate che: non sempre quello che appare più congruo al nostro consueto modo
di ragionare… è il modo migliore per farlo! Forse ci potrebbe apparire così,
solo perchè non conosciamo altri modi… ma il pensiero “divergente” non
trova molto spazio e sostenitori in questa nostra società… però potremmo
provarci. Come vedrete, infatti, l’articolo in questione ben si adatta a
qualsiasi arte marziale e sport da combattimento derivatone. (n.d.r.)
"Critica della ragion marziale"
Di: Salvatore Cosentino
Negli
ultimi tempi si e' assistito, un po' in tutto il mondo, all' interessante
fenomeno del "ritorno all' arte marziale tradizionale". Ma cosa si
intende comunemente per “arte marziale tradizionale” e cosa realmente si
dovrebbe intendere? Prima di analizzare nello specifico la valenza e il
significato di arte marziale tradizionale, penso che dovremmo guardare "di
cosa e come siamo fatti", ovvero: quale il contesto storico/sociale
in cui viviamo, dal quale abbiamo ereditato il nostro modo analitico di
ragionare, con tutti gli schemi mentali che ne derivano e che in
parte ci hanno inculcato fin dall'infanzia, la strutturazione dell'ego con le
sue congetture mentali. In un mondo dominato dunque dalla logica e
dal ragionamento matematico, la nostra mente e' stata
"inquadrata" a vedere le cose in maniera "sequenziale", con
un certo ordine programmatico, volto allo sviluppo di soluzioni che,
come la matematica ci insegna, possono essere infinite! Sicuramente starete
pensando :"ma cosa c'entrano tutte queste belle nozioni con le arti
marziali tradizionali?" Cari amici fermatevi a pensare per un attimo.... se
in una ipotetica aggressione vi sferrassero all'improvviso un gancio
destro come reagireste? Sicuramente ognuno di noi starà pensando ad una tecnica
precisa, cioè starà cercando una soluzione al problema.....! Il vero
problema purtroppo sta nel fatto che in uno scontro non sportivo ma reale (e non
mi riferisco alla classica lite fra ragazzini che si menano fuori da scuola)
dove realmente tutto può essere possibile e dove gli indumenti che indossiamo,
di certo non favoriscono l'uso di certe tecniche di calcio viste nei vari films
e dove le situazioni e le circostanze, cosi come i modi di venire aggrediti,
possono essere infiniti. Ma, ammettiamo per assurdo di potere studiare ed
imparare milioni di azioni difensive, specifiche per ogni situazione ed
allenarle affinchè diventino automatiche, per riuscire ad applicarle in un
contesto da "strada", si dovrebbe riconoscere e prevenire il
comportamento dell'aggressore per attuare cosi una particolare
"risposta"! A meno che qualcuno non abbia sviluppato la veggenza,
direi che sia praticamente impossibile! Pensate che da studi recenti, si e'
scoperto che il nostro cervello non e' in grado di programmare sequenze di
difesa e di attacco come le "macchine", ma purtroppo o fortunatamente,
non siamo robot ma uomini! Il punto focale del discorso, non sta nell'arte
marziale tradizionale in se, che poverina non ha colpa, ma nel metodo o
comportamento di chi la insegna. Siamo infatti noi umani, a creare e a dare
forma e contenuto all'arte, non il contrario! Purtroppo la maggior parte dei
maestri, invece di comprendere quello che realmente sta praticando con i
principi tramandati dalla scuola di appartenenza, si sforza in tutti i modi di
imitare in maniera a dir poco maniacale, le forme e le tecniche "autentiche"
dello stile, imparate magari in segreto dal monaco shaolin errante di turno, il
quale intriso di vecchia conoscenza, sarà pronto a trasmette le forme e le
tecniche proprio "come venivano insegnate in antichità", il tutto
naturalmente rispettando gli scenari e i modi delle più famose trame dei films.
Ecco che nelle palestre, nei dojo, nei kwan ecc., gli allievi si trovano a
"fronteggiare" programmi tecnici infiniti, a spendere un sacco di
soldi per i passaggi di grado dove l'allievo deve sapere e conoscere determinate
tecniche… e solo quando "sarà pronto", potra' imparare "le
tecniche superiori"… quelle per raggiungere "la via dell'
invincibilità" tipica della cinture nere! Ed ecco allora che ci si trova
di fronte a studiare e “comprare” tecniche impossibili che per
applicarle bisognerebbe uscire con un manuale illustrato esplicativo, ma la
verita' sta nel fatto che per applicare certe tecniche nella realtà ci vogliono
secoli anzi... forse 3 vite, per riuscire a comprenderle e a raggiungere
suddetta maestria nell'arte! Ed ecco che nelle palestre si vedono tao lu (forme,
katas) spettacolari, dal gusto estetico ineccepibile, seguite da applicazioni
marziali degne dell'ultimo film di matrix, con colpi e contraccolpi ben
sequenziati e "dal sapore antico" che, forse porteranno a sviluppare
qualità e doti atletiche a volte non poco comuni (basti pensare alle capovolte
e ai salti mortali eseguiti in alcune forme) ma il contenuto marziale dov'e'?
Pensate davvero che in antichità i maestri insegnavano ai loro discepoli
movimenti complessi basati sulla ripetizione mnemonica delle tecniche? L'arte
marziale tradizionale se insegnata e tramandata in questo modo, perde il suo
significato naturale, perchè non viene interiorizzata e arricchita di
esperienze proprie che rendono viva ogni forma d'arte, basti pensare che in
epoche antiche ma anche più recenti, maestri come Morihei Ueshiba (fondatore
dell'aikido) Mas Oyama (fondatore del kiokushinkai) Wang Shian Zhai (fondatore
dell' yi chuan) ecc., hanno provato sulla loro pelle gli insegnamenti ricevuti ,
interiorizzandoli e modificandoli in base alla realtà storica del loro periodo
e soprattutto adattandoli alle loro personali esigenze. L' opera d'arte in
fondo, e' la parte nascosta e più intima dell'artista che cerca di comunicarla
agli altri tramite il linguaggio sensoriale, ma se riflettiamo tutti un
attimino, in ognuno di noi la stessa opera d'arte che sia un quadro , una
poesia, una forma, può suscitare sentimenti e sensazioni diverse, forse perchè
ognuno di noi ha una cultura, un trascorso storico diverso, una percezione
sensoriale diversa, data dal grado di sensibilità che ognuno di noi ha e
manifesta in maniera differente! Quindi pensate che passare il tempo
nell'imitazione spasmodica delle forme e allenarsi in tecniche complesse, o
addirittura "litigare" su quale sia la forma o la tecnica
antica dello stile, come avviene a volte fra maestri, sia cosa la giusta da
fare? In antichità le arti marziali erano veramente una questione di vita o di
morte, l'arte marziale era vista come disciplina militare, priva di quel
"do" che secondo me e' stato alla base della commercializzazione di
quello che oggi viene chiamato arte marziale. Ecco perchè una conoscenza
particolare sul maneggio di una spada poteva veramente fare la differenza, ed
ecco perchè c'era forse questo alone di mistero attorno ai maestri di arti
marziali! Un altra cosa da non sottovalutare e' quella particolare forma mentis
che solo chi ha realmente vissuto in quel periodo può avere, o chi ha
veramente combattuto per salvare la propria vita in guerra! E poi come si fa a
parlare di arte marziale quando alla fine di un nome c'e' l'ideogramma "do"
(la via della pace) intriso di valori commercializzati e commerciali
che ben si adattano ai sogni e alle frustrazioni della massa, organizzate con
tanto di gradi tecnici che in antichità non esistevano proprio, ma che
storicamente sono stati introdotti proprio alla comparsa dell' ideogrammino"do",
e la stessa strada di volgarizzazione commerciale e' stata intrapresa anche da
altre arti, a partire da quelle giapponesi che ne hanno dato il via, a quelle
coreane, a quelle cinesi che ne hanno saputo approfittare piu' di tutti forse,
capendo il business e giocando sulla buona fede degli appassionati, ma
soprattutto sulla "conoscenza delle vere forme" che si celano negli
infiniti stili cinesi! Prima di andare in palestra con l'idea di praticare un
arte marziale chiedetevi sempre per quale motivo lo fate..... eviterete cosi' di
avere molte delusioni!
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Il prossimo articolo verterà su un argomento
che va molto di moda "meglio gli sport da combattimento o le arti marziali
tradizionali”? O ancora: “Quali gli ultimi sistemi “reali” di difesa
personale?"
La risposta però, e come sempre… spero
che la darete voi stessi!
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