|
LA NOSTRA GIOVANISSIMA COLLABORATRICE REDAZIONE BEATRICE GUARDATI, (istruttrice fikb) PRENDE IN ESAME ALCUNI ASPETTI LEGATI ALLA PRATICA FEMMINILE DEGLI SPORT IN GENERE ED ENTRA NELLO SPECIFICO DI ALCUNI SPORT A NOI PIU’ CARI… LO FA DOPO AVERNE CONDOTTO UNA RICERCA PERSONALE ED UNA SUA PERSONALISSIMA INCHIESTA STATISTICA SU UNA “POPOLAZIONE” DI RAGAZZE CON “GRIGLIA TRASVERSALE” PER ORDINE DI SPORT. MA DOBBIAMO DIRE CHE A DISPETTO DELL’ETA’… MOSTRA UNA CAPACITA’ DISCORSIVA ECCELLENTE, PER UN ARGOMENTO COSI’ COMPLESSO E DELICATO.LA DONNA E LO SPORTDi: Beatrice Guardati (Istruttrice FIKB).Mi dicono e leggo ovunque, che fino a qualche decennio fa… (anche se personalmente io stento persino a crederlo…) la donna che praticava lo sport o le poche che andavano in palestra, sia per la cura e mantenimento del proprio corpo (anche se mi dicono essere stato quasi “inconcepibile” fino solo ad un trentennio fa) sia per intraprendere un’attività agonistica… era normalmente considerata… fuori dalla norma! Questo credo forse, accadeva perché sin dai tempi antichi, la donna ha sempre avuto (ma lo ha ancora… anche se non solo limitatamente) un “ben preciso e delimitato“ ruolo fondamentale nella costituzione famiglia, doveva prendersi cura dei figli ed accudire la casa, mentre invece l’uomo… si doveva occupare in generale di procurarsi tutto il necessario che occorreva al proprio nucleo familiare. Queste norme e ruoli comportamentali, credo pertanto venissero passivamente accettati, trasmessi e perpetuati per mezzo delle generazioni seguenti… come vero e proprio “assioma”! Relegando quindi la donna con le suddette norme, ad un ruolo circoscritto al sociale interno al gruppo familiare ed ai rapporti tra i componenti di questi… ed affidando all’uomo ai rapporti e contatti esterni di questo gruppo familiare ristretto, con il gruppo sociale esterno più ampio. Con il passare degli anni però (mi parlano di “femminismo”- “rivoluzione femminile”- emancipazione”…) la donna ha cominciato gradatamente ad essere anch’essa parte attiva della società esterna, lavorando. Progredendo ancora nella sua indubbia emancipazione e con gli anni seguenti… ha iniziato poi a prendersi e ritagliarsi i suoi spazi personali, arrivando sino ad oggi… dove credo di comprendere e vedere che la donna e l’uomo… conducono una vita di relazione sociale, se non proprio uguale… (non credo ci sarebbe augurabile) sicuramente molto simile! Anche… per quanto riguarda la presenza e la vita della donna all’interno dei centri sportivi quindi… noto che è cresciuta in modo notevole… anche se, per quanto riguarda alcuni sport (forse ancora ritenuti –a mio parere a torto- ad appannaggio maschile) e specialmente se praticati a livello agonistico, credo proprio ci siano ancora alcuni piccoli ma resistenti ostacoli psicologici da superare. Prendiamo come esempio (e non a caso sicuramente) gli sport da ring e proviamo ad analizzare i motivi per cui tante donne, a quanto pare, sento e noto, preferiscono non praticarli. Le giustificazioni addotte e presentate ad una mia piccola indagine statistica personalmente effettuata, sono molto varie e molteplici… ma le più rappresentative si potrebbero dividere e raggruppare in tre grandi gruppi di appartenenza:
1° L’aspetto fisicoCredo e noto che l’uomo, quando inizia a praticare un qualsiasi sport, non si preoccupa minimamente del cambiamento morfologico che questo può sicuramente provocare sul proprio corpo, anzi… spesso lo ricerca come una prova della sua “mascolinità”. La donna invece, noto che sia una delle prime domande che si pone. Posso quindi comprendere e dedurre come se ne preoccupi quindi in modo notevole… e addirittura forse, sino a decidere di non praticare l’attività sportiva che più gli piacerebbe svolgere e sceglierne un’altra che magari non le piace così tanto… ma che è maggiormente sicura (o convinta) non gli provocherà cambiamenti morfologici significativi. Spesso perciò, mi sono ritrovata spesso a chiedermi: “Ma per quale motivo accade ciò?” Cerchiamo di capirlo nel punto 2… forse c’è una parte di risposta a ciò che cerchiamo di comprendere. 2° il concetto di “donna”La figura femminile di riferimento e presente nell’immaginario collettivo delle ragazze… e che fin da piccole viene da noi introiettato passivamente, perché insegnatoci e mostratoci dalle nostre mamme, è che “la donna” deve rappresentare soprattutto la femminilità e la grazia. Da questo forse, se ne potrebbe dedurre che quindi, questa “non possa e non debba” (perché sconveniente in questo senso) praticare sport ed attività… che sin dai tempi più remoti venivano praticate dagli uomini, perché ad essi riservati… e quindi introiettati come “virili” e particolarmente mascolini. Inoltre, oggi più che mai, osservo e comprendo come i vari “canoni” e modelli da seguire, o meglio quello che ci viene introiettato passivamente ogni giorno dalla tv, dai cartelloni pubblicitari, dalle tante riviste così dette per sole donne, è una figura di dea, molto curata, con le braccia molto sottili, gambe affusolate, muscolatura invisibile ecc. Ma questo accade fin dai primi anni di vita… che ne pensate ad esempio del modello “Barby”… la bambola più diffusa ed ambita da tutte le bambine e con cui queste, giocando, crescono? Un fisico che non puoi avere certamente, se pratichi un qualsiasi sport a livello agonistico! Dato infatti l’inevitabile sviluppo e definizione della muscolatura occorrente e per questo sollecitata dal notevole carico di lavoro fisico giornaliero. Questo però… credo personalmente che non debba o possa significare affatto, che una donna che pratica calcio o un qualsiasi altro sport da ring ad esempio… non sia “femminile”! Nella mia personale indagine condotta infatti… ho rilevato e scoperto, che ci sono addirittura donne-fighters che praticano kick boxing, alcune persino molto famose in questo ambiente… e che parallelamente allo sport che amano, lavorano addirittura come modelle! In
realtà e secondo alcuni studi di cui mi sono interessata alla loro esaminazione,
la mascolinità in una donna che ha intrapreso uno sport come il pugilato, il
sollevamento pesi ecc è da ricollegarsi a caratteristiche fisiologiche e
psicologiche già esistenti nei propri geni e che le ha instradate verso certi
tipi di sport piuttosto che altri. Quindi non è lo sport a cambiare la donna ma
la donna a scegliere inconsciamente un certo tipo di attività che a lei
naturalmente più aggrada. Questo non significa che non ci siano donne che hanno
scelto uno sport, diciamo… “mascolino”, nonostante la loro evidente
femminilità. Diciamo che quelle sopra descritte sono le due possibili figure.
Inoltre la donna sin da piccola, credo non sia in molti casi, abituata a far programmi su se stessa, ma cerca di dimostrare le sue
qualità in campo affettivo e a dimostrare a gli altri le proprie capacità di
“femmina” (amore per la famiglia, amore per la casa, istinto materno ecc.).
Ma naturalmente sono perfettamente
cosciente che tutto questo è generico, ogni soggetto ed individuo è un caso a
sé. 3° l’aspetto fisiologicoAncora oggi mi capita di sentir dire
da alcune ragazze che certi sport non si ritengono all’altezza di praticarli
dato l’enorme sforzo a cui è sottoposto sia l’apparato cardio-circolatorio
che respiratorio. Se è vero che le capacità di questi apparati sono inferiori
nella donna, rispetto a quelli dell’uomo, è altrettanto vero che durante gli
allenamenti ognuno di noi si regola in base alle proprie possibilità. Nella
kick boxing per esempio e come sapete tutti, non solo donne e uomini gareggiano
separati, ma sono a loro volta sono suddivisi/e in categorie di peso, questo per
competere in modo equilibrato tutelando così i due atleti/e. Inoltre, credo sia fondamentalmente sbagliato considerare la donna solo come un essere debole… non dobbiamo dimenticarci che per sua natura… la donna è fisiologicamente preparata ad un enorme sforzo, che è il parto, dove l’apparato cardiocircolatorio e respiratorio sono fondamentali. Dove secondo me… un fisico ben allenato e muscolarmente più tonico… avrebbe senz’altro una riuscita migliore nell’espletamento di questa funzione.
Nonostante
tutte queste motivazioni, noto che nella società si inizia forse ad accettare
anche canoni femminili diversi, quali (una certa e finora classificata come) la
mascolinità, la voglia di affermazione e soprattutto una certa dose di
aggressività tradotta in voglia di competizione e pratica sportiva quindi. Sembra
però tuttavia… che da recenti sondaggi fatti e di cui io sono potuta entrare
a conoscenza, la donna non si sia ancora del tutto liberata da quei preconcetti
sopra descritti. Se è vero che adesso indifferentemente e senza nessuna curiosa
particolarità, questa pratica sport.. e persino a livello agonistico su grande
scala (quindi sicuramente un miglioramento
da quando mi hanno raccontato, non lo praticava per niente o questo destava
curiosità…) è pur vero che forse se moltissime lo praticano, alcune di
queste credo, non lo facciano ancora per una loro semplice soddisfazione
personale o realizzazione di un proprio e legittimo desiderio, ma ancora una
volta forse, credo e mi dicono molte di queste, che si impegnino per essere o
sentirsi accettate. Forse alcune addirittura, come mi hanno risposto, per voler affermare e rimarcare l’uguaglianza… con un desiderio di
rivalsa sessuale che penso… non faccia loro molto “onore” intellettivo, ma
credo di poter notare alcune anche … per autoaffermazione sociale. In fondo, credo di poter dire dopo la mia personale piccola inchiesta e ricerca… molte donne che praticano sport hanno un conflitto con loro stesse (ma non è detto debba essere interpretato solo negativamente) da una parte la voglia di affermarsi (dicono in molte: “come l’uomo”) dall’altra, la paura di essere giudicate “non femmine” dalla società in cui sono immerse (vedi punto 2). C’è però da dire… che noto non essere presa (in generale: mass media, opinione che noto diffusa ecc.) con la stessa considerazione di quella maschile, la pratica agonistica femminile. Forse perché rendendo performance in assoluto minori rispetto a quelle maschili, non rappresenta il massimo risultato per “l’individuo umano”? Ma credo che proprio per il fatto di non essere spesso, presa troppo in considerazione… la donna possa perciò “godersi” con minore ansie la parte più ludica del praticare attività sportiva… rispetto all’uomo! Mi sembra infatti che questo, sia molto più soggetto al “mero” risultato ed alle aspettative che gli si creano inevitabilmente intorno. Quindi, personalmente credo che, se da una parte è svantaggiata… dall’altra abbia questo enorme vantaggio! Mi spiego meglio: un bambino che oggi si avvicina al calcio (e qua sarebbe forse, prima da tentare di capire se è veramente “lui” che vuole praticarlo o sono i genitori e la società -mass media- che lo condizionano) deve, per le aspettative familiari, aspirare a diventare e confrontarsi continuamente con un Totti della situazione. Forse perché si insegna loro e per il loro bene (ma potremmo prima anche discutere e scoprire se… siamo noi in grado di conoscere il bene degli altri?) che bisogna aspirare subito al massimo in un asocietà del successo come forse è diventata o stà divenendo la nostra… e in alcuni casi “bruciando anche le tappe” (visto che sin da bambino, mi sembra si incorra ed incoraggi sempre più nella specializzazione precoce dell’attività) che a lungo andare, potrebbe provocare traumi (oltre che psicologici) all’apparato locomotore e muscolare dell’organismo in crescita. Per la donna tutto questo forse non si pone, o credo sicuramente in misura molto inferiore. Nel senso che non essendoci, o meglio non essendo note a gran parte della nostra società, un gran numero di atlete agoniste di successo… credo perciò non si abbiano grandi aspettative come invece penso, si pongano per l’uomo. Da queste mie semplici considerazioni… sembrerebbe che nella donna e su questo singolare aspetto sportivo… esistano due “IO”, uno sociale, l’altro atletico. Quest’ultimo sembra che sia molto simile a quello dell’uomo (anche se io direi invece, assolutamente identico) quindi, si dedurrebbe forse, che il problema sia strettamente legato alla società e ai propri preconcetti, molto spesso tramandati e perpetuati dalle stesse donne alle proprie figlie. Forse e comprendetemi se dico forse… per far si che questi preconcetti spariscano completamente… le stesse donne dovrebbero fare un esame di coscienza e magari evitare di attribuire forse troppo facilmente e convenientemente… ogni colpa all’uomo (o alla società cosiddetta “fallocratica”) e cercare invece, di crearsi un qualcosa di “proprio”… senza voler ad ogni costo imitare o controbattere quest’ultimo! ...Altrimenti dico… perché esisterebbero i due sessi? Evvivaddio se questi sono diversi… allora perché li vorremmo forse perfettamente uguali? |