La seconda volta nel
2001 mi
sembra…
e c’erano state le prime
avvisaglie che avrebbero portato, nel giro di poco tempo, alla seconda intifada
palestinese, relativa guerra contro gli israeliani e scaramucce di questi ultimi
anche con i libanesi, accadimenti dovuti al fallimento dei piani di pace che
tutti purtroppo conosciamo. Questa volta l’invito era dovuto ad un vero e
proprio stage arbitrale del nuovo settore della Thai/kick boxing della WAKO e
per
la Muay
Thai
della IAMTF (Sami Kiblawi è anche il rappresentante libanese per questa sigla
tailandese). Inoltre, durante i dieci giorni previsti di permanenza, Sami mi
aveva organizzato anche uno stage tecnico internazionale di due giorni, che
avrebbe visto la partecipazione di atleti provenienti dai Paesi limitrofi come
Siria, Palestina, Irak, Jordania e, naturalmente, Libano.
Non
chiedetemi come mai mancassero i confinanti israeliani… poiché neanch’io
gli ho posto questa domanda! Questa volta gli echi della guerra civile si erano
spenti definitivamente o quasi… e l’intera città appariva completamente
diversa: grandi parchi della pace erano stati costruiti nei posti in cui si
erano svolte le battaglie più cruente tra le opposte fazioni, al posto dei
palazzi precedentemente rasi al suolo da queste feroci battaglie. Ormai erano
poche le parti della città che recavano ancora i segni della passata guerra, ed
il centro cittadino era stato interamente ricostruito con lo stesso stile
precedentemente avuto… In questi anni erano molte che le cose che i libanesi
erano stati capaci di ricostruire… e se non fosse stato per quegli immensi e
caratteristici archi di roccia situati in mezzo al mare… avrei giurato di
trovarmi in un altro posto del mondo. Nel frattempo, anche Sami Kiblawi aveva
ben operato in patria per i nostri sport e la sua federazione aderente alla WAKO
era stata persino riconosciuta dal proprio comitato olimpico nazionale. Sono
stato, infatti, persino portato come ospite d’onore ad una cena
rappresentativa tra gli esponenti di tutte le federazione aderenti al Comitato
Olimpico del Paese, assieme a Ministri dello sport e presidenti federali,
segretari di partiti politici ed alti esponenti del Comitato Olimpico libanese,
tra cui il suo presidente… (la burocrazia è uguale in tutto il mondo). Questa
volta sono stato ospite dell’università americana di Beirut (all’interno
della quale si è svolto lo stage, con quasi un centinaio di partecipanti dei
paesi arabi), ricevuto con tutti gli onori dal suo “magnifico rettore” (una
esperienza veramente unica per me!) con tanto di scambio simbolico di doni i
quali, adesso, troneggiano nel mio “confusionario” ufficio, in mezzo ai
precedenti e a tanti altri, provenienti un po’ da tutto il mondo. Una
lusinghiera esperienza per me, essere presentato allo stage dal sindaco di
Beirut e dal colonnello comandante del reparto sportivo dell’esercito libanese…
Lo
stage si è svolto nei migliori dei modi e, fortunatamente per me, non ero l’unico
docente: io mi occupavo della parte tecnica e soprattutto di quella arbitrale,
mentre altri personaggi dell’università e dell’esercito si occupavano di
esporre varie teorie sulle metodiche di allenamento e sulle tecniche alimentari
per gli sportivi. Gli atleti che avevamo di fronte erano forse “acerbi”
nelle conoscenze tecniche o metodologiche… ma sicuramente avevano un “cuore”
ed una determinazione più uniche che rare. Alcuni di loro, infatti,
nonostante le poche conoscenze, erano già campioni internazionali delle varie
sigle ed alcuni di essi (specialmente tra i dirigenti ed accompagnatori delle
varie delegazioni) addirittura erano vecchie conoscenze costituitesi negli anni
anche a causa di varie partecipazioni a tornei internazionali. E’ stato per me
un piacere poterli incontrare di nuovo e posare con loro per delle foto ricordo
di quella occasione insieme ai loro atleti.
Lo stage è stato
particolarmente interessante e, poiché è seguito a distanza di pochi giorni da
quello fatto da Eugeni Kotelnikoff (il celebre preparatore della squadra
nazionale bielorussa), ha puntato più sull’aspetto dell’arte tailandese e
del suo combattimento, in relazione ai parametri del giudizio arbitrale ed i
suoi risvolti pratici per gli atleti.
E’ stata in ogni caso un’esperienza
esaltante, trovarsi di fronte a così tanti atleti e tecnici provenienti da
tutti quei Paesi arabi… anche se, sinceramente, credo di aver dato il meglio
di me stesso nello stage arbitrale vero e proprio, dove abbiamo potuto così
formare i necessari arbitri internazionali occorrenti loro per continuare a
progredire nella diffusione dei nostri sport, peraltro molto amati ed apprezzati
in quei Paesi su tutto il territorio.
Ricordo che, in questa
seconda visita, il tempo libero a disposizione fu maggiore, ma, soprattutto, il
“clima sociale” sembrava essere forse più favorevole a gite turistiche, per
avere un’idea maggiormente esaustiva delle magnificenze locali. Questa volta,
inoltre, si presentava l’opportunità di ricevere alcuni inviti a cena o
pranzo da amici di Sami Kiblawi, perciò anche l’opportunità di entrare nel
vivo del sociale familiare libanese.
La prima visita la facemmo a sud
del Paese, proprio vicinissimi (forse solo un km) al confine con Israele… dove
si iniziava già a notare un certo clima di “tensione”. Eravamo invitati a
pranzo da una famiglia di origine araba, di religione islamica amici di Sami.
Questa era composta dalla mamma ed i suoi 4 figli: due sorelle e due
fratelli. Mi informano subito che il padre di questi ultimi, assieme ad un altro
fratello, erano rimasti uccisi nella distruzione della loro casa, che era stata
fatta saltare in aria durante un’ incursione di milizie israeliane. In
effetti, in quella casa si respirava appieno, tutta quella tensione che mi era
sembrato di aver registrato in tutta la zona di confine.
Infatti, mi invitano a visitare
la casa e, nella cameretta di Abir (una delle due ragazze…), noto (oltre ad un
poster del mitico “guerrigliero” Che Guevara) un nastro di mitragliatrice
attaccato alla parete! Mi mostro interessato alla cosa e, per continuare la
conversazione… mi portano un fucile da cecchino con tanto di cannocchiale, un
fucile mitragliatore ed una specie di bazoka a spalla… con addirittura un
missile inserito e pronto ad essere lanciato! Subito inizia una conversazione su
episodi di battaglie passate, che hanno visto i membri della famiglia giocare
ruoli importanti nella difesa del territorio… sui problemi dei campi minati
non ancora totalmente smantellati… sugli ultimi accadimenti politici ecc.
Vedendo nel salotto anche
alcuni reperti archeologici in coccio, la discussione si sposta sulle antiche
civiltà che hanno popolato il paese: vengo a sapere che non di rado, nei loro
terreni, vengono tutt’ora effettuati degli importanti ritrovamenti di reperti
archeologici che sono stati datati risalenti a più di 4000 anni fa e
attribuibili al popolo fenicio, che ha abitato in passato quei luoghi. La sola
idea di maneggiare un manufatto artigianale, con oltre 4000 anni di
storia, mi faceva veramente accapponare la pelle dall’emozione… almeno
quanto il vederlo candidamente esposto in un salotto di casa. Durante il pranzo,
poi, mi hanno veramente fatto assaggiare tutti i piatti tipici della zona che la
madre aveva cucinato per l’occasione. Non doveva essere una cosa di tutti i
giorni, avere ospite a pranzo un europeo… appena arrivato per giunta! Abir (la
figlia più giovane, la proprietaria del nastro di mitragliatrice…) ha fatto
veramente di tutto per conoscere nei minimi particolari i nostri usi e costumi,
particolarità comportamentali ecc. Vengo poi a sapere che la sua curiosità ha
un fine pratico, oltre che culturale… deve infatti andare a trovare una
sorella che vive a Parigi ed era curiosissima di conoscere (dal vivo e in
anteprima) la mentalità del popolo europeo che sarebbe andata a conoscere…
spero di non averla fuorviata!
Saltando da una cena ad un
pranzo in casa di amici, parenti e conoscenti di Sami, abbiamo girato quasi
tutti i maggiori centri libanesi (il Libano è molto piccolo come estensione) e
non sono mancate visite culturali alle molte rovine di antiche vestigia Romane,
Bizantine, Persiane, Fenicie ecc. situate a poche centinaia di metri dai moderni
centri abitati, costituendo così… un contrastante ed affascinante salto
architettonico di circa 6000 anni!
Ma non sono certo mancate le occasioni per farmi
giustamente notare come Beirut fosse tornata ad essere, non solo un immenso sito
archeologico, ma anche una meta turistica affascinante, oltre che per le sue
bellezze naturali… piena di vita e locali dove passare piacevolmente le serate…
e fare nuove interessanti conoscenze… anche per allargare il proprio
bagaglio culturale.
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