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La prima volta
alla fine degli anni “90”…

 la guerra civile si era finalmente spenta da qualche anno e tutto il paese cercava di risollevarsi e tornare alle consuete occupazioni economiche e lavorative, ma anche ludiche e sportive.  Il motivo della mia presenza era quello di officiare, in qualità di arbitro, in una serata di kick boxing e Muay Thai organizzata da Sami Kiblawi ed in cui Julia (una giovane e bellissima atleta russa, che sarebbe poi divenuta sua moglie) si sarebbe battuta per il titolo mondiale WAKO di Full Contact contro una atleta irlandese.

 

Una esperienza dai risvolti fantastici ed estremamente interessante per quelli culturali… una scoperta continua! Sebbene la città di Beirut presentasse ancora ben visibili tutti gli spaventosi segni della lotta appena conclusasi… si sentiva nell’aria una vitalità e la voglia di cambiamento nella routine quotidiana di tutti i suoi abitanti. Ho visto palazzi semidistrutti e con pareti che sembravano “groviera” dai fori dei proiettili sparati… interi piani di palazzi in cemento armato “colati” verso il basso come fossero stati di plastica fusa da un immenso ed incomprensibile calore. Non c’era momento in cui Sami, girando in auto per la città,  non mi narrasse di episodi e battaglie svoltesi  in quei luoghi e spesso anche con lui come protagonista o semplice comparsa.

 

Le sue spiegazioni e racconti erano così precise e dense di enfasi, che quasi mi pareva di sentire i colpi, le grida e quant’altro potevo immaginare essere purtroppo accaduto. Ormai erano cose passate, ma ancora erano vivi i ricordi e le vecchie motivazioni di attrito tra la popolazione. Non era raro, infatti, trovare ai bordi della strada (uscendo dal centro abitato) dei posti di blocco e di controllo, presieduto da “carri”  con tanto di “torretta artiglieria” e mitragliatrice spianata… ogni tanto giravano ancora per la città i pick-up dei militari con la “mitragliatrice pesante” montata sul cassone posteriore, con tanto di militare dietro di essa. Giravano ancora molte armi tra i civili… e non era raro io mi accorgessi che il mio accompagnatore di turno tenesse un “revolver” infilato nella cintura dei pantaloni ed uno nella fondina ascellare, nascosto sotto la giacca….

 

Oppure che, aprendo il bagagliaio dell’auto per caricare alcuni oggetti, vedessi nel vano un autentico fucile mitragliatore Kalshnikof con tanto di caricatore montato ed uno di riserva pronto e fissato con lo scotch a quello inserito. Non nego che ero anche un po’ preoccupato, nonostante le continue rassicurazioni di Sami… Ma, fortunatamente, le uscite e le escursioni non si sono svolte in posti particolarmente pericolosi o isolati. Durante l’intera settimana in cui sono stato ospite di Sami, molto del tempol’ho trascorso nei paraggi e nel solo quartiere in cui era situato l’hotel dove ero ospitato, ma è stato sufficiente perché mi potessi fare una prima, anche se sommaria, idea della ancora delicata situazione in cui comprensibilmente si trovava tutto il Paese.

 

Inoltre, nell’intero quartiere tutti sapevano chi fossi e di chi ero ospite, ragione per cui erano anche molto cordiali e pieni di premurose attenzioni nei miei riguardi. Dopo tre giorni dal mio arrivo si è disputato il mondiale - vinto dalla bella Julia - ed assieme a lei ed al suo procuratore Mark Mentzer (presidente WAKO della federazione russa), unitamente alla delegazione irlandese, è iniziata la visita turistica a molti dei posti emblematici e più caratteristici della zona, un tempo meta ambita e ricercata tappa d’obbligo: il meraviglioso lungomare e spiaggia di Beirut, con i suoi famosi, enormi  archi di roccia davanti alla scogliera, i locali caratteristici per le loro danze particolari e, naturalmente, per provare il caratteristico “Narghilé”.

 

È questo un tradizionale strumento per fumare del tabacco aromatizzato e caramelloso in vari gusti alla frutta. Si fuma in gruppo, passandosi il tubo l’un l’altro: trovo che sia un ottimo strumento per fraternizzare amichevolmente, quasi fosse un “Calumet indiano” della pace. Naturalmente, non sono mancate visite a locali e ristoranti, dove poter ballare tutti assieme le particolari tradizionali danze del posto, dove poter stringere nuove conoscenze tra gli avventori e proprietari che, “curiosissimi”, non mancavano di fare continue domande sui nostri usi e costumi… oltre che aver cura di informare nei dettagli dei loro.  Il mio ricordo più vivo è delle molte, bellissime serate, passate insieme a perfetti sconosciuti, ma che poi… per merito del narghilé, del cibo e delle danze, divenivano dopo poco degli assidui e curiosi interlocutori per tutta la piacevole serata.

 

Non sono poi certo mancate le visite ad alcune palestre di Beirut ed in particolare in quella di Sami, situata in un sotterraneo di un immenso palazzo in centro città. In questa palestra vi abbiamo condotto addirittura alcuni allenamenti assieme; approfittando della mia presenza, abbiamo improvvisato uno stage di Muay Thai che non ha mancato di incuriosire ed appassionare quei ragazzi, autentici  guerrieri (che, fino a poco tempo fa, lo erano nell’accezione peggiore del termine) Prima di ripartire poi… in segno di stima ed amicizia, oltre che per lasciare un ricordo indelebile del viaggio (credo non certo per mio particolare merito nello stage o reale valore…)  la consegna del 6° grado di kick boxing rilasciato dalla Federazione Libanese presieduta da Sami. Un diploma, diciamo così… “ad honorem”, ma che conservo nel mio ufficio con particolare affetto come  ricordo, oltre al fatto che non è da tutti averne uno… scritto in arabo!

 

 


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