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LA NOTA MANIFESTAZIONE TARGATA LINO GUAGLIANONE, DOPO UN LUNGO PERIODO DI ASSENZA FA LA SUA RICOMPARSA AL PALALIDO MILANESE. ECCOVI IL RESOCONTO GENERALE A CURA DEL PRESIDENTE FIKB ENNIO FALSONI.

KICK BOXING SUPERSTAR

Di: Ennio Falsoni

(N.D.R.) Siamo spiacenti non potervi dare alcuna foto della serata, ma purtroppo gli organizzatori della manifestazione Kickboxing Superstar non avevano previsto la presenza di una nostra troupe… Abbiamo aspettato anche qualche giorno per vedere di riuscire a trovare qualcosa che desse testimonianza dell’avvenimento… ma non avendo ricevuto ancora niente… abbiamo deciso di uscire ugualmente pur senza il nostro consueto imponente servizio fotografico che siamo soliti fare in questi casi. Chiediamo pertanto scusa ai nostri tanti affezionati lettori, che esprimevano anche in questo, il loro sincero apprezzamento quotidiano.

Sono un presidente di federazione fortunato perché in questo momento storico le cose vanno bene per le nostre discipline sia a livello internazionale che nazionale. In più possiamo contare in tutta Italia su tanti giovani promotori che rischiando di tasca propria, ben inteso, offrono manifestazioni a iosa per la gioia degli appassionati.

Sempre più numerose le apparizioni poi di incontri di kickboxing su tutte le reti televisive italiane e su Eurosport . Va anche subito detto che su Eurosport quelle che vediamo non sono mica tutte di marca Wako-pro, tuttavia sono un’ottima e gratuita pubblicità ai nostri sport da combattimento, il che non guasta mai.

Dulcis in fundo, di tutta una serie di promozioni che alcuni anni fa mi facevano tribolare perché erano della “concorrenza” e quindi mi obbligavano a reagire con grande dispendio di energie, oggi sono tutte sotto l’egida federale e pertanto posso godermele da un altro bastione.

Quest’anno, solo a Milano, ci sono già stati tre gala importanti. Ha esordito “The King of Kings “ (marzo) della University of Fighting di Claudio Alberton e Max Greco, quindi c’è stato il famoso Oktagon di Carlo Di Blasi (aprile) e infine, recentemente (maggio) , “Kickboxing Superstar” di Lino Guaglianone. Sono stati tutti gala eccellenti, organizzati nei minimi particolari, in modo assolutamente professionale.

Oktagon”, chiaramente, è stato l’evento che ha avuto il maggior successo di pubblico. Ma Carlo Di Blasi si impegna un anno intero per organizzare il suo fiore all’occhiello, e i risultati si vedono in termini di audience. Non ha convinto sino in fondo in termini di contenuti tecnici e spettacolari (salvo la prestazione di Gevorg Petrosian). Ma si sa, i supermassimi non sono tipi che fraseggiano di calcio o di pugno. In genere usano la clava e se a un certo pubblico quello piace, va anche bene.

Ma noi, che in fondo abbiamo un palato fino ormai, intendiamo per spettacolari quei match che uniscono soprattutto tecnica e potenza. Ebbene, tra le tre pur belle manifestazioni cui ho assistito, devo francamente dire che quella ammirata al Palalido e prodotta da Lino Guaglianone mi è piaciuta. E molto.

Due le ragioni su tutte: era curata nei minimi particolari, sia dal punto di vista coreografico che logistico, e per il tasso di spettacolarità tecnica . I tre match clou del cartellone poi li avevo ideati personalmente e proposti a Stefano Valenti che di “Kickboxing Superstar” – va detto -, è stato il mattatore, ed è forse anche per la soddisfazione di aver mantenuto le premesse della vigilia che “Kickboxing Superstar” mi è piaciuta.

 I tre match, nell’ordine, sono stati quello tra il tailandese Kaopom Lek e l’olandese Redouan Edady, quello tra il russo Ibragim Tamazaev e il francese Abdallah Mabel, infine quello tra l’altro fenomenale russo Konstantin Sbytov e un altro olandese della scuola di Andy Sowuer, Yousef Aknikh.

Tre gioielli incastonati in un cartellone comunque buono che ha visto il ritorno sulle scene di vecchi atleti come Gianni Cunsolo (vittoria per k.o. alle gambe contro il bustocco Michele Valleri), o Angelo Valente (anche lui vittoria per k.o. alle gambe contro il croato Emerik Veceric) e che ha avuto momenti molto spettacolari come l’incontro tra il neozelandese Chris Johnson (che al termine del suo incontro si è poi prodotto nella Haka, la danza di guerra tribale dei Maori e che di solito vediamo eseguita dagli All Blacks prima di cimentarsi in incontri di rugby) e il greco Alexandros Stavropoulos, o come l’incontro del noto croato Goran Borovic che ha battuto ai punti un altro coriaceo greco, tal Zafiris Kotsakis.

Kaopom Lek non lo scopriamo oggi. Sono ormai cinque anni che Alessandro Gotti lo utilizza ovunque facendolo combattere sia nella Muay Thai classica (con le gomitate incluse), sia nella Thai Boxe (senza gomitate). E sempre Kaopom Lek dà spettacolo perché è bravo, è determinato, è bello fisicamente e tecnicamente . Sono riuscito a sbloccargli il visto per l’Italia solo all’ultimo momento e nonostante fosse arrivato a Milano il giorno prima dell’incontro, ha deliziato il pubblico della Muay Thai con una prestazione ineccepibile.

L’olandese Edady, ch’era tutt’altro che sprovveduto, ha cercato di contrastare le cadenze di kaopom Lek per due riprese, poi è stato tutto un “back pedalling” – un pedalare all’indietro – nel tentativo di limitare i danni. Nonostante i terribili low-kick alle gambe e i circolari alle braccia di Redouan Edady, l’olandese ha portato a termine le 5 riprese e non sono poi tanti che possono dire di aver fatto altrettanto.

Il russo Ibragim Tamazaev non era nuovo al pubblico di Milano. Tamazaev aveva già affrontato Roberto Cocco lo scorso anno e sapevo della sua terribile potenza, della sua vitalità inesauribile , del ritmo forsennato a volte che imprime ai suoi incontri . Abdallah Mabel è campione di Francia di low-kick, campione del mondo di una sigla di cui non avevo mai sentito parlare, ex savateur, insomma era un atleta di colore dal buon palmares e che aveva promesso spettacolo. Ebbene, Tamazaev ha fatto lo spettacolo. Piccoletto, dalla schiena larga, pur pesando 74 chili, Tamazaev entra sempre e comunque, avanza sempre e comunque, e lo ha abbattuto alla quarta ripresa con un perfetto gancio sinistro mentre Abdallah stava arretrando.

Stefano Valenti, arbitro centrale dell’incontro, non lo ha fatto proseguire perché barcollava al termine degli 8 secondi regolamentari. Niente da fare per lui.

Ma la chicca della serata è stata la difesa del titolo mondiale low-kick dei medio-leggeri (kg.-71,800) Wako-pro del russo Konstantin Sbytov dagli attacchi dell’olandese Yousef Aknikh.

Konstantin è un ragazzo biondo, dal viso da bimbo, è un bravo studente universitario (ha solo 21 anni) , ma pratica kickboxing dall’età di 8 con Vadim Ukraintchev , ex campione del mondo pure lui ed oggi vice-presidente della federazione russa che vanta 350.000 tesserati. Insomma, tirare calci e pugni per Sbytov è naturale come bere un bicchier d’acqua. E’ un vero fenomeno per tecnica pugilistica, per l’uso delle gambe, per scelta di tempo, per freddezza, per determinazione. Un fuoriclasse.

E il pubblico lo ha capito sin dall’avvio. Alto, dal fisico asciutto e dalle braccia possenti, Sbytov ha veramente incantato tutti sia per le perfette combinazioni di pugno che sciorinava che per i guizzi saettanti dei suoi calci. Spettacolarissimi due suoi calci all’indietro da distanza ravvicinata tuttavia ben assorbiti dall’olandese che comunque ha finito l’incontro, pur perdendo chiaramente ai punti. Anche tra gli addetti ai lavori, subito dopo la manifestazione, c’era la convinzione di aver visto all’opera una superstella, un atleta perfetto che non ti stancheresti mai di vedere.


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