L’ENERGIA INTERIORE
di: Franco Piccirilli
1. ESISTENZA DELL'ENERGIA INTERIORE.
L'uomo non vive solo grazie alle reazioni biochimiche che
avvengono all'interno del proprio corpo, ma deve esistere una qualche forma di
energia che permetta che tali reazioni avvengano, cioè che esista la vita.
Nell'atto del concepimento ci viene trasmessa questa
energia. Essa è dunque contenuta nei cromosomi; è un potenziale tramandatoci
attraverso le ere, dalla primordiale energia vitale.
2. ESPERIENZE.
Non vi è nulla di magico o di realmente misterioso nel
ch'i: ci e capitato spesso di leggere sui giornali episodi in cui uomini e donne
assolutamente normali, si trovano momentaneamente capaci di sforzi sovrumani in
circostanze d'emergenza. Ci sono numerose testimonianze di imprese impossibili,
come quella di chi, in un incidente stradale, con una sola mano rovescia un auto
per soccorrere gli occupanti, o il caso di una madre che piega una rotaia di
acciaio per liberare il figlio ferito, soldati che corrono illesi in un campo
minato per liberare un compagno imprigionato, montanari che calano un
malcapitato per impossibili pareti.
Molti uomini e donne ad un certo momento della loro vita,
sperimentano la possibilità di compiere con la mente o con il corpo, qualcosa
che è loro normalmente impossibile. Questo e ciò che i cinesi chiamano ch'i e
che il praticante di Kung Fu si appresta a trattare di sua volontà e non
inconsciamente in casi di emergenza.
Si narra di Junzo Hirose, un maestro giapponese di
Kiai-jitsu, che disse a Gilby di colpirlo con tutta la sua forza sul braccio,
con una spada affilata come un rasoio: Gilby lo colpì, seppure terrorizzato
dalla paura di amputargli il braccio, ma invece a malapena apparve sul braccio
del maestro una sottile linea rossa, come un graffio che Hirose si fosse
procurato altrove.
Egli, concentrando il ch'i nell'avambraccio, aveva
contrastato al forza del taglio della lama.
Racconta ancora Oh Hsin-Yung, un tailandese, sifu di
Shaolin, che, in risposta allo scetticismo di Gilby sui suoi reali poteri,
colpì il proprio figlio con un "colpo della morte ritardata" usando
il potere del ch'i. Solo le arti di rianimazione di Oh Hsin-yung poterono
salvare il ragazzo dalla morte, come testimonia Gilby stesso.
Un certo Chou Tsu Lai, sifu di Kung Fu di Pechino, che si
gettò da terzo piano di una casa, davanti a Gilby, e toccò terra senza fare il
minimo rumore.
Impossibile? È provato che il potere del ch'i può
generare "gli effetti dell'aria" o dell'acqua compressa, che Gilby
descrive perfettamente senza saperli spiegare.
I pochi esempi riportati sopra, sono frutto di decenni di
sforzi e allenamento: il principiante che dopo poche settimane di esercizi di
respirazione provi a saltare la finestra del terzo piano o cerchi di amputarsi
con una spada, si busca come minimo qualche giorno di ospedale.
Dobbiamo quindi imparare una cosa per volta: star seduti
prima di stare in piedi, fermi in piedi prima di camminare, camminare prima di
correre e a correre prima di saper davvero correre.
3. LO YIN E LO YANG
Gli antichi filosofi cinesi definirono con il termine
Wu-Chi (suprema vacuità) uno stato di vuoto senza limiti, staticità, sorgente
di ogni movimento e ogni cosa nell'universo, incluso lo Yin e lo Yang. Con il
termine Tai Chi essi intesero invece il movimento.
Quando qualcosa sorge da Wu-Chi la condizione originaria di
vuoto non esiste più. A questo punto la condizione Tai Chi si manifesta.
Il vuoto del Wu-Chi è Yin, mentre quello che si origina è
Yang. Yin e Yang sono gli opposti complementari che si uniscono per formare un
tutto. Lo Yin e lo Yang si combinano se siamo fermi e si separano se siamo in
movimento.
Sebbene siano di natura differente esiste una relazione
armoniosa fra di essi. Ad esempio se c'è il giorno ci sarà la notte e
viceversa. Il giorno è Yang, la notte è Yin. Nonostante la loro relazione sia
quella tipica degli opposti, essi coesistono inseparabilmente come le due facce
di una medaglia.
Le caratteristiche dello Yang sono il calore, il movimento
e la forza centrifuga, mentre quello dello Yin sono il freddo, l'immobilità e
la forza centripeta.
L'idea dello Yin e dello Yang può essere illustrata
attraverso le caratteristiche del movimento. L'inizio del movimento è la
nascità dello Yang, mentre la sua fine è la nascita dello Yin. L'inzio della
quiete è la nascita della disponibilità, mentre la sua fine è la nascita
della rigidità.
All'inizio un uomo è pieno di energie. Possiede una forte
volontà, gli arti e membra sono attivi. A questo stadio la funzione dello Yang
ha raggiunto il suo massimo ed egli ha la possibilità di utilizzare molte
opportunità eccellenti. All'opposto di questo esempio c'è l'uomo che ha
pochissima energia, la sua mente è priva di volontà, i suoi arti e le sue
membra sono freddi. La funzione dello Yang ha raggiunto il suo punto più basso,
mentre lo Yin è certamente elevato. A questo punto della situazione ci si
dovrebbe ritirare rimanendo a contatto con la situazione, poichè ogni tentativo
di avanzata sarebbe un fallimento. Questo ritiro, che deve conservare le
caratteristiche proprie dello Yin come linea di condotta, non può far altro che
coltivare il lato positivo delle cose.
Molte persone di fronte al più piccolo fallimento si
lamentano della sfortuna, si sentono persi e confusi perchè non capiscono il
processo di Yin e Yang; dopo la pioggia tornerà il sereno.
Abbiamo detto che il Tai-Chi è il primo punto che emerge
la vuoto Wu-Chi, e contiene lo Yin e Lo Yang. Nel livello statico (quando siamo
fermi) lo Yin e lo Yang sono combinati per formare una unità, mentre nel
livello dinamico (quando siamo in movimento) si separano, generando le due
forme.
Il
concetto di Yin e Yang, che seppure differenti coesistono armoniosamente è
stato oggetto di varie rappresentazioni grafiche. L'ultima di esse, forse quella
che più gli si avvicina e il famoso simbolo del Tai-Chi, detto anche dei due
pesci. Essendo la rappresentazione su di un piano essa risulta bidimensionale,
in realta essa deve essere considerata come una sfera.
Se associamo allo Yin una linea spezzata e allo Yang una
linea intera, la combinazione di questa coppia di elementi da origine ai quattro
simboli.
Il principio dei quattro simboli può essere applicato a
ogni cosa e ad ogni situazione. Basandosi sulle sue caratteristiche, sulle sue
qualità, ogni cosa può trovare una collocazione in una delle quattro
suddivisioni.
Come nella geometria analitica si usano illustrazioni
geometriche per spiegare delle equazioni, così nel Tai-Chi si usano terne di
simboli Yin e Yang per rappresentare qualsiasi categoria tali terne sono dette
gli otto trigrammi. Esse possono essere impiegate per classificare tutti i
fenomeni dell'universo in otto categorie e per analizzare gli eventi della
natura e della società con un metodo scientifico che scandaglia le relazioni
reciproche dei loro principi, dei loro fenomeni e delle qualità in gioco.
4. FISIOLOGIA ORIENTALE.
Nessun altro pensiero più di quello cinese poteva
sviluppare a tal punto le analogie fra il macrocosmo (l'universo) ed il
microcosmo (il corpo umano). Questa idea ha un ruolo importante nella fisiologia
cinese, ed in particolare nello studio delle arti marziali, nel momento in cui
il lavoro del praticante tenta di armonizzare quel piccolo universo che è il
suo corpo con l'armonia generale dell'universo.
Oltre duemila anni fa la scuola naturalista cinese (Yin-Yang
Chia) sviluppò la teoria del Wu-Hsing. I cinque elementi - ACQUA, FUOCO, LEGNO,
METALLO e TERRA - non erano considerati materia inattiva, ma processi dinamici
basilari per la comprensione del mondo della natura.
Quattro grandi principi che descrivono i mutamenti e le
relazioni fra i cinque elementi furono poi sviluppati: mutua creazione,
reciproca vicinanza, mutua distruzione e reciproca paura.
Ad esempio secondo il principio della "mutua
creazione" i cinque elementi si producono l'un l'altro: "Il legno crea
il fuoco, il fuoco la terra, la terra il metallo, il metallo l'acqua e l'acqua
il legno". Il legno crea il fuoco perchè il fuoco nasce sfregando due
pezzi di legno e questi ardono facilmente. Lasciando che le ceneri diventino
parte del terreno, il fuoco crea la terra. L'osservazione che si trovano metalli
grezzi nel sottosuolo, porta alla conclusione che la terra crea il metallo. Il
Metallo crea l'acqua perchè gli specchi metallici esposti alla notte (una
pratica rituale) raccolgono la rugiada o anche perchè il metallo fuso diviene
liquido. Infine l'acqua crea il legno provvedendo al nutrimento degli alberi.
Le stesse coppie di elementi sono legate tra di loro
tramite il principio della reciproca vicinanza. Si considera che ogni elemento
sia attratto dalla sua sorgente. Così il legno è vicino all'acqua, l'acqua al
metallo, il metallo alla terra, la terra al fuoco e il fuoco al legno. Le
relazioni di vicinanza fra queste coppie di elementi sono simili alla relazione
fra madre e figlio. Un elemento diviene vicino al suo creatore nello stesso modo
in cui un figlio è vicino alla madre.
Il principio di mutua distruzione descrive la serie di
conflitti fra coppie di elementi. Il legno indebolisce la terra rimuovendo il
nutrimento dal suolo. La terra limita l'acqua circondandola e formando ad
esempio laghi o fiumi. L'acqua estingue il fuoco. Il fuoco vince il metallo
fondendolo. Il metallo, sotto forma di accetta e coltello, può abbattere gli
alberi e intagliare il legno. Contrariamente, per il principio della paura
reciproca, un elemento rispetta o teme l'elemento che lo può distruggere. Il
legno teme il metallo, il metallo il fuoco, il fuoco l'acqua, l'acqua la terra e
la terra il legno.
Le similitudini e le differenze fra i principi possono
essere analizzate in termini di Yin e Yang. La creazione e la vicinanza,
entrambi principi costruttivi sono considerati Yang, mentre la distruzione e la
paura, i loro opposti, sono considerati Yin.
Oltre a rappresentare le forze della natura i cinque
elementi forniscono principi basilari per la psicologia, la patologia, la
diagnosi e la terapia della medicina tradizionale cinese. Nel corpo umano gli
organi interni sono divisi in due gruppi Yin e Yang. Ognuno degli organi Yin e
Yang è associato a uno degli elementi. Così il cuore (Yin) e l'intestino tenue
(Yang) sono associati al fuoco, la milza (Yin) e lo stomaco (Yang) alla terra, i
polmoni (Yin) e l'intestino crasso (Yang) al metallo, i reni (Yin) e la vescica
(Yang) all'acqua ed infine il fegato (Yin) e la cistifellea (Yang) al legno.
I medici cinesi iniziarono ad applicare la teoria dei
cinque elementi migliaia di anni fa, allo scopo di favorire la salute e di
curare le malattie. Nel tempo l'esperienza clinica condusse allo sviluppo di
sofisticate teorie basate sui cinque elementi. Per esempio il modello medico dei
cinque elementi mette in risalto le relazioni esistenti fra gli organi interni,
piuttosto che soffermarsi sul loro funzionamento singolo. Usando i principi di
mutua creazione e distruzione, la medicina cinese spiega che un eccesso o un
difetto presente in un organo può interferire con un altro. di conseguenza se
si riscontrano problemi a un organo, questo dovrà essere curato mediante il
trattamento di tutti gli organi che si trovano in rapporto con esso. Un tale
approccio contrasta con la tendenza della medicina occidentale a curare una sola
malattia trattando il solo organo malato, invece di considerare tutti i legami e
i rapporti che esso ha con gli altri organi.
Secondo la tradizione medica cinese, nel corpo umano esiste
una energia, detta "energia vitale".
L'essere vivente consuma questa energia per vivere
(trasformandola) e recupera la quota energetica dagli elementi del mezzo esterno
in cui vive.
La medicina orientale descrive tre diverse forme della
stessa energia ch'i: energia ancestrale o cromosomica, energia wei o difensiva
ed energia rong o nutritiva.
L'energia ancestrale e quel tipo di energia che ci è data
fin dalla nascita con tutta la carica ereditaria propria di ciascun individuo: e
quella contenuta in ogni cromosoma.
L'energia wei è l'energia per la difesa dell'organismo da
tutte le perturbazioni esterne, climatologiche o geocosmiche, contro tutti gli
agenti patogeni e le modificazioni ecologiche strutturali. In sostanza è
l'energia di adattamento dell'uomo al mondo esterno in cui è immerso.
L'energia rong e invece l'energia derivante
dall'alimentazione e dalla respirazione.
Questa energia vitale scorre in canali detti
"meridiani energetici".
5. I MERIDIANI ENERGETICI.
Secondo la fisiologia orientale nel nostro corpo esistono
in alternativa all'apparto cardio-vascolare e all'apparato linfatico un sistema
di circolazione dell'energia interiore. Questi percorsi vengono chiamati
meridiani energetici, essi sono collegati agli organi interni e prendono il nome
dell'organo a cui sono collegati. I principali meridiani energetici sono 12.
L'agopuntura e l'agopressione sono essenzialmente metodi in
cui la distribuzione dell'energia negli organi interni viene regolata e
bilanciata attraverso la manipolazione dei punti chiave che risiedono lungo il
percorso dei dodici meridiani. Ve ne sono un migliaio circa e sono di tre tipi:
punti di tonificazione, dove può essere incrementata l'energia nei casi di
carenza; punti di dispersione, nei quali 'energia viene fatta diminuire se vi è
eccesso, e i punti sorgente.
Ogni meridiano ha una direzione specifica, centrifuga o
centripeta, ed è in rapporto con uno dei cinque elementi. Inoltre è
considerato Yin o Yang a seconda della polarità dell'energia che vi fluisce.
L'equilibrio dei due opposti sarà sinonimo di salute,
mentre la prevalenza di uno sull'altro darà luogo all'insorgere di malattie.
6. POLARIZZAZIONE DELLE CELLULE E TEORIA DEL SACCO.
Sulla presenza di questi meridiani i pareri sono molto
discordi, si va dal completo scetticismo alla totale accettazione.
Dalla medicina, in particolare la biologia, è ormai
accettato che ogni cellula è polarizzata al centro con carica negativa e sulla
superficie con carica positiva. Quando la cellula è in attività si ha una
depolarizzazione cioè una migrazione di ioni negativi dall'interno verso la
superficie e una migrazione di ioni positivi dalla superficie all'interno.
In un organo, composto da cellule, avviene la stessa cosa.
Immaginiamo ora di avere un sacco pieno di acqua salata, conduttrice di
elettricità, e di mettere dentro tutti gli organi del corpo. Man mano che
inseriremo un organo una certa quantità di acqua defluirà dal sacco. Alla
fine, quando il sacco sarà stato completamente riempito da tutti gli organi,
resterà solo una certa piccola quantità di acqua, quella compresa tra gli
interstizi dei vari organi. Come per la cellula anche il sacco sarà polarizzato
all'interno con cariche negative e all'esterno con cariche positive.
Quando i vari organi sono in attività avremo un continuo
alternarsi di polarizzazione e depolarizzazione, nei quali un flusso di ioni
negativi sarà attirato verso la superficie e un flusso di ioni positivi sarà
attirato verso l'interno del sacco. Queste cariche elettriche seguiranno un
percorso di minor resistenza, quale appunto il residuo di acqua tra gli organi
contenuti nel sacco. I potenziali che rendono possibile il flusso sono attirati
dal metabilismo interno.
Ricerche in questo senso confermerebbero che il percorso
seguito da queste cariche elettriche coincide con il percorso dei meridiani
dell'agopuntura cinese.
Questo darebbe un certa conferma alle antiche teorie cinesi
sulla presenza di canali, i meridiani appunto, non propriamente fisici, in cui
scorre energia, da essi chiamata "Chi".
7. RESPIRAZIONE POLMONARE E RESPIRAZIONE CELLULARE.
Helmut Wilhelm (traduttore dell' I-Ching)
ha attirato l'attenzione su una descrizione degli esercizi respiratori risalente
probabilmente alla dinastia Zhou (1122, VII a.C.), in cui si afferma che il
respiro assorbito durante la respirazione circola in tutto il corpo: "Nella
respirazione questo è il modo di procedere: è necessario trattenere il respiro
perchè esso si accumuli. Una volta accumulato, esso si dilata. Dilatandosi,
scende. Scendendo, diventa calmo. Una volta calmato, si rafforza. Quando si è
rafforzato, comincia a crescere. Se comincia a crescere, esso è di nuovo
attirato e costretto verso le regioni superiori. Quando è attirato raggiunge il
sincipite. In alto, esso esercita una pressione contro la somità della testa.
In basso, spinge verso le parti inferiori. Colui che seguirà tali principi,
vivrà, chi agirà contrariamente, morirà".
Il kung fu non è solo un arte marziale, ma principalmente
un arte di vita, e come tale studia l'uomo nella sua essenza, nei suoi
comportamenti, nelle sue reazioni nel suo "vivere" con se stesso e con
gli altri. Non dimentichiamo che il kung fu è nato come ginnastica psico-fisica
e che quindi per conoscerlo a fondo non possiamo tralasciare lo studio di alcuni
suoi aspetti fondamentali che, pur essendo rimasti determinanti per gli
orientali, sono stati ingiustamente trascurati dalla maggior parte dei maestri
occidentali. Uno di questi aspetti dello studio del kung fu è la respirazione,
la più importante funzione del nostro corpo, in quanto senza di essa non
potremmo vivere.
Il sangue e l'organismo intero sono composti da milioni e
milioni di cellule, ed è proprio respirando che l'ossigeno, attraverso il
sistema circolatorio, le raggiunge.
Infatti non una cellula può sopravvivere senza globuli
rossi e che, a sua volta, non un globulo rosso può sopravvivere senza ossigeno.
Dunque l'ossigeno domina l'attività del nostro organismo e
ne costituisce l'elemento essenziale nella composizione dei minerali, nel
controllo dei normali potenziali elettrici e nell'eliminazione dei residui
inutilizzati dell'alimentazione.
L'ossigeno riveste una importanza fondamentale anche nel
funzionamento di tutti gli organi interni, il più esigente dei quali è il
cervello, che pretende i 3/4 della quantità totale di ossigeno richiesta dal
corpo.
Noi stessi non ci rendiamo conto di questi complessi
processi che avvengono nel nostro corpo; sappiamo comunque che tutto si
arresterebbe se il nostro corpo non ricevesse una sufficiente e regolare
quantità di ossigeno. Pertanto è nostro dovere assistere l'organismo in questo
suo difficile compito, imparando ad espandere le nostre capacità respiratorie.
Le tecniche respiratorie del kung fu sono determinanti per
il rilassamento psico-fisico; una quantità sufficiente di ossigeno è
necessaria per prevenire il deperimento fisico e mentale, per prevenire quel
genere di vecchiaia che non è solo dovuta agli anni trascorsi, ma la
decadimento delle funzioni dell'organismo e della mente.
"Come un albero trae nutrimento dalle sue radici,
così l'uomo trae forza dalla terra" (Libro dei Canti).
Spiritualità, forza, stabilità derivano dal "senso
della terra", intendendo con questa espressione fare riferimento sia ad un
solido contatto con la terra, sia ad una buona conoscenza della propria
fisicità.
Anche in senso più tecnico la forza, in ultima analisi,
proviene dalla terra: senza un solido terreno sotto i piedi, anche i muscoli
più forti non trovano presa per l'azione.
La parte centrale del corpo, che corrisponde alla terra, è
nota in cinese come Tan t'ien e nelle pratiche spirituali è considerata il
centro della vitalità e dell'unificazione tra la mente e il corpo. La pratica
meditativa nel kung fu era ed è un requisito base per gli orientali per
giungere all'abilità nella pratica delle arti marziali. La mente deve essere
completamente libera e aperta a recepire ogni cosa senza distorsione o affanno.
Non c'è alcun pensiero di se o di altro, non c'è stato emotivo di paura o di
desiderio. La mente e il corpo, interno ed esterno, sono in armonia così
completa, da includere la lotta e la morte.
I cinesi hanno rivolto fin dagli inizi un'attenzione
particolare alla respirazione. Già in un opera taoista del IV secolo a.C. si fa
riferimento a metodi di respirazione (3).
Attualmente questi esercizi prendono il nome di Chi-Kung,
con cui si indica "l'uso della respirazione allo scopo di sviluppare
sviluppare il Chi, per un proposito particolare, quale la salute e il
combattimento" (1).
Nel Tai-Chi Chuan
la respirazione è essenzialmente addominale. Tale respirazione non si effettua
quindi con la dilatazione del torace durante l'inspirazione e il suo
rilassamento durante l'espirazione (respirazione toracica), ma tramite il lavoro
del diaframma.
Infatti il diaframma si abbassa durante l'inspirazione e
ritorna al suo posto nella fase di espirazione. La fase dell'inspirazione
comporta il gonfiarsi dell'addome. In questa maniera si ottengono delle
inspirazioni ed espirazioni sempre più prolungate e profonde, mentre il
movimento della cassa toracica diventa quasi impercettibile.
Questo tipo di respirazione presenta, fra l'altro, il
vantaggio di facilitare il lavoro della digestione e di accelerare le secrezioni
interne grazie alla pressione esercitata sugli organi interni dal diaframma.
La respirazione avviene generalmente con il naso, mentre
soltanto in alcuni esercizi l'espirazione avviene dalla bocca.
I cinesi considerano l'inspirazione Yin e l'espirazione
Yang; questa seconda fase è quella più importante, su cui va accentrata la
nostra attenzione; nell'espirazione l'allievo emetterà l'energia per colpire il
proprio avversario. È stato dimostrato che l'espirazione è effettivamente la
fase più importante, durante la quale hanno luogo gli scambi cellulari (2).
Sempre secondo i principi proclamati dal Tai-Chi Chuan,
bisogna "concentrare il respiro nel campo del cinabro", altrimenti
chiamato anche "Tan-Tien". Questo punto è situato nell'addome e
precisamente tre dita sotto l'ombelico. È in questa zona che dobbiamo
concentrarci durante la respirazione, attraverso una distensione totale della
vita e dell'addome. Come abbiamo già detto durante l'inspirazione deve esserci
decontrazione del basso addome, mentre durante l'espirazione deve esercitare una
leggera contrazione (2).
Possiamo fare dell ipotesi a proposito del perchè deve
essere portata la nostra concentrazione nel Tan-Tien.
All'inizio l'allievo deve concentrare la propria
respirazione in questo punto. Nella regione del basso addome si ha
l'assimilazione del cibo da parte dell'intestino e la sua trasformazione in
energia per essere poi trasportata ed utilizzata in tutto il nostro corpo.
Questa trasformazione è solo possibile con la presenza dell'ossigeno che
alimenta le varie cellule adibite alla trasformazione del cibo in energia.
Concentrandoci su questa regione del nostro corpo riusciamo
a stimolare la circolazione e l'afflusso del sangue in questa particolare zona
(tecniche di visualizzazione), e quindi anche di ossigeno per la sintesi
descritta sopra. La combinazione del lavoro di assimilazione dei cibi con la
respirazione ha come effetto il miglioramento del funzionamento dell'apparato
digerente-assimiltavo.
Da non trascurare anche l'azione meccanica della
respirazione addominale per il massaggio e la stimolazione degli organi interni.
Tutto questo si ripercuote sullo stato di salute del corpo
e quindi della mente. A questa conclusione erano comunque giunti anche i nostri
padri con il detto "mens sana in corpore sano".
In ultima analisi possiamo dire che noi siamo il risultato
della nostra alimentazione.
Ecco che la respirazione diventa la respirazione cellulare,
cioè riusciamo ad attivare maggiormente il lavoro cellulare attraverso la
respirazione.
In questa zona si combinano quindi queste due forme di
energia. Ma questa combinazione da sola non ci da la capacità di vivere.
Nel nostro corpo è presente un'altra forma di energia
quale quella trasmessa all'atto del concepimento. Questa è una energia
primordiale, cioè tramandata fin dall'inizio attraverso i tempi.
Queste energie, attraverso i "meridiani" vanno ad
irrorare tutti gli organi e i tessuti del corpo, dando la capacità di vita
all'intero nostro corpo.
8. ENERGIA INTERNA - CH'I
Il vocabolo cinese ch'i ha una dozzina di significati,
compreso "gas", "respiro", "vitalità",
"aria", ecc.. Questa è una parola che il praticante di kung fu
incontrerà continuamente nelle tecniche delle arti marziali asiatiche e che
deve giungere a comprendere completamente.
Nell'antica Cina venivano chiamate ch'i tutte le forze
sconosciute e invisibili. Nel Kung Fu il concetto che si nasconde dietro questa
parola non è certamente appannaggio esclusivo della civiltà cinese: hanno
molto in comune con il principio del ch'i cinese il prana indiano delle pratiche
yogiche, l'ebraico ruakh e anche l'antico pneuma greco.
Come abbiamo detto sopra, dunque, la vita infatti non è
solo una questione di chimica e fisica, ma deve esserci anche qualche altra cosa
che ne permetta il funzionamento. Questo qualcosa è individuabile in quello che
i cinesi chiamano Ch'i (Prana per gli yogi) in cui lo Yin e lo Yang ne esprimono
la polarità.
A questo punto dovrebbe essere stata accettata la sua
esitenza. Sebbene esso si potenzi attraverso la corretta respirazione, i suoi
processi sono inconsci. Il ch'i è una chiave che permette di aprire le porte
delle energie interne, ciò che la scienza chiama poteri psicofisiologici.
Nessuno può insegnare cosa è il ch'i, nessun istruttore può definirne la sua
vera natura.
Nell'ambito delle arti marziali e del Lung Chuan Pai -
Fragale in particolare, è interessante capire come è possibile guidare
volontariamente questa energia al fine di preservare la salute ed utilizzarla
nelle tecniche da combattimento.
Per comprendere cosa è l'energia interna dobbiamo prima di
tutto conoscere i concetti di corpo e mente.
Il corpo è un qualcosa che vediamo, che occupa uno spazio
che ha una massa. La mente è invece qualcosa di astratto, che non vediamo, ma
che da al corpo la capacità di muoversi. Essa infatti governa il corpo. Il
movimento del corpo non è altro che una forma di energia.
9. IL CONTROLLO DELL'ENERGIA INTERNA: LA MENTE.
Per più di mille anni i taoisti cinesi hanno studiato e
sono giunti alla conclusione che il corpo è una meravigliosa macchina che può
agire da generatore di molti tipi di energie e forze. Per i taoisti, però, il
principale generatore è la mente, poichè la mente genera consapevolezza e, con
opportuni esercizi, la consapevolezza può diventare creativa. Questo potere di
consapevolezza, una forma di concentrazione, è la meta principale nella pratica
del Tai-Chi Chuan. Per esempio, praticando la posizione "spingere", si
deve immaginare realmente di spingere un avversario (1).
Mentre la forza e la resistenza muscolare sono limitate,
nessun limite è imposto al Chin, o energia psichica. Infatti il potere di
questa forma di energia aumenta con la pratica e ciò accade in maniera
illimitata (1).
Gli antichi avevano già compreso come la mente potesse
influenzare tanto la prestazione di una persona in combattimento, al contrario
della forza fisica, ritenuta limitata.
"Usa la consapevolezza interiore, e non le forme
esterne".
Il Tai-Chi Chuan pone in rilievo la consapevolezza mentale
e la concentrazione. I movimenti esterni esprimono questa "coscienza
interiore". Per fare un esempio, è necessario concentrarsi sul movimento
della propria mano se si versa dell'acqua da un bicchiere in un piccolo foro. Se
non ci si concentra adeguatamente, l'acqua cadrà fuori.
Secondo i filosofi cinesi, con opportuni esercizi siamo in
grado di controllare consapevolmente questo flusso di energia, ottenendo
l'equilibrio tra Yin e Yang, e quindi benefici effetti sulla salute del corpo e
della mente stessa.
Dunque la consapevolezza, la concentrazione, governate
attraverso la mente, il pensiero, permettono di controllare questa energia e di
sentirne il suo fluire attraverso il corpo.
Che questa misteriosa forza esista è ormai accertato: ciò
che invece ci interessa ora è come attingere da essa a volontà per poterla
utilizzare nella nostra vita quotidiana.
Nell'ambito delle arti marziali questa energia è
utilizzata per ottenere una straordinaria potenza nei colpi, a prescindere dalla
forza fisica di ognuno di noi.
Di questo ne sono la prova i risultati ottenuti in anni
recenti dalla Scuola Lung Chuan Pai - Fragale, dove il cosiddetto
"mentale" vinceva sempre sulla sola preparazione atletica del
combattente.
Per mentale deve essere intesa quella particolare
determinazione nel riuscire ad ottenere a tutti i costi un determinato
risultato, come ad esempio è la vincita di un combattimento, attraverso un
atteggiamento positivo.
Ecco che un aspetto dell'arte marziale veniva riscoperto e
la sua importanza compresa, dopo che nella sua diffusione ne era stata persa la
sua efficacia.
Non riusciamo a capire l'importanza della mente e il suo
potere in quanto manchiamo di consapevolezza di quello che facciamo ma lasciamo
che ogni nostro movimento sia il risultato dell'imitazione dell'insegnante. Se
ci fermiamo a questo punto non otterremo mai miglioramenti significativi in
termini di armonia di movimento e quindi di velocità di esecuzione della
tecnica.
Ripetere molte volte un esercizio senza la dovuta
concentrazione e consapevolezza, ci annoia, facendoci perdere concentrazione e
alla fine lo stesso esercizio risulterà eseguito non correttamente.
Nel combattente più abile, invece, nulla lascia presagire
lo scontro, non c'è pensiero di lotta nella sua mente, che è calma e pacifica,
anche se nell'istante successivo sarà in azione. Se la mente del combattente si
fosse preparata alla lotta, se avesse fissato il pensiero di venir aggredito,
non potrebbe annullare la forza dell'avversario, ma avrebbe disperso parte della
sua inutilmente. Questo stato della mente viene chiamato la non mente, ciò
appunto ad indicare che la mente non deve essere distratta per cose inutili, ma
riservare tutta l'energia per l'azione successiva.
Il combattente di kung fu che sia veramente tale, attacca
senza un pensiero conscio e senza predeterminazione, ciò nonostante la sua
azione non è mai un riflesso inconsulto o un o scatto senza forma, scomposta,
disordinata; la sua azione è invece precisa ed appropriata, in accordo con i
principi del movimento naturale.
La forza fisica è qualcosa che raggiunto il suo massimo
nell'età matura, in seguito, con il tempo, decresce, non permettendo più
quella rapidità e velocità di esecuzione di una tecnica. In seguito poi anche
il movimento stesso risulta precario, tale da costringere il praticante ad
abbandonare la pratica ed eventualmente dedicarsi al solo insegnamento.
La mente invece e qualcosa che se allenata con continuità
cresce sempre, impedendo che il nostro corpo si deteriori eccessivamente,
consentendoci forse una vecchiaia meno traumatica. Per questo possiamo vedere
nei parchi cinesi tra le persone dall'aspetto invecchiato alcune con dentro
ancora un vigore fisico capaci ancora di sorprendere i più giovani: provate a
guardare questi "vecchi" negli occhi e vi accorgerete come questi si
muovono sempre attenti.
Un volta imparato lo schema della tecnica, dobbiamo
sforzarci, durante la sua ripetizione, di capire il movimento, facendoci dare
spiegazioni sempre più dettagliate dal proprio istruttore.
Ma ad un certo punto anche l'insegnante non potrà dare
più spiegazioni e il lavoro diventa quindi più personale. L'allievo diventa
allora l'insegnante di se stesso.
10. FORZA INTERIORE
Le tecniche di rilassamento e di respirazione eseguite
durante la concatenazione dei movimenti consentono lo svilupparsi di una forza
interiore ed illimitata, chiamata Chin, che i maestri di Tai-Chi Chuan
contrappongono alla forma muscolare, considerata nettamente inferiore e
limitata.
Nel linguaggio corrente con il termine di forza interiore
si indica l'energia di un individuo, la sua vitalità, il suo dinamismo, con
riferimento all'interiorità di tale forza, che supera il vigore muscolare e
anzi lo determina, e che è legata all'atteggiamento psicologico.
Il Chi e il Chin sono due aspetti diversi dell'energia: il
primo termine è l'energia che circola all'interno del corpo (soffio vero),
mentre il secondo termine, Chin, è la manifestazione del Chi, cioè la forza
che ne scaturisce.
Secondo gli antichi maestri il Chin assume diverse forme, a
seconda della sua utilizzazione, che vanno dall'energia del parere all'energia
dell'attaccare.
12. LAVORO MUSCOLARE E LAVORO MENTALE
Nel Lung Chuan Pai - Fragale possiamo vedere questi diversi
aspetti del lavoro, muscolare e mentale, nello svolgersi del corso.
Certamente all'inizio l'importanza prioritaria viene data
al movimento, alla preparazione atletica, al fine di formare un corpo adatto
alla pratica dell'arte marziale. Questo anche per motivi di tipo psicologico, in
quanto un ragazzo giovane ha bisogno di sfogare le sue energie in una pratica
dove è necessario l'uso di capacità fisiche.
Quando il praticante matura, prende coscienza del proprio
corpo, è possibile che in lui nasca capisce l'importanza di uno sviluppo
armonico della mente e del corpo e quindi l'equilibrio interiore, un senso di
rilassatezza che non è comunque priva di soddisfazioni anche a livello
atletico, ma anzi si integra perfettamente con le proprie capacità fisiche.
Ecco che il movimento acquista una dimensione diversa, la
sua esecuzione diventa più naturale, vediamo l'arte marziale non solo come
tecniche di combattimento, ma anche come fonte di nuove sensazioni.
Il lavoro mentale ci da la possibilità di coltivare la
calma, di conoscere di più se stessi, e quindi di controllare le proprie
emozioni anche durante un vero combattimento da strada.
Associato al lavoro fisico, ne aumentiamo il rendimento, in
quanto riusciamo a sentire, visualizzare ed isolare il gruppo muscolare
impegnato in quel movimento, senza interferenza da parte di altri muscoli. In
ultima analisi riscopriamo l'economia del movimento, cioè il risparmio di
energie.
13. BIBLIOGRAFIA
(1) -
Il Tao del Tai-Chi Chuan - Jou Tsung Hwa, Ubaldini
Editore - Roma, 1986
(2) -
Taiji Quan - Arte marziale tecnica di lunga vita -
Catherine Despeux, Edizioni Mediterranee, 1987.
(3) -
Tai Ch'i Chuan e Meditazione - Da Liu, Ubaldini
Editore (Roma), 1988
(4) -
Il Kung fu - Cesare Bairoli, De Vecchi Editore
(Milano), 1976
(5) -
Scuola di Kung Fu - Shin Dae Wong, Edizioni
Mediterraee (Roma), 1989
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