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SAPPIAMO CHE PER LORO INTIMA NATURA, I GUERRIERI ISTINTIVAMENTE SI CERCANO. LA FINE DELLA RICERCA, POTREBBE SICURAMENTE ESSERE L’INIZIO DELLA SCOPERTA… MA FORSE ANCHE VICEVERSA? SAPPIAMO CHE LE NOSTRE PAROLE (per quanto belle esse possano essere) NON POTRANNO CERTO MAI DEGNAMENTE RAPPRESENTARE ESAUSTIVAMENTE LE SENSAZIONI CHE PROVIAMO… MA LEGGENDO QUESTO BELLISSIMO RACCONTO DI SOLITARI PENSIERI NELL’ ASSORDANTE SILENZIO DELLA NATURA, CI SEMBRA QUASI DI AVVERTIRE E RICONOSCERNE LE STESSE EMOZIONI DESCRITTEVI. BEN SAPPIAMO RAZIONALMENTE CHE QUESTE SONO CERTAMENTE DIVERSE PER OGNUNO DI NOI LETTORI… MA ALTRETTANTO SICURAMENTE UGUALI FORSE, NEGLI INTIMI UMANI INTENTI E ASPIRAZIONI!

La ricerca del guerriero

di: Franco Piccirilli

E’ mattina quando il guerriero esce e scende in spiaggia avviandosi lentamente… verso il mare.

La risacca sembra una dolce musica nell’aria, mentre i gabbiani, con le loro grida, fanno da coro al suono del mattino… egli sorride e ascolta.

In spiaggia alcune figure si muovono lente e assonnate nella loro quotidiana attività per l’accoglienza dei bagnanti che verranno…

L’aria del mattino è fresca, quasi sembra pizzicare la pelle e sulla riva c’è ancora l’ombra degli alberi che presto lascerà il posto alla luce del sole che sta per fare capolino, come a volersi inserire da dietro, partecipando così a quella che forse è una danza… di suoni e colori.

Così il guerriero in riva al mare respira; respira l’odore di quel mattino e si avvia, camminando sulla battigia, con il passo calmo, sicuro, di chi sente di essere parte della bellezza del tutto. Il suo corpo segue il movimento naturale dei suoi passi, assecondandone l’alternanza, quasi godendo di ogni suo movimento: dalla spinta del piede, lo stacco, l’oscillazione e l’appoggio, in un ritmo rilassato e naturale, come il cadere di una foglia segue il vento, così i suoi passi seguono il terreno sotto i suoi piedi…. Quel ritmo che si confonde con l’ambiente, che non è distinto, ma inserito, ne è parte, ne è… unito.

Anche la mente partecipa a questo scenario. Questa, infatti, non può essere diversa da ciò che quel corpo esprime: tranquilla e serena, consapevole di quel corpo, così come quel corpo è consapevole della mente… Meravigliosamente uniti in quei colori di inizio mattino, ancora non ben definiti, ma che già lasciano intravedere ciò che sarà. Così ciò che appare, che sembra essere e forse lo è, è energia che si muove…

Il guerriero percorre per intero il tratto di spiaggia per arrivare al posto che lui conosce e che sa essere… il suo posto.

Durante il suo percorso, alcune figure lente e assorte nella loro occupazione quotidiana, avvertono la sua presenza, lo sentono e lo salutano quasi in una forma reverenziale, percependone, forse, la diversità da loro, la sua naturalità, avvertendo il movimento dell’energia… forse perché loro sono distinti da ciò che è… naturale che sia.

Lo conoscono, lo riconoscono, come protagonista di un riturale mattutino. Il guerriero li saluta con delicata gentilezza e passa oltre, lasciandosi dietro quell’artificio che l’uomo ha costruito sulla spiaggia, per dimenticare ciò che egli è.

Il suo sguardo penetra avanti e si spinge oltre, avvertendo e vedendo quello che non è visibile, ma che c’è, per il fatto che egli sa di non essere ciò che crede di dover essere. La sua attenzione è totale, prosegue verso quel luogo a cui lui sa di essere destinato.

Un gabbiano gli vola accanto e si posa poco distante, fissandolo e forse riconoscendone la sua naturale naturalità, come parte di quell’universo cui il gabbiano non è disgiunto, sentendo, forse, che può avvicinarsi senza temere alcun pericolo…

Appena passato, quel gabbiano sembra chiamare gli altri suoi compagni, che dal cielo gli rispondono in un frastuono di voci che si stagliano nel silenzio del mattino.

Il guerriero giunge così nel posto che conosce, quel posto giusto per cui, forse, anche la natura lo riconosce, così che ciò che quel posto esprime è solo e soltanto di quel posto, in cui il guerriero può esprimere ciò che è solo e soltanto in quel luogo.

Si ferma, si volge verso il mare e ascolta ancora quei suoni del mattino, poi, come se fosse il vento a muoverlo, si volta verso la costa scoscesa, un agave fiorito si erge diritto e lungo davanti a lui, come a voler penetrare quel cielo terso del mattino e resta immobile, come in attesa di qualcosa…

Egli non è concentrato su qualcosa, perché questo vorrebbe dire escludere parte della natura, prendendone solo una parte e lasciandone altre; piuttosto egli è attento a cogliere tutto ciò che la natura gli offre… se stessa. E se la natura può offrire se stessa e lui è parte di questa natura non può non offrire tutto se stesso. Anche se a volte sembra essere concentrato su qualcosa in particolare, proprio il fatto di esserlo gli fa vivere tutto ciò che egli sente di voler vivere non negando niente di ciò che egli è e che sente di essere. Per questo, forse, la natura lo comprende come parte integrale di sé, perché la natura è forse questo.

La sua mente è attenta a tutto ciò che sente. Ciò che sente dentro è ciò che accade fuori.

Così respira il tutto, si lascia attraversare dall’aria, dall’energia di quel mattino. Resta in piedi con le braccia distese lungo il suo corpo, lascia che l’intenzione emerga dal profondo del suo essere e… lentamente le mani si alzano come sospinte dall’aria, sembrano carezzare l’aria, poi anche i piedi si muovono… e quell’intenzione, quell’energia che era in lui diventa visibile nei suoi movimenti, viene manifestata. Così che nel movimento, egli esprime ciò che sente di essere, le sue sensazioni diventano movimento. Ciò che è dentro è ciò che è fuori. I movimenti sono lenti, quasi immobili, confusi nel quadro di quel mattino, rendono viva la Vita, partecipando a quel tutto che è ciò che siamo, godendo dell’energia di quel corpo, oltrepassando, forse, i limiti della coscienza, penetrando… l’incommensurabile, in quella che forse è la danza della Vita.

Nel movimento non c’è alcuna pausa, non si distingue alcuna posizione che sia tale. Le sue mani si muovono delicate come sfiorando qualcosa che è nell’aria, mentre la brezza del mattino lo avvolge, lo abbraccia tutto, facendo sventolare quegli indumenti che coprono un corpo delicatamente forte… asciutto, naturalmente scolpito, così naturalmente naturale che rispecchia il suo modo di.. Essere.

Quel corpo delicato e leggero come i movimenti che mostra, forte per come il movimento che viene in essere… movimenti simili ad un onda, ora penetranti per poi ritrarre, controllati attraverso il bacino, che ne imprime e ne regola il giusto equilibrio di forza e delicatezza. Così tutto il corpo diventa come un’onda, e quei movimenti sinuosi parlano di sé, di ciò che sente, di ciò che è, di quello che forse è la Vita, sì anche di quello…

La natura intorno a lui sembra affascinata e nell’incanto di ciò che sta accadendo lo accoglie dentro di sé, lasciandosi penetrare da quell’inusuale energia che egli emana. Sente di potersi muovere liberamente, di poter entrare, introdursi, in quell’innocenza naturale, pura, che è la Vita; sente di essere accettato. E in questo gioco, in questo scambio di energie, ciò che penetra si dissolve in ciò che si ritrae, così che ciò che si ritrae è già ciò che penetra: è la naturale pulsione della Vita.

Il suo corpo gode dell’ebbrezza di ciò che accade e che forse non è diverso da ciò che succede ad ognuno in ogni istante, ma che crediamo non possa esistere.

L’aria avvolge il suo volto disteso e luminoso e la brezza sembra carezzarlo, mentre le sue mani si insinuano dentro quella natura come ad esplorare l’inconoscibile, l’ignoto, per poi ritrarsi, in un gioco di alternanza, lente ma decise, sembrano parlare, raccontare del guerriero, mentre egli ascolta attento ciò che quella natura dice. E in questa compenetrazione viene in essere un’eccitazione che lui percepisce e di cui lui sembra godere. Appaiono fusi in uno, sembra, ma forse lo è davvero, essere tutto così… naturalmente naturale. Le energie si fondono insieme per cui il movimento non è più il movimento del guerriero, ma la natura che si muove e si esprime attraverso i suoi movimenti: lui è la natura, la natura è lui. Come dissolto, annullato, ciò che egli sente è solo.. pura energia.

La fine della forma lo vede ancora unito al tutto e il tutto unito a lui. Fermo, immobile, il movimento continua ad esistere, perché, forse, ogni istante è diverso dal precedente.

Adesso è rivolto al mare, le onde sembrano proseguire ciò che era accaduto e che sta ancora accadendo, mentre il sole irrompe sulla spiaggia, esplodendo nel tutto, come a consacrare l’inizio del nuovo giorno, inondando di calore e colore tutto lo spazio vuoto di quel posto, come se l’insieme fosse generato in un momento di totale orgasmica fusione, in cui esiste solo… l’essenza.

Quell’essenza naturale che il guerriero ha sempre saputo essere parte di lei, della natura, e che lui ha talvolta tradito, ma che da tempo ha compreso essere il posto giusto dove quella natura schiuderà le porte davanti a lui affinché possa goderne.

Ma solo il guerriero è in grado di entrare, varcare quel posto, muovendosi in armonia con quella natura, seguendone i ritmi e adeguandosi ad essi, come l’acqua si adegua al recipiente che lo contiene, affinché quella natura possa rivelarsi a lui, così da essere non più ciò che è stato ma… ciò che è e che esiste, altrimenti non sarebbe.

Quanto tempo era trascorso? Forse, il tempo psicologico si era fermato quando tutto aveva avuto inizio e alla fine ne risultava come un salto quantico, in cui l’inizio e la fine sono… senza tempo, e se non c’è tempo non esiste neanche l’inizio e la fine… esiste solo ciò che è.

Il guerriero appagato dall’estasi sa che quando vorrà, quando avrà piacere, potrà rientrare in quel “senza tempo”, ricevendo e donando tutto sé stesso, perché ciò che egli è non può non essere ciò che accoglie: la stessa sostanza. Egli non è diverso da ciò che penetra, da ciò che accoglie… l’incommensurabile.


Questo è dedicato ad una persona, unica, esclusiva, la sola veramente speciale, incontrata nel mio cammino, che non potrà essere sostituita da niente altro che da sé stessa, e per ciò è insostituibile. Tutto il resto anche se diverso non è. Forse, per questo quello che è può continuare a vivere, non perché questa persona mi appartiene, ma semplicemente perché sento questa persona al di là di quello che potrebbe apparire e che invece sento essere, e niente potrà far venir meno ciò che credo sia quell’incommensurabile sentimento che non può essere definito a parole, ma solo vissuto… insieme.
Non ho niente da cercare… è già tutto.

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