|
White : Mmh… “ la responsabilità delle
proprie azioni…” questo mi fa pensare alle scelte come “i presupposti”
delle conseguenti nostre azioni, ma…”Cosa” intendiamo per scelta? “Quando”
scegliamo? Black :Direi forse…
quando abbiamo due o più cose da fare contemporaneamente e dobbiamo quindi
scegliere quale fare per prima, o come unica scelta, per esempio. White: quindi scegliere è avere
una serie di possibilità per fare qualcosa, tra le quali una sola dovrà essere
quella che sarà da noi svolta. Black: Si… a volte fare
l’una significa anche automaticamente rinunciare a fare l’altra… a volte
sono persino in contrasto tra loro... cioè fare l’una… significa proprio
non fare l’altra… spesso, quindi, sono in “conflitto”! White: Forse sono in conflitto
una volta scelto, ma, prima di ciò, tutte le possibili scelte che abbiamo, sono
di per sé possibili, cioè ognuna ha solo certe caratteristiche compatibili con
ciò che vorremmo. Black: Intendi dire che
in molti casi, forse, scegliamo la migliore, o a volte persino la “meno peggio”? White: forse è così. L’ideale,
come tutti sappiamo, sarebbe poter trovare, e quindi fare, quella scelta che le
racchiuda tutte. Black: Sarebbe forse
auspicabile, ma spesso non mi sembra sia possibile… White: Credo sia così come
dici. Infatti in questo caso non potremmo parlare di scelta, in quanto non ci
sarebbe niente da scegliere, dal momento che quella “cosa” ha in sé tutto
quello che vorremmo. Parliamo dunque di scelta quando ognuna delle varie opzioni
si distingue dall’altra per certe caratteristiche, ma che ogni possibilità,
ogni alternativa, ha in sé qualcosa che vorremmo, ma non tutto quello che
desidereremmo contenesse. Black: Appunto… come ho
avuto occasione di dire precedentemente, forse scegliamo la migliore o la meno
peggio… White: Questo è quindi quello
che sembra accadere; cosa succede allora? Cosa scegliamo e… soprattutto “come”
scegliamo? Fra tutte le scelte possibili scegliamo quella le cui
caratteristiche possono contribuire in misura maggiore a determinare l’effetto
che vogliamo ottenere, ciò che desideriamo, vero?. Black: Direi di si, ma
non mi sembra grave… direi quindi, forse, che, in questo caso, non abbiamo
scelta… White: appunto, visto che lo
vogliamo fare… dobbiamo scegliere. Ma come facciamo a sapere se quelle
caratteristiche saranno utili ad ottenere l’effetto desiderato? Black: E’ quello che
speriamo, o meglio che riteniamo, a torto o a ragione, che possano farci
ottenere l’effetto desiderato… forse anche in base alle esperienze passate,
per esempio. White: e cosa è l’esperienza
se non la… conoscenza? Già, in base alla nostra esperienza, che è diventata
conoscenza, crediamo di essere in grado di… prevedere ciò che accadrà.
Quindi, sapendo cosa desidero… posso scegliere di fare tutto ciò che credo
possa farmelo ottenere. Quindi possiamo dire che più si conosce e più siamo in
grado di prevedere se un tale evento potrà o meno accadere… Black: Si… sono d’accordo
e direi proprio di si! White: Ciò che interessa è
quindi la conseguenza della scelta, non tanto la scelta in sé, quanto ciò che
tale scelta determinerà in seguito, nel futuro. Black: Mi sembrerebbe
logico… le scelte che facciamo, credo infatti che influiscano sempre sul
nostro futuro, quindi, credo siano importanti proprio per poter determinare
questo. White: La nostra attenzione è
quindi rivolta verso il futuro, a ciò che dovrà accadere. In quanto crediamo
che “quel futuro” sia il meglio per noi, che raggiungere quell’obbiettivo
possa darci ciò che desideriamo e se lo desideriamo è, forse, perché crediamo
che il raggiungimento di quella meta ci farà stare meglio, pensiamo che
ci darà la felicità che stiamo rincorrendo… Black: Si.. dipende da
cosa intendiamo per felicità… se questa per noi coincide con il successo ed
il conseguimento di un preciso obbiettivo… direi di si… White: come potremmo altrimenti
volerlo fare se sapessimo che non ci darà quel senso di felicità che crediamo
di… conoscere? Quindi sappiamo, o meglio crediamo di sapere, cosa sia per noi
la felicità, il risultato di ciò che crediamo di aver bisogno. Black: Beh… direi che:
chi meglio di ognuno sa cosa sia per se stesso la felicità… o no? White: …. Crede di sapere cosa
sia la felicità… forse, ciò che è rimasto, l’esperienza, la memoria, e
che vorrebbe poter rivivere. Ma adesso lasciamo da parte la felicità e torniamo
a parlare di scelta…Proviamo a domandarci: perché la scelta non è semplice?
Perché è così difficile scegliere? Cosa impedisce la semplicità, la
facilità di poter scegliere ciò che ci piace? Black: Forse la paura di
sbagliare? Di fare una scelta sbagliata? White: … quindi la paura di
non tanto della scelta, ma del motivo per cui dobbiamo scegliere. Per questo
siamo soliti indicare come scelte importanti quelle per le quali è difficile
scegliere, dove viene richiesta una attenta riflessione da parte nostra. Black: Beh, se la scelta
è difficile… direi che forse, è anche importante e viceversa! White: certo, tanto più teniamo
alle conseguenze della scelta, tanto più attenta e difficile sarà effettuarla.
Infatti, nella riflessione che facciamo, non prendiamo forse in esame tutti i
minimi particolari, positivi e negativi, relativi alle conseguenze di quella
specifica scelta? Black: Direi di si…
forse è proprio per la loro apparente equivalenza che a volte potrebbe
risultare difficile… e quindi importante. White: Certo. Per cui, come
vorremmo che fossero le conseguenze di tale scelta? Ci accorgiamo ben presto che
le conseguenze, le previsioni, per quanto attentamente valutate, risultano del
tutto incerte. Black: Credo che tutte le
previsioni… siano sempre incerte. White: Infatti… se ne avessimo
la certezza, non avremmo scelta… faremmo quello che dobbiamo fare senza
pensarci troppo. Black: Si, se ne fossimo
certi non avremmo problemi a scegliere, ma credo che anche in questo caso… il
minimo dubbio e possibilità potrebbe sicuramente rimanere. White: Certo, perché, forse,
sappiamo, che nella Vita niente è più certo di quello che stiamo facendo in
questo momento, ammesso di sapere cosa stiamo facendo… Così, quello che
facciamo è pensare alle conseguenze: il non raggiungimento di ciò che
desideriamo o - peggio – la realizzazione di ciò che non vorremmo
accadesse, ci fanno temere che la nostra scelta possa non essere stata la
migliore per noi, e che forse, se avessimo scelto diversamente, avremmo potuto
raggiungere ciò che volevamo. Black: Forse… credo mi
capiti spesso di pentirmi delle scelte fatte… a volte persino appena
effettuate… anzi, credo molto spesso! White: Quindi… non siamo
totalmente convinti di ciò che abbiamo scelto, ma abbiamo ritenuto che la
nostra scelta sia stata solo quella più conveniente, per quello che crediamo di
voler avere. Black: Si… altrimenti
non avremmo optato per quella… ma credo che, subito dopo, intervenga la paura
dell’errore di valutazione. Si direbbe che la nostra umana fallibilità ci
perseguiti. White: forse perché la scelta
stessa contiene in sé anche questa possibilità. Infatti, nel momento della
scelta, sappiamo che stiamo scartando tutta un’altra serie di possibilità.
Tanto più le altre possibilità si avvicinano a quello che vorremmo ottenere,
tanto più difficile sarà doverne fare a meno. Black: Si… ma,
evidentemente, abbiamo ritenuto che ciò che abbiamo scelto sia - o, molto
probabilmente, possa - divenire migliore per noi. White: Pur ritenendo che quella
scelta sia migliore per noi, essa contiene anche ciò a cui abbiamo rinunciato.
Ma la rinuncia cosa è? Non è forse la stessa cosa della scelta? Rinunciamo a
qualcosa per qualcos’altro. Scegliamo qualcosa rinunciando a qualcos’altro. Black: Potremmo quindi,
in definitiva, distinguere quello a cui rinunciamo come una non scelta? White: come pure potremmo dire
che… scegliamo di rinunciare, per cui, comunque lo si dica… dal momento che
scegliamo, in realtà facciamo anche una rinuncia. Ma a cosa rinunciamo? Black: Io direi: a quello
che non abbiamo scelto di fare o avere… White: Direi che forse
rinunciamo a quello che avremmo voluto fare… Infatti, possiamo rinunciare a
qualcosa che non vogliamo? No, vero? Black: Credo che più semplicemente… non lo scegliamo! White: Già. Non lo scegliamo, ma avremmo voluto che fosse… Quindi, rinunciamo a qualcosa che vorremmo. Pur scegliendo altro, vorremmo anche avere ciò a cui rinunciamo, ma non potendo avere tutto, dobbiamo, appunto, scegliere. Altrimenti di cosa stiamo parlando? Black: Credo che l’argomento e la questione di cui stiamo dialogando adesso… sia divenuto quello che in psicologia viene chiamato il problema del “conflitto”. Quando vorremmo tutte e due le cose… ma, dovendo scegliere, dobbiamo gioco-forza rinunciare ad una… per avere l’altra. White: Credo sia così: si crea in noi un conflitto. Pertanto, finché pensiamo di dover rinunciare, di aver rinunciato, stiamo, forse, pensando che lo vorremmo. E dal momento che lo vorremmo, come possiamo essere certi che la scelta che abbiamo fatto sia quella giusta, la migliore? Black: Si.. ci sono
persone che davanti ad un conflitto del genere diventano incapaci persino di
optare per una scelta, cos’ che, alla fine, semplicemente… non
scelgono! White: Non volendosi prendere le
proprie responsabilità… Così che non sapremo mai se la nostra scelta sia la
migliore, vero? La scelta porta in sé il dubbio che possa non essere la cosa
migliore per ottenere ciò che desideriamo… Black: Forse perché nel
momento in cui scegliamo… siamo sicuri di avere quello che abbiamo scelto…
ma, paradossalmente, proprio in quel momento la nostra mente va… forse a
quello cui abbiamo rinunciato? White: Certo, è quello che
accade. Nel momento in cui abbiamo scelto, abbiamo rinunciato. Tutte le volte
che quella scelta si rivelerà non essere la migliore, è perché sappiamo di
aver rinunciato a qualcosa che crediamo avrebbe potuto, e magari ancora
potrebbe, essere ancora meglio. Black: Evidentemente non
abbiamo fatto la scelta migliore per noi… White: ma non possiamo saperlo
nel momento della scelta. In tale occasione, quindi, escludiamo ciò a cui
comunque teniamo: escludendo parte del nostro vivere, escludiamo qualcosa che
vorremmo poter vivere… Black: Direi di si..
altrimenti non sentiremmo di averci rinunciato… White: Quindi vorremmo avere non
solo ciò che abbiamo scelto, ma anche ciò a cui abbiamo rinunciato. Black: Vorremmo, forse,
essere in grado di poter modificare o cambiare la nostra scelta in ogni e
qualsiasi momento, a seconda della “piega” che prendono le cose… White: è quello che io
chiamerei sensibilità, di cui spero ci occuperemo in una delle nostre prossime
discussioni. Tornando alla scelta… possiamo allora dire che nel momento della
scelta, non siamo totalmente integri, ma disgregati per il fatto di volere anche
ciò a cui abbiamo rinunciato. Pensiamo alla scelta che abbiamo fatto e nello
stesso momento pensiamo anche alla rinuncia, proprio perché sono, come abbiamo
visto, la stessa cosa. Black: La stessa cosa…
visto che le desidereremmo entrambe… ma, evidentemente (come ho già detto) ci
sono casi in cui, lo scegliere l’una… esclude l’altra. White: forse non la escludiamo,
per il fatto che continuiamo a volerla, dal momento che sentiamo di averci
rinunciato… Quindi, scelta e rinuncia, pur essendo la stessa cosa, vanno
l’una contro l’altra, altrimenti non avremmo dovuto scegliere. Scegliamo, ma
nel fare ciò che tale scelta presuppone, non siamo totalmente convinti, volendo
allo stesso tempo fare anche ciò a cui abbiamo rinunciato. Così che ci
tratteniamo in ciò che abbiamo scelto. Dentro di noi viviamo quella scelta in
contrapposizione… Black: Si, spesso è vero…
credo che ci capiti più frequentemente di quanto non si pensi. White: forse perché non ne
siamo consapevoli. Quindi la scelta di per sè non può mai essere totale,
perché dentro di noi la viviamo in contrapposizione con ciò a cui abbiamo
rinunciato. La contrapposizione è dovuta al continuo confronto tra la scelta
fatta e ciò a cui abbiamo rinunciato. Questo genera una lotta interiore per
stabilire la correttezza tra la scelta e la rinuncia, ma la lotta… è, come
hai detto sopra… conflitto! Black: Si… è proprio
quello che intendevo io prima… un conflitto interiore con noi stessi! White: E se interiormente siamo
in conflitto, come possiamo dedicare tutte le nostre energie per la scelta
fatta? Parte di noi non vorrebbe aver dovuto fare quella scelta, mentre un’altra
parte di noi crede di aver fatto la scelta migliore. Black: In questo caso,
credo che non lavoreremmo certo al massimo delle nostre potenzialità per far
sì che la scelta fatta produca le sue conseguenze, il suo massimo potenziale…
per cui credo spesso capiti che tutto ciò comporti il minimo rendimento della
scelta fatta e le cose non andrebbero diversamente se la scelta fosse stata
inversa, in quanto credo che i meccanismi interiori sarebbero stati gli
stessi. White: credo sia così…….
per cui, fintanto che esiste in noi il senso della rinuncia, non potremo vivere
quella scelta in maniera totale, ma soltanto parziale. Mentre pensiamo alla
scelta fatta, stiamo pensando anche alla rinuncia, perché, come abbiamo visto,
sono la stessa cosa. Black: Nel senso che le
vorremmo tutte e due… ed allora, anziché pensare a quello che abbiamo scelto…
paradossalmente pensiamo continuamente a ciò che “non” abbiamo scelto. Una
specie di pensiero negativo. Ma abbiamo detto spesso che il nostro inconscio non
registra il negativo… e credo neanche il dubbio… Quindi, se mentre operiamo
per la scelta fatta, pensiamo che invece l’altra avrebbe potuto essere
la migliore… forse agiamo anche inconsciamente per dimostrarcelo concretamente…
ed a volte potremmo anche riuscirvi. White: Ed ecco perché in tale
situazione è come se volessimo correre, ma un elastico ci rallentasse… fino
poi a farci fermare. Ma chi è che sceglie? Potremmo
forse dire che è necessario scegliere, che la società con i suoi
condizionamenti ha determinato le nostre continue scelte… vero? Black: Si certo, questa
nostra società… il nostro vivere sociale… ci ha giustamente educato ed
obbligato ad operare scelte continuamente, durante la nostra vita. Direi che nel
quotidiano di ogni giorno siamo costretti ad operare delle scelte che, forse, ci
sono anche talvolta imposte dalla convenienza di vedersi “accettati” dalla
società. E per esserlo, credo bisogna conformarsi ad essa ed al suo volere,
disegni ed intendimenti. White: Se così fosse, vuol dire
che gli altri ci dicono cosa scegliere e a cosa rinunciare. Black: Direi piuttosto
che sappiamo che ci sono delle cose che sarebbe bene scegliere… ed altre
scelte che non converrebbe fare… White: o crediamo di sapere?
Forse, dicendo questo, stiamo anche avallando che siamo semplicemente sciocchi,
in quanto sembrerebbe che altri ci dicono cosa fare, come se noi non fossimo
capaci di pensare e agire con la propria testa… Black: Non è proprio
così… ma anche se gli altri ci educano a fare e non fare alcune scelte… in
ultimo siamo noi che… se d’accordo con i loro intendimenti… operiamo le
scelte come più crediamo ci convenga. White: Certo, alla fine e
giustamente, ognuno è responsabile delle proprie scelte. Ognuno sa cosa fare e
lo fa. Così che ognuno determina quella che è la sua vita. E chi altri
potrebbe farlo? Black: Nessun altro
potrebbe, in definitiva, scegliere per noi… tuttavia, credo che in alcuni casi
ed accezioni, tutto questo sia ancora possibile per molti… White: come dire che, forse, dal
momento che dobbiamo sceglie, sentiamo, percepiamo di non essere liberi di
scegliere? Black: Forse qualcuno
pensa che, a volte, siamo obbligati nelle nostre scelte per la quieta convivenza
sociale… White: Se pensassimo questo,
sarebbe solo una scusante per non dirci che solo e soltanto noi siamo
responsabili delle nostre scelte. Se pensassimo veramente di non essere liberi,
non credete che faremmo di tutto per esserlo o divenirlo? Black: Forse a volte ci
conviene scegliere di credere… di non essere totalmente liberi di scegliere
quello che vorremmo realmente o che crediamo… sarebbe giusto scegliere? White: Forse lo vogliamo
solamente far credere, mentre dentro di noi non lo pensiamo, altrimenti agiremmo
di conseguenza. Proprio perché intimamente riteniamo che questa mancanza di
libertà non ci metta in serio pericolo. Questo, però, non ci impedisce poi di
lamentarci delle scelte e delle rinunce, di lamentarci della vita che abbiamo. Black: A volte si direbbe
che anche il lamento sia un metodo, o addirittura una scelta, per ottenere un
qualcosa in più… come dice un vecchio detto delle mie parti: “chi non
piange non puppa!” White: … affinché gli altri
ci diano quello che noi vorremmo avere… Questo vorrebbe dire che non siamo
neanche coscienti di quello che facciamo e soprattutto che non vogliamo la
responsabilità di quello che facciamo. Dandone la colpa agli altri, alla
società, noi non ne prendiamo la responsabilità, salvandoci così da ogni
giudizio negativo che ci possa far condannare, venendo meno la nostra autostima. Black: Stai dicendo che
potrebbe essere una sorta di meccanismo di difesa o compensazione? White: già, per difenderci da
noi stessi, dal giudizio negativo verso noi stessi. Così ci conviene delegare
le nostra scelta a qualcun altro, proprio per poter avere un “capro espiatorio”
della nostra vita, per non voler vedere che, se la nostra vita è così com’è…
e come la stiamo vivendo, è solo e soltanto responsabilità nostra. Black: Beh… riflettendo bene ed in ultima analisi… direi proprio di si! White: …ognuno è responsabile
di come vive la propria vita… e chi altro dovrebbe esserlo?Evidentemente,
quindi, siamo proprio noi che vogliamo vivere la nostra vita come la stiamo
vivendo. Ma a volte questo ci risulta scomodo da vedere, specialmente
quando la vita non è come noi la vorremmo. Black: Oppure, forse, non è come pensiamo che “meriteremmo” di averla e viverla. White: E allora perché lamentarsi delle scelte fatte e soprattutto delle rinunce? Black: Già…! Mi tornano in mente le parole di Castaneda… CITAZIONE: · “Un guerriero si assume la responsabilità delle proprie azioni, anche delle più banali.” White: Per questo non si lamenta, ma… vive la Vita che sta vivendo…..
|
|