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Black & White

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STIMOLATI IN UN PRECEDENTE ARTICOLO (IL GUERRIERO) A DISQUISIRE SULLE VARIE CITAZIONI DI CASTANEDA CIRCA LE DEFINIZIONI DA QUESTI RESE SULLA FIGURA DEL GUERRIERO… HANNO RACCOLTO LA SFIDA : ECCO IL FRUTTO DELLA LORO RIFLESSIONE SUL SIGNIFICATO DI UNA TRA LE TANTE CITAZIONI CONTENUTE NELL’ARTICOLO.

TESTO A “DUE MANI” DI: Black & White

CITAZIONE: · “Un guerriero si assume la responsabilità delle proprie azioni, anche delle più banali.”

Non esistono azioni banali, come non esistono quelle importanti… esistono solo azioni e tutte sono ugualmente importanti o banali. Ma è la cosciente  responsabilità assunta per ognuna di esse che le rendono realmente ed intimamente vere… e quindi importanti. (n.d.r.)

White : Mmh… “ la responsabilità delle proprie azioni…” questo mi fa pensare alle scelte come “i presupposti” delle conseguenti nostre azioni, ma…”Cosa” intendiamo per scelta? “Quando” scegliamo?

Black :Direi forse… quando abbiamo due o più cose da fare contemporaneamente e dobbiamo quindi scegliere quale fare per prima, o  come unica scelta,  per esempio.

White: quindi scegliere è avere una serie di possibilità per fare qualcosa, tra le quali una sola dovrà essere quella che sarà da noi svolta.

Black: Si… a volte fare l’una significa anche automaticamente rinunciare a fare l’altra… a volte sono persino in contrasto tra loro... cioè fare l’una… significa proprio non fare l’altra… spesso, quindi, sono in “conflitto”!

White: Forse sono in conflitto una volta scelto, ma, prima di ciò, tutte le possibili scelte che abbiamo, sono di per sé possibili, cioè ognuna ha solo certe caratteristiche compatibili con ciò che vorremmo.

Black: Intendi dire che in molti casi, forse, scegliamo la migliore, o a volte persino la “meno peggio”?

White: forse è così. L’ideale, come tutti sappiamo, sarebbe poter trovare, e quindi fare, quella scelta che le racchiuda tutte.

Black: Sarebbe forse auspicabile, ma spesso non mi sembra sia possibile…

White: Credo sia così come dici. Infatti in questo caso non potremmo parlare di scelta, in quanto non ci sarebbe niente da scegliere, dal momento che quella “cosa” ha in sé tutto quello che vorremmo. Parliamo dunque di scelta quando ognuna delle varie opzioni si distingue dall’altra per certe caratteristiche, ma che ogni possibilità, ogni alternativa, ha in sé qualcosa che vorremmo, ma non tutto quello che desidereremmo contenesse.

Black: Appunto… come ho avuto occasione di dire precedentemente, forse scegliamo la migliore o la meno peggio…

White: Questo è quindi quello che sembra accadere; cosa succede allora? Cosa scegliamo e… soprattutto “come” scegliamo? Fra tutte le scelte possibili  scegliamo quella le cui caratteristiche possono contribuire in misura maggiore a determinare l’effetto che vogliamo ottenere, ciò che desideriamo, vero?.

Black: Direi di si, ma non mi sembra grave… direi quindi, forse, che, in questo caso, non abbiamo scelta…

White: appunto, visto che lo vogliamo fare… dobbiamo scegliere. Ma come facciamo a sapere se quelle caratteristiche saranno utili ad ottenere l’effetto desiderato?

Black: E’ quello che speriamo, o meglio che riteniamo, a torto o a ragione, che possano farci ottenere l’effetto desiderato… forse anche in base alle esperienze passate, per esempio.

White: e cosa è l’esperienza se non la… conoscenza? Già, in base alla nostra esperienza, che è diventata conoscenza, crediamo di essere in grado di… prevedere ciò che accadrà. Quindi, sapendo cosa desidero… posso scegliere di fare tutto ciò che credo possa farmelo ottenere. Quindi possiamo dire che più si conosce e più siamo in grado di prevedere se un tale evento potrà o meno accadere…

Black: Si… sono d’accordo e direi proprio di si!

White: Ciò che interessa è quindi la conseguenza della scelta, non tanto la scelta in sé, quanto ciò che tale scelta determinerà in seguito, nel futuro.

Black: Mi sembrerebbe logico… le scelte che facciamo, credo infatti che influiscano sempre sul nostro futuro, quindi, credo siano importanti proprio per poter determinare questo.

White: La nostra attenzione è quindi rivolta verso il futuro, a ciò che dovrà accadere. In quanto crediamo che “quel futuro” sia il meglio per noi, che raggiungere quell’obbiettivo possa darci ciò che desideriamo e se lo desideriamo è, forse, perché crediamo che il raggiungimento di quella meta ci farà stare meglio, pensiamo che  ci darà la felicità che stiamo rincorrendo…

Black: Si.. dipende da cosa intendiamo per felicità… se questa per noi coincide con il successo ed il conseguimento di un preciso obbiettivo… direi di si…

White: come potremmo altrimenti volerlo fare se sapessimo che non ci darà quel senso di felicità che crediamo di… conoscere? Quindi sappiamo, o meglio crediamo di sapere, cosa sia per noi la felicità, il risultato di ciò che crediamo di aver bisogno.

Black: Beh… direi che: chi meglio di ognuno sa cosa sia per se stesso la felicità… o no?

White: …. Crede di sapere cosa sia la felicità… forse, ciò che è rimasto, l’esperienza, la memoria, e che vorrebbe poter rivivere. Ma adesso lasciamo da parte la felicità e torniamo a parlare di scelta…Proviamo a domandarci: perché la scelta non è semplice? Perché è così difficile scegliere? Cosa impedisce la semplicità, la facilità di poter scegliere ciò che ci piace?

Black: Forse la paura di sbagliare? Di fare una scelta sbagliata?

White: … quindi la paura di non tanto della scelta, ma del motivo per cui dobbiamo scegliere. Per questo siamo soliti indicare come scelte importanti quelle per le quali è difficile scegliere, dove viene richiesta una attenta riflessione da parte nostra.

Black: Beh, se la scelta è difficile… direi che forse, è anche importante e viceversa!

White: certo, tanto più teniamo alle conseguenze della scelta, tanto più attenta e difficile sarà effettuarla. Infatti, nella riflessione che facciamo, non prendiamo forse in esame tutti i minimi particolari, positivi e negativi, relativi alle conseguenze di quella specifica scelta?

Black: Direi di si…  forse è proprio per la loro apparente equivalenza che a volte potrebbe risultare difficile… e quindi importante.

White: Certo. Per cui, come vorremmo che fossero le conseguenze di tale scelta? Ci accorgiamo ben presto che le conseguenze, le previsioni, per quanto attentamente valutate, risultano del tutto incerte.

Black: Credo che tutte le previsioni… siano sempre incerte.

White: Infatti… se ne avessimo la certezza, non avremmo scelta… faremmo quello che dobbiamo fare senza pensarci troppo.

Black: Si, se ne fossimo certi non avremmo problemi a scegliere, ma credo che anche in questo caso… il minimo dubbio e possibilità potrebbe sicuramente rimanere.

White: Certo, perché, forse, sappiamo, che nella Vita niente è più certo di quello che stiamo facendo in questo momento, ammesso di sapere cosa stiamo facendo… Così, quello che facciamo è pensare alle conseguenze: il non raggiungimento di ciò che desideriamo o -  peggio – la realizzazione di ciò che non vorremmo accadesse, ci fanno temere che la nostra scelta possa non essere stata la migliore per noi, e che forse, se avessimo scelto diversamente, avremmo potuto raggiungere ciò che volevamo.

Black: Forse… credo mi capiti spesso di pentirmi delle scelte fatte… a volte persino appena effettuate… anzi, credo molto spesso!

White: Quindi… non siamo totalmente convinti di ciò che abbiamo scelto, ma abbiamo ritenuto che la nostra scelta sia stata solo quella più conveniente, per quello che crediamo di voler avere.

Black: Si… altrimenti non avremmo optato per quella… ma credo che, subito dopo, intervenga la paura dell’errore di valutazione. Si direbbe che la nostra umana fallibilità ci perseguiti.

White: forse perché la scelta stessa contiene in sé anche questa possibilità. Infatti, nel momento della scelta, sappiamo che stiamo scartando tutta un’altra serie di possibilità. Tanto più le altre possibilità si avvicinano a quello che vorremmo ottenere, tanto più difficile sarà doverne fare a meno.

Black: Si… ma, evidentemente, abbiamo ritenuto che ciò che abbiamo scelto sia -  o, molto probabilmente, possa - divenire migliore per noi.

White: Pur ritenendo che quella scelta sia migliore per noi, essa contiene anche ciò a cui abbiamo rinunciato. Ma la rinuncia cosa è? Non è forse la stessa cosa della scelta? Rinunciamo a qualcosa per qualcos’altro. Scegliamo qualcosa rinunciando a qualcos’altro.

Black: Potremmo quindi, in definitiva, distinguere quello a cui rinunciamo come una  non scelta?

White: come pure potremmo dire che… scegliamo di rinunciare, per cui, comunque lo si dica… dal momento che scegliamo, in realtà facciamo anche una rinuncia. Ma a cosa rinunciamo?

Black: Io direi: a quello che non abbiamo scelto di fare o avere…

White: Direi che forse rinunciamo a quello che avremmo voluto fare… Infatti, possiamo rinunciare a qualcosa che non vogliamo? No, vero?

foto tratta dal film "Hero"Black: Credo che più semplicemente… non lo scegliamo!

White: Già. Non lo scegliamo, ma avremmo voluto che fosse… Quindi, rinunciamo a qualcosa che vorremmo. Pur scegliendo altro, vorremmo anche avere ciò a cui rinunciamo, ma non potendo avere tutto, dobbiamo, appunto, scegliere. Altrimenti di cosa stiamo parlando?

Black: Credo che l’argomento e la questione di cui stiamo dialogando adesso… sia divenuto quello che in psicologia viene chiamato il problema del “conflitto”. Quando vorremmo tutte e due le cose… ma, dovendo scegliere, dobbiamo gioco-forza rinunciare ad una… per avere l’altra.

White: Credo sia così: si crea in noi un conflitto. Pertanto, finché pensiamo di dover rinunciare, di aver rinunciato, stiamo, forse, pensando che lo vorremmo. E dal momento che lo vorremmo, come possiamo essere certi che la scelta che abbiamo fatto sia quella giusta, la migliore?

Black: Si.. ci sono persone che davanti ad un conflitto del genere diventano incapaci persino di optare per una scelta, cos’ che,  alla fine, semplicemente… non scelgono!

White: Non volendosi prendere le proprie responsabilità… Così che non sapremo mai se la nostra scelta sia la migliore, vero? La scelta porta in sé il dubbio che possa non essere la cosa migliore per ottenere ciò che desideriamo…

Black: Forse perché nel momento in cui scegliamo… siamo sicuri di avere quello che abbiamo scelto… ma, paradossalmente, proprio in quel momento la nostra mente va… forse a quello cui abbiamo rinunciato?

White: Certo, è quello che accade. Nel momento in cui abbiamo scelto, abbiamo rinunciato. Tutte le volte che quella scelta si rivelerà non essere la migliore, è perché sappiamo di aver rinunciato a qualcosa che crediamo avrebbe potuto, e magari ancora  potrebbe, essere ancora meglio.

Black: Evidentemente non abbiamo fatto la scelta migliore per noi…

White: ma non possiamo saperlo nel momento della scelta. In tale occasione, quindi, escludiamo ciò a cui comunque teniamo: escludendo parte del nostro vivere, escludiamo qualcosa che vorremmo poter vivere…

Black: Direi di si.. altrimenti non sentiremmo di averci rinunciato…

White: Quindi vorremmo avere non solo ciò che abbiamo scelto, ma anche ciò a cui abbiamo rinunciato.

Black: Vorremmo, forse, essere in grado di poter modificare o cambiare la nostra scelta in ogni e qualsiasi momento, a seconda della “piega” che prendono le cose…

White: è quello che io chiamerei sensibilità, di cui spero ci occuperemo in una delle nostre prossime discussioni. Tornando alla scelta… possiamo allora dire che nel momento della scelta, non siamo totalmente integri, ma disgregati per il fatto di volere anche ciò a cui abbiamo rinunciato. Pensiamo alla scelta che abbiamo fatto e nello stesso momento pensiamo anche alla rinuncia, proprio perché sono, come abbiamo visto, la stessa cosa.

Black: La stessa cosa… visto che le desidereremmo entrambe… ma, evidentemente (come ho già detto) ci sono casi in cui, lo scegliere l’una… esclude l’altra.

White: forse non la escludiamo, per il fatto che continuiamo a volerla, dal momento che sentiamo di averci rinunciato… Quindi, scelta e rinuncia, pur essendo la stessa cosa,  vanno l’una contro l’altra, altrimenti non avremmo dovuto scegliere. Scegliamo, ma nel fare ciò che tale scelta presuppone, non siamo totalmente convinti, volendo allo stesso tempo fare anche ciò a cui abbiamo rinunciato. Così che ci tratteniamo in ciò che abbiamo scelto. Dentro di noi viviamo quella scelta in contrapposizione…

Black: Si, spesso è vero… credo che ci capiti più frequentemente di quanto non si pensi.

White: forse perché non ne siamo consapevoli. Quindi la scelta di per sè non può mai essere totale, perché dentro di noi la viviamo in contrapposizione con ciò a cui abbiamo rinunciato. La contrapposizione è dovuta al continuo confronto tra la scelta fatta e ciò a cui abbiamo rinunciato. Questo genera una lotta interiore per stabilire la correttezza tra la scelta e la rinuncia, ma la lotta… è, come hai detto sopra… conflitto!

Black: Si… è proprio quello che intendevo io prima… un conflitto interiore con noi stessi!

White: E se interiormente siamo in conflitto, come possiamo dedicare tutte le nostre energie per la scelta fatta? Parte di noi non vorrebbe aver dovuto fare quella scelta, mentre un’altra parte di noi crede di aver fatto la scelta migliore.

Black: In questo caso, credo che non lavoreremmo certo al massimo delle nostre potenzialità per far sì che la scelta fatta produca le sue conseguenze, il suo massimo potenziale… per cui credo spesso capiti che tutto ciò comporti il minimo rendimento della scelta fatta e le cose non andrebbero diversamente se la scelta fosse stata inversa,  in quanto credo che i meccanismi interiori sarebbero stati gli stessi.

White: credo sia così……. per cui, fintanto che esiste in noi il senso della rinuncia, non potremo vivere quella scelta in maniera totale, ma soltanto parziale. Mentre pensiamo alla scelta fatta, stiamo pensando anche alla rinuncia, perché, come abbiamo visto, sono la stessa cosa.

Black: Nel senso che le vorremmo tutte e due… ed allora, anziché pensare a quello che abbiamo scelto… paradossalmente pensiamo continuamente a ciò che “non” abbiamo scelto. Una specie di pensiero negativo. Ma abbiamo detto spesso che il nostro inconscio non registra il negativo… e credo neanche il dubbio… Quindi, se mentre operiamo per la scelta fatta, pensiamo che invece  l’altra avrebbe potuto essere la migliore… forse agiamo anche inconsciamente per dimostrarcelo concretamente… ed a volte potremmo anche riuscirvi. 

White: Ed ecco perché in tale situazione è come se volessimo correre, ma un elastico ci rallentasse… fino poi a farci fermare.

Ma chi è che sceglie? Potremmo forse dire che è necessario scegliere, che la società con i suoi condizionamenti ha determinato le nostre continue scelte… vero?

Black: Si certo, questa nostra società… il nostro vivere sociale… ci ha giustamente educato ed obbligato ad operare scelte continuamente, durante la nostra vita. Direi che nel quotidiano di ogni giorno siamo costretti ad operare delle scelte che, forse, ci sono anche talvolta imposte dalla convenienza di vedersi “accettati” dalla società. E per esserlo, credo bisogna conformarsi ad essa ed al suo volere, disegni ed intendimenti.

White: Se così fosse, vuol dire che gli altri ci dicono cosa scegliere e a cosa rinunciare.

Black: Direi piuttosto che sappiamo che ci sono delle cose che sarebbe bene scegliere… ed altre scelte che non converrebbe fare…

White: o crediamo di sapere? Forse, dicendo questo, stiamo anche avallando che siamo semplicemente sciocchi, in quanto sembrerebbe che altri ci dicono cosa fare, come se noi non fossimo capaci di pensare e agire con la propria testa…

Black: Non è proprio così… ma anche se gli altri ci educano a fare e non fare alcune scelte… in ultimo siamo noi che… se d’accordo con i loro intendimenti… operiamo le scelte come più crediamo ci convenga.

White: Certo, alla fine e giustamente, ognuno è responsabile delle proprie scelte. Ognuno sa cosa fare e lo fa. Così che ognuno determina quella che è la sua vita. E chi altri potrebbe farlo?

Black: Nessun altro potrebbe, in definitiva, scegliere per noi… tuttavia, credo che in alcuni casi ed accezioni, tutto questo sia ancora possibile per molti…

White: come dire che, forse, dal momento che dobbiamo sceglie, sentiamo, percepiamo di non essere liberi di scegliere?

Black: Forse qualcuno pensa che, a volte, siamo obbligati nelle nostre scelte per la quieta convivenza sociale…

White: Se pensassimo questo, sarebbe solo una scusante per non dirci che solo e soltanto noi siamo responsabili delle nostre scelte. Se pensassimo veramente di non essere liberi, non credete che faremmo di tutto per esserlo o divenirlo?

Black: Forse a volte ci conviene scegliere di credere… di non essere totalmente liberi di scegliere quello che vorremmo realmente o che crediamo… sarebbe giusto scegliere?

White: Forse lo vogliamo solamente far credere, mentre dentro di noi non lo pensiamo, altrimenti agiremmo di conseguenza. Proprio perché intimamente riteniamo che questa mancanza di libertà non ci metta in serio pericolo. Questo, però, non ci impedisce poi di lamentarci delle scelte e delle rinunce, di lamentarci della vita che abbiamo.

Black: A volte si direbbe che anche il lamento sia un metodo, o addirittura una scelta, per ottenere un qualcosa in più… come dice un vecchio detto delle mie parti: “chi non piange non puppa!”

White: … affinché gli altri ci diano quello che noi vorremmo avere… Questo vorrebbe dire che non siamo neanche coscienti di quello che facciamo e soprattutto che non vogliamo la responsabilità di quello che facciamo. Dandone la colpa agli altri, alla società, noi non ne prendiamo la responsabilità, salvandoci così da ogni giudizio negativo che ci possa far condannare, venendo meno la nostra autostima.

Black: Stai dicendo che potrebbe essere una sorta di meccanismo di difesa o compensazione?

White: già, per difenderci da noi stessi, dal giudizio negativo verso noi stessi. Così ci conviene delegare le nostra scelta a qualcun altro, proprio per poter avere un “capro espiatorio” della nostra vita, per non voler vedere che, se la nostra vita è così com’è… e come la stiamo vivendo, è solo e soltanto responsabilità nostra.

Black: Beh… riflettendo bene ed  in ultima analisi… direi proprio di si!

White: …ognuno è responsabile di come vive la propria vita… e chi altro dovrebbe esserlo?Evidentemente, quindi, siamo proprio noi che vogliamo vivere la nostra vita come la stiamo vivendo. Ma a volte questo  ci risulta scomodo da vedere, specialmente quando la vita non è come noi la vorremmo.

Black: Oppure, forse, non è come pensiamo che “meriteremmo” di averla e viverla.

White: E allora perché lamentarsi delle scelte fatte e soprattutto delle rinunce?

Black: Già…! Mi tornano in mente le parole di Castaneda…

CITAZIONE: · “Un guerriero si assume la responsabilità delle proprie azioni, anche delle più banali.

White: Per questo non si lamenta, ma… vive la Vita che sta vivendo…..

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