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Black & White

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STIMOLATI IN UN PRECEDENTE ARTICOLO ( IL GUERRIERO )  A DISQUISIRE SULLE VARIE CITAZIONI DI CASTANEDA CIRCA LE DEFINIZIONI DA QUESTI RESE CIRCA LA FIGURA DEL GUERRIERO… HANNO RACCOLTO LA SFIDA: ECCO IL FRUTTO DELLA LORO RIFLESSIONE SUL SIGNIFICATO DI UNA FRA LE TANTE CITAZIONI CONTENUTE NELL’ARTICOLO.

TESTO A “DUE MANI” DI: Black & White

CITAZIONE: · “Un guerriero, poiché nulla è più importante di tutto il resto, decide le sue azioni, e le compie come se per lui avessero importanza. La follia controllata lo spinge a dire che ciò che fa importa, e ad agire come se così fosse, pur sapendo che così non è. Per questo, dopo aver agito, si ritira in pace, e che le sue azioni siano buone o cattive, più o meno efficaci, non è cosa che lo riguardi.” 

Agisce al meglio delle proprie capacità in ogni cosa, mettendosi alla prova e forse traendone intima soddisfazione anche solo e soprattutto per questo. Si adatta al sociale in cui esercita la sua esistenza pur rimanendone intimamente distaccato e ben al disopra, gioca con se stesso e con il ruolo e status che vede gli sono assegnati e riconosciuti. Osserva interessato le azioni e reazioni che il suo agire può provocare nell’ambiente secondo i condizionamenti comportamentali prefissati. Considera esternamente e prende coscienza del consueto e spesso scontato comportamento umano. (n.d.r.)

White: un concetto semplice, direi, e per questo ritenuto superficiale, mentre il difficile, il complicato, è ritenuto generalmente cosa profonda, quindi qualcosa di più serio e prezioso.

Black: quando si dice che una cosa è complicata… solitamente è perché è molto complessa e quindi articolata, più studiata, approfondita ed esaustiva, oppure, forse…

White:… qualcosa di confuso, contorto... oscuro.. Il semplice è ciò che è incontaminato. Perché le cose semplici diventano difficili? Forse perché i condizionamenti che abbiamo subito ci fanno vedere la vita come dovrebbe essere, invece di come essa è.

Black: Forse è  per approfondire il semplice… che le cose si complicano?

White: ma c’è davvero bisogno di approfondire, di capire ciò che è gia così semplice? Allora, forse, non è così semplice… Come possiamo accostarci al semplice se non siamo puri, liberi da tutti i condizionamenti? Le contaminazioni sociali hanno ricoperto ciò che era semplice e lo hanno reso profondo, irraggiungibile…

Black:  Non direi irraggiungibile… forse solo più difficile da raggiungere e da comprendere… ma solo perché è certamente più complesso!

White: così, fintanto che i condizionamenti persisteranno, non sarà possibile poter incontrare il semplice, proprio perché la presenza stessa dei condizionamenti impedisce di accostarsi al semplice.

Black: Tu dici quindi, che noi siamo condizionati mentalmente e per questo indirizzati istintivamente al complicato?

White: Questo è un fatto. Dal momento che esistono i condizionamenti, i pregiudizi, quello che crediamo dovrebbe essere, non possiamo vedere ciò che è… semplice. Ecco perché, per vedere il semplice, è necessario vedere i condizionamenti… con la comprensione dei condizionamenti il semplice…potrà esistere.

Black: Basterebbe togliere i condizionamenti, quindi… ma come fare se siamo condizionati da questi?

White: forse è necessario capire cosa sono i condizionamenti, prima di poterli vedere e quindi, forse, abbandonarli spontaneamente. I condizionamenti vengono alla luce con il pensiero. Forse, il pensiero stesso è condizionamento, dal momento che esso rappresenta ciò che crediamo debba essere…

Black: Già.. se siamo condizionati.. anche il nostro pensiero è condizionato di conseguenza… e quindi non è possibile condizionarci con il pensiero? Io avevo intuito che fosse proprio quello che avrebbe potuto consentirci di liberarci…

White: Il pensiero non è forse quello che è l’esperienza, la conoscenza, il sapere? Quindi il passato. L’esperienza per definizione è ciò che è stato. L’esperienza accumulata… dove? Nella memoria… l’esperienza è, dunque, memoria. Quindi possiamo dire che il pensiero è memoria, la traduzione interiore della nostra memoria. E come possiamo vedere ciò che è, il presente, accostandoci con l’esperienza passata?

Black: Quindi tu dici che è proprio il nostro pensiero apparentemente libero… ma invece condizionato… che non ci permette di vedere le cose per quello che sono… ma solo per quello che crediamo debbano essere?

White: Appunto! Il pensiero non fa altro che confrontare ciò che ha accumulato con ciò che è, classificando la situazione per quello che crediamo debba essere.
Se dunque il pensiero è condizionamento, come possiamo pensare il semplice?...

Black: Ok… fin qui ci siamo arrivati… ma allora come fare per non esserne ostaggi inconsapevoli?

White: forse, dal momento che lo pensiamo… vorremmo non esserlo e per questo non lo vedremo e, non vedendolo, continueremo ad esserne … ostaggi inconsapevoli. Ma quando accade di non pensare…forse, il semplice potrà essere… per cui l’agire diventerà naturalmente spontaneo, forse… quello che siamo soliti dire parlando del combattimento reale, quando diciamo che le azioni risultano essere… conseguenzialmente  naturali.

Black: Non credi possa essere pericoloso l’agire senza pensare?

White: forse perché pensiamo al controllo identificandolo con il pensiero, mentre senza pensiero… non c’è controllo, quindi potrebbe esserci la possibilità di poter adottare comportamenti pericolosi, non solo per gli altri, ma anche per se stessi? Ma cosa è pericoloso? Forse… solo ciò che non dovrebbe essere fatto. E cosa dovrebbe essere fatto? È ancora il pensiero, condizionato, che giudica cosa debba o non debba essere fatto. L’azione, l’agire, sarà la risposta, l’espressione del semplice… e la risposta non potrà non essere che quella giusta per quella situazione, non potrebbe essere altrimenti. Non ha importanza il risultato perché, comunque sia, l’agire sarà giusto, in quanto semplicemente privo di ogni giudizio.

Black: Credo che tutti noi sottoponiamo all’intimo giudizio personale ogni cosa, prima di compierla…

White: Certo, perché, forse, vorremmo poter prevedere il risultato… sulla base dell’esperienza passata. Il giudizio è, infatti, solo nel passato e nel futuro. Nel presente, là dove esiste il semplice, non esiste giudizio, ma solo e soltanto l’azione. Infatti, possiamo giudicare solo in relazione a qualcosa e questo qualcosa, il comparativo, è il passato, non può essere il presente, perché il presente accade, non è accaduto…

Black: Quindi, dici che quando pensiamo di giudicare il presente lo facciamo in relazione all’esperienza passata… e soprattutto in relazione a quello che pensiamo debba essere il futuro?

White: Questo è quello che credo accadaCome potremmo altrimenti giudicare ciò che stiamo facendo nel presente? Nel presente non esiste giudizio, bensì l’energia dell’essere presenti a se stessi, totalmente.

Black: Già… ma come è possibile non pensare mentre si agisce?

White: …finché pensiamo, come possiamo vedere ciò che è? Può, quindi, il pensiero vedere ciò che è?

Black: Io pensavo di si… ma adesso che mi hai fatto fare tutto questo ragionamento… forse credo di no…

White: Ecco perché quando giudichiamo le nostre azioni quelle azioni non saranno libere di essere, ma solo il risultato di ciò che è il pensiero, il condizionamento.

Black: Come possiamo fare, allora, per agire liberi dal condizionamento che indubbiamente ho compreso che  abbiamo?

White: Non è certo eliminando il pensiero, ma, forse, comprendere il pensiero stesso, per poter essere liberi dal pensiero e quindi dal condizionamento. Forse l’identificazione con il pensiero è quello che crediamo di essere, ma dal momento che comprendiamo cosa sia il pensiero, non possiamo più identificarci in esso; se non ci identifichiamo con il pensiero, allora ne siamo liberi… L’azione libera, per essere tale… è priva di ogni giudizio, ma, forse, è piena di ciò che è, di energia… del nostro Essere.

Il guerriero pensa, ma agisce come se non pensasse…

Black: E’ questa dunque la follia controllata del guerriero?

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