DA UN PO’ DI TEMPO NON AVEVAMO PIU’ RICEVUTO NIENTE DAI NOSTRI
BLACK & WHITE. PENSAVAMO CHE EVIDENTEMENTE, LA LORO GENEROSITA’ NON FOSSE CERTO ILLIMITATA… MA
LE LORO PERIGLIOSE DISSERZIONI, DI OLTREMODO DIFFICILE COMPRENSIONE AI PIU’… RISULTAVANO GRADITE A
QUEI LETTORI CAPACI DI COGLIERNE IL RECONDITO SIGNIFICATO. ECCOLI QUINDI DI NUOVO, CON UN'ALTRA
LORO DISCUSSIONE RIGUARDO IL SIGNIFICATO ED ACCEZIONI DI UN TERMINE CHE SPESSO VIENE USATO SENZA
COGNIZIONE DI CAUSA… “LA DISCIPLINA”. UN TERMINE APPARENTEMENTE SEMPLICE, MA DAI TANTI SIGNIFICATI…
E CHE I DUE CI DIMOSTRANO ESSERE INVECE COMPLICATO E CARICO DI DIFFICILI CONDIZIONAMENTI CHE, NOSTRO
MALGRADO, FORSE ANCORA ABBIAMO. MA ORMAI DOVREMMO AVER IMPARATO CHE CON LORO, DISCUTERE DEL
SEMPLICE… E’ SEMPRE COMPLICATO!
Cosa significa “disciplina”?
White: Cosa vuol dire disciplina? Attenersi a delle regole, a delle forme a degli
schemi?
Black: Mah.. non è semplice rispondere… sicuramente sforzarsi di fare qualcosa
per come sappiamo o ci dicono che deve essere fatto?
White: per cui non è forse “la disciplina” obbligare a fare qualcosa che
altrimenti non saremmo in grado di fare?
Black: Bhè si.. disciplina potrebbe essere intesa anche in questo senso, ma anche
in tanti altri…
White: per questo siamo qui a parlarne… e parlandone possiamo anche vedere dove
stiamo andando. Dunque sembra che la disciplina sia un atto di volontà. E se è un atto di volontà è
parte di qualcosa che vorremmo avere, che vorremo diventare. E sul
divenire mi sembra abbiamo già speso qualcosa…
Black: Eh si, sul
divenire ricordo che abbiamo disquisito molto, in passato…
White: Una disciplina di per se non è tale, se non quando ci forziamo a fare
qualcosa che non ci piace fare, quanto forse ci piacerebbe poter essere, divenire il risultato di
quella disciplina. Ecco quindi che per raggiungere quel risultato facciamo qualcosa che non ci piace
fare.
Black: Forse sono d’accordo per quanto riguarda il voler fare per poter pensare
di essere… ma non è detto che non ci piaccia farlo… anche se sicuramente, dal momento che dobbiamo
disciplinarci significa anche che non ci verrebbe naturale o facile…
White: forse anche per quest’ultimo motivo si chiama e si pratica la… disciplina.
Questa sembra quindi essere il mezzo con il quale vogliamo raggiungere un qualcosa che comunque ci
piacerebbe avere per poter… essere. Attraverso la disciplina vorremmo poter acquisire un qualcosa
che ci permetta di poter essere ciò che desideriamo diventare.
Black: Ecco.. ora mi sembra un po’ più azzeccata nella sua generalità…
White: bene, allora continuando a parlare della disciplina potremmo dire che
quello che vogliamo non è la disciplina, bensì il risultato di tale disciplina.
Black: Credo di si… la disciplina dovrebbe essere soltanto il mezzo per ottenerlo
forse.
White: quindi tale risultato è raggiungibile, forse, solo attraverso quella
disciplina. Ma per mantenere quel risultato dovremmo anche continuare a disciplinarci? Il risultato
sarebbe quindi la disciplina? O forse risultato e disciplina sono un qualcosa di profondamente
diverso?
Black: Come credo di aver già detto… l’una è il mezzo e l’altro forse rappresenta
il motivo per cui lo si attua.
White: Certo così sembrerebbe dover essere. Abbiamo detto che la disciplina serve
per poter raggiungere quel risultato, ma una volta raggiunto cosa ne è della disciplina? Essa ha
ancora senso? Cioè, ha ancora senso perseguire quella disciplina o forse il fatto di perseguirla è
perché non si è ancora raggiunto quello che crediamo di dover divenire?
Black: Potrebbe darsi che continuiamo nella disciplina perché non ancora
soddisfatti pienamente del risultato?
White: E come facciamo a sapere se lo siamo?… dal momento che continuiamo a
perseguire quella disciplina? Potremmo solo saperlo se abbandoniamo quella disciplina, vero?
Black: Mi torna un po’ difficile starti dietro.. ma ammettiamo pure che sia così…
White: voglio dire che abbandonare la disciplina significa non avere più alcun
punto di riferimento su come muoverci, dovendo muoverci per come non è la disciplina, ma solo per
come siamo.
Black: Esatto!
White: per cui forse è quel “come siamo” che temiamo possa venir meno, per questa
ragione conviene continuare a seguire quella disciplina. E se lo temiamo potrebbe essere perché
siamo insicuri di muoverci, proprio perché siamo insicuri di quello che siamo? Quindi la disciplina
è forse il mezzo per poter continuare a credere di essere sicuri?
Black: Potrebbe darsi che inconsciamente non siamo sicuri ci piaccia quel…”come
siamo”?
White: già, potrebbe, per cui fintanto non siamo sicuri di ciò che siamo, non
saremo in grado di abbandonare la disciplina che pratichiamo, e quindi finiamo anche con il
convincerci che quello che vogliamo non è più divenire qualcosa e poi comprendere cosa sia la
disciplina, ma piuttosto essere la disciplina stessa, con cui poi continuiamo a muoverci nel mondo,
a vedere il mondo, a combattere.
Black: La Vita è sempre un continuo combattimento no?
White: credo di si, ma forse dipende come. Il combattimento segue forse delle
regole, delle forme prestabilite o schemi? E chi non si attiene a queste regole, schemi… cosa gli
succede? Viene squalificato?
Black: Non credo… ma sicuramente penso che vivrebbe peggio forse…
White: e quel peggio non è certo stare bene come si crede dovrebbe essere. Se in
un combattimento sportivo queste regole sono necessarie, per tutelare l’integrità dell’atleta, in un
combattimento reale, esistono regole e quindi limitazioni?
Black: Direi di no…credo l’unica regola appunto, sia che non esistono regole…
White: appunto! Una disciplina forse risponde a qualcosa di conosciuto, per cui
si muove in relazione a ciò che è prevedibile accada.
Black: Che c’è di strano…? Tutto ciò che conosciamo… vorremmo poterlo prevedere!
White: Forse lo strano è proprio il fatto che accettiamo questo… La disciplina,
come abbiamo visto è forse obbligare qualcuno a fare qualcosa che non farebbe, altrimenti perchè
chiamarla disciplina?
Black: Io forse, non direi proprio “obbligare”… ma diciamo che hai reso l’idea…
White: allora proseguiamo. Inizialmente però questo sembra essere necessario, si
deve poter fare in modo che il corpo si muova in un certo modo e come la mente vuole che lui si
muova, così come la mente deve sentire se il corpo non si muove in un certo modo e correggere tale
movimento.
Black: Anche questo dovrebbe essere un effetto dell’unione corpo-mente.. no?
White: Certo. Se quindi il combattimento è inteso come totalizzante, per cui
senza limitazioni alcune, la disciplina ne costituisce il mezzo con il quale arrivare al
combattimento. Ma una volta giunti al combattimento perché tenersi il mezzo con il quale lo si è
raggiunto? Perché restare ancorati al mezzo? Tanto da continuare a muoversi solo secondo quanto
appreso nella disciplina che pratichiamo?
Black: Forse perché nell’esperienza personale ci rappresenta una buona
formazione…
White: potrebbe quindi essere necessaria per la formazione. Il combattimento
però… è la disciplina o è qualcosa di diverso dalla disciplina?
Black: Abbiamo detto che la disciplina potrebbe essere solo il mezzo…
White: Se dunque la disciplina è il mezzo come può la disciplina essere il
combattimento? Allora forse il combattimento è altro dalla disciplina.
Black: Sicuramente… ma potrebbe esserne l’espressione derivante!
White: Infatti la disciplina si muove entro ciò che conosce, e ciò che conosce
può essere illimitato? O forse proprio perché si muove entro ciò che conosce ne è limitato proprio
entro quella conoscenza? Potremmo dire che ad una certa e specifica situazione, reagiremo in quel
solo modo o modi possibili, comunque finiti.
Black: Sicuramente tutto il nostro conosciuto è … finito!
White: Quindi, rimanendo legati alla disciplina ci possiamo muovere solo entro
quelle situazioni, ben determinate e codificate nella disciplina che pratichiamo. Ciò sembrerebbe
voler dire che la disciplina si muove solo entro il campo del conosciuto, non potendo certo muoversi
al di fuori di ciò che non conosce altrimenti come sarebbe possibile disciplinare ciò che non
conosciamo?
Black: Sicuramente… le uniche cose che possiamo disciplinare… le dobbiamo aver
conosciute in passate esperienze… altrimenti come potremmo tentare di disciplinarle? Disciplinare
significa anche costruire un percorso.. un processo cronologico… perseguendo un fine conosciuto e
specifico.
White: E cosa è il conosciuto se non il ricordo, la memoria, il passato, l’esperinza?
Possiamo infatti dire di conoscere il presente o tanto meno il futuro?
Black: Forse qualcuno potrebbe azzardare a pensare di conoscere il presente… ma
sicuramente non certo il futuro… magari!
White: Allora forse la disciplina attiene solo a ciò che è passato, non certo a
ciò che è presente. Ma il combattimento è qualcosa di conosciuto o qualcosa che non conosciamo come
si svolgerà? Il combattimento è qualcosa di passato o di presente?
Black: Lo studio del combattimento è sicuramente riferito al presente… ma
facendolo si attinge ad esperienze passate.
White: quelle esperienze che, come abbiamo detto, potrebbero essere il mezzo. Il
combattimento è certamente qualcosa che avviene nel presente e il presente può essere conosciuto?
Forse il presente può essere vissuto, ma non conosciuto.
Black: Già… lo conosciamo solo dopo averlo vissuto o al massimo
contemporaneamente…
White: Sono d’accordo. Nel combattimento ci troviamo a confrontarci con qualcosa
che non conosciamo combattendo con un mezzo che viene dal passato. Per quanto efficace possa essere
quella disciplina essa è il risultato di un passato e che non è certo quel combattimento che è
invece il presente. Quindi sembrerebbe che in un combattimento ci confrontiamo in una situazione
nuova con schemi provenienti dal passato.
Black: Si.. ma credo avvenga sempre… che viviamo il presente e crediamo di
preparare il futuro… tramite l’esperienza passata…
White: si, lo crediamo… ma forse il credere non è. Possiamo certo combattere
secondo gli schemi propri di quella disciplina fintanto che le situazioni appariranno essere quelle
della disciplina praticata, ma cosa accade quando ci troviamo di fronte a situazioni che non fanno
parte dalla disciplina studiata? Come potremmo rispondere al nuovo conoscendo il vecchio?
Black: Forse in maniera sbagliata… ma automaticamente faremmo anche questa nuova
esperienza…
White: comunque la faremo, anche se rimarremo quanto meno spiazzati, impacciati,
attoniti per un lasso ti tempo tale che, seppur breve, in un combattimento potrebbe risultare anche
fatale?
Black: Purtroppo… si!
White: Quindi il combattimento non è certo la disciplina, bensì altro da questa.
Black: Ora credo di aver capito quello che intendi dire… si, credo sia ben altra
cosa infatti.
White: Certo, la disciplina ha la sua utilità e serve, ma limitatamente a quello
per cui la disciplina esiste… forse imparare a conoscersi, per cui conoscendoci siamo potenzialmente
in grado di poterci muovere per come quella situazione richiede e la situazione è sempre nuova, per
cui richiede una risposta sempre nuova, apparentemente uguale, e per poter rispondere al nuovo forse
dovremmo essere liberi dalla disciplina, altrimenti continueremo a muoverci entro i limiti di tale
disciplina e tale limite è forse liberta?
Black: Vista sotto questo aspetto.. sicuramente no… ma rimane ugualmente un buon
mezzo per conoscerci.
White: infatti non la stiamo condannando, ma solo… vedendo. Quindi la disciplina
non è forse simile a quello che sono le diverse culture, i diversi schemi mentali con cui le varie
culture vedono il mondo, con cui vedono la vita, con il quale interpretano la Vita?
Black: Dopo tutto questo discorso inerente questo specifico aspetto… Potremmo
paragonarla anche a tutto questo.. si.
White: Quindi, quella disciplina diventa il modo, il filtro con cui noi vediamo e
viviamo la vita. Ma la Vita è la disciplina?
Black: No! Forse la disciplina.. è una parte della Vita… ma non possiamo certo
dire che la Vita sia la disciplina!
White: E allora perché continuare a volerlo credere?
Black: … Chissà, forse perché ci conviene? Forse crediamo ci dia sicurezza? forse
ce lo hanno fatto credere?... Ma in definitiva…ti rispondo che non saprei!
White: Perfetto! Vedo che hai capito caro guerriero….
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