RIECCOLI I NOSTRI BLACK & WHITE CON LE LORO SIMPATICHE ED
INGARBUGLIATE DISSERTAZIONI FILOSOFICHE A DUE MANI… UNA FILOSOFIA SPICCIOLA, CHE
CI INDUCE A RIFLETTERE, ANCHE SE APPARENTEMENTE DI DIFFICILE COMPRENSIONE PER LE
DIVERSE E PERSINO CONTRARIE POSSIBILI INTERPRETAZIONI, MA SIAMO CERTI CHE ALLA
FINE OGNI PIU’ ATTENTO LETTORE, SAPRA’ PRENDERNE IL RISVOLTO PER LUI PIU’
CONVENIENTE.
L’INEVITABILE DIVENIRE
White:
Ciò che non muta non diviene, per cui resta ciò che è
Black: Bhe… non direi sia difficile per nessuno, accettare
questa affermazione.
White: Bene, allora possiamo anche continuare, dicendo
che: restando ciò che uno è, forse non può che ottenere solo e soltanto quello
che ha sempre ottenuto.
Black: Ma in questo caso evidentemente, credo si volesse
continuare ad ottenere quello che si è sempre ottenuto… ben diverso sarebbe
invece, se volessimo ottenere qualcosa di nuovo…
White: Si… ma spesso qualcuno… continuando appunto a
restare ciò che si è, per cui poi recrimina il fatto di non essere riuscito a
diventare altro. Quindi è del tutto inutile lamentarsi se non si ottiene quello
che si vuole, perché probabilmente.. intimamente non lo si vuole… proprio perché
l’ottenere quello, presuppone un cambiamento che non si desidera attuare.
Black: Ma se qualcuno si lamentasse… già solo questo,
sarebbe segno di un desiderato cambiamento .. no?
White: Si credo anch’io sia come dici. Ma quale è
questo cambiamento? Qual è la sua natura?
Black: Potrebbe darsi che il cambiamento sia da riferirsi
all’ambiente esterno…
White: Lo si potrebbe anche dire così, ma forse non è
proprio come potrebbe apparire, ma bensì, come credo tu abbia già.. intuito. Ma
quel cambiamento è qualcosa di voluto, o qualcosa che accade?
Black: Qualcuno potrebbe pensare che… sia il nostro
cambiamento, sia quello dell’ambiente esterno… potrebbe essere qualcosa di
voluto.. ma anche qualcosa che accade…
White: Per cui possiamo dire che ciò che accade, non
sempre è ciò che si vuole. Mentre Se si vuole che accada il cambiamento, questo
è forse qualcosa che ha a che fare con la volontà, e il volere è ciò che
crediamo debba essere.
Black: Penso che ognuno voglia divenire quello che crede
“debba” o dovrebbe giustamente essere…
White: Certo, ma il fatto di crederlo non vuol dire
che debba essere solo perché lo crediamo, altrimenti non lo crederemmo… ma lo
saremmo già!
Black: Bhe si… tra il credere di essere e l’esserlo
veramente… penso ne passi di differenza.
White: E’ diverso infatti, ma se non ne percepiamo la
diversità è del tutto inutile cambiare quello che non comprendiamo.
Black: Certo, per poter cambiare qualsiasi cosa bisogna
prima di tutto sapere che cosa quel qualcosa sia…
White: Così senza comprensione cosa mai potremmo
cambiare? E’ possibile cambiare ciò che non si comprende?
Black: Affannandomi a venir dietro al tuo discorso e
ragionamento… direi di no… ma è altrettanto vero che tanto per cominciare,
potremmo cambiare anche un qualcosa che non si è ben compreso… ma solo tanto per
cambiare… non potremmo però negare, che quel “qualcosa” sia stato cambiato.
White: Se così fosse potrei dire che potremmo anche
averlo capito, anche se non ne siamo ancora consapevoli. Forse il nostro
collaboratore Antonio Casoria a questo proposito direbbe… “Noio vulevan savuar
l’indiriz…”
Black: Il caro Antonino è sempre pronto a ironizzare con
intelligente e raffinata arguzia… e fingendo di giocare a sproposito, dice molte
verità… ma che fatica, per comprenderlo tra le righe!
White: Ma se lo seguiamo attentamente sono certo che
ci porta esattamente a vedere quello che sappiamo di voler tenere intimamente
nascosto, proprio perché non ci piace, cercando di fare finta di non vedere e
andare oltre. Ma dove mai possiamo andare se non sappiamo dove siamo?
Black: Questo credo che lo si potesse evincere leggendo
tra le righe delle poche parole che mi dici avrebbe detto Antonino,
riprendendole da un noto film di Toto e Peppino…e facendoci immaginare la
situazione a cui forse ti riferisci tu.
White: Certo, forse non a caso ironicamente Totò e
Peppino ci dicono molto di più di quello che sembra nella simpatica scenetta. Ma
cosa vuol dire sapere dove siamo?
Black: In questo caso specifico forse, significa conoscere
perfettamente lo “status quo”.
White: Certo, e direi anche che forse, è qualcosa che
ha a che fare con la fiducia in se stessi, in quello che si è.
Black: Se ti riferisci alla persona, credo dovremmo allora
dire: quello che si sa di essere… e non quello che si crede gli altri pensano
che siamo o come verremmo che gli altri debbano credere che noi siamo.
White: Ma spesso neghiamo ciò che sappiamo di essere
perché temiamo di non essere ciò che vorremmo, per cui lo nascondiamo, prima di
tutto a noi stessi.
Black: Questo è possibile… ma perché nasconderlo a noi
stessi?
White: Credo per il fatto che abbiamo timore della
paura di non essere ciò che crediamo, per cui ambiamo a diventare qualcosa di
diverso… sperando così di non essere ciò che evitiamo di far vedere.
Black: Della serie… è l’abito che fa il monaco?
White: … si, quello di Monza con Totò. Ma proprio
perché lo nascondiamo, proprio perché lo evitiamo, forse lo sappiamo.
Black: Non credo si possa nascondere di essere quello che
non sappiamo di essere.
White: Appunto, per cui questo “sapere” non è il
sapere “cosa siamo”, ma il sapere di non “voler essere”.
Black: Qualcuno potrebbe obiettare che forse, possa
sembrare essere la stessa cosa.
White: Ma forse dipende da come lo si vede. Infatti
proprio perché ciò che siamo è il giudizio; giudicando non vediamo cosa siamo,
ma giudichiamo ciò… è diverso!
Black: Si, molto simile forse, ma diverso.
White: Quindi non siamo consapevoli di ciò che siamo,
ma forse della sola paura di poter non essere ciò che vorremmo?
Black: Credo sia una visione semplificata ed erroneamente
usata perché inconsciamente creduta più facile… temere di essere quel che non
vorremo essere… ci spingerebbe a comportarci per farci giudicare di essere
qualsiasi altra cosa… ma non quello che temiamo di essere.
White: Quindi questo, che è un processo del
“divenire”, assume l’aspetto della fuga da una realtà che non ci piace, pensando
di andare verso qualcosa che crediamo possa piacerci.
Black: Le teorie evoluzionistiche e naturali, ci dicono
che siamo attratti da quello che ci piace… ma soprattutto respinti da ciò che
non ci piace. Anche queste, sono cose simili.. ma non uguali!
White: Certo, naturalmente dovrebbe essere così, ma
forse “non” quando lo pensiamo. Per cui chi andrà verso quel divenire?
Black: Sicuramente la parte di noi che teme di essere in
un “modo” giudicato negativo.
White: È possibile quindi lasciare una parte di noi
stessi per prenderne solo una, magari quella che più ci piace? Comunque sia,
dovunque andremo… andremo anche con ciò che tentiamo di nascondere, per cui
saremmo sempre vulnerabili proprio perché ne abbiamo paura.
Black: Così posta la questione, mi sembra arduo poterti
dire di no.
White: E allora proseguiamo… dicendo che comprendendo
quella paura, nel senso di comprendere cosa essa sia… allora forse potremmo
avere la consapevolezza di ciò che siamo, accettandoci anche per ciò che
crediamo di non dover essere, proprio perché anche quell’aspetto non è altro da
ciò che siamo, inscindibile dal tutto!
Black: Adesso comincio forse a capire… tu dici che se non
accettiamo prima e comprendiamo poi bene quello che effettivamente siamo, non
possiamo sfuggire al nostro intimo “sentire di essere” e cambiarlo?
White: Detto così sembra anche semplice, ma
comprenderlo forse un po’ meno… In questo modo il guerriero potrà tornare ad
essere integro in quella sua naturale naturalità, senza giudicarsi per ciò che
sente. Agirà per come quella situazione richiede che debba agire… e non per ciò
che egli vorrebbe far tornare a suo favore per come crede debba diventare.
Black: Tu dici che prima dovremmo accettarci per quello
che sappiamo di essere, anche se a noi non ci piace perché lo giudichiamo
negativamente… anzi, tu dici addirittura di non giudicarci e lasciarci guidare
dall’istintiva naturalità che è in noi?
White: Certo, per cui l’agire del guerriero sarà
sempre e soltanto quello giusto, e agendo nel giusto starà sempre in armonia con
se stesso.
Black: Ma se l’agire sarà istintivo… come si può ritenere
che sia sempre e solo giusto?
White: Essendo in armonia con se stesso non potrà non
esserlo con la Vita, per cui egli si muoverà armonicamente con essa, seguendone
il ritmo. Avendo consapevolezza di questo ritmo, il guerriero potrà stare certo
che ciò che accade sarà sicuramente quello che lui sente, perchè quello che
sente non è ciò che vorrebbe, ma quello che è l’immutabile divenire della Vita,
di cui egli ne è parte inscindibile.
Black: Quindi in conclusione consiglieresti di non
affannarsi ad essere quello che vorremmo essere, ma lasciare che lo diveniamo,
sentendolo poi in seguito, naturalmente?
White: Credo sia così, in cui ogni situazione sarà
quindi vista “non” per quello che avrebbe dovuto essere, ma per quello che egli
ha sentito e quindi voluto.
Black: Tu credi che ogni volta che sentiamo di essere un
qualcosa che giudichiamo negativo…intimamente lo abbiamo voluto essere?
White: Altrimenti come potremo averlo sentito? Egli è
l’artefice della propria felicità per come vive la vita, per come si muove nella
Vita.
Black: Sentiamo spesso dire che è la vita che ci impone
determinati modi di essere e divenire… e non il contrario.
White: Forse la vita per come noi vorremmo che fosse.
La vita credo sia invece un costante divenire, per cui se egli è in armonia con
la vita non potrà non divenire il mutamento naturale della vita, ecco perché il
suo divenire sarà la naturale conseguenza di ciò che è… il suo divenire è
esattamente ciò che egli è, perché egli è già ciò che diventerà…
Black: Quindi vuoi dire che non bisognerebbe temere di
essere quello che forse sentiamo di essere… temendo sia vero? Mi sembra che in
altre discussioni abbiamo affrontato il tema del pensiero negativo.. di questo
mi è rimasto impresso il fatto che il nostro inconscio, non registrando il
“non”… ci farà agire istintivamente per finire di essere proprio quello che non
vorremmo essere.
White: Ecco perché chi teme se stesso non potrà
divenire altro da ciò che è, per cui rimarrà sempre ciò da cui sta fuggendo…
quindi in realtà, chi fugge da se stesso non può che rimanere fermo, continuando
a restare ciò che è.
Black: Tanta forza… ma le ruote slittano?
White: Sprecare energie credendo di muoversi… L’immobilità è
rigidità, la rigidità è simile alla morte. Mentre la duttilità, è flessibilità e
la flessibilità è simile alla vita.
Quel divenire immutabile che è la vita e ciò che è… il guerriero!
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